Ore e ore di fronte ad uno schermo, connessioni traballanti, difficoltà a mantenere la concentrazione e nervi che saltano. Quelli dei ragazzi e anche quelli dei genitori. Abbiamo parlato di scuola e didattica a distanza (DAD), di pro e contro, e dei problemi ad essa connessi con Francesca Safina, psicologa e psicoterapeuta a indirizzo sistemico relazionale e familiare, che ci ha dato un po’ di consigli per affrontare questo momento delicato per ragazzi e genitori con un nuovo approccio.
Scuola, DAD e privacy violata: i consigli della psicologa
Abbiamo mai pensato che far entrare i professori e l’intera classe in camera propria possa essere fonte di disagio? Il proprio spazio diventa condiviso con altri 25, più tutti gli adulti che vi guardano dentro. Non è scontato esserne felici, gioire di far vedere l’ambiente intimo e personale. Mettiamolo in conto.
Non solo scuola. La mancanza di svago e affettività
In questo momento è sparito il tempo di svago sociale per i nostri figli e le nostre figlie. Quelle ore ai giardini, persi per le vie a non far nulla, sul bus a ridere insieme. Il tempo libero per loro è vita, ossigeno puro. Mancano i sorrisi al cambio dell’ora, mancano le corse a nascondersi dalla prof, manca la parte bella dell’andare a scuola, manca anche una libertà fisica di muoversi nello spazio quartiere/città secondo le proprie scelte. Mancano, e dobbiamo ricordarcelo quando li guardiamo ruggire e soffiare per la fatica della Dad, perché il problema non è solo la didattica a distanza.
Il problema è che a loro manca il mondo affettivo dello stare immersi con i pari. Hanno il telefonino e YouTube, ma non saranno mai sostituti della socialità vera, quella fatta di “io ci sono”. Ricordiamo anche questo quando li vediamo più irritabili del solito. E allora, come possiamo contribuire noi genitori?
Condividere stati d’animo
Nessuno di noi – adulti, bambini, bambine, ragazze e ragazzi – è escluso dal tumulto emotivo. L’arrivo della seconda ondata ci ha colti già stanchi, provati, con la certezza, che non avevamo a marzo, che sarà durissima, che torneremo nell’apatia, che rischiamo l’alienazione sociale e tutto ciò che ci ha spaventato in primavera. Parliamone. Parliamo di cosa sentiamo, condividiamo la fatica, ampliamo il ventaglio di possibilità emotive che viviamo. Va bene sentirsi stanchi, arrabbiate, sfiduciati, impauriti, frustrate. Siamo insieme nella stessa tempesta e sarebbe assurdo far finta che vada tutto bene.
Siamo famiglie, abbiamo risorse e energie da condividere: sfruttiamole in momenti di sfogo comune, di abbracci, di occhi silenziosi e comprensivi. La pandemia e la Dad restano, ma se le affrontiamo per mano fanno meno paura.
Didattica a distanza, i consigli: la scuola è una zona personale dei ragazzi, pure in DAD
Che ci cambia se stanno davanti al computer col pigiama sotto? Se una volta si svegliano tardi e fanno colazione davanti al computer, con la telecamera spenta? Se abbiamo lavorato bene sulle regole e il rispetto a scuola, non avranno difficoltà a comportarsi degnamente. Lasciamo che si autoregolino (specie i più grandi della scuola secondaria). Come ogni altro comportamento che decidono di tenere a scuola è una loro responsabilità. Noi possiamo vigilare e discuterne insieme, ma la scuola è, e rimane, una loro zona personale.
Non torniamo a fare i genitori di bambini di due anni a cui va spiegato il fondamento dello stare al mondo. Lasciamo i cani da guardia in giardino, in casa permettiamogli di trovare i genitori autorevoli e solidi, ma anche comprensivi e amorevoli. Se serve rinegoziamo le regole dei dispositivi elettronici, parliamone con fermezza e comprendiamo le esigenze di tutti, per poi scegliere al meglio insieme orari e limiti di utilizzo extra scuola.
Accogliere le differenze, anche per la DAD
Ci saranno professori più adatti a fare Dad, altri più in difficoltà. Ci saranno ragazzi che reggono meglio le ore al pc, bambini e bambine che fanno tanta fatica. Rispettiamo le difficoltà di ognuno, incoraggiamo l’impegno che ci mettono, il fatto che ci provano, accogliamo la loro fatica. Nessuno deve andare in guerra contro nessun altro, ciascuno può tentare di fare il possibile con la persona che è oggi, con le risorse che ha, con i limiti che possiede come essere umano. Anche di fronte alla didattica a distanza.
In conclusione, uno dei migliori consigli per affrontare la didattica a distanza (DAD). Siamo tutte stanche e tutti stanchi. Stiamo vivendo un momento di trauma collettivo, non è un semplice anno da dimenticare e, come ogni evento straordinario, richiede risorse fuori dall’ordinario. Continuiamo a provarci, con tutto l’impegno, l’amore e la passione che abbiamo in corpo e in famiglia.