Tanti auguri, Sorgane: il 9 giugno compie sessant’anni. Il primo masterplan del quartiere nacque sulla carta sessant’anni fa, contemplava anche un “secondo” piazzale Michelangelo e 40 ettari di città fuori dalla città. Prima dell’arrivo della “Nave”, della “Torre” e degli altri giganti di cemento, nella tenuta di Sorgane, come veniva chiamata allora, c’erano solo campi e una villa. All’inizio del Novecento si contavano appena 160 abitanti.
L’idea alla base della nuova “città satellite” fu discussa il 9 giugno del 1957 in occasione del convegno nazionale “Firenze, Sorgane e il Piano regolatore” da 37 architetti e ingegneri, coordinati da Giovanni Michelucci. Tra loro anche importanti firme come Leonardo Ricci e Leonardo Savioli, oltre a Ferdinando Poggi, nipote del Giuseppe che ha disegnato il volto di Firenze Capitale.
Sorgane, come doveva essere
Il progetto di Sorgane era imponente, immaginava un grande quartiere popolare autonomo: case, servizi, negozi e chiesa tra la pianura e le colline, dove era previsto il piazzale panoramico. Così non fu. “Sorgane appartiene alla storia dei conflitti urbanistici, fu molto discussa”. Giancarlo Paba, presidente della Fondazione Michelucci e urbanista, seguì il dibattito quando ancora era studente.
Spiega: “Ci fu un forte contrasto con la filosofia di pianificazione di Edoardo Detti (urbanista e, al tempo, consigliere comunale ndr). Detti immaginava che la città nuova dovesse svilupparsi sull’asse a nord-ovest, lungo pianura, con ampliamenti limitati sulle altre direttrici”.
Figlia di un compromesso
Lo scontro durò 5 anni e Sorgane fu figlia di un compromesso: non più 12mila abitanti, come previsto inizialmente, ma 4mila residenti e ventisette mega-complessi. Oggi questa storia travagliata è diventata un caso di studio, i mastodontici edifici di Ricci e Savioli sono finiti sui libri di architettura.
Paola Ricco, docente a contratto all’Università di Firenze, dopo una tesi di dottorato sul tema sta continuando la sua indagine. “Sorgane rappresenta un frammento di storia dell’architettura, con le sue macrostrutture e il cemento a vista, è specchio di un momento culturale – sottolinea – ma testimonia anche una parte importante della storia urbanistica fiorentina”.
Uno sviluppo travagliato, come successo in altre aree di edilizia popolare. “Sorgane ha cominciato a vivere con difficoltà – continua Ricco – i servizi sono arrivati tardi, all’inizio mancavano del tutto”. Ma cosa rimane di Sorgane sessant’anni dopo? “Come tutte le periferie – osserva Ricco – è un’area che offre spunti per il progetto, ad esempio nella gestione dello spazio pubblico. La riqualificazione di piazza Istria è stata un’occasione importante, ma si deve continuare a lavorare in questa direzione”.