venerdì, 22 Agosto 2025
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Tutto pronto per il martedì grasso del Quartiere 4

L’iniziativa è organizzata dal consiglio del Quartiere 4 in collaborazione con la Giostra di Villa Vogel e la Casina del grillo.

Fiesole, 11 quadri per “lasciare la porta spalancata alla vita”

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Giovani donne e uomini, bambini immersi nella natura ed immortalati con tratto deciso e raffinato, sempre in in modo sfuggente, sospesi in un tempo fuggevole e volubile, come fossero allo stesso tempo protagonisti e comparse dell’opera. Una sorta di allegoria del quotidiano, dove la serenità dei soggetti rappresentati sembra andare incontro allo spettatore, invitandolo a uno scambio di comunicazione. Accompagnano il percorso della mostra ci saranno tante piccole sculture in marmo e bozzetti di altrettante opere ancora in fase di lavorazione.

Anna Cecchetti, nata a Pisa ma da anni residente a Firenze, vanta numerose rassegne su invito e mostre personali ed ha esposto a Parigi, Mosca e Monaco di Baviera. Da qualche anno si dedica, oltre che alla pittura, all’oreficeria e alla scultura.

La mostra, inaugurata lo scorso 6 febbraio, è ospitata nella Sala Antiquarium Costantini ed è aperta tutti i giorni, eccetto il martedì, dalle 10 alle 14 con ingresso libero. Il catalogo è curato da Lucia Bruni.

“Sul Mostro restano ancora due dubbi”

L’ex procuratore di Firenze Pier Luigi Vigna ha vissuto in prima persona gli anni della “caccia” al mostro. Anni di profonde trasformazioni sociali, in cui l’assassino (o gli assassini) delle coppiette riuscì a scuotere, terrorizzandolo, un Paese intero. D’improvviso, Jack lo squartatore era resuscitato e si aggirava di notte per le campagne della provincia di Firenze. Genitori di mezza Italia cominciarono a chiedersi se non fosse più sicuro che i loro figli restassero liberamente a casa, senza falsi pudori, invece di spingerli a cercar tra i boschi un riparo al proprio amore. Oggi, a distanza di tanti anni, molte domande aspettano ancora una risposta. Quanta verità conosciamo? Possiamo essere certi che il mostro non si aggiri ancora tra di noi?

“Quando ho lasciato, nel 1997, il quadro probatorio nei confronti di Pacciani e dei suoi compagni di merende era già molto consistente – racconta Vigna – Lotti aveva appena confessato d’aver preso parte a quattro delitti, fornendo dettagli precisi su come si erano svolti i fatti, e molti altri indizi gravavano sui tre”. Nel 2000 Giancarlo Lotti fu infatti condannato a 26 anni di reclusione, mentre a Vanni, il postino di San Casciano con la mania del duce, toccò l’ergastolo per quattro dei duplici omicidi in concorso con Pacciani. Nessun chirurgo dalla mano esperta, nessun (ricco) genio del male. “La storia del chirurgo è una leggenda – chiarisce Vigna – le perizie dimostrarono che in sala operatoria si procede in tutt’altro modo”.

Riguardo alle ipotesi di un secondo livello, la pista investigativa seguita da Paolo Canessa, Michele Giuttari e dal p.m. di Perugia Mignini (questi ultimi due recentemente condannati per abuso d’ufficio in concorso), l’ex procuratore appare scettico: “Sviluppi clamorosi non ce ne sono stati, la parola fine credo l’abbia scritta la sentenza del 2000”. Torsolo (Vanni), Catanga (Lotti) e il Vampa (Pacciani), restano dunque ad oggi gli unici individui collegati con certezza ai delitti del mostro: “Mi convinsi che Pacciani era l’uomo che cercavamo rileggendo un suo vecchio verbale d’interrogatorio – spiega Pier Luigi Vigna riferendosi all’omicidio del 1951, quando il contadino di Mercatale aveva ucciso l’amante della sua fidanzata – Un particolare mi fece saltare sulla sedia: disse che l’impulso omicida era scaturito alla vista della mano dell’uomo sul seno sinistro della donna”.

In almeno tre dei sette duplici omicidi, in effetti, il mostro si accanì su quella parte anatomica per ricavarne feticci. Lunedì 8 settembre 1985, poche ore dopo il ritrovamento della coppia di francesi barbaramente uccisa a Scopeti, un lembo di seno arrivò in una busta sigillata sulla scrivania della dottoressa Silvia della Monica, che aveva a suo tempo investigato sui primi delitti. “Sono convinto che siano soltanto due le questioni ancora aperte. La prima è proprio lo scopo delle escissioni e della raccolta di feticci. La seconda – conclude – è forse la più ostica: come ha fatto Pacciani a entrare in possesso della Beretta calibro 22 che aveva già ammazzato nel 1968? Semmai ci fosse ancora qualcosa da scoprire, credo proprio si nasconda tra le righe di quella terribile vicenda”.

San Lorenzo, il mercato ha gli occhi a mandorla

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Il mercato per ora resta al suo posto

Una strana storia, quella del presunto trasloco di alcuni banchi del mercato di San Lorenzo.Tra lo stupore degli operatori oltre un mese fa hanno infatti cominciato a circolare voci sempre più insistenti di un trasferimento in Lungarno Pecori Giraldi, presso il mercato multietnico, delle postazioni radenti la basilica. Molti articoli di giornale hanno confermato l’ipotesi , e in poco tempo il popolo degli ambulanti di San Lorenzo ha serrato le fila e chiesto compatta un incontro con l’Amministrazione.

La parola fine all’incidente di percorso è giunta dopo alcuni giorni, col Comune schierato in blocco a smentire l’ardito progetto. Ma come si è arrivati a tutto questo? Com’è possibile che una notizia così dirompente abbia potuto fare il giro della città? I nuovi componenti della commissione commercio per San Lorenzo (oltre duecento votanti, presidente Mauro Bufalari) ancora non sanno darsi spiegazioni, ma in coro fanno barriera all’ipotesi sgombero. “È ridicolo pensare di spostarci – spiega Farshid Poosti, vicepresidente della commissione che rappresenta gli ambulanti del mercato – non siamo oggetti ma persone, e anche piuttosto arrabbiate. Siamo i primi a lamentarci delle condizioni di San Lorenzo ma questo non vuol dire che si possano prendere decisioni sopra le nostre teste”.

Le smentite piovute nei giorni successivi, dunque, non sono servite a rasserenare completamente il clima. Il timore è ovviamente quello che la proposta torni di nuovo sul piatto, magari sotto altra forma. “L’amministrazione ha preso degli impegni – tuona Giorgio, tra gli ambulanti più longevi (e ascoltati) del mercato – Noi siamo sempre stati disponibili ma è chiaro che se fossero davvero queste le intenzioni ci arrabbieremmo molto”. Dario Nardella, vicesindaco nonché assessore allo sport e allo sviluppo economico, tiene a precisare che nessuna decisione è stata presa al riguardo. “Siamo solo all’inizio di un lungo percorso di riqualificazione dei mercati – spiega – e di certo ad oggi non possiamo sapere quali saranno gli scenari futuri. Quel che mi sento di assicurare, ad ogni modo, è che non faremo interventi radicali senza coinvolgere le categorie interessate”.

Frasi che giungono soavi alle orecchie degli ambulanti, ancora scossi dagli articoli apparsi in serie sui giornali. “Vorrà dire che qualcuno rema contro – scuote il capo un giovane operatore di via dell’Ariento – forse diamo fastidio, su di noi si dicono tante falsità”. La presenza di merce made in China, per esempio, è una delle accuse che fa più arrabbiare titolari e gestori di banchi. “Ma li guardate i prodotti dei negozi del centro? La merce cinese è dappertutto, possibile che la colpa sia soltanto nostra?”.

 

E tra i banchi si parla sempre più cinese

Quando chiedi di un cinese che ha un banco di alimentari nel mercato coperto di San Lorenzo, qualcuno dice che forse ti sbagli. Eppure Dong è lì, e da quattro mesi vende la sua verdura. Qui è il primo della sua etnia: “Volevo lavorare – dice – il mercato mi piaceva e ho provato”. Accanto, due bangladeshi che vendono frutta. “Anni fa i bangladeshi hanno comprato tanti banchi e vendevano tutti frutta e verdura – dice Alessandro, uno degli operatori storici – ma è andata male. Hanno smesso quasi tutti”. Nessuno commercia carne o pesce: i frigoriferi costano tantissimo.

Anche fuori, tra le 242 bancarelle, gli ultimi arrivati sono originari di Cina e Bangladesh, ma sono già tanti. Negli anni ci sono stati prima i persiani, poi i palestinesi, poi gli slavi, i rumeni e i brasiliani. Adesso loro, che per alcuni hanno superato le altre etnie. E, pure qui, vendono tutti la stessa roba: vestiti e foulard per i cinesi, borse e ciondoli per gli altri. Tutto a pochi euro.Parlarci è difficile. Qualcuno sa l’inglese, l’italiano il minimo indispensabile. Ma gli affari vanno male: “È mezzogiorno e ho venduto 15 euro. Lui zero e lei pure – racconta Otello, quarant’anni di esperienza, indicando il vicino senegalese e la vicina mandarina- I cinesi ci provano. Ma il problema è che c’è qualcuno, italiano, che affitta i banchi a prezzi alti nonostante la crisi. Li frega”. Le cifre vanno dai 2500 euro al mese per un posto intorno alla basilica ai 500 di via Panigale, dove ci sono tanti posti vuoti, perché aprire al mattino costa più che tenere chiuso.

“So di proprietari che affittano gratis, per non pagare loro la tassa sul suolo – dice Gianluca Naldoni responsabile degli ambulanti per la Confesercenti – Il problema non sono gli stranieri, ma le liberalizzazioni di Bersani del ’98 e l’eliminazione del Rec (il registro economico del commercio, a cui si accedeva dopo un esame). Ora tutti aprono e vendono le stesse cose”. A San Lorenzo quasi tutti hanno  accessori in pelle, vestiti e poco altro. Colpa anche di un turismo più povero. “I cinesi pagano sempre – li difende Angelo, che gestisce una delle cooperative che monta i banchi al mattino e li smonta la sera -Con i bangladeshi si fa fatica, ma anche con gli italiani. Solo che se loro poi se ne vanno, chi ti paga?”.

Qualche commerciante li accusa di slealtà: “Vendono la tua stessa merce, ma abbassano il prezzo. Ti fanno chiudere” sostiene Edgar, brasiliano. Ma ormai nel mercato è quasi tutto uguale, fatto in Cina o comunque dai cinesi. A punirli, però, è l’inesperienza. “Sono anch’io straniero – dice Dragosh, che ha un banco in via Panigale- Ma ho lavorato come commesso per otto anni, prima di mettermi in proprio. Loro aprono dall’oggi al domani e si fanno concorrenza. Non sanno come si lavora. Alcuni hanno già chiuso. Andrà così anche per gli altri”.

Asili e baby sitter: viaggio nella “città bambina”

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Asili, stop alle liste d’attesa: “Abbattute entro il 2011”

Non fanno in tempo a riprendersi dalla depressione post-parto, che le mamme si trovano di fronte a una nuova gatta da pelare: la ricerca dell’asilo nido. Quel che può essere solo una scelta pedagogica, è per i genitori che lavorano, senza nonni al seguito, una necessità. Ma trovare un asilo non troppo distante dal posto di lavoro è un privilegio: il più delle volte le mamme si ritrovano a scorrazzare da una parte all’altra della città con figli appresso. Un aiuto potrebbe arrivare dall’asilo aziendale.

Su questa strada Firenze sta muovendo i primi passi. Presto, accanto al nido della Provincia, l’unico nido aziendale fiorentino, aprirà le porte quello della Cassa di Risparmio, a Novoli, con 50 posti. A questi si aggiungeranno la Regione, il Nuovo Pignone, l’Agenzia delle Entrate, la Mercafir e la Mukki. “Siamo molto favorevoli alla politica degli asili aziendali – spiega l’assessore all’istruzione Rosa Maria Di Giorgi – Rappresentano un grande vantaggio in termini di comodità. Quella dei ‘simil-esperti’ che li definiscono un parcheggio per bambini è pura polemica strumentale visto che i nidi aziendali sono identici agli altri asili”. Saranno infatti gestiti dalle stesse cooperative che si occupano degli asili pubblici e dovranno avere il via libera comunale.

Ma il tempo stringe e il 1° marzo si aprono le iscrizioni per il nido. Pubblico o privato? Attualmente i bambini iscritti agli asili nido comunali e convenzionati di Firenze sono 2145, contro gli 847 dei nidi privati. Se ai comunali il prezzo varia da un minimo di 59 a un massimo di 407 euro, a seconda dell’orario d’uscita e della fascia reddituale Isee, per un asilo privato si possono spendere anche più di 600 euro al mese (ma ce ne sono anche di meno costosi). Le tariffe dei nidi pubblici sono però destinate ad aumentare. “L’incremento – rassicura l’assessore Di Giorgi – toccherà solo i redditi più alti”. Ma la vera nota dolente sono le liste d’attesa. Per gli asili comunali lampeggia il tutto esaurito. Lo scorso luglio i bambini in lista erano 1400.

La nuova giunta è corsa allora ai ripari e si è impegnata ad azzerarle entro il 2011. Grazie all’iscrizione in sovrannumero, sono stati inseriti 168 bambini negli asili già esistenti, contando sul fatto che un quarto dei bimbi risulta costantemente assente. Il resto l’hanno fatto le rinunce, 470, e i voucher regionali, che hanno permesso di inserire a prezzo agevolato quasi 400 bambini negli asili nido privati. Da 1400 la lista d’attesa si è ridotta a poco più di 400. Qualche novità sui criteri di ammissione in graduatoria verrà in soccorso alle categorie finora svantaggiate in termini di punteggio: chi ha un mutuo sulle spalle o le famiglie con entrambi i genitori disoccupati alla ricerca di un impiego. Un aiuto ulteriore verrà dalla costruzione di tre nuovi asili pubblici (a Coverciano, nell’ex Meyer, nei locali messi a disposizione della Regione e in Comune) già previsti nel bilancio, che potranno dare ospitalità ad altri 150 pargoletti.

 

Fare la baby sitter? E’ un lavoro vero

La professione della baby sitter è nata come un non-mestiere, una sorta di espediente per guadagnare qualche soldo in attesa di un “vero” lavoro. Così, fino a qualche tempo fa, ragazze per lo più molto giovani e senza particolare esperienza si improvvisavano abili tate, rimbalzando di famiglia in famiglia grazie al passaparola. Oggi però le cose stanno cambiando. Non ci si affida al caso, al sentito dire, ma si cerca la persona più adatta in base a specifiche qualità, meglio ancora se garantite da un’apposita agenzia che prepara e “scheda” le candidate.

A piccoli passi, dalla fine degli anni ’90, è stato dunque un avviato un processo di istituzionalizzazione dell’attività della “nanny”,  confermandone nel contempo l’incremento della domanda. Sono infatti sempre più numerose le coppie costrette a lasciare a casa i propri bimbi o quelle che semplicemente hanno bisogno di una mano. Certo, questo genere di sostegno forse è un po’ troppo costoso. A Firenze il prezzo medio di una baby sitter varia dagli 8 ai 10 euro l’ora, cifra che nel giro di un mese può tradursi in 600 euro circa, più di mezzo stipendio. Ad ogni modo, spesso si tratta di una spesa non solo necessaria ma anche bene investita: a patto che vengano rispettate alcune regole imprescindibili. Ordine, discrezione, pazienza e senso del dovere sono le nuove parole chiave per stabilire un rapporto di fiducia tra genitori e bambinaie. E non solo. Altri punti a tutto vantaggio delle tate derivano anche dalla competenza, ottenuta frequentando gli appositi corsi di formazione e, strano a dirsi, anche dall’allegria: d’altronde a nessuno piace una bambinaia musona. La verità è che quando un estraneo entra in casa nostra, la pignoleria non è mai troppa.

Ma per semplificare la scelta delle coppie e rendere la vita più facile alle tate in cerca di lavoro, sta nascendo in Toscana e nel resto d’Italia l’Albo delle baby sitter, con lo scopo di garantire alle famiglie un personale efficiente e affidabile. A Firenze invece già da tempo esiste un apposito ufficio istituito dal Comune per i servizi domiciliari: lì non soltanto è presente un elenco consultabile di tutte le baby sitter qualificate, ma è anche possibile ottenere qualunque genere d’informazione, specialmente in materia di orari e tariffe. Così si può scoprire ad esempio l’esistenza di due tipi di tate: quelle per i bambini da 0 a 3 anni, specializzate nella cura fisica e psicologica dei bebè e quelle per i bimbi più grandi, dai 3 ai 7 anni.  I

nfine, non manca l’opportunità di scegliere una baby sitter all’interno del proprio quartiere di residenza, per ottimizzare al massimo i tempi e favorire la puntualità. Ecco che, a ben guardare, lentamente si sta arrivando all’affermazione di un vero e proprio mestiere, tanto delicato quanto difficoltoso. È ancora un bene fidarsi del tradizionale passaparola, ma qualche garanzia in più di certo non guasta.

Haiti ci guarda, non chiudiamo gli occhi

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Poi, lentamente, è successo quello che succede sempre in questi casi: Haiti è tornato a essere un Paese lontano, conosciuto soprattutto perché situato in una delle zone turistiche più ambite del mondo, e giornali e tv hanno ricominciato ad occuparsi d’altro.

Ma laggiù, intanto, si continua a dover fare i conti con quel (poco) che resta dopo il terremoto. Per questo, semplicemente per non dimenticare un dramma che non deve essere dimenticato, a partire da questo mese Il Reporter continuerà a ricordare che ad Haiti la gente ha ancora bisogno d’aiuto.

Lo farà con alcuni spazi, all’interno del giornale, dedicati a questo argomento, insieme a un interlocutore importante come la Fondazione Francesca Rava – N.P.H. Italia Onlus, operativa sull’isola caraibica da 22 anni. E lo farà – ben contento di poter essere d’aiuto – perché, in casi come questo, il non dover per forza vendere una copia in più permette di potersi fermare un attimo davanti a una tragedia che ha impressionato ognuno di noi, e che nella sua paurosa violenza è arrivata anche a colpire la nostra città da molto vicino, con la morte del 45enne Guido Galli, fiorentino, funzionario dell’Onu.

E allora, anche da qui, da migliaia di chilometri di distanza, quello che – nel nostro piccolo – vogliamo fare è ricordare che ad Haiti l’emergenza continua, e continuerà ancora per molto tempo. Che ad Haiti continua ad esserci bisogno di noi.

Viola al lavoro dopo la delusione Samp: mercoledì c’è il Bayern

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Sgomberare la testa dal momento no in campionato e concentrarsi solo sulla Champions, dove nel girone eliminatorio i viola hanno vedere di che pasta sono fatti. E’ questo l’obiettivo della Fiorentina, di nuovo al lavoro per preparare la gara d’andata degli ottavi di finale contro il Bayern Monaco.

Mercoledì, in Baviera, è in programma la partita d’andata, che arriva in un momento no per la squadra di Prandelli, in grossa difficoltà nelle ultime gara di campionato. L’ultima, quella di Genova contro la Samp, ha visto i blucerchiati imporsi per 2-0, con gol degli ex Semioli e Pazzini.

Ma spesso campionato e coppa vedono le squadre trasformarsi, e questo deve riuscire a fare Prandelli, apparso visibilmente preoccupato nelle interviste a caldo, sabato sera, dopo la sconfitta di Marassi. 

Anche la fortuna sembra aver voltato le spalle ai viola: dopo pochi minuti di gara, infattil, il tecnico è stato costretto a sostituire gli infortunati Gamberini e Sanatana, che mercoledì non saranno dunque a disposizione.

Gli accertamenti diagnostici eseguiti ieri su Mario Alberto Santana – spiega un comunicato della società viola – hanno evidenziato una lesione distrattiva di II grado della giunzione mio tendinea del muscolo gastrocnemio mediale. La prognosi per la ripresa dell’attività sportiva è dell’ordine delle 3/4 settimane. Per quanto riguarda Alessandro Gamberini, oggi verranno conclusi gli accertamenti diagnostici e la consulenza specialistica per una eventuale correzione chirurgica della lesione della capsula articolare conseguente alla lussazione gleno-omerale.

La buona notizia arriva da Cristiano Zanetti: il centrocampista – assente da lungo tempo – ha terminato il lavoro differenziato e si è aggregato al resto del gruppo.

In 40mila per la “prima” del tram

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Da ieri Firenze ha ufficialmente la sua tramvia (o, meglio, la prima parte). E’ stata infatti inaugurata domenica 14 febbraio la linea 1 della tramvia, che collega Firenze con Scandicci.

La prima corsa ha preso il via alle 6,30: per tutto il primo mese, il servizio sarà garantito fino alle 21,30. In occasione dell’inaugurazione di ieri, il sindaco di Firenze Matteo Renzi è salito sul tram alle 13 a Santa Maria Novella insieme agli amministratori comunali, regionali e provinciali delle attuali e passate amministrazioni, e tutti insieme hanno compiuto il viaggio fino a Scandicci.

A provare il tram, ieri, sono stati in circa 40mila persone: in città era infatti tanta la curiosità per un’opera la cui realizzazione sembrava infinita. La prima settimana viaggiare in tramvia sarà gratuito, mentre dopo basterà il normale biglietto Ataf&Li-Nea e tutti i vari tipi di abbonamenti emessi dall’azienda del trasporto pubblico fiorentino. Anche i possessori della Carta Pegaso potranno salire su Sirio.

Per tutta la giornata di ieri, i convogli hanno viaggiato al massimo della capacità, per soddisfare la curiosità dei passeggeri che in massa hanno voluto provare il nuovo mezzo di trasporto. I passeggeri hanno atteso T1 anche alle fermate periferiche, fino al tardo pomeriggio. “E’ filato tutto liscio – ha commentato Filippo Bonaccorsi, presidente di Ataf e di Gest, la società di gestione della tranvia – Speriamo che non sia soltanto perchè si viaggia gratis – ha concluso con una battuta – e che i cittadini continuino ad usare la tranvia anche quando si dovrà pagare il biglietto“.

Uno stage per cantanti all’Accademia Music

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Il 20 e 21 marzo 2010 presso l’Hotel Relais Certosa (Via di Colle Ramole 2 Firenze) dalle ore 11 alle 13 e dalle 14.30 alle 18.30. si parlerà di storia e analisi della composizione moderna, di introduzione a ritmi e accordi utilizzati nel Jazz e nel Pop e di armonia e arrangiamento. Ci sono anche opportunità post-stage, con la possibilità di partecipare alla creazione di una Compilation prodotta da un’importante etichetta nazionale.
Solo su prenotazione, dato il numero limitatissimo dei posti: info www.www.head-studio.com oppure [email protected]

Un milione di risarcimenti per i pendolari

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Questo intervento è reso possibile dal nuovo e più esigente contratto di servizio che ha abbassato molto i limiti di tolleranza dei disservizi e aumentato l’entità delle penali.

Le modalità di distribuzione saranno condivise durante incontri con gli utenti stessi, ma il bonus potrebbe essere distribuito a marzo per gli abbonamenti di aprile. Il rimborso andrà ad aggiungersi ai bonus scattati automaticamente per dicembre sulle linee Firenze-Viareggio, Pisa-Lucca, Pistoia-Porretta e per gennaio sulle linee Firenze-Viareggio, Pisa-Lucca, Prato-Bologna e Parma-La Spezia.

La giunta intende così rispondere ad una situazione che si sta facendo per i pendolari sempre più insostenibile.

Anche oggi il servizio ferroviario regionale ha dovuto fare i conti con una serie di ritardi dovuti a guasti sulle linee e sono stati tanti i viaggiatori che hanno chiamato il numero verde della Regione per protestare contro i disservizi.

Stamani il guaio è toccato al treno 3027 delle 6.36 che da Lucca è partito con un ritardo di 30 minuti e poi, a Montale, si è fermato per un guasto al pantografo che ha bloccato la linea costringendo alla circolazione su binario unico. Si è poi aggiunto il guasto a uno scambio a Pescia con il conseguente trasbordo dal treno bloccato che ha comportato ritardi fra i 15 ed i 45 minuti sui treni del mattino. La normalità è tornata solo dopo le 11.45.