mercoledì, 4 Giugno 2025
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Galileo, spettacolo al museo

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E’ una prima esecuzione esclusiva dal titolo “…e primamente vidi la luna”, lo spettacolo su Galileo in scena al Museo Marini, presentato oggi in Palazzo Vecchio dal presidente della commissione cultura Leonardo Beiber insieme al regista Alfonso Belfiore e agli attori.

“E’ da apprezzare – ha detto il presidente Bieber – l’idea di uno spettacolo dentro un museo. E’ un’abitudine da incentivare in modo che i musei non siamo solo spazi espositivi, ma vissuti, luoghi in cui anche il pubblico può interagire con l’arte”.

L’opera multimediale, allestita nella cripta del museo, con multi-proiezioni e tecnologie elettroniche ed informatiche interattive, utilizza anche radiosegnali provenienti da alcuni corpi celesti, come la luna, il sole, alcune galassie ed anche radiosegnali provenienti da lontanissime regioni dell’universo. Attraverso l’uso di speciali tecnologie elettroniche ed informatiche, la natura interagisce così con la parola, con il canto, con la musica, le immagini e il gesto.

“Abbiamo scelto di rappresentare il lato più umano di Galileo – ha detto il regista  Alfonso Belfiore – costruendo il canto e la musica sulla base delle registrazioni del rumore degli astri e del cosmo ottenute con il radio telescopio”.

Per informazioni: Museo Marino Marini, Piazza San Pancrazio – Firenze [email protected] – tel. 055.219432.

 

Siena, 16 scooter a fuoco

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Sedici motorini a fuoco in una notte. E’ successo a Siena, dove due palazzi sono stati evacuati proprio a causa del fumo provocato dal rogo, probabilmente di origine dolosa.

Tra gli abitanti dei due stabili, tra i quali un bambino di 5 mesi e anche persone disabili, nessuno è fortunatamente rimasto intossicato. Sul posto sono accorsi la polizia e i vigili del fuoco.

L’episodio è avvenuto poco dopo la mezzanotte nella zona di San Miniato. Danni sono stati segnalati anche a due auto e a un motocarro.

Fiesole, da domani riscaldamenti accesi

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Da domani, giovedì 15 ottobre, a Fiesole sarà possibile accendere le caldaie per il riscaldamento per un massimo di quattordici ore giornaliere, nell’arco di tempo compreso tra le 5.00 e le 23.00.

Questo anticipo rispetto ad altri comuni è dovuto al fatto che Fiesole rientra tra i comuni “montani”.

 

 

 

Riparte la “missione” Juventus

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Non hanno preso parte alla partitella Mutu, Jovetic e Marchionni, che dopo il riscaldamento hanno svolto lavoro in palestra. Per il rumeno si trattava di un dolore al ginocchio, mentre per Marchionni di un problema muscolare. Discorso diverso per Jovetic, la cui assenza sarebbe solamente a scopo precauzionale in vista del match di sabato contro la Juventus.

Jovetic che attraverso il sito ufficiale della società ha giurato amore alla Fiorentina, chiudendo così a possibili trattative con i più grandi club europei: “Ho letto sui giornali il mio nome accostato a Manchester, Real, Chelsea. Giuro che con questi club non ho mai parlato, io voglio restare a Firenze, altro non mi interessa. Mi preme solo continuare a fare bene perchè non mi accontento di quanto fatto finora. E se Corvino arriva e mi chiede di restare qui molto a lungo io gli rispondo ok, ci sto”.

Jovetic che in appena un mese e mezzo ha già messo a segno sei reti. Score importante che spera di incrementare sabato sera: “L’ultimo ricordo della gara giocata a Torino non è dei più felici, penso a quel rigore, uno dei tanti in viola, che l’anno scorso non mi hanno concesso. La Juve è forte ma lo siamo anche noi, andiamo lì per giocarcela”.

QUI JUVENTUS. Intanto in casa Juve hanno ripreso ad allenarsi Felipe Melo e Del Piero, quest’ultimo che però non sarà  ristabilito prima di novembre. Per il brasiliano, voglioso di giocare contro la sua ex squadra, rimangono ancora dubbi sulla sua presenza in mezzo al campo. Al suo posto, è pronto Sissoko.

Un convegno per ricordare il ruolo di Firenze capitale

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All’iniziativa saranno presenti il presidente del Senato Schifani, il sindaco Matteo Renzi, l’onorevole Pezzati, e il professor Ceccuti.

Il convegno, organizzato in occasione del 40° anniversario dell’Associazione ex parlamentari della Repubblica e del Premio Spadolini Nuova Antologia, si aprirà con il saluto del sindaco Matteo Renzi.

A seguire interverranno l’onorevole Sergio Pezzati, coordinatore dell’Associazione toscana ex parlamentari, e il professor Cosimo Ceccuti, presidente della Fondazione Spadolini, che parlerà dell’unificazione nazionale in Firenze capitale.

Chiuderà la discussione il presidente del Senato, che affronterà il tema “Dal Senato regio al Senato repubblicano”. Nel corso del convegno verrà ricordata la figura di Giovanni Spadolini.

L’iniziativa rappresenta l’occasione per ricordare il ruolo che Firenze capitale ha svolto per l’unità d’Italia. Firenze, infatti, è stata capitale per cinque anni (1865 – 1870) e Palazzo Vecchio era la sede del Parlamento nazionale: la Camera dei deputati si riuniva nel Salone dei Cinquecento e il Senato del Regno nel Salone dei Dugento.

 

 

 

 

 

I giovedì “gialli” delle Oblate

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Ogni giovedì dalle 17, sulla terrazza panoramica del secondo piano, il pubblico sarà coinvolto in un percorso letterario alla ricerca delle radici del genere giallo, dei suoi autori, delle sue suggestioni e dei suoi scenari.

Partendo dalle opere di Edgar Allan Poe, di cui ricorre quest’anno il duecentesimo compleanno, gli incontri attraverseranno le letture di classici con Conan Doyle, Agatha Christie e Simenon (22ottobre), per arrivare al noir di Scerbanenco, Chandler e Izzo (29 ottobre) e alla cronaca di Lucarelli e de Cataldo il 5 novembre. Si conclude con Checov, Moravia, Gadda e Durrenmatt il 12 novembre.

La partecipazione alle letture è libera e gratuita, ma si consiglia la prenotazione all’help desk al numero 055/2616512. La biblioteca, in occasione di questi incontri, ha predisposto uno scaffale tematico e una bibliografia di riferimento con i testi che verranno letti e consigli di lettura e visione su giallo, thriller e noir, che possono essere presi in prestito gratuito dagli utenti.

La bibliografia completa e il programma degli incontri sono scaricabili dal sito www.bibliotecadelleoblate.it.

“Inganni ad arte” a Palazzo Strozzi

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Il tema dell’inganno, dell’eterna sfida fra la realtà e la sua simulazione è presentato non solo nell’ambito della pittura, ma nella trasversalità che di fatto ha caratterizzato la sua diffusa fortuna nel percorso dell’arte europea: tarsie lignee che aprono immaginarie finestre su vedute urbane; piani di tavolo che invitano ad afferrare oggetti ingannevolmente prensili; vasellami travestiti in forme animali e vegetali; sculture policrome che con materie di antica tradizione o con le moderne resine danno vita a cloni sottilmente inquietanti.
La mostra abbraccia l’intero arco cronologico del trompe-l’œil, riunendo un’antologia di esempi rappresentativi dei suoi diversi aspetti. Pitture parietali d’epoca romana illustrano i motivi dell’antichità classica che per prima ha spinto la verosimiglianza fino all’illusionismo. Capolavori di Andrea Mantegna, Tiziano, Paolo Veronese raccontano la rinascita europea del trompe-l’œil dopo la lunga parentesi del Medioevo, che aveva programmaticamente eluso il naturalismo. Tra le molte curiosità del Seicento e Settecento fiammingo, il celebre Scarabattolo del Museo dell’Opificio, una fra le meraviglie riconosciute del trompe-l’œil, che ritrae una raccolta del Gran Principe Ferdinando de’ Medici, fatta di naturalia e artificialia in parte rintracciati ed esposti in mostra, ad alimentare il gioco di specchi fra realtà e finzione.

Fiesole, tante iniziative per la Giornata dell’Alimentazione

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Sono numerose le iniziative previste il 16 e 17 ottobre a Fiesole in occasione della “Giornata Mondiale dell’Alimentazione”.

Venerdì, a Casa Marchini Carrozza (via Portigiani, 3) dalle ore 16.30 sarà aperta al pubblico la mostra di documenti “Colture agricole e alimentazione nel territorio fiesolano”, curata da Maura Borgioli e Mario Cantini. Lo stesso giorno, alle ore 17, sempre a Casa Marchini Carrozza, si terrà una tavola rotonda sul tema dell’alimentazione, con particolare riguardo a quella tipica delle terre fiesolane e ai suoi cambiamenti nel corso del tempo. Coordinatrice dell’incontro,  sarà Onelia Martini. La giornata di venerdì vede anche in programma, dalle ore 15 alle 16.15, la visita guidata all’Azienda agricola Poggio a Muscoli (via Bosconi, 16), famosa produttrice della “Zima di Firenze”, ovvero dello zafferano toscano apprezzato per la sua alta qualità, tanto da aver ricevuto il riconoscimento comunitario di DOP.

Sabato 17 ottobre sarà ancora visitabile, dalle ore 10 alle ore 13, la mostra “Colture agricole e alimentazione nel territorio fiesolano”. Inoltre, aprono i cancelli ai visitatori, dalle ore 10 alle 11, l’Apicoltura Guglieri di Ontignano con un percorso che porta alla scoperta della produzione del miele e, dalle ore 11.30 alle 12.30, la Fattoria Montereggi (via Bosconi, 44), con le visite al frantoio e alla cantina.

Le visite sono tutte gratuite, per informazioni e prenotazione: Archivio comunale di Fiesole, tel: 055 5961306 (ore 8.30 -13.30), e-mail: [email protected].

 

 

 

 

A “scuola” per diventare mimi

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Queste rientrano nel progetto “Laboratori Amici”, una delle tante attività di “Una casa a Caldine”. La struttura, ospitata nei locali della Fratellanza Popolare Valle del Mugnone (piazza dei Mezzadri, 7 – Caldine, Fiesole), raccoglie numerose attività organizzate dalla Cooperativa Silver del Consorzio CO&SO in collaborazione con la Pubblica Assistenza Valle del Mugnone e rappresenta uno spazio dove prendono vita una sinergia di idee per persone diversamente abili.

Il primo incontro del percorso di attività di mimo, curato da Bianca Francioni, è fissato per giovedì 15 ottobre alle 16.30, mentre sabato 17 ottobre alle 15 parte il laboratorio di arte curato da Chiara Bondielli. Entrambe le iniziative sono gratuite e comprendono otto incontri, che si svolgeranno nella sede di “Una casa a Caldine”.

Per maggior informazioni: Fratellanza Popolare Valle del Mugnone, Piazza dei Mezzadri n.7 Caldine-Fiesole Tel. 055.549166, cell. 328/6612660, e-mail: [email protected].

Nel carcere dei minorenni

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Viaggio dentro il carcere dei ragazzi

L’entrata è un grande portone di legno chiaro, al numero 18 di via degli Orti Oricellari. Il cellulare va lasciato all’ingresso, non può esserci – una volta dentro – nessun contatto con l’esterno che non sia rigorosamente sotto controllo. Siamo nell’istituto penale minorile “Gian Paolo Meucci”, in quello che una volta era un convento e, prima ancora, un ospedale per infermi e bambini abbandonati. Un bell’edificio, che porta però con sé i segni del tempo.

Entriamo. Dietro la portineria c’è subito la sala dei colloqui, dove i giovani “ospiti” incontrano le famiglie, quando queste vengono a trovarli. Non capita sempre, a volte sono troppo lontane per raggiungere Firenze, e allora ci si parla solo per telefono. Una sala rettangolare, né grande né piccola, sedie rosse tutto attorno alle pareti. Dietro si apre un grande chiostro. I muri bianchi, gli archi, un silenzio che ricorda più un convento che non un carcere. Solo una rete a fare da “tetto” e a dividere l’aria del cortile dal resto del cielo, ricordando che la libertà è là fuori. Da un lato del chiostro si aprono le stanze “di comando”, quelle da cui il direttore Fiorenzo Cerruto e il vicedirettore Paolo Pecchioli mandano avanti l’istituto.

Poi, oltre l’immancabile porta blindata, c’è la “sezione detentiva”. Dopotutto siamo sempre in un carcere, anche se per minori, e anche se l’aria che qui si respira non è nemmeno paragonabile a quella di una prigione “per adulti”. Ed è qua, dietro la porta blindata, che ci sono le camere (tutte con finestre, niente letti a castello e ognuna con il suo bagno) sistemate su due piani, anche se uno è attualmente chiuso per carenza di personale. Sempre qui ci sono le mense, il “cinema” (la sala proiezioni così battezzata da una grande scritta sopra la porta d’ingresso) e l’area ricreativa. Uno spazio, quest’ultimo, di oltre cinquemila metri quadri, con un campo da calcio che sicuramente ha visto giorni migliori, un giardinetto con le panchine, un calcio balilla da cui i ragazzi sembrano essere molto presi.

Tutto intorno ci sono i laboratori e le aule. In una di queste si sta tenendo un corso di alfabetizzazione, mentre in un’altra Franca, un passato da artigiana, porta avanti il laboratorio di pittura, cornici e arteterapia che qui viene chiamato “Arte e natura”. Le pareti sono traboccanti di quadri, tutti dipinti dai ragazzi: molti ritraggono i loro paesi d’origine, moschee e paesaggi marocchini, una nave con la bandiera rossa e verde dello stato nordafricano che lascia o raggiunge un porto, una riproduzione dell’Urlo di Munch, un volto alla cui bocca è stata attaccata una sigaretta (“bello, vero?”, lo guarda Franca). Tre ragazzi, tutti magrebini, sono impegnati a dipingere, la testa bassa, non si lasciano distrarre. Proprio come bambini.

Fuori, altri parlottano a gruppetti nel giardino. Sembrerebbero giovani qualsiasi in qualsiasi parco del mondo, se non ci fosse una guardia a ricordare che devono essere sempre controllati. Sono vestiti “alla moda”, jeans e scarpe da ginnastica, come i loro coetanei là fuori. Appena scorgono il vicedirettore lo circondano: “Vogliamo il parrucchiere, quando viene?”. Sul giardino svettano le case di via Palazzuolo. Sembrano attaccate al carcere, farne quasi parte. Ma ci pensa un alto muro a dividere il dentro dal fuori, questi ragazzi e le loro colpe dal resto della città.

 

Le tante storie di vite già difficili

Anche al “Meucci”, come in molte altre carceri italiane, i conti non tornano. È stata un’estate calda, la scorsa, per molte prigioni italiane, segnata dalle proteste dei detenuti per sovraffollamento e condizioni di vita. E anche se i numeri – quello dei reclusi, ma anche della dimensione della struttura – non lo rendono paragonabile a Sollicciano, l’istituto minorile di via degli Orti Oricellari deve fare i conti con le sue “emergenze”. La struttura può accogliere fino a 28 ragazzi, ma da circa tre anni le camere del primo piano (che ne possono ospitare 8) sono chiuse per mancanza di personale: la sua capienza, dunque, scende a 20 posti. E attualmente i minori al suo interno sono 23. “Ma in primavera erano anche di più, 26 o 27 – racconta il vicedirettore Paolo Pecchioli – qui siamo sempre in difficoltà”.

Difficoltà che non derivano solo dal numero di “ospiti” in eccesso. “Nel pieno della nostra attività dovremmo avere due corsi di alfabetizzazione, di primo e secondo livello, e un percorso di scuola media – spiega Pecchioli – ma questi corsi non sono tenuti da insegnanti di ruolo, e ogni volta rischiamo di restare senza. Quest’anno abbiamo iniziato con un solo docente”. Ma non solo. Perché c’è anche il problema dei laboratori. “Per il momento ne abbiamo due fermi – continua – con una perdita, in totale, di 45 ore settimanali di attività trattamentali. È una situazione gravissima, anche perché questo non è un carcere per adulti, durante il giorno i ragazzi devono fare attività, in cella non può restare nessuno”. Così, senza corsi a disposizione, può finire che il tempo trascorso a “fare niente” sia più di quello impegnato nelle varie attività. E la rieducazione diventa ancora più difficile.

Perché, al Meucci, la vita trascorre sempre in comune, tutti insieme (“affratellati”, dice Pecchioli), senza percorsi differenziati per età o tipologia di reato commesso. E dire che qua passano ragazzi che di reati ne hanno commessi di tutti i tipi – da omicidi a spaccio, da furti a rapine – e delle nazionalità più disparate: si va dai magrebini ai rumeni, dai rom agli italiani, soprattutto del sud. Anche l’età è varia: per legge, l’istituto può accogliere ragazzi dai 14 ai 21 anni, ma capita che qualcuno rimanga anche dopo il ventunesimo anno, o che al suo interno siano presenti extracomunitari senza documenti di cui stabilire l’età diventa molto difficile. “Ma la cosa più devastante è la presenza di giovani che sono già stati nelle carceri per adulti – dice il vicedirettore – fanno pesare la loro ‘esperienza’, gestirli diventa difficile. Così come difficile è gestire le differenze culturali: manca un mediatore, lo chiediamo da anni. I magrebini hanno atteggiamenti ostili, di scarsa fiducia nei confronti degli operatori, spesso dovuti a esperienze di vita negative – prosegue – ma un grosso problema ora è rappresentato dai ragazzi del sud Italia: vedono il carcere come farebbe un adulto, hanno già i comportamenti tipici delle associazioni criminali a cui fanno riferimento, come la camorra”.

Ognuno, poi, ha la sua storia, i suoi fantasmi. Ne passano e ne sono passate tante, di storie, qui dentro. Storie belle “come quella di un ragazzo albanese accusato di concorso in omicidio che, dopo diverso tempo passato da noi, è riuscito a trovare un lavoro, si è fidanzato con una ragazza italiana e quando può viene a trovarci”, racconta Pecchioli, ma anche storie brutte. “Ricordo un magrebino in semidetenzione, veniva qui a dormire – ripensa – faceva uso di sostanze, e un giorno è stato trovato morto sulla carrozza di un treno. O un omicida napoletano completamente distrutto da quello che aveva fatto, aveva dentro fantasmi che lo mangiavano. Un giorno chiese di confessarsi: il cappellano, dopo, venne da me a piangere”.

 

Prima ospedale, poi convento. Ma solo in pochi lo conoscono

“Ma quale istituto penale minorile, il Mario Gozzini?”. Capita spesso, a chi lavora al “Meucci”, di sentirsi porre questa domanda, da parte di chi pensa che in città, oltre a Sollicciano, ci sia solo la struttura conosciuta anche come “Solliccianino”. Perché Firenze sembra non conoscere il “suo” carcere per minori, più propriamente chiamato istituto penale minorile. Eppure è lì da anni, a due passi dalla stazione di Santa Maria Novella. Un grosso portone, una targa, due telecamere e le bandiere dell’Italia e dell’Europa sopra l’ingresso, davanti a cui passano ogni giorno centinaia di persone, tra chi va e chi viene dalla stazione. Ma, nonostante questo, sono in molti a ignorare la sua presenza.

Fu Cione di Lapo Pollini, fiorentino, artigiano diventato poi console dell’Arte della Lana, a fondare nel 1313, all’angolo con via Polverosa (allora così si chiamava l’attuale via degli Orti Oricellari) lo Spedale di Santa Maria della Scala (che dà il nome alla strada), per infermi, pellegrini poveri e bambini abbandonati. Quando poi lo Spedale venne unito a quello degli Innocenti, nato con lo stesso scopo, e quindi soppresso, i locali vennero concessi alle monache di San Martino al Mugnone, che si erano viste demolire il loro convento in occasione dell’assedio di Firenze del 1529/30. Ed è questo storico edificio che oggi ospita l’istituto penale per minori Gian Paolo Meucci.

In pieno centro, quasi nascosto tra le case, così da passare spesso inosservato tra i frettolosi passanti diretti a Santa Maria Novella. Ma per i residenti è diverso. Loro il carcere lo conoscono bene, tanto che recentemente, dopo l’ultima evasione di un detenuto dalla struttura, avevano ritirato fuori la questione dell’opportunità della sua presenza in una zona tanto centrale, e tanto vicina alle case. Ma a rassicurarli ci pensa il vicedirettore Paolo Pecchioli. “Dopo quell’episodio c’è stato un rafforzamento delle misure di sicurezza – spiega – il quartiere può stare tranquillo. Il problema invece è stato, nel tempo, la poca capacità di far conoscere quest’istituto, che per la cittadinanza è un emerito sconosciuto. E purtroppo, anche in Toscana, la devianza giovanile – conclude – non è una questione marginale: i numeri sono significativi, ci sono molti ragazzi a rischio”.