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Georgofili, 20 anni dalla strage. Uffizi aperti fino alle 23,30 per ricordare

La notte tra il 26 e il 27 maggio 1993 una bomba collocata in via dei Georgofili uccideva 5 persone, ne feriva quasi 50 e danneggiava parte del patrimonio della Galleria degli Uffizi. Ora si ricorda quella tragedia.

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Vent’anni fa, nella notte tra il 26 e il 27 maggio 1993, una bomba collocata in via dei Georgofili uccideva 5 persone, ne feriva quasi 50 e danneggiava per sempre una parte del patrimonio della Galleria degli Uffizi. Tre dipinti andarono perduti, mentre in totale furono guastate circa 200 opere (150 quadri e 50 sculture), tra quelle esposte e quelle nelle stanze della riserva. Per ricordare l’accaduto e commemorare le vittime, la Direzione del museo e i responsabili della Fondazione non profit Friends of Florence hanno programmato alcune iniziative per domenica 26 maggio: la presentazione di una scultura in bronzo e oro dedicata alla memoria delle vittime e offerta dai Friends of Florence e l’apertura gratuita della Galleria dalle 19 alle 23.30.

IL RICORDO. “Dal ’93 si è consapevoli che gli Uffizi, emblema supremo dell’arte italiana entro una città che è tutta patrimonio dell’umanità, hanno attirato le energie negative del Paese – dice la Soprintendente Cristina Acidini -. Il ricordo di questo deve restare vivo tra noi e soprattutto divenire racconto e dunque messaggio, da trasmettere ai nostri concittadini giovani, che nel ’93 non capirono o non c’erano ancora. La statua di Roberto Barni, che i Friends of Florence hanno voluto donare con la consueta sensbilile generosità, è da oggi un segno di memoria proteso su quella ferita, che il lavoro di tanti ha risarcito”. “Il bronzo che s’è voluto – dice il Direttore degli Uffizi, Antonio Natali – si leverà a una ventina di metri dal suolo, movendo dalla parete degli Uffizi più toccata dal furore dello scoppio, vuol farsi figura di un’aspirazione a staccarsi da terra, a incedere, a guardare avanti e in alto. L’uomo ritto sulla lama sporgente dal muro non se ne sta immoto, ma allunga il passo, portando con sé (anzi, su di sé) cinque piccoli simulacri umani: animule delle persone uccise dalla mafia in via dei Georgofili. Incede, dunque, ma non dimentica il sacrificio. Se ne fa piuttosto conforto per il suo cammino. Quieto, ma risoluto. L’uomo di Barni, di giorno, brillerà al sole con l’oro della sua pelle e, di notte, sarà al centro d’un fascio di luce, sempre. Come memoria, monito e speranza”. Un ricordo delle vittime e un monito per i giovani. Per la prima volta la Fondazione non profit Friends of Florence, presieduta da Simonetta Brandolini d’Adda, sostiene la realizzazione di una scultura dedicata alla commemorazione di un episodio luttuoso che ha segnato la storia italiana, la strage di via dei Georgofili.

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L’OPERA. L’opera, dal titolo I Passi d’oro, è stata realizzata dal pistoiese Roberto Barni, scultore di fama internazionale. La scultura, in bronzo e oro, è alta circa 2 metri per 90 centimetri di larghezza: “Ho pensato – dice l’artista toscano – che su una lama simbolo di morte si erga un figura come una vittoria, come una Nike, che con passo deciso avanza portando con sé le cinque persone dorate proprio per ricordare gli esseri umani nel loro splendore della vita, nelle loro case, nelle loro strade”. Il Comune di Firenze, nella persona del presidente del consiglio comunale Eugenio Giani, ospiterà la presentazione dell’opera di Roberto Barni domenica 26 maggio alle 12 nel Salone de’ Dugento di Palazzo Vecchio, cui farà seguito la scoprimento della targa posta in loco dalla Fondazione Friends of Florence, alla presenza delle autorità; poi, all’ora esatta dello scoppio dell’ordigno, le 1.04 del 27 maggio, quando rintoccherà la campana di Palazzo Vecchio, la statua bronzea di Roberto Barni sarà illuminata per la prima volta.

VENT’ANNI FA. “Venti anni fa – ricorda il Presidente del Consiglio Comunale di Firenze, Eugenio Giani – ero assessore nel Comune di Firenze e, in quanto delegato della mobilità e rapporto col territorio, fui il primo ad arrivare in via dei Georgofili. Ricordo ancora l’ingresso degli Uffizi, il Presidente dell’Accademia, Scaramuzzi, il clima di violenza, desolazione e rabbia che trovammo e soprattutto quando furono estratte dalle macerie le salme della famiglia Nencioni. Il ricordare oggi, con una testimonianza culturale di alto livello come la statua di Roberto Barni, riunisce il segno della speranza e il sogno di un’Italia migliore che Caterina, Nadia, Dario e gli altri avrebbero sicuramente mantenuto in un’esistenza tremendamente infranta”. “Lo scopo di Friends of Florence – dice la Presidente Simonetta Brandolini d’Adda – non è soltanto il restauro del patrimonio culturale, i grandi e piccoli progetti in Toscana, i programmi su Michelangelo, Leonardo, Dante o i progetti dedicati ad altre epoche di storia o cultura. Il nostro credo e la nostra missione abbracciano la salvaguardia della bellezza, la tutela del patrimonio di secoli, la conservazione della memoria umana per il presente, per i nostri figli e per le generazioni future. Quello che è successo in via dei Georgofili il 27 maggio 1993 simboleggia il male nel mondo, che vorrebbe distruggere non soltanto vite umane, ma anche la nostra memoria, la nostra anima e la nostra identità. Siamo perciò onorati e fieri di poter dare un segno concreto e convinto alla società e alla civiltà con la realizzazione di questo monumento creato da Roberto Barni. Si tratta di una grande opportunità di donare a Firenze un’opera legata alla storia recente di questa città e contribuire affinché ciò che è stato non si ripeta mai più. Ringraziamo per questo la Soprintendente Cristina Acidini, il Direttore della Galleria degli Uffizi Antonio Natali, lo scultore Roberto Barni e tutti coloro che hanno collaborato affinché tutto ciò fosse possibile”. Ai lavori murari d’innesto del monumento bronzeo ha contribuito la CMSA, impresa partecipe della realizzazione del progetto ‘Nuovi Uffizi’.

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Le altre iniziative: Georgofili, visitare gli Uffizi sostenendo il Meyer ”Scatti di dolore” sui Georgofili in mostra a Palazzo Vecchio Georgofili, un girotondo di seicento bambini per ”abbracciare” Caterina

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