venerdì, 29 Novembre 2024
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Il ritratto di Dante in mostra agli Uffizi

Il dipinto allegorico realizzato dal Bronzino da oggi sarà esposto nella Sala 65 del museo fiorentino. L'olio su tela risale al 1532 e doveva far parte di un trittico dedicato ai padri della letteratura italiana

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Il ritratto allegorico di Dante Alighieri dipinto nel 1532-1533 dal Bronzino sarà esposto nella Sala 65 della Galleria degli Uffizi a partire da oggi. È questo il “regalo” con il quale il museo fiorentino vuole omaggiare il Sommo poeta nell'anno del 750° anniversario della sua nascita.

I tre grandi su commissione

Si tratta di un olio su tela di 130 x 136 centimetri che, come riferisce Giorgio Vasari nella “Vita del Bronzino”, il pittore realizzò al suo ritorno da Pesaro, quando ricevette da Bartolomeo Bettini la commissione di ritrarre i tre padri della letteratura italiana, Dante, Petrarca e Boccaccio, in delle tele da collocare nelle lunette di una stanza di casa sua.

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Dei tre ritratti commissionati, l'unico di cui ad oggi si ha notizia è proprio quello di Dante, del quale esistono un disegno preparatorio (conservato a Monaco), una replica di bottega su tavola (alla Collezione Kress della National Gallery of Art di Washington) e quindi la versione definitiva che fa parte di una collezione privata fiorentina.

#Dante750 anche agli Uffizi

“M’è parso importante – spiega Antonio Natali, direttore della Galleria – che in questo 2015, votato a celebrare i 750 anni dalla nascita dell’Alighieri, anche gli Uffizi fossero nel novero dei luoghi che rendono omaggio alla memoria del poeta. La tela, da oggi in Galleria e fino a pochissimi giorni fa esibita nella Sala dei Gigli di Palazzo Vecchio, fu presente alla mostra del Bronzino di Palazzo Strozzi nel 2010-2011. In quella circostanza fu collocata accanto alla tavola, d’identica impaginazione e affine espressione, conservata alla National Gallery di Washington. Confronto ravvicinato da cui uscì rinvigorito il convincimento (peraltro già diffuso) che la redazione fiorentina fosse da reputare autografa e che l’opera americana ne fosse invece una replica, ancorché quasi coeva”.

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