sabato, 21 Dicembre 2024
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Il verde urbano per riattivare le piazze minori di Firenze

Nuovo piano per migliorare la vivibilità delle piazze minori con verde e arredi urbani, secondo il modello giapponese del 'kintsugi'

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Riconnettere a Firenze centro storico e residenza, a partire dalle piazze minori, intervenendo con nuovo verde e nuovi arredi realizzati con materiali di recupero. È il piano illustrato dall’assessore all’urbanistica ambiente e piano di gestione Unesco Cecilia Del Re nel corso del dibattito sulle ‘Piazze minori nel centro storico di Firenze’ alla Mostra internazionale di architettura della Biennale di Venezia.

Le piazze a Firenze interessate dagli interventi al verde

Le prime piazze individuate per questo tipo di intervento sono piazza della Calza, piazza Salvemini, piazza del Crocifisso, piazza Santa Caterina d’Alessandria, largo Annigoni, piazza dell’Unità, piazza del Giglio, piazza San Paolino, piazza Santa Cecilia, piazza dei Peruzzi, piazza Demidoff, piazza de’ Donati. Il progetto, è stato spiegato da Del Re, è partito da uno studio dell’Università di Firenze che ha mappato le piazze minori del centro: successivamente c’è stato l’intervento concreto del Comune di Firenze, grazie anche ai fondi europei del React. L’obiettivo, ha dichiarato Del Re, è da un lato quello di abbattere le isole di calore particolarmente presenti in centro storico per la minore presenza di aree verdi; dall’altro quello di migliorare la vivibilità di queste piazze, considerate più intime dai residenti perché rappresentano uno sfogo verso l’esterno, inserendo non solo il verde ma anche arredi con zone di sosta per il cittadino anche realizzati con materiali di recupero.

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Il modello giapponese del Kintsugi

Il modello è quello della pratica giapponese del ‘kintsugi’, che utilizza l’oro liquido per riattaccare cocci rotti in modo da riparare e al tempo stesso valorizzare la frattura, partendo da questa per una positiva ricostruzione: “Verde urbano e arredi – ha concluso Del Re – diventano così i simboli della ricucitura tra il centro storico e la residenza, tra il centro storico e la vivibilità, a partire proprio dalla valorizzazione di ferite, di quelli che oggi sono dei non luoghi, degli spazi sospesi, rendendoli poi spazi unici”.

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