lunedì, 18 Agosto 2025
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La resa dei conti: Rabarama invita Da Empoli

Si presero a male parole: lui, l'assessore alla cultura Da Empoli, parlò di una ''marchetta''; lei, l'artista Rabarama, lo definì maschilista, paragonandolo a Strauss-Kahn.

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Si presero a male parole: lui, l’assessore alla cultura di Firenze Giuliano Da Empoli parlò di una ”marchetta”; lei, l’artista romana Rabarama, al secolo Paola Epifani, lo definì maschilista, paragonandolo a Strauss-Kahn. Adesso la creatrice delle sculture posizionate nel centro di Firenze, ha invitato l’assessore all’inaugurazione della sua mostra. Un gesto distensivo o un modo per continuare questo singolare botta e risposta?

L’INVITO. “Gentile assessore Giuliano Da Empoli, giovedì 9 giugno inauguro la mia mostra e mettendo da parte le polemiche sarei lieta di averla come ospite – si legge nell’invito dell’artista – suppongo che lei si consideri assessore alla cultura non solo della città di Firenze, intesa come istituzione, ma anche di tutti i suoi abitanti. Compresi i moltissimi fiorentini, la stragrande maggioranza stando ai giornali, che non sentendosi minimamente offesi dalle mie sculture, dichiarano anzi di apprezzarle e non poco. La sua presenza sarebbe dunque un gesto di riconciliazione sia con me, in quanto ‘marchetta’ non più tale, che con la gran parte dei suoi amministrati”.

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LA VICENDA. Nelle settimane scorse erano scoppiate le polemiche. Da Empoli dichiarò che Rabarama era arrivata a Firenze dopo una serie di raccomandazioni, parlando di “marchetta”. Lei rispose rimandando al mittente le critiche. E adesso la tanta contestata mostra “Anticonforme” prende il via: da venerdì prossimo sarà aperta al pubbico. Allestita tra piazza Pitti, Giardino di Boboli, parco dell’Istituto d’Arte di Porta Romana e complesso delle Pagliere, la rassegna presenta oltre 30 sculture monumentali e una serie di dipinti.

IL CRITICO. “L’invito è ovviamente esteso al critico Francesco Bonami – prosegue Rabarama – che, a suo modo, ha lanciato la feroce Fatwa nei miei confronti e, attraverso di me, contro le Soprintendenze fiorentine accusate di avermi concesso i loro spazi”.

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