venerdì, 19 Aprile 2024
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Luca Carboni a teatro, come cantautore: l’intervista

L'album è ''Senza titolo''. La tournée pure. Luca Carboni porta in viaggio per l'Italia il suo nuovo ''bambino'' e lo fa scegliendo il palco più intimo dei teatri, come quello del Puccini di Firenze.

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L’album è “Senza titolo”. La tournée pure. Luca Carboni porta in viaggio per l’Italia il suo nuovo “bambino” e lo fa scegliendo il palco più intimo dei teatri, come quello del Puccini di Firenze, dove il cantautore bolognese arriverà il 15 dicembre per il “Senza Titolo tour”.

Un live a teatro, perché?

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La decisione di fare un tour teatrale è fi glia di questo ultimo album in cui coesistono due anime: da  una parte quella più elettrica ed elettronica, dall’altra momenti più intimi e acustici. Il teatro mi permette di passare dal minimalismo dell’unplugged allamusica più “suonata” ed elettronica, valorizzando molto l’alternanza dei “piani” e dei “forti”.

Il tuo ultimo lavoro si apre con una riflessione su questo particolare momento storico.

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Stiamo vivendo grandi trasformazioni. Penso però che bisogna liberarsi di questa cappa di negatività passiva legata  all’odierna crisi. È proprio questo il momento di osare, uscire dagli schemi, improvvisare, non dare niente per scontato e trovare nuovi stimoli a livello personale e sociale.

Sembra quasi un manifesto politico, da far invidia al sindaco Renzi…

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L’esperienza fiorentina, a livello politico, mi sembra interessante. Dalla vostra città arrivano segnali molto forti di una generazione giovane. La mia speranza è che non ci si appiattisca sui vecchi schemi: è venuto il giorno di vedere in Parlamento 30enni e 40enni con un nuovo spirito. Io stesso nel brano “Riccione – Alexander Plazt”, critico la mia generazione , i giovani degli anni Ottanta. Se ci guardiamo trent’anni dopo, vediamo che abbiamo infl uito pochissimo sulla sfera politica.

Nel mondo della musica c’è chi si “autorottama”, come Vasco e Fossati, che annunciano l’addio ai live.

Essere musicisti non vuol dire soltanto concerti. Essere musicisti è come fare il prete: è una vocazione. Non credo che sia possibile andare in pensione dalla creatività. Forse ci sono artisti che sentono la necessità di fare a meno della vita frenetica della “star”. Essere musicista vuol dire anche prende la penna in mano e scrivere canzoni. Per quanto mi riguarda continuerò a fare dischi, ma sono attratto anche da una via diversa: scrivere canzoni per altri interpreti.

Il Cerca-eventi: l’agenda di dicembre, tra concerti e teatri

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