sabato, 20 Aprile 2024
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“Trilogia di New York” di Paul Auster, la recensione

Tre racconti ambientati a New York, città alienante per eccellenza, in cui ci si ritrova e ci si perde con una facilità dirompente

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La “Trilogia di New York” di Paul Auster è una raccolta di tre racconti che, seppur inizialmente pubblicati separati, vanno a comporre un’opera unica che racconta da più punti di vista l’alienazione dalla vita reale e da se stesso dello scrittore di professione.

Tutti e tre ambientati a New York, città alienante per eccellenza, in cui ci si ritrova e ci si perde con una facilità dirompente, i racconti hanno come minimo comune denominatore le vicende di scrittori-investigatori e il rapporto che ognuno di loro ha con il proprio “io”.

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Il primo racconto della “Trilogia di New York” di Paul Auster

Nel primo racconto, “Città di vetro”, facciamo la conoscenza di Daniel Quinn, scrittore che si divide inizialmente tra tre personalità: la sua, quella di William Wilson, pseudonimo con cui firma le sue opere, e quella di Max Work, il detective protagonista dei suoi racconti. Quando poi decide di assumere addirittura una quarta personalità (quella del detective Paul Auster) accettando l’incarico di Virginia Stillman che gli commissiona di pedinare il suocero appena uscito di prigione per evitare che uccida suo marito, Daniel Quinn finisce per smarrirsi completamente. Non sa più quale, tra le sue molteplici personalità, è quella vera, non si riconosce più allo specchio, trasformandosi in corpo senza più un’identità, e con il solo scopo nella vita di scrivere nel suo taccuino rosso (cosa succederà quando finiranno le pagine?).

Secondo e terzo

Nel secondo racconto, “Fantasmi”, troviamo Blue che, ingaggiato da White, deve spiare e pedinare Black nei suoi rari spostamenti. Blue si riconosce talmente tanto in Black che ha la sensazione di guardarsi allo specchio, e vi vede la sua esistenza sprecata e angosciante.

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Ne “La stanza chiusa”, infine, il protagonista  dedica anima e corpo a cercare Fanshawe, suo amico e scrittore sparito nel nulla. Se Daniel Quinn si perde nei suoi “io” e Blue si vede riflesso nell’identità di un altro, qua il protagonista si sostituisce completamente all’oggetto della sua ricerca, assumendone l’identità e vivendone l’esistenza. Complice l’ambientazione del luogo-non-luogo newyorkese, il libro riesce in maniera piacevole e scorrevole a trasmettere la sensazione di disorientamento che lo scrittore professionista ha nei confronti della vita reale.

Paul Auster, “Trilogia di New York”
Einaudi, 12,50 €

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