Stabilire in anticipo una data precisa per l’inizio della vendemmia 2019 è praticamente impossibile. Sono tanti i fattori da considerare. Se i piccoli vignaioli si basano sulla disponibilità di amici e parenti, le grandi aziende vinicole aspettano il momento perfetto in cui la proporzione di zucchero e acido presente nelle uve sia bilanciata in modo da garantire le condizioni ideali per il processo di fermentazione.
Nel Chianti, se tutto procederà come da copione, la vendemmia dovrebbe iniziare intorno al 20 settembre. Giovanni Manetti, presidente del consorzio del Chianti Classico, ha spiegato a Gambero Rosso: “Le riserve idriche sono abbondanti, anche grazie a un approccio ecosostenibile sempre più diffuso, le viti sono fresche e sopportano molto bene il caldo”. Piante con una superficie fogliare più estesa, a tutto vantaggio dalla qualità finale. Si prevedono così quantitativi in linea con quelli dell’anno scorso, 396 mila quintali di uve e 272 mila ettolitri di vino.“Ci sono i presupposti – conclude Manetti – per un ottimo prodotto”.
Anche nella zona del Brunello di Montalcino il clima pre-vendemmiale è molto positivo, in quanto i vigneti sono, ad oggi, in perfette condizioni e senza patologie, come confermato dal vicepresidente del consorzio Giacomo Bartolomei.
La vendemmia 2019 per Simone Loguercio
Simone Loguercio, miglior Sommelier d’Italia trapiantato a Firenze e punta di diamante del ristorante Konnubio, racconta: “Credo nell’annata nel momento in cui si arriva a raccoglierla. È anche vero che una stagione zoppa la si capisce già da prima, ma confido sempre nei buoni vignaioli che riescono a tirare fuori il meglio. Quel che è certo è che non sarà una 2016, ovvero una delle più belle annate degli ultimi tempi”.
Loguercio, arrivato quasi alla conclusione del suo mandato che avverrà a novembre, valuta i vini in base alla loro piacevolezza di beva: “Deve essere un vino pulito, non per forza di moda, ma che sappia farsi bere bene. Prima di assaggiare un prodotto mi faccio raccontare la sua storia. Se riesco a ritrovarla bevendolo, mi emoziono. A volte infatti capita – continua Loguercio – che dietro ad un’etichetta ci sia solo una buona attività di marketing, ma pecchi di qualità. La vera sfida quindi è quella di riuscire a trovare bottiglie che abbiano sì storie fantastiche da raccontare, come una vocazione, una scelta, una famiglia, un territorio, ma che soprattutto, al momento della bevuta ti trasmettano le impressioni che ti aspetteresti”.