domenica, 10 Agosto 2025
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Periodo nero per i ristoranti giapponesi

Il sushi in crisi dopo il dramma giapponese

La paura è capace di fare grandi danni. E il fantasma della catastrofe nucleare che ha colpito il Giappone è volato fin sulle tavole dei ristoranti giapponesi di Firenze. Lo dicono all’unisono i ristoratori nipponici, senza nemmeno girarci troppo intorno: gli affari, dall’11 marzo scorso, hanno subito un brusco calo.

Ci sono meno clienti, e molto spaventati. Terrorizzati all’idea di mettere in bocca cibo contaminato dalle radiazioni, in cerca di rassicurazioni sulla provenienza degli alimenti. “Una flessione c’è stata, eccome – spiega il titolare di Kome, in via de’ Benci – è difficile fare una stima precisa, ma probabilmente questo calo si aggira intorno al 15 per cento. E tutti i clienti ci chiedono da dove vengono i prodotti, perchè specialmente all’indomani della catastrofe c’è stato un allarmismo ingiustificato. Di fronte a un dramma vero come quello del Giappone e del suo popolo, ci siamo preoccupati di un problema inesistente: i prodotti alimentari utilizzati nei ristoranti giapponesi non sono assolutamente importati da quella terra”. E, a onor del vero, va aggiunto che il Sol Levante è, piuttosto, un grande importatore di prodotti europei, specialmente di produzioni ittiche fresche e congelate. “Giusto per fare qualche esempio – prosegue il proprietario di Kome – la birra viene prodotta in Inghilterra e Russia, e il riso che usiamo per il sushi a Vercelli. E il pesce non viene certo acquistato in Giappone, ma in vari paesi europei e non: i gamberi vengono dal Canada, ad esempio, mentre il salmone è solitamente d’allevamento”.

Parole molto simili arrivano da Wabi Sabi, locale di viale dei Mille e da Pingusto, che ha aperto da poco in piazza Ghiberti e che rincara la dose: “Abbiamo notato una flessione notevole, intorno al 40 per cento. Vero è che siamo aperti da soli tre mesi e quindi forse il nostro è stato un calo fisiologico dopo il boom iniziale. Per rassicurare i clienti abbiamo affisso alcuni cartelli che spiegano la provenienza dei singoli alimenti”. Ma – e lo assicura una nota del Ministero della Salute – quelli sull’importazione sono timori davvero infondati, perchè dall’11 marzo ad oggi non sono arrivati in Italia prodotti o mangimi di origine animale (pesci compresi) provenienti dal Giappone. Di più, come misura cautelativa, è stato deciso di aumentare i controlli alle frontiere. Eppure le paure restano, l’incubo Chernobyl si fa ancora sentire e probabilmente lo farà ancora per un po’: l’unica voce fuori dal coro è quella del ristorante Eito di via de’ Neri, che parla di una flessione tutto sommato irrilevante. E qualcuno vede segnali di (timida) ripresa: “Forse adesso la situazione sta un po’ migliorando – spiegano da Tomo Sushi, in via Pratese – sembra che i clienti ricomincino a tornare”.

 

E contro le paure spuntano gli orti fai da te

Dice la Coldiretti che con l’arrivo della primavera quasi quattro italiani su dieci escono all’aperto in orti, giardini e terrazzi e iniziano a impegnarsi nella coltivazione “fai da te” di lattughe, pomodori, piante aromatiche, peperoncini, zucchine e melanzane, ma anche di piselli, fagioli, fave e ceci da raccogliere all’occorrenza.

Coldiretti, che si affida all’ultimo rapporto sul tempo libero dell’Istat, secondo cui il 37 per cento dei cittadini italiani dedica parte del tempo libero al giardinaggio e alla cura dell’orto, precisa che non si tratta solo di chi dispone di ampi spazi all’aria aperta: l’orto fai da te è diventato prerogativa anche di chi ha un semplice terrazzo, grazie all’ampia offerta di piante adatte alla coltivazione in vaso. D’altronde, come sostiene il paesaggista e botanico Gilles Clément, recentemente intervenuto a Firenze nell’ambito di un’iniziativa della Fondazione Florens, il giardino deve essere in movimento, inteso come uno spazio in cui la natura non sia assoggettata e soffocata dalle briglie di un progetto, di uno schema preconfezionato.

Quindi, perché non portare un po’ di sana anarchia delle piante sul balcone? Un invito a nozze anche per chi non ha ancora scoperto il proprio pollice verde. Ma veniamo alle istruzioni di base per chi vuol cimentarsi nell’avventura di coltivare frutta e verdura in terrazza. Si può iniziare con la “ricetta” più semplice, consistente nel creare un mini-orto sul balcone con quattro vasetti di verdurine semplici da coltivare: in commercio si trovano anche kit già pronti per la semina, in genere comprendono semi di pisello rampicante, lattughina da taglio, pomodoro ciliegino e calendula. Altrimenti, sempre restando in uno spazio ridotto, si può aumentare la varietà, a patto che si metta in conto di aumentare anche il tempo da dedicare al proprio hobby. In questo caso è bene optare per piante rampicanti, come pomodori perini o da insalata, melanzane, peperoni, piselli, fagioli e fagiolini, ortaggi da foglia, come lattughe e cicorie, a foglia verde oppure rossa, oltre a cipolle, scalogno, aglio e carote, che maturano sotto terra. Per finire, gli esperti consigliano di riservare anche un piccolo spazio alle fragole, che faranno la felicità dei golosi e dei più piccoli, e agli aromi (basilico, sedano, prezzemolo normale e riccio, salvia ed erba cipollina).

Oltre a scegliere il prodotto, però, è fondamentale tener presente l’esposizione del balcone, perché le piantine necessitano di una buona dose di luce e calore per crescere bene, e il tipo di terra, che dovrebbe essere prelevata da un campo incolto di campagna e arricchita da concime organico. Il passo successivo è comprarsi un buon libro di ricette, per valorizzare al meglio in cucina i frutti del proprio lavoro.

Su e giù da un treno: vita da pendolari

Noi, pendolari controsenso. Storie di chi esce dalla città

Tra chi va e chi viene c’è sempre chi continua a muoversi in direzione ostinata e contraria. Sono i pendolari in uscita da Firenze, quelli che invece di spostarsi – per motivi di studio o lavoro – dai dintorni della città verso il capoluogo, si muovono nel senso opposto: dall’interno verso l’esterno.

E ben nascoste nei sottoinsiemi di questa categoria in controtendenza esistono due scuole di pensiero che cambiano in continuazione a seconda della destinazione e del mezzo utilizzato. Non tutti i viaggiatori che appartengono a questo gruppo – sono circa 30mila le persone che tutti i giorni si muovono da Firenze – vivono infatti i disagi perpetui di chi arriva in città trafelato tutte le mattine. Prendiamo il caso di Michele, giovane agronomo che dalla città del giglio si sposta verso Tavarnelle. “Fino a qualche anno fa lavoravo in centro, in via dei Serragli, e per raggiungere il mio ufficio impiegavo mezz’ora tutte le mattine”. Il paradosso è che oggi percorre più di trenta chilometri e il tempo che passa in macchina non è cambiato molto. “Sembrerà strano, ma anche adesso non impiego più di trenta minuti. Con la differenza che prima li passavo nel traffico, mentre oggi trovo la strada sgombra e riesco a passare da scorciatoie e stradine meno battute che mi permettono di accorciare notevolmente il tragitto in auto. La vita del pendolare controsenso non è male”. Certo, non si può pretendere che sia tutto rose e fiori: “La sera vivo un po’ più di disagio perché, dovendo tornare verso Firenze, brucio quell’oretta che se fossi stato in città avrei investito per fare un salto in palestra, visitare una mostra o magari fermarmi a prendere un aperitivo con gli amici. Anche perché al ritorno la strada è un po’ più congestionata, e i trenta minuti lievitano fino a quaranta”.

Diverso il punto di vista di chi non viaggia su gomma ma si affida alla sorte scegliendo il più ecologico treno, come Alessio Bottini, professione studente, che per raggiungere Prato, dove ha sede il corso di laurea che frequenta, si imbatte quotidianamente in una serie di disagi che trasformano in un’epopea uno spostamente di venticinque minuti. “I treni in ritardo sono una consuetudine, si fermano alla stazione almeno dieci minuti dopo l’orario previsto e poi c’è quasi sempre da combattere con i distributori automatici di biglietti, spesso fuori servizio”. In condizioni normali il viaggio da Firenze alla stazione di Prato dovrebbe durare 45 minuti, giusto il tempo di prendere la tramvia sotto casa, scendere a Santa Maria Novella, salire sul primo locale che viaggia in quella direzione (ce n’è uno ogni dieci minuti), leggere qualche pagina di un libro e scendere a destinazione. “Invece i ritardi si sommano ai ritardi. Non si può mai sapere quando si arriva. Ecco, hanno appena annunciato che il mio treno arriverà non ora ma tra 10 minuti…”, racconta in diretta Alessio, che abbiamo raggiunto al telefono mentre rientra dall’università. L’intervista finisce, ci salutiamo. Passa qualche istante e arriva un sms: “Per la cronaca, il ritardo è già lieviato a trenta minuti”.

 

Quelli che Firenze la vivono “part time”

Un esercito, una minoranza silenziosa di fiorentini part-time, che dalle 6 del mattino iniziano a popolare la città per poi lasciarla nel tardo pomeriggio. E così via, tutti i giorni. Il pendolarismo verso Firenze è una regola di vita per più di 106mila persone. Sveglia, colazione e partenza per un viaggio di almeno 30 minuti che, in molti casi, dura più di un’ora. Arrivano in parte dai comuni confinanti o dal territorio provinciale, ma anche, in circa 30mila, da fuori provincia. Un terzo di loro lo fa per studio, gli altri per lavoro (ma la forbice si assottiglia per chi abita in altre province: 44 per cento di studenti contro il 56 per cento di lavoratori).

I più vicini vengono da Impruneta, Bagno a Ripoli, Scandicci, Fiesole, Sesto Fiorentino e Campi Bisenzio. Allargando il campo sono i pendolari di Prato i più numerosi, seguiti da quelli di Arezzo e Pistoia a pari merito. Ma come arrivano a Firenze? Autobus e mezzi privati sono alla portata di chi ha pochi chilometri da percorrere, ma a farla da padrone è il treno, scelto dalla metà dei pendolari e dalla stragrande maggioranza di chi arriva da lontano. I quasi 1.700 chilometri di binari toscani si annodano tutti intorno alle tre principali stazioni di Firenze, facendone uno dei primo otto poli ferroviari in Italia. Santa Maria Novella è il capolinea della “direttissima” Firenze-Roma, utilizzata dai pendolari di Arezzo e del Valdarno, così come delle ferrovie che fanno sosta a Borgo San Lorenzo: la (tristemente) nota “Faentina” e la linea che devia su Pontassieve prima di puntare verso il capoluogo. La stazione di Firenze Rifredi è invece il riferimento per chi parte da Pisa (o addirittura da Livorno) e prosegue per Empoli (punto di raccordo con la problematica Ferrovia centrale italiana, unico collegamento con Siena), oltre che per i treni in partenza da Lucca e dalla Versilia, che si intersecano poi nelle linee di Pistoia e Prato.

Una vita per niente facile. Continui ritardi, carrozze sovraffollate, vagoni obsolescenti e sporchi, treni sempre meno numerosi e informazioni spesso approssimative a bordo e in stazione. Sempre le stesse lamentele, ormai ben note anche a chi un treno non l’ha mai preso, segno che negli anni niente è cambiato. Eppure i pendolari ci provano in ogni modo a farsi sentire. I comitati nascono come funghi: ce ne sono ad Arezzo, a Pisa, nel Valdarno, a Prato e nel Mugello, e con l’esplosione dei social network hanno acquistato potere e popolarità. Facebook è pieno di bacheche dedicate, con segnalazioni, testimonianze e foto che documentano in tempo reale tutti i disservizi. Sempre più spesso i vari portavoce vengono invitati a sedere ai tavoli decisionali, e qualche conquista è arrivata. Ma essere pendolare significa ancora dover affrontare una gincana giornaliera difficile da capire fino in fondo per chi non ne ha esperienza e, nonostante ciò, necessaria per una fetta importante del tessuto economico e sociale fiorentino.

Riecco i tavolini per strada. Ma basta plastica

Tovaglie coordinate e candele sui tavoli: tornano i tavolini sul selciato nelle vie del centro, dependance estiva di locali e ristoranti. Con un nuovo regolamento, però.

IL PIANO. Tecnicamente il progetto si chiama “Il centro io lo vivo” e l’anno scorso ha visto il coinvolgimento di numerose strade e oltre 60 attività commerciali. In pratica si tratta della possibilità di allestire una “saletta” all’esterno senza il bisogno di mettere in piedi costosi dehors, ma semplicemente piazzando un certo numero di tavoli e sedie sulla strada. Un progetto che non ha mancato di far discutere, nelle passate stagioni, sia sul piano della sicurezza (e della necessità di lasciare libero il transito ai mezzi di soccorso) che su quello estetico. “Basta con l’idea che a Firenze si può fare tutto – dichiara il sindaco a inizio stagione – se i tavolini per strada devono essere solo un modo per spillare qualche euro in più ai clienti non sono d’accordo. Non sono il rappresentante sindacale dei bottegai della città, di mestiere faccio il sindaco e tutelo il decoro e gli interessi dei cittadini”.

BASTA PLASTICA. Insomma un chiaro stop a tavolini alla rinfusa, basta plastica e basta all’accozzaglia di stili e colori. Detto fatto: Confesercenti ha appena presentato all’amministrazione un nuovo progetto, in linea con le richieste del sindaco. Diciassette le vie coinvolte, ognuna delle quali farà mostra di uno stile omogeneo, a partire dalla scelta delle tovaglie. Il piano è ancora al vaglio degli uffici comunali e potrebbe subire alcune modifiche, ma le cene sotto le stelle sono salve.

CHIOSCHINI. Salvate anche le bevute ai chioschi all’aperto: d’ora in poi non si faranno altre concessioni “speciali”, ma quelli che le hanno ottenute finora potranno restare al loro posto. Almeno finché non cambieranno gestione: in tal caso le attività dovranno essere necessariamente trasferite in sede fissa, se vorranno continuare a elargire bevande alcoliche fino a tarda notte.

La movida va a piedi. O chiama il bus

Arriva la bella stagione e porta con sé zanzare, afa e ztl notturna. Ci risiamo, a partire da metà mese (ma la data di inizio potrebbe slittare a fine maggio) il centro storico diventerà off limits alle auto, dal giovedì alla domenica sera. Scordatevi di parcheggiare vicino ai locali della movida, dunque, a meno che non arriviate a prendere posto prima delle 23 (o dopo le 3 di notte).

ORARIO. Lo sbarramento, infatti, è stato fissato per le 11 di sera, contro il parere dei gestori di bar e locali, che avrebbero voluto posticiparlo di un’ora. Per quattro giorni la settimana, da qui a ottobre, la ztl lascerà aperta solo una piccola finestra per le auto, dalle 19.30 alle 23. Dopo quell’ora le porte telematiche torneranno a scattare foto (e multe) e i vigili cominceranno a presidiare i varchi non protetti dall’occhio virtuale.

LA ZONA. La zona vietata, infatti, è più ampia di quella diurna e comprende l’interno della cerchia dei viali di circonvallazione più l’Oltrarno. Da piazza Ferrucci a San Frediano e dal piazzale Michelangelo a piazza d’Azeglio, le auto dovranno aspettare fuori. Respinta dal sindaco la proposta avanzata dalle associazioni di categoria, che avrebbero preferito istituire una o più “staffe di penetrazione” nel centro, per permettere di accompagnare e riprendere figli/compagni/amici. Niet anche sul trasporto notturno, partito in ritardo l’anno scorso e poco utilizzato in verità da dieci anni a questa parte, cioè a partire dall’alba della ztl notte.

BUS A CHIAMATA. “Se gli esercenti vogliono le navette – dichiara Matteo Renzi – dovranno pagarsele da soli”. Con un costo che potrebbe variare da 75mila euro fino al doppio e che i commercianti non possono permettersi. Un’apertura su questo fronte però c’è stata e va sotto il nome di “bus a chiamata”. “Non abbiamo ancora ben capito di cosa si tratti – afferma Uliano Ragionieri, vicepresidente di Confesercenti – ma apprezziamo che il sindaco ci sia venuto incontro”. Il “Personalbus” in realtà è già stato sperimentato in città, ma solo in orario diurno, mentre altre città, tra cui la Milano-da-bere, l’hanno già adottato by night. In pratica funziona così: un cittadino prenota la corsa almeno 30 minuti prima chiamando l’apposito call center, a cui specifica origine e destinazione scelta. L’operatore comunica l’orario di arrivo della vettura e il sistema razionalizza le corse in base alle altre chiamate ricevute.

COSTI. La chiamata è gratis, mentre il biglietto si paga 2,50 euro a bordo, niente per chi è abbonato. Per agevolare l’accesso al centro, inoltre, sono previsti sconti sui parcheggi di struttura, mentre il vicesindaco Dario Nardella è già al lavoro per cercare un accordo con i tassisti. Per chi temesse comunque di essere “spennato” non resta che la soluzione classica: gambe in spalla e pedalare.

Scatta la ztl notturna, centro off limits dal 21 maggio

Entra in vigore sabato 21 maggio la ztl notturna estiva. Il centro chiude i battenti alle auto dal giovedì alla domenica, dalle 23 alle 3 di notte, fino al 25 settembre. Tutti a piedi o con bus a chiamata.

DOVE E QUANDO. Confermati l’orario (23-3) e l’area off limits. Divieto di circolazione per le auto nella zona interna alla cerchia dei viali. Ecco il perimetro dettagliato: via della Scala (tratto Santa Caterina da Siena-Porta al Prato – esclusa), piazzale Porta al Prato (escluso), viale Fratelli Rosselli (escluso), piazza Vittorio Veneto (esclusa), Ponte alla Vittoria (escluso), piazza Gaddi (esclusa), via della Fonderia (tratto piazza Gaddi-via Cavallotti – esclusa), via Cavallotti (esclusa), via Pisana (tratto via Cavallotti-piazza Pier Vettori – esclusa), piazza Pier Vettori (esclusa), viale Sanzio (escluso), viale Aleardi (escluso), viale Pratolini (escluso), piazza Tasso (esclusa la direttrice di collegamento Pratolini-Petrarca), viale Petrarca (escluso), piazzale di Porta Romana (escluso), confine Giardino di Boboli (fino a via San Leonardo – incluso), via San Leonardo (inclusa), viale Galilei (escluso), via dell’Erta Canina (tratto senza sfondo con accesso e uscita da viale Galilei – esclusa), viale Galilei (escluso), viale Poggi (escluso), via dei Bastioni (tratto viale Poggi-via Ser Ventura Monachi – esclusa), via Ser Ventura Monachi (tratto via dei Bastioni-piazza Ferrucci – esclusa), piazza Ferrucci (esclusa), Ponte San Niccolò (escluso), lungarno Pecori Giraldi (escluso), piazza Piave (corsia di collegamento con lungarno della Zecca Vecchia – inclusa), viale Giovine Italia (escluso), via Paolieri (fino a largo Annigoni – esclusa) viale Giovine Italia (escluso), piazza Beccaria (esclusa), viale Gramsci (escluso), piazzale Donatello (escluso), Borgo Pinti (Incluso), via Laura (tratto Borgo Pinti-via della Pergola – inclusa), via della Pergola (inclusa), via degli Alfani (inclusa), via dei Fibbiai (inclusa), piazza Santissima Annunziata (tratto via dei Fibbiai-via dei Servi – esclusa), via degli Alfani (tratto via dei Servi-via Cavour – inclusa), via Guelfa (tratto via Cavour-via dei Ginori – inclusa), via Guelfa (tratto via dei Ginori-via Sant’Orsola – esclusa), via Sant’Orsola (esclusa), via Taddea (tratto via Panicale-via Rosina – esclusa), via Rosina (esclusa), piazza del Mercato Centrale (esclusa), via Chiara (esclusa), via Nazionale (tratto via Chiara-via Fiume – esclusa), largo Fratelli Alinari (escluso), piazza Stazione (tratto Alinari-via Santa Caterina da Siena – esclusa), via Santa Caterina Da Siena (esclusa). Prevista anche l’istituzione di un senso unico in viale Poggi con direzione da via dei Bastioni a viale Galilei.

CHI PUO’ PASSARE. Potranno circolare i veicoli che rientrano in una serie di categorie elencate dal provvedimento. Quindi: ciclomotori e motocicli; mezzi elettrici e biciclette; i bus di linea, taxi, veicoli da noleggio con conducente; veicoli con a bordo almeno una persona di età superiore ai 65 anni residente in ztl utilizzando soltanto gli accessi non controllati da porte telematiche; veicoli delle forze di polizia, di soccorso, quelli del Quadrifoglio, dei servizi postali e delle forze armate; veicoli di proprietà del Comune (inferiori ai 35 quintali); mezzi di Enel, Toscana Energia, Publiacqua e gestori nazionali di telefonia per i soli interventi di emergenza; veicoli di proprietà dei residenti al di fuori della provincia di Firenze che hanno necessità di recarsi presso alberghi, pensioni ed altre strutture ricettive o autorimesse commerciali presenti all’interno della zona interdetta; veicoli dei medici per visite domiciliari di emergenza; veicoli di enti e/o privati provvisti di autorimessa o comunque di aree private poste all’interno della zona vietata; veicoli dei residenti all’interno della ztl; veicoli degli istituti di vigilanza privata per servizio in sedi interne alla ztl; mezzi a servizio delle persone portatrici di handicap con apposito contrassegno; veicoli muniti di permesso stampa con a bordo giornalisti muniti di tessera per i soli servizi di cronaca; veicoli intestati ad attività artigianali e non con contrassegno arancione previa autocertificazione dell’urgenza, il luogo, l’orario, l’intestatario e l’entità dell’intervento; i veicoli in possesso del contrassegno per la zona sosta notturna; infine i mezzi presenti all’interno della ztl e che debbano uscire dalla zona a traffico limitato.

ZTL RISTRETTA. Negli stessi giorni e orari scatterà anche un provvedimento più rigido in un’area più circoscritta, definita “area ristretta”. Si tratta anche in questo caso di un divieto di transito, con un numero limitato di deroghe, che riguarderà l’area compresa nel perimetro compreso tra lungarno delle Grazie, piazza Cavalleggeri, via Tripoli, via delle Casine, via Ghibellina, viale Giovine Italia, via dell’Agnolo, via Santa Verdiana, piazza Ghiberti, via Mino, via dei Macci, via del Verrocchio, via della Mattonaia, Borgo la Croce (inclusa), piazza Sant’Ambrogio (inclusa), via dei Pilastri, via degli Alfani (tratto via della Pergola-via dei Servi), via Alfani (tratto via dei Servi-via Cavour – inclusa), via Guelfa (tratto via Cavour-via dei Ginori – inclusa), via Guelfa (via san Gallo-via di Sant’Orsola), via di Sant’Orsola, via Taddea, via Rosina, piazza del Mercato Centrale, via Panicale, via Chiara, via Nazionale, largo Fratelli Alinari, piazza Stazione, via Santa Caterina da Siena, via della Scala, piazza Santa Maria Novella (direttrice di collegamento tra via della Scala e via dei Fossi), via dei Fossi, piazza Ottaviani, piazza Goldoni, lungarno Corsini, lungarno Acciaiuoli (incluso), lungarno Archibusieri (incluso), lungarno De Medici (incluso), lungarno Diaz (incluso). Qui potranno circolare solo i veicoli delle forze di polizia, di soccorso, quelli del Quadrifoglio, dei servizi postali e delle forze armate; i bus di linea, taxi, veicoli da noleggio con conducente; i mezzi elettrici e le biciclette; i veicoli dei frontisti nella zona inclusa nel perimetro; i mezzi dei medici per visite domiciliari di urgenza secondo il percorso più breve; i veicoli muniti di permesso stampa con a bordo giornalisti muniti di tessera per i soli servizi di cronaca; i mezzi a servizio delle persone portatrici di handicap con apposito contrassegno.

PER L’OSPEDALE. I veicoli diretti all’ospedale di Santa Maria Nuova potranno utilizzare l’itinerario via Alfieri-via Giusti-Borgo Pinti-via Laura-via della Pergola-via Sant’Egidio-via Bufalini-via dei Servi-via del Castellaccio-piazza Brunelleschi (parcheggio). Per l’uscita seguire le indicazioni in loco.

E il Maggio Musicale suona per il Papa

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Il Maggio Musicale Fiorentino per il Santo Padre.

L’INVITO. E’ una giornata importante per il Maggio Musicale Fiorentino qualle di oggi: oltre a ricevere la visita ufficiale del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano questa sera, giovedì 12 maggio, in occasione dell’ultima rappresentazione di Aida di Giuseppe Verdi (titolo inaugurale del 74° Festival del Maggio Musicale Fiorentino), il Teatro del Maggio è stato invitato nel 2012 a suonare in occasione del concerto che il Quirinale abitualmente organizza per il Santo Padre.

“FORTE SEGNALE”. “Si tratta di un forte segnale, che contraddistingue ancora una volta l’eccellenza artistica del Maggio Musicale Fiorentino – afferma il Sovrintendente Francesca Colombo – che ci onora una volta di più, nel nome di Firenze e della musica”.

Gioconda, trovata una cripta. Anzi due / VIDEO

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Dal suolo dell’ex convento di Sant’Orsola spuntano fuori due cripte: una delle due potrebbe contenere i resti della “vera” Gioconda, Lisa Gherardini.

SCAVI. La caccia alla tomba di Monna Lisa si è aperta ufficialmente ieri, con l’inizio degli scavi nel sottosuolo di una delle due chiese interne al complesso di Sant’Orsola, dove si presuppone che sia stata sepolta Lisa Gherardini. Oggi la prima risposta positiva: non solo una è emersa la cripta che i ricercatori si aspettavano, ma ne sono spuntate ben due. E una potrebbe contenere i resti della modella di Leonardo da Vinci.

IPOTESI. Almeno questa è l’ipotesi su cui sta lavorando il Comitato nazionale per la valorizzazione dei beni storici, culturali e ambientali, coordinato dalla Soprintendenza ai Beni culturali. Se i resti di Monna Lisa verranno rinvenuti si passerà all’identificazione per mezzo del Dna (che sarà confrontato con quello dei figli). Il passaggio successivo sarà quello della ricostruzione facciale, per conoscere il vero sorriso di Lisa Gherardini.

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Germania-Firenze in bici, le prime tre tappe: da Erfurt a Ebersbach an der Fills

Dalla Germania a Firenze in bicicletta, in ”concomitanza” con il Giro d’Italia: Il Reporter.it segue in diretta l’impresa di due fiorentini, Michele Mastrosimone e Lorenzo Passagnoli. Ecco il resoconto delle prime tre tappe.

Prima tappa, Erfurt – Sulzdorf an der Lederhecke

DST: 127.91
TM: 6h 23m 50s
MED: 20
MAX: 64.4
Dislivello salita: 1403m – Altitudine MAX: 870m
Pend. MED: 4% – Pend.MAX: 10%
Dislivello dicesa: 1256m

La tappa è stata più dura e complicata del previsto. La prima parte è andata molto bene, se non per il fatto che io accusavo mal di testa, limitandomi nella prestazione che era già impegnativa più del previsto. Dopo pranzo abbiamo fatto una sosta in modo che potessi riposare e recuperare energie.
Una volta ripartiti il  mal di testa per fortuna era sparito, ciò nonostante la tappa si è rivelata più dura di quanto pensassi. Il percorso era molto collinoso, con pendenze fino al 10%, rallentandoci di non poco nella marcia. Inoltre dopo Hildburghausen abbiamo trovato una deviazione e la segnaletica era scarsa, di fatto siamo stati obbligati a cambiare percorso rispetto al piano originale. Ci siamo poi riallacciati, ma era troppo tardi per continuare. Chiedendo informazioni per la strada, la gente non solo si prestava ben volentieri, ma era molto disponibile e precisa con le indicazioni. Siamo arrivati così alla ridente cittadina di Sulzdorf, in Bavaria, dove la gente del posto è stata così gentile da indicarci e accompagnarci in un posto dove era possibile pernottare con la tenda nei pressi di uno splendido lago. Le nostre condizioni sono buone, molto stanchi, ma non sfiniti. Abbiamo un manco di 14 km rispetto alla tappa prestabilita. Cercheremo di recuperare lo svantaggio domani facendo una tappa da 150.

Seconda tappa: Sulzdorf an der Lederhecke – Crailsheim

DST: 172.80 Km
TM: 9h 2m
MED: 19
MAX: 56.8
Dislivello salita: 1629m – Altitudine MAX: 421m
Pend. MED: 3% – Pend.MAX: 10%
Dislivello discesa: 1560m

Anche la seconda tappa è stata più lunga del previsto, dei 135 programmati, ne abbiamo fatti oltre 160. Bisognerebbe dire a quelli di google maps di rifare i calcoli. Per fortuna non c’erano grandi montagne, anche se il dislivello è maggiore rispetto a ieri, ma distribuito su più chilometri.
Il tempo era ottimo, anche troppo. Il termometro segnalava ben 40° sulle nostre spalle (non all’ombra).
 Abbiamo visitato la cittadina medievale di Rothenburg ob der Tauber, una sorta di Monteriggioni o San Gimignano alla tedesca (http://it.wikipedia.org/wiki/Rothenburg_ob_der_Tauber).
 Abbiamo passato quindi dal Bayern e infine al Baden Württenberg.
 Siccome sapevamo che avrebbe piovuto, abbiamo optato per pernottare in una Gasthaus (una sorta di ostello), purtroppo per noi le camere erano tutte piene (in piena settimana). Abbiamo chiesto e tutti ci dicevano che 2/6 km più avanti ce n’era una aperta. Alla fine di km ce ne siamo fatti un’altra ventina pedalando fino alle 21:30 di sera. In compenso la possibilità di fare una doccia calda ha ripagato appieno la fatica di 170 km.

Terza tappa, Crailsheim-Ebersbach an der Fills

DST: 89.23Km
TM: 4h 44m
MED: 18.8
MAX: 62
Dislivello: 1164m – Alt.Max: 477m
Pend.MED: 3%, Pend.MAX: 10%
Dislivello discesa: 1270m

Il tempo oggi ce l’ha mandata relativamente buona. Ci siam svegliati che pioveva a dirotto, ma il tempo di fare colazione ed aveva già smesso e iniziato ad asciugare. Meno magnanimo è stato il percorso. Immaginavamo fosse più pianeggiante e invece abbiamo fatto un discreto dislivello anche oggi. E comunque non ce la siamo scampati completamente dalla pioggia. A metà percorso ha iniziato a  diluviare rendendo la tappa ulteriormente complicata.
 Anche oggi la tappa si è “allungata”, ma di “soli” 10 km. In compenso abbiamo ricevuto un bagno e un pasto caldo presso la casa dei genitori della mia ragazza dove, ovviamente, pernotteremo anche.
Domani ci aspetterebbe una tappa di 160 km, ma stiamo vagliando la possibilità di accorciarla visto che le distanze di google maps tendono ad allungare, in maniera direttamente proporzionale a quanto è lunga una tappa, inoltre. 
Comunque la forma fisica va bene e il morale è alto. Proseguiamo avanti!

Ritorno a Terra Futura: Firenze diventa ”sostenibile” per tre giorni

Torna a Firenze Terra Futura, la grande mostra-convegno su sostenibilità e cooperazione, con qualche novità: debutta quest’anno l’iniziativa Lingua Futura e si rinnova l’impegno alla tutela dei ‘beni comuni’.

IMPARARE LA SOSTENIBILITA’. La manifestazione, che mette al centro le tematiche e le ‘buone pratiche’ della sostenibilità sociale, economica e ambientale, si svolgerà alla Fortezza da Basso dal 20 al 22 maggio, con un’area espositiva ancora più ampia dell’anno scorso, convegni, seminari, workshop; e ancora laboratori e momenti di animazione e spettacolo.

I TEMI. Si parlerà del fallimento della finanza irresponsabile lontana dall’economia reale, dell’emergenza legalità, della ‘primavera araba’ attraverso testimonianze dal Nord Africa, ma anche della privatizzazione dell’acqua, bene comune per eccellenza. ‘Fra crescita illimitata e decrescita, esiste una terza via basata sulla tutela dei beni comuni’, è lo slogan.

LINGUA FUTURA. Novità di quest’anno è l’iniziativa Lingua Futura, promossa da Terra Futura e Associazione Leggere i Diritti in collaborazione con Salone del Libro di Torino per creare uno spazio all’interno di Terra Futura capace di offrire al pubblico una varietà di scrittori che si confrontano su culture e scritture diverse. Si rivolge anche al mondo della scuola, coinvolgendo studenti delle scuole toscane in attività di promozione di letture con forte valenza sociale che culmineranno nell’incontro con autori migranti nell’ambito di Terra Futura.

I DATI DEL SUCCESSO. Numerosi e importanti i consensi raccolti negli anni. Oltre 92.000 i visitatori dell’edizione 2010, 600 le aree espositive con più di 5.000 enti rappresentati; 250 animazioni, 280 gli eventi culturali in calendario e 1.000 i relatori presenti, fra esperti e testimoni di vari ambiti di livello internazionale.

Un mondo di mercati in un quartiere. E spuntano gli “artigiani ambulanti”

Quando si parla di mercati, la città di Firenze “fiorisce”. Mercati domenicali, del martedì, del giovedì, mensili, annuali. Quelli che chiudono alle 13 e fino alla mattina del giorno dopo non li rivedi, quelli che stanno aperti fino a metà pomeriggio, che se passi dopo l’ora di pranzo ancora non hanno cominciato a smontare il banco. Firenze ne è piena, insomma, e il quartiere 5 non fa eccezione. Alcuni mercati sono un appuntamento fisso del mattino: quello di piazza Dalmazia, dove i banchi sono gli stessi dal lunedì al sabato, quello di via del Giardino della Bizzaria a Novoli, dove ogni giorno si trovano venditori diversi.

“Se qualcosa non va bene torni giovedì prossimo”, questa è la formula per il cambio dei vestiti, dei casalinghi o delle borse. Perché l’appuntamento settimanale, quello sì che non può cambiare, “che ci sono dei clienti che vengono apposta per ritrovarci di settimana in settimana”, racconta Roberto, che ha un banco di maglieria. Ci sono poi i grandi mercati occasionali, come quello di via Doni, davanti ai balconi della nuova casa dello studente. Sono i mercati di Natale, della festa di primavera, dell’inizio dell’estate. Sono queste le occasioni in cui vengono allo scoperto gli “artigiani ambulanti”, persone di tutte le età che hanno piccoli laboratori nelle proprie case e nessuna occasione di mostrare e vendere i propri oggetti. C’è la signora che incolla etichette di alimenti per farne tovagliette da ristorante, la famiglia che modella fili d’acciaio per creare piccoli gioielli di bigiotteria, l’artista che riproduce illustrazioni di Klimt su tavole di legno e così via. Cura e attenzione al dettaglio, la loro attività sembra davvero professionale e degna di essere esposta nelle vetrine dei negozi. Eppure nessuno di loro – per scelta o per impossibilità – mette in mostra la propria arte.

Tutti questi “artigiani ambulanti” erano presenti anche alla grande festa di carnevale che si è tenuta qualche tempo fa a Novoli, quando le strade chiuse al traffico si sono trasformate in una sfilata di carri per grandi e piccini. Ai lati c’erano loro, con le loro creazioni in bella mostra. E non si tira certo indietro la realtà dell’usato, con i banchi che mostrano oggetti antichi, insieme al valore che veniva dato a ciascuna cosa. Il pentolino del latte, il servito buono, la macchinetta del caffè, il telefono: in un mondo che butta via tutto, il fascino dell’antico e dell’usato è tornato a farsi sentire. Ma non tutto l’usato proviene dal baule della casa dei nonni: spesso si tratta di merce di pochi anni fa, ma in tempi di crisi è una necessità per chi vuol cambiare un po’ la propria casa ma non è disposto a spendere troppo. La realtà più grande e affermata del quartiere in termini di usato è il mercato di San Donato, che si trova nell’omonima via al numero 44. Il mercato è radicato nel quartiere dal ‘95, quando venne aperta l’attività di conto vendita. Spiega Adriano Palitta, uno dei gestori dell’attività: “Prima le signore organizzavano piccoli baratti tra gli oggetti delle proprie case, noi ci siamo sostituiti a questa attività. Il quartiere ci conosce da anni e nuovi clienti arrivano grazie al passaparola”. Nel grande spazio di San Donato si trova di tutto un po’: mobili, sedie, quadri, 45 giri, televisori, casalinghi, vestiti demodé, libri e fumetti. Tutto insieme, ma accuratamente suddiviso in settori: non un solo mercatino, ma tanti mercatini l’uno accanto all’altro. Da qui la scelta del nome: “Mercatinos”.