martedì, 15 Luglio 2025
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”Vandalismo e sporcizia, ora basta”

Non ce la fanno più i residenti dell’Isolotto a vedere il proprio quartiere “allo sbando”. Negli ultimi mesi, infatti, il quartiere 4 è stato scenario di atti di vandalismo e inciviltà, tra motorini distrutti e abbandonati ai bordi dei marciapiedi fino ad arrivare all’immondizia lasciata nei giardini. È ormai “famoso” il caso del motorino abbandonato per più di un mese in via Modigliani. Dopo essere stato distrutto piano piano, partendo dalla sella, è rimasto soltanto lo scheletro dello scooter, lasciato sul ciglio della strada.

MOTORINI. Diversa sorte era capitata al ciclomotore che l’ha preceduto, sempre in via Modigliani, che era stato letteralmente “sventrato” per poi venire depositato accanto ai cassonetti e finalmente rimosso dopo qualche giorno. “La cosa che mi lascia allibita è che la carcassa del motorino sia ancora lì, ferma da molte settimane”, commenta una signora residente proprio in via Modigliani. Un’altra zona che sembra essere stata lasciata ultimamente un po’ allo sbaraglio è il giardino dietro il supermercato dell’Argingrosso, spesso ricoperto di cartacce, giornali e bottiglie vuote. Non solo, sul prato si trovano regolarmente anche ossi e residui di cibo, segno che ci sono persone che, dopo aver bivaccato sulle panchine del giardino, buttano tutti gli avanzi per terra, ignorando i cestini dell’immondizia presenti. La situazione è abbastanza critica anche dove sono posizionati i cassonetti. “Capita di trovare dei sacchetti al di fuori dei cassonetti stessi – dice un signore – anche quando non sono pieni, quindi non se ne capisce il motivo”.

ABBANDONI. Non solo, vicino a queste aree vengono spesso lasciati gli oggetti più impensati, da materassi a schermi di computer o persino ante di armadi. “Alcune volte mi è addirittura successo di esser venuta a buttare l’immondizia e trovare dei sanitari lasciati accanto ai cassonetti”, racconta sorridendo (ma non troppo) una ragazza. Senza contare che il Quadrifoglio svolge appositamente un servizio di ritiro per i rifiuti ingombranti dietro prenotazione telefonica, come si può leggere direttamente sul sito internet dell’azienda. Questi, ovviamente, sono casi estremi di inciviltà, da cui però ultimamente il quartiere 4 è stato purtroppo interessato più volte.

PULIZIA. Nella zona, inoltre, molti cittadini si lamentano per la pulizia delle strade. “In alcune vie del quartiere avviene solo una volta al mese, a seconda delle zone – afferma un pensionato – in alcune il primo lunedì del mese, in altre il terzo sabato. In altri quartieri il lavaggio c’è una volta a settimana, l’Isolotto è di fatto una delle zone di Firenze meno pulite, dove il lavaggio delle strade viene effettuato meno, non mi sembra giusto”. Così, capita di trovare continuamente cartacce ai margini dei marciapiedi, assicurano molti residenti della zona. Addirittura – aggiungono altri abitanti – in viale Canova sono stati lasciati alcuni sacchetti dell’immondizia attaccati a una rete che separa il marciapiede dall’autolavaggio presente. “Parlare di degrado all’Isolotto forse è esagerato, soprattutto visto il passato di questo quartiere, che inizialmente veniva considerato il ‘Bronx’ di Firenze, ma si può dire che almeno in parte la cattiva educazione di molte persone ha peggiorato la vivibilità nella zona – conclude una giovane cittadina residente nella circoscizione – con poche attenzioni in più e una buona dose di educazione l’Isolotto potrebbe tornare a essere abitabile come lo è sempre stato negli ultimi anni”.

Regole e consigli per un quartiere migliore

Rispettare e avere cura degli spazi pubblici è un diritto-dovere di ogni cittadino, perché l’ambiente che ci circonda è anche, e soprattutto, di tutti noi, gli abitanti. Concetto semplice, quanto (spesso) disatteso: basta infatti guardare allo stato di incuria in cui versano alcune strade, piazze, facciate, marciapiedi e via dicendo. Quando si parla di decoro urbano, insomma, niente è scontato, e forse è il caso di ricordare alcuni principi elementari in tema di rispetto ambientale.

L’INIZIATIVA. Principi che s’imparano a scuola, ma che poi qualcuno inevitabilmente si scorda. Da queste considerazioni e dall’esigenza di sensibilizzare sempre più la cittadinanza sul tema nasce la “Carta del decoro urbano” del Quartiere 3. Un libretto realizzato con la collaborazione di alcuni cittadini volontari, che contiene norme e consigli per contribuire a rendere più vivibile e bello il quartiere e, più in generale, l’intera città. “È una sorta di memorandum, suddiviso per argomenti, su chi-fa-cosa in tema di decoro urbano – spiega Liliana Fusi, presidente della commissione del Quartiere 3 che ha curato la redazione della Carta – si parla di vandalismo grafico, abbandono di rifiuti ingombranti, abusivismo pubblicitario, deiezioni canine, danneggiamento di aree verdi e così via, spiegando brevemente cosa prevede la norma e a chi bisogna rivolgersi per informazioni, segnalazioni e interventi”. Punto di partenza è la convinzione che un territorio ordinato e non degradato sia anche un territorio sicuro. La Carta vuol quindi essere qualcosa di più di un mero veicolo di conoscenza, configurandosi piuttosto come uno strumento di prevenzione, attraverso la diffusione di regole basilari per la cura e il rispetto degli spazi comuni. Già, perché il tema del decoro urbano va di pari passo con quello della sicurezza, secondo una banale quanto infallibile equazione: più decoro uguale meno insicurezza.

SICUREZZA. E del binomio decoro-sicurezza si è parlato proprio in occasione della presentazione della Carta, avvenuta lo scorso 18 marzo a Villa Bandini: “A livello europeo esiste una normativa che si chiama ‘prevenzione del crimine attraverso l’urbanistica’ – dice il procuratore nazionale antimafia, nonché consigliere speciale del sindaco per la sicurezza, Piero Luigi Vigna, intervenuto al dibattito – dovremmo iniziare a valutare i nostri progetti non solo per l’impatto ambientale, ma anche per l’impatto sulla sicurezza. Quartieri come Scampia a Napoli o lo Zen di Palermo sono un chiaro esempio di come l’architettura abbia favorito il crimine. Mi complimento con iniziative come questa della Carta perché, attraverso un linguaggio semplice, quello della raffigurazione, vanno dritte al cuore della questione: l’ambiente, lo spazio pubblico deve essere ‘cosa nostra’. Il disinteresse – continua – è contrario al decoro. D’altronde, qual è il primo biglietto da visita di una città? Come questa si presenta, ovviamente. E se si presenta male, pensiamo ad alcune strade anche del salotto buono di Firenze, questo biglietto da visita viene strappato…”. Ogni cittadino è insomma chiamato a prestare attenzione a ciò che è di tutti, ma anche suo, e la Carta è un valido supporto per accrescere la propria consapevolezza. Una strada sporca o un parco abbandonato, oltre a denotare degrado, hanno infatti anche un indice di pericolosità più elevato rispetto a luoghi puliti e curati. Infine, l’attenzione per gli spazi pubblici è un significativo segnale dell’orgoglio di appartenenza alla propria comunità, e un valore aggiunto per la capacità di attrarre interesse e investimenti.

Primavera, “assalto” a piazza D’Azeglio

È uno dei pochi angoli verdi presenti all’interno del centro storico, dotato di uno spazio giochi per bambini e di un campo da calcio per chi, un po’ più grandicello, si diletta col pallone con gli amici: sorta nel 1865 sfruttando gli Orti della Mattonaia e chiusa da una cancellata fino al primo dopoguerra, piazza D’Azeglio, non c’è che dire, è sempre piuttosto frequentata, a tutte le ore del giorno.

PROBLEMI. Ma nei “giardini” del quartiere 1 i problemi non mancano e le lamentele degli habitué sono sempre le solite: le condizioni dei giochi, un’area per i bambini  un po’ piccola e quindi affollata, la talvolta difficile convivenza con chi invece è solito portare qui a passeggio il proprio amico a quattro zampe. Se per le nonne che questa piazza la conoscono bene, e l’hanno vista mutare nel tempo, “ci sono stati dei grossi miglioramenti”, come assicurano, le mamme più giovani non esitano a fare alcune rimostranze. “Le altalene sono rotte da quest’estate: è un problema, visto che i giochi sono quelli che sono”, fa presente Daniela. E un’altra mamma, Raffaella, aggiunge: “Anche lo scivolo grande è chiuso da tempo, finisce così che i bambini più grandi invadono i giochi dei più piccini e diventa una situazione un po’ problematica”.

L’ASSALTO. Lo spazio giochi diventa talvolta piuttosto affollato, soprattutto nelle ore pomeridiane, quando i bambini escono a godersi il sole primaverile. E proprio per le potenzialità della piazza, da sfruttare quando le condizioni meteorologiche migliorano e tutti passano volentieri del tempo all’aperto, ai frequentatori piacerebbe trovarvi gazebi, panchine, tavoli o quant’altro possa arricchirla a livello di arredo urbano. Altro dato fastidioso che emerge confrontandosi con chi viene qui abitualmente è la pulizia, che spesso – sostengono in molti – lascia a desiderare. “Questa piazza è un’area preziosa, con altalene, campo da calcio e spazio per correre, va bene per grandi e piccini, ma si potrebbe migliorare: si era parlato di eliminare le aiuole e sostituire l’asfalto con la ghiaia, una soluzione che però creerebbe problemi a chi va sui pattini o in bicicletta – sottolineano Silke Kurt e Francesca Intonti, che abitano nei dintorni e portano qui i loro figli a giocare – e con i cani a passeggio che spesso lasciano potete immaginare cosa,  a volte è un problema lasciar correre i bimbi, costretti a fare un vero slalom”.

CANI. Certo è che neanche i proprietari dei cani devono aver vita facile in questa zona: più volte, infatti, hanno sollevato la questione della mancanza di un’apposita area riservata a loro, che eviterebbe spiacevoli inconvenienti e dissapori con genitori e piccoli frequentatori della piazza. La soluzione proposta dall’amministrazione taglia, come si suol dire, “la testa al toro”, proponendo una decisa alternativa a lavori di riqualificazione in questo senso: secondo la Direzione ambiente del Comune l’area cani della zona è stata individuata nel vicino piazzale Donatello, escludendo come spazio deputato piazza D’Azeglio, da considerarsi quindi ad appannaggio di bambini, genitori e sportivi. Dall’appuntamento dedicato a questo spazio durante le assemblee dei cento luoghi dello scorso settembre era emerso anche il problema delle auto in sosta che circondano il giardino e che, secondo molti, lo “soffocano”: soluzione richiesta era stata la costruzione di un parcheggio sotterraneo sullo stile di quello realizzato in piazza Savonarola, con lo scopo di evitare un’ulteriore bruttura per un’area da salvaguardare. Ma è rimasta una proposta e per ora non si parla di lavori di questo tipo.

Il giro del mondo senza alzarsi da tavola

Il giro del mondo senza alzarsi da tavola

Dall’Estremo Oriente al Continente Nero nel giro di due strade. Scordatevi dispendiosi voli aerei, ferie programmate o tantomeno i famosi 80 giorni: per fare il giro del mondo basta attraversare la strada. E sedersi a una buona tavola. In principio fu il popolo cinese a esportare involtini primavera e riso alla cantonese sui nostri menu, poi arrivarono i ristoranti indiani e, a ruota, gli enormi spiedi fumanti dei kebabbari. E se gli anni 2000 hanno portato alla ribalta il cibo giapponese (rimbalzato tra ristoranti ultrafashion, aperitivi low cost e infine pranzi a buffet e prezzo fisso), adesso anche i rotolini ripieni di riso sono più che inflazionati. E torna di moda la cucina euro-mediterranea. Sulla via della seta, si possono comunque continuare ad assaggiare piatti e bevande orientaleggianti, ma senza esagerare: ad esempio servendosi un tè in via degli Alfani, immersi in un’atmosfera da Mille e una notte, o gustandosi un piatto ebraico al ristorante Kosher poco distante.

Senza allontanarsi troppo sulla mappa del mondo e della città, in zona Santa Croce è possibile concedersi una sosta molto speziata tra i cedri libanesi. Po- che strade più in là le specialità toscane incontrano quel- le giapponesi, nel giro dello stesso pasto. A ben guardare l’Africa non è così lontana. Sempre in zona via Ghibellina, ci si può sedere sulle rive del Mediterraneo e ordinare un antipasto maghrebino, una paella spagnola e un dolce greco. Cucina marocchina contagiata da quella francese e viceversa anche al vicino Sésame, mentre il Corno d’Africa ha trovato una nuova casa in piazza San Jacopino. E guai a saltare il rito del caffè a fine pasto. Il cous cous la fa da padrone anche a Rifredi, in salsa algerina, però.

Per i palati più “timorosi” è sempre possibile restarsene nel Vecchio Continente. E ripiegare su una semplice insalata greca o su una più impegnativa moussaka, in uno dei due ristoranti ellenici fiorentini. Se invece avete voglia di crauti, wurstel e stinco di maiale, non vi resta che dirottare sulla cucina tedesca del Parterre, dove i piatti si accompagnano ciascuno a una birra differente (da gustare, volendo, anche nel risotto). Paella, sangria e polpo alla gallega, invece, in via Ghibellina o alle Piagge, rigorosamente serviti con sangria. Per mangiare le polpette svedesi, il viaggio, si sa, è un po’ più lungo: almeno fino all’Ikea dell’Osmannoro. Il Sudamerica, invece, è sbarcato da tempo nel centro storico cittadino: i peperoncini più piccanti del Messico si trovano accanto al Teatro Verdi, mentre la famosa carne argentina si mangia nell’ormai multietnica via Ghibellina. New entry nella classifica degli stranieri più gustati, la rosticceria peruviana in Borgo Ognissanti. Riso, banane e patate fanno da base quasi a ogni piatto, letto per carne, pesce o verdure, purché in gran quantità. Già, perché se c’è una cosa che i ristoratori stranieri, da qualsiasi angolo del mondo venga- no, hanno capito dei fiorentini, è che amano le porzioni abbandonanti. E preferibilmente un conto poco salato.

 

Tu vò mangià americano? Ora si può

Chi l’ha detto che nella città del giglio si mangia solo ribollita, lampredotto e rosticciana innaffiata con del buon Chianti? E chi l’ha detto che se si va alla ricerca di cibi esotici si vuole solo thai, giapponese, cinese o indiano? Da qualche tempo a questa parte anche la cucina made in Usa fa la parte del leone, e vede spuntare qua e là diversi locali dove è possibile mangiare cibi ben fatti alla maniera dei cugini d’oltreoceano. E chi pensa che siano fatti su misura per i tanti statunitensi che si affacciano dalle nostre parti si sbaglia di grosso, perché a frequentarli sono molti fiorentini, attratti dal food… fast ma non troppo.

Un esempio su tutti è quello di Sugar and Spice (via dei Servi 43 e borgo La Croce 15r), pasticceria americana messa in piedi già da diversi anni da una signora originaria di New York, che oltre a preparare dei cheesecake divini e dei bagels altrettanto saporiti per la pausa pranzo conserva intatto il suo slang arrivato dritto dritto dalla Grande Mela, che la fa sembrare agli occhi degli avventori ancora più simpatica. Altro posto imperdibile per gli amanti del genere è Mama’s backery (via della Chiesa 24r), nato dalla fantasia di Matt Reinecke, ex broker che, insieme a sua moglie Cristina (lei fiorentina doc), un bel giorno ha deciso di mollare Milano, la Borsa e gli affari per dedicarsi a quello che più di ogni altra cosa ama fare, il pane. “Avevo cominciato a preparare bagels in casa per la famiglia – spiega Matt – poi ho deciso che era arrivato il momento di lasciare spazio in Borsa alle nuove generazioni, e così sono tornato a Firenze, città d’origine di mia moglie, e insieme abbiamo aperto questo negozio”. Un piccolo angolo di paradiso, Mama’s backery, con tanto di giardino per passare un’oretta all’aria aperta nelle belle giornate e con tavolini che invitano a nozze gli studenti, che non aspettano altro che andare ad aprire i loro libri in compagnia di un amico, un caffè – rigorosamente lungo – e uno stuzzichi- no fatto bene.

Altro posto da segnare in agenda è Lungarno 23 (al civico 23 di lungarno Torrigiani), locale fiorentino al 100% ma specializzato nella preparazione di hamburger fatti solo con carne chianina. Il classico panino mordi e fuggi viene servito con ingredienti ricercati come formaggi particolari, salse made in Tuscany e accompagnato rigorosamente da un ottimo vino rosso. Un hamburger rivisitato e arricchito con pane tostato, pomodorini freschi e una spolverata di pepe nero lo si trova al Nacchero (piazza Gavinana 4r), ma è meglio chiedere prima di andare a colpo sicuro, perché non tutti i giorni viene inserito nel menù. Se poi si vuole andare sul sicuro, in borgo San Jacopo (al 21r) c’è Ringo, american bar storico dove le porzioni sono abbondanti e i prezzi… direttamente proporzionali.

 

Nel cuore del Chianti, dove spopola l’hamburger low cost del Cecchini

Basta mescolare della buona carne, un po’ di contorni fatti bene, una spruzzata di vino e l’ottima fama del padrone di casa, che non guasta mai. È questo il segreto di Dario +, fast food in salsa toscana di proprietà di uno dei re della ciccia di casa nostra, Dario Cecchini, di stanza a Panzano in Chianti, frazione di Greve, famoso in tutta la penisola perché avvezzo a declamare versi della Divina Commedia mentre prepara divini piatti a base di chianina. Ed è proprio lì che il macellaio, che si vanta di fare questo mestiere da oltre trent’anni e di essere ancora alla ricerca del taglio e del gusto perfetto, accoglie gli avventori nel suo ristorante suddiviso in settori diversi, uno dei quali – che si chiama proprio Dario + – dedicato all’hamburger.

Ma perché mai bisogna arrivare fino a Panzano per mangiare un hamburger quando ce ne sono di tante qualità sulla piazza fiorentina? Il motivo è semplice. Innanzitutto perché con la primavera che avanza è piacevole fare una gita fuori porta attraversando le colline che accompagnano fino al versante più a sud del Chianti, e poi perché il buon Cecchini, per la modica somma di 10 euro, porta sulla tavola un medaglione di carne, pane in abbondanza, patate al forno, un secondo contorno di carne e poi salse in quantità e acqua a fiumi. Volendo, se si preferisce, ci si può portare anche il vino da casa, in alternativa Dario offre nettari del posto a prezzi altrettanto popolari. Insomma, la mangiata vale il prezzo del biglietto, e con la stessa cifra che si spenderebbe se si andasse a pranzare (perché Dario + è aperto solo a pranzo, dal lunedì al sabato e non accetta prenotazioni) in una delle popolari catene di fast food disseminate nei cinque continenti. Assaggiare per credere!

Il canile di Ugnano apre a fine maggio

Il canile di Ugnano aprirà a fine maggio. Con sorpresa

Sono settanta, hanno una coda, due orecchie e quattro zampe ciascuno. E si preparano a fare il loro ingresso nel nuovo canile comunale “Parco de- gli animali” a Ugnano. Tra gli ultimi giorni di maggio e i primi di giugno la struttura aprirà in- fatti i battenti, dopo un anno e mezzo di lavori e un investimento complessivo di oltre 4 milioni di euro. Ma c’è di più: a gestire il nuovo canile comunale saranno due cooperative di tipo B, ovvero realtà che si occupano degli inserimenti lavorativi di persone svantaggiate.

Si tratta delle cooperative Archimede e Samarcanda, e a occuparsi del nuovo canile saranno persone provenienti dal circuito carcerario (in semilibertà o affidate ai servizi sociali), persone con dipendenze lasciate alle spalle e disabili. “Ci sembra una bella operazione, un modo nuovo di valorizzare il sociale – spiega l’assessore comunale Stefania Saccardi – gli operatori di entrambe le cooperative hanno avuto un periodo di formazione e siamo pronti a cominciare”. E così i settanta cani sotto la tutela del Comune di Firenze che attualmente sono ospitati da un canile convenzionato di Arezzo si preparano a “rimpatriare” nella nuova struttura. Ad attenderli c’è un’area di due ettari che arriva dopo qualche polemica e un progetto diviso in due lotti. Il primo ha riguardato la costruzione di 30 box e delle cosiddette “aree di sgambamento”, quelle cioè dove i quattrozampe possono correre liberamente. Questa prima parte di lavori ha riguardato anche la costruzione di uffici, servizi, cucine e infermeria, oltre al tracciato per garantire la viabilità interna e d’accesso, gli impianti di illuminazione, quelli fognari, i parcheggi e tutti gli allacci di acqua, gas e le barriere fonoassorbenti.

La seconda “mandata” di lavori ha invece visto la realizzazione di altri 24 box per i cani e delle relative “aree da corsa”. A tutto questo si aggiunge il nucleo per i servizi (che si trova al centro, tra la struttura costruita per prima e quella arrivata con il secondo lotto) che comprende una lavanderia, un magazzino, un locale per la preparazione delle pappe e una dispensa. Le “casette” per i cani sono state realizzate utilizzando prefabbricati a elevato potere di coibentazione (e cioè in grado di isolare gli animali dal caldo e dal freddo eccessivi) e attrezzate con un sistema di riscalda- mento. I pavimenti invece sono stati realizzati in quarzo, studiato per evitare di danneggiare i polpastrelli dei cani e per garantire le condizioni igieniche migliori. E, per completare il tutto, sono stati installati alcuni pannelli fonoassorbenti per ridurre l’inquinamento acustico a tu- tela degli abitanti vicini. Quindi, a quanto pare, mancano solo loro, quei settanta quattrozampe che si spera che a Ugnano possano essere solo di passaggio. In attesa di una casa vera.

 

Ma c’è ancora un esercito in attesa di un padrone

C’è purtroppo un “esercito” di animali (cani, gatti, ma anche roditori e uc- cellini) in cerca di casa. È un esercito sfortunato, inutile dirlo, fatto di occhioni che ti guardano da dietro una rete e di punti interrogativi enormi che sembrano spuntare da quelle pupille speranzose. Per fortuna anche a Firenze c’è una fittissima rete di associazioni che si occupa di aiutare i quattrozampe disagiati. L’Unione Amici del Cane e del Gatto è una delle più conosciute, salita alla ribalta negli anni anche per le vicende legate al canile del Termine che l’associazione gestisce.

Senza entrare nel merito della querelle, oggi ci sono cose di cui gli ospiti della struttura (circa duecento cani e una trentina di gatti) hanno molto bisogno. Croccantini, ad esempio. Ma anche la disponibilità di stalli temporanei per mici e cagnolini, al chiuso o all’aperto. E persone pronte a occuparsi, a turno, delle cure mediche degli animali. L’Unione ha la sua nuova sede in via Reginaldo Giuliani 130/r, e si può contattare allo 055.4590880 e al 347.8345299. Attiva in città è anche la sezione fiorentina dell’Oipa (Organizzazione internazionale protezione anima- li). Tra le altre cose, l’Oipa si occupa di diffondere appelli per gli animali in cerca di un padrone e di un particolare progetto, il “Rehoming”. Questo percorso è destinato ai cani che più di altri hanno urgenza di uscire dal canile, per ragioni di salute o comportamentali. I volontari di Oipa seguono questi animali, spesso ospitandoli nelle proprie case, per aiutarli a diventare adottabili nel minor tempo possibile.

Oltre a questo, l’organizzazione ha avviato altri progetti: “Otello” (che, in collaborazione con il canile di Pontassieve, prevede incontri pre e post adozione per aiutare i nuovi padroni dei cani durante tutto il percorso) e “Beniamino”, nato per aiutare i volontari al lavoro nel Sud Italia a trovare una nuova casa per i tanti quattrozampe in difficoltà. Oipa si occupa anche degli animali “esotici” e sul suo sito (www.oipafirenze.it) si trovano appelli anche per cricetini, coniglietti, pappagalli e tartarughe. Ma le realtà vicine ai quattrozampe sono veramente tan- te: solo per citarne alcune, c’è la sezione fiorentina dell’Ente nazionale protezione animali (www.enpafirenze.it), c’è Guida Verde-Sos Animali (www.guidaverde.eu) che si occupa anche del servizio di ambulanza veterinaria, c’è il Caniglio (www.caniglio. blogspot.com), piccolo canile che ospita 26 animali. Un elenco più completo di tutte le strutture operanti sul territorio si trova sul sito dell’Ufficio animali del Comune, e questa può essere una buona bussola per chi avesse voglia di rendersi utile all’universo dei Fido&co. più sfortunati.

Dalla parte dei libri: le Oblate ricordano il rogo nazista

Era il 10 maggio 1933, quando sull’Opernplatz di Berlino avvenne il più grande rogo di libri considerati dai nazisti contrari allo “spirito tedesco”. Nelle fiamme bruciarono Thomas ed Heinrich Mann, Heine e Brecht.

78 ANNI DOPO. Lo stesso giorno, 78 anni dopo, in ricordo di quella triste giornata, presso la Biblioteca delle Oblate, l’artista Elena Salvini Pierallini propone “Borse Nere alla ricerca di spazi senza roghi / Borse Nere alla ricerca di spazi aperti”: una giornata all’insegna della libertà e dell’individualità, ma anche della collaborazione e del dialogo, un evento cioè che non sia sottoposto ai consueti confini, ma che conceda ad ognuno la ‘speranza del passo’ in un’ottica di movimento, di coinvolgimento e di nomadismo che permetta di riappropriarsi dei valori fondamentali.

UNA MATTINATA ”GIOVANE”. Nel corso della mattina (dalle 10 alle 13), durante un’attività rivolta agli studenti delle scuole superiori, si darà la possibilità ai ragazzi di annotare e condividere le proprie riflessioni sul tema su un cartoncino che resterà in biblioteca, prendendo spunto da espressioni di scrittura mutuate dalle correnti artistiche del futurismo, dadaismo e concretismo.

oblate1“UN FILO TESO TRA SILENZIO E PAROLA”. Nel pomeriggio dalle 15 alle 19 sarà invece presentato ed esposto il “Libro in Piedi – Un filo teso tra silenzio e parola”, eseguito nel 2004 da Elena Salvini Pierallini.

LA PASSEGGIATA DEL 16 APRILE. Sabato 16 aprile alle 16.30 la Biblioteca delle Oblate propone invece una curiosa ”passeggiata”, per conoscere ambienti e servizi e al contempo per ripercorrere la secolare storia dell’edificio. Un percorso di conoscenza tra libri e storia rivolto ad adulti e famiglie. L’occasione, per chi non l’avesse già fatto, di iscriversi e usufruire dei servizi bibliotecari. Evento a cura dell’associazione I Camminanti. La partecipazione è gratuita fino ad esaurimento dei posti disponibili, previa prenotazione all’help desk della Biblioteca allo 055/2616512.

Recensione La grande casa di Nicole Krauss

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“Fu allora che me lo disse: la scrivania era stata usata, per un breve periodo, da Garcia Lorca. Non so se stesse scherzando o meno […] E adesso la sto dando a te, pensai che avrebbe aggiunto, invece restò in silenzio e si limitò a sferrare un debole calcio a una delle gambe, non in modo violento, ma con gentilezza, con grande rispetto, e poi continuò a camminare. Subito dopo o più tardi ci baciammo”

Avevamo avuto modo di apprezzare la Krauss per la maestria nel creare protagonisti insoliti come quelli ne La storia dell’amore, ma questa volta la scrittrice, moglie del più conosciuto Jonathan Safran Foer di Ogni cosa è illuminata, si è superata.

Quattro storie che sono collegate nel tempo dagli spostamenti di una scrivania con diciannove cassetti che viaggia per il mondo: quattro personaggi da New York a Gerusalemme, da Londra al Cile di Pinochet.

L’idea di un oggetto che passa di mano in mano, come se fosse portatore silente delle vite di chi lo ha posseduto, non è certamente nuova. Ma la scrivania dalle dimensioni inusuali, che pare ‘risucchiare tutta l’aria’ della stanza in cui si trova, è da associare ad un’idea di morte e di una terribile solitudine. Il fil rouge che lega i personaggi sarà infatti l’isolamento dal resto del mondo, il tagliare tutti fuori per rinchiudersi nel proprio universo personale.

La famiglia e i ruoli genitoriali, la memoria e la non memoria, il valore della scrittura e quello degli oggetti che possono racchiudere un mondo.

Dietro tutte queste storie c’è il dolore e la distruzione che la guerra porta sempre con sé: quella nazista che ha portato al genocidio (e ha trasportato la scrivania da un paese all’altro), ma anche quella di Israele e quella nel Cile di Pinochet.

Il custode silente scelto dalla Krauss pone quindi un problema e diventa metafora: la disperazione e il dolore possono essere tramandati, ereditati?

La grande casa racconta memorie, ricordi, rimpianti, debolezze ricondotti a noi grazie ad una scrivania che nasconde i suoi segreti in 19 cassetti, di cui solo uno non si può aprire.

 

La grande casa di Nicole Krauss

Guanda

pp. 334

€ 18,00

Università, quale futuro per la Cesare Alfieri?

La mitica facoltà fiorentina di Scienze Politiche, la Cesare Alfieri, guarda (preoccupata) al suo futuro.

DOMANDA D’ATTUALITA’. L’assessore all’Università Cristina Giachi ha risposto ieri a una domanda di attualità in consiglio comunale sulla facoltà “Cesare Alfieri”. “Riguardo alla domanda sul pericolo di scomparsa della facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfieri a seguito dell’attuazione della legge Gelmini – ha detto l’assessore – si deve osservare che tale legge prevede (art. 2, c. 2, lettere a-b-c) una riorganizzazione e semplificazione amministrativa che sopprime le Facoltà e ne attribuisce le funzioni ai Dipartimenti. Questi ultimi sono strutture caratterizzate da una certa omogeneità scientifica e pertanto l’attuazione della legge in questo senso è particolarmente tortuosa nei casi di Facoltà contraddistinte da una forte multidisciplinarità come Scienze Politiche che vedrebbero necessario coordinare più dipartimenti come esito della soppressione delle Facoltà. In questi casi la legge prevede l’istituzione di strutture di raccordo che suppliscano la disomogeneità. La legge Gelmini si conferma, dunque, come un insieme di pure esortazioni che richiedono una corposa e complessa normazione attuativa ancora di là da venire. Forse è vero quanto si favoleggia, e cioè che per poter assistere a un’ombra di riforma del sistema dell’Università sono necessari più di cento decreti attuativi”.

CONSEGUENZE. “Per tornare al quesito di attualità – ha continuato l’assessore – non credo che il riordinamento previsto dalla nuova legge porterà all’abolizione del nome ‘Cesare Alfieri’ ma sicuramente, invece che semplificare l’organizzazione dell’Università, porterà ad un’attuazione complessa della riforma, di fatto incidendo sulla storia e sulla tradizione di una delle facoltà più prestigiose d’Italia, della quale è necessario preservare l’interdisciplinarità e l’articolazione”.

SPINI. A sollevare in aula il tema della “Cesare Alfieri” rispetto alla riforma, sia dal punto di vista del nome che della sostanza interdisciplinare del celebrato Istituto fiorentino, era stato l’onorevole Valdo Spini. “L’assessore Cristina Giachi – ha spiegato Spini – ha condiviso le preoccupazioni e illustrato le modalità con cui questo pericolo può essere evitato. Ne ho parlato col  Rettore Tesi e ho chiesto che gli atti del consiglio siano inviati al Ministro Gelmini, al Rettore e alle altre autorità universitarie interessate come segno dell’importanza che la città di Firenze attribuisce alla presenza e allo sviluppo della sua Facoltà di Scienze Politiche”.

Autopalio, nuovo ”no” al pedaggio

Ancora un “no” al pedaggio sulla Siena-Firenze. Lo hanno ribadito ieri al ministro delle infrastrutture Altero Matteoli, che li ha ricevuti, l’assessore regionale ai trasporti Luca Ceccobao, il presidente della Provincia di Firenze Andrea Barducci e quello della Provincia di Siena Simone Bezzini.

INTERVENTI. “E’impensabile parlare di mettere a pagamento la Siena-Firenze – afferma Luca Ceccobao -, senza prima i necessari lavori di ammodernamento. Serve intanto un piano straordinario di manutenzione, ma soprattutto servono investimenti che facciano diventare quell’arteria un collegamento di tipo autostradale a tutti gli effetti, sicuro e moderno”. La Regione Toscana e le Province di Firenze e Siena, che dal giugno dell’anno scorso stavano chiedendo di essere ricevute dal ministro, ribadendo la propria posizione hanno anche chiesto di togliere l’Autopalio dal prossimo decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri che individuerà i collegamenti da mettere a pedaggio. Perché per la Firenze-Siena, hanno ripetuto, servono interventi urgenti.

PERICOLI. “Si tratta di un’arteria tanto importante quanto malmessa – continua Ceccobao – un collegamento che unisce due città patrimonio dell’umanità e attraversa territori ricchi di storia e cultura, ma anche bacini economici e produttivi importanti non può e non deve presentare tratti tanto pericolosi e inadeguati. “La Siena – Firenze ha subito bisogno di interventi di adeguamento – ha precisato l’assessore – come l’introduzione della corsia di emergenza ed il miglioramento delle caratteristiche funzionali. Richiedere adesso un pedaggio per un’arteria in queste condizioni è inaccettabile. In ogni caso dovranno essere esclusi pendolari e residenti”.

TAVOLO TECNICO. Nelle prossime settimane, su richiesta degli amministratori toscani, verrà attivato un tavolo tecnico tra Regione Toscana, Province di Firenze e Siena, Anas e Ministero che in tempi brevi studi nuovi progetti di ammodernamento della strada.

Incidente mortale, chiusa l’Autopalio

Firenze e Siena insistono: “Pedaggio inaccettabile”Arriva il ”Siena-Firenze day”

L’8 maggio tutti a correre. E a ”guardare Firenze”

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Si corre domenica 8  maggio la ”39° edizione della Guarda Firenze” e le iscrizioni per parteciparvi sono già aperte! 

SPORT, SALUTE E… FIRENZE. E’ un appuntamento fisso e attesissimo per Firenze, all’insegna dello sport per tutti per riscoprire la città di corsa o semplicemente passeggiando tra le sue bellezze, rispettando la salute, il benessere e la forma fisica. La manifestazione, organizzata da Firenze Marathon e Atletica Firenze Marathon, apre a tutti gli sportivi il cuore del centro storico della città.

AD OGNUNO IL SUO PERCORSO. I partecipanti potranno scegliere fra il tradizionale percorso turistico-sportivo di 10 chilometri e quello più breve di 2,5 chilometri della ”Ginky Guarda Firenze”, entrambi non competitivi, oppure potranno decidere di scegliere il ”Fitwalking”, cioè la camminata non agonistica, sulla distanza di 6 o 3 chilometri.

PRONTI. ATTENTI. VIA! Il via è fissato in Piazza Duomo alle 9,30.

DOVE, COME E QUANDO ISCRIVERSI. Le iscrizioni possono essere presentate sia presso la sede della “Firenze Marathon” (nel viale Manfredo Fanti, 2 presso lo stadio di atletica Luigi Ridolfi) dal lunedì al venerdì dalle 9,00 alle 13,00 e dalle 14,00 alle 18,00 (telefono 055/5522957) oppure presso alcuni negozi convenzionati: “Isolotto dello Sport” (in via dell’Argingrosso, 69 a/b, telefono 055/7331055) e “Training Consultant” (in via Fra’ Giovanni Angelico, 6, telefono 055/6236163). Sarà possibile iscriversi anche domenica 8 maggio, in Piazza Duomo, dalle 8,00 alle 9,00.
L’iscrizione ha un costo di 8 euro, ma è gratuita per bambini e ragazzi con meno di 14 anni.

TUTTI IN ”DIVISA”. I partecipanti correranno con la maglietta ufficiale che, con gli anni, è diventata anche un simpatico oggetto da collezionare. I partecipanti alla Mini-Guarda Firenze riceveranno la maglietta ufficiale della Ginky mentre tutti coloro che correranno la “Guarda Firenze” e la “Fitwalking” avranno la T- shirt ufficiale “ASICS Guarda Firenze”.