lunedì, 19 Maggio 2025
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Il Convento di Sant’Orsola si fa black

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A due passi dal Mercato Centrale di San Lorenzo, incastrato tra Via Guelfa, via Taddea e via Panicale, nascosto da anni in un involucro di cemento armato, si nasconde il Convento di Sant'Orsola. Abbandonato sì, ma non dimenticato, dato che negli ultimi anni le sue mura esterne sono diventate un luogo inusuale di espressione e creatività artistica.

Lo stesso avverrà per tutto il mese di febbraio grazie all'esposizione della raccolta di fotografie dal titolo Black is the Color of My True Love's Hair (Nero è il colore dei Capelli del mio Vero Amore) curata da Justin Randolph Thompson e Gaelle Dieudji, i due direttori artistici del Black History Month di Firenze, in collaborazione con l'Istituto Marangoni di Firenze e Elettra Officine Grafiche.

LE ORIGINI DEL CONVENTO DI SANT'ORSOLA

Costruito nel 1309, il Convento ha ospitato dapprima le monache benedettine e successivamente le monache francescane. Il complesso ha mantenuto una funzione religiosa fino al 1810, quando fu trasformato in una Manifattura Tabacchi dal governo della città. Circa un secolo dopo, quando le Manifatture furono spostate nel più ampio complesso in Piazza Puccini, il convento divenne un centro di accoglienza per gli sfollati della Guerra. Passò poi all'Università di Firenze fino all'acquisizione negli anni '80 da parte del Demanio che lo cedette alla Guardia di Finanza. Quest'ultima diede avvio ad un grande progetto di ristrutturazione che però non fu mai portato a termine, come testimoniano le pareti spoglie e grige in cemento armato, le transenne e i mattoni rossi che ne chiudono le finestre.

sant'orsola

 

LA SCOPERTA DELLA MONNA LISA

Tra il 2011 e il 2013, la Soprintendenza dei Beni Archeologici di Firenze ha svolto una ricerca e degli scavi archeologici finalizzati alla stima e alla catalogazione delle ricchezze presenti all'interno del Convento. Dagli archivi è emerso che una delle ultime ospiti del Convento, quando ancora aveva una funzione religiosa, fu Lisa Gherardini del Giocondo, meglio nota come Monna Lisa, nonché il soggetto che posò per il celebre dipinto realizzato da Leonardo Da Vinci. Sarebbe stata sepolta nel Convento dalle monache e le sue ossa conservate in uno dei cassoni funerari presenti nella Chiesa di Sant'Orsola.  

PROGETTI DI RIQUALIFICAZIONE

Nello stesso periodo degli scavi, per Sant'Orsola sono stati proposti numerosi progetti di riqualificazione e bandi internazionali, nessuno de quali si è poi realmente concretizzato. Solo l'anno scorso è emerso con qualche sicurezza in più un accordo proposto da una cordata internazionale e il Comune per trasformare il Convento in una scuola internazionale di musica diretta da Andrea Bocelli, alla quale si aggiungerebbero due musei, di cui uno dedicato proprio alla Monna Lisa, un resort e due parcheggi, oltre a tre piazze pubbliche come spazi aperti da restituire alla cittadinanza.

 

IN MOSTRA SUI MURI

Le mille tribolazioni burocratiche sul destino del Convento hanno ispirato artisti locali che hanno trasformato i suoi muri in un luogo non convenzionale di protesta artistica. Il primo è stato il controverso artista ungherese Vaclac Pisvejc che, nel 2013, ha ricoperto le pareti con banconote americane da 1 dollaro (fotocopiate) per opporsi all'incapacità cittadina di valorizzare il Convento. Ha poi replicato l'anno scorso, dopo l'annuncio della possibile trasformazione in scuola di musica, realizzando un'insegna al neon sulla quale si legge “Sant'Orsola” scritto con simboli musicali.

I secondi sono stati i due curatori de Black History Month che hanno deciso di usare le finestre chiuse del Convento come cornici per le fotografie di artisti da loro selezionati. Le immagini di Martina Bacigalupo, Joana Choumali, Adji Dieye, Kevin Jerome Everson, Délio Jasse e Tommaso Tancredi sono principalmente dei ritratti, scomposti e ricomposti, immagini simili a fototessere e fotografie d'archivio nelle quali emerge chiara l'identità, l'intimità dei soggetti.

Per dare uniformità alle diverse espressioni artistiche è stato scelto il titolo Black is the Color of My True Love's Hair ovvero una canzone di Nina Simone, cantante jazz afroamericana, scritta per celebrare l'identità e la sue cultura afroamericana e in generale quella afrodiscente. Emerge quindi il parallelo pensato dai due curatori tra la forte affermazione dell'identità nelle fotografie  e quella stessa identità che il Convento ha perso tra i passaggi di proprietà e trent'anni di incuria.

A caccia dei misteri di via Palazzo dei Diavoli

Via Palazzo dei Diavoli è una delle strade storiche dell'Isolotto e nasconde curiosità e misteri tra i suoi edifici del passato. Gli alunni delle classi quinte della scuola primaria della Montagnola, insieme alle insegnanti, hanno preso in esame questa via, studiandone ogni dettaglio con l’obiettivo di realizzare entro l’anno un volume che raccolga tutte le informazioni che sono state approfondite nelle diverse materie scolastiche.

Perché si chiama via Palazzo dei Diavoli?

La prima curiosità che ha stimolato la ricerca degli studenti, ha riguardato l’etimologia del nome della strada. Sono state infatti trovate tre diverse ipotesi sul toponimo: la prima riguarda il fatto che nella via
fosse presente un palazzo all’interno del quale avvenissero riunioni di streghe, la seconda invece evidenzia l’appartenenza del palazzo del XII secolo situato al civico 30 alla famiglia degli Alberti, di nota appartenenza ghibellina e quindi considerati dei “Diavoli”; mentre la terza teoria, più plausibile, riguarda il fatto che in Italia siano presenti numerose strade con questo nome che si caratterizzano per la presenza di una biforcazione finale, che obbliga, come un Diavolo, alla scelta di una strada da prendere.

E la sorpresa: lo stemma non è dei Mannelli

La scoperta che invece ha esaltato i bambini, ha riguardato un errore trovato sui libri. Sì perché nella via è presente quella che era la villa di campagna della famiglia Mannelli, sulla cui facciata è affisso uno stemma che era stato attribuito alla famiglia stessa. In realtà, gli studenti hanno scoperto che lo stemma Mannelli era diverso e grazie all’aiuto dell’insegnante, dell’archivio Ceramelli Papiani, e dei genitori che li hanno accompagnati all’Archivio di Stato di piazza Beccaria, hanno potuto risalire,
in parte, al vero proprietario.

Lo stemma considerato matrimoniale, in quanto suddiviso in due parti da una croce, appartiene a due diverse famiglie: una è rappresentata sicuramente dai Buccetti, che acquistarono la villa alla fine del 1600. Manca purtroppo l’ultimo tassello a chiudere il cerchio, perchè gli alunni, a causa del deterioramento dello stemma, non sono riusciti a capire a chi appartenga l’altra metà. Ma chissà che nei prossimi mesi, i curiosi ed entusiasti alunni della Montagnola, grazie al supporto prezioso delle insegnanti, non riescano a scoprire qualcosa di più…

I “segreti” della Cappellina in un video

Un progetto che va avanti dall'anno scorso, quando l'attenzione degli alunni è stata attratta anche dall'Oratorio di Santa Maria della Querce, detto anche “Cappella dei Mannelli”, un piccolo gioiello seicentesco che conserva alcuni affreschi attribuiti a Paolo Schiavo.

“Parallelamente alle nostre ricerche, sono venuta a conoscenza del bando di concorso indetto dal Miur Le scuole adottano un monumento – spiega la Prof. Cristina Sirigatti -,  una vera e propria occasione per mettere a frutto lo studio che era stato condotto dagli alunni su quel monumento che si nascondeva tra le vie del loro quartiere. Così grazie all’aiuto di noi insegnanti e al sostegno del regista Federico Micali e del coreografo Virgilio Sieni è stato realizzato un video di tre minuti che vedeva protagonisti i 95 piccoli studenti che assumevano le pose e le espressioni dei personaggi raffigurati nei dipinti della cappella.

Scuola primaria montagnola Cappellina

“Questo lavoro – continua Sirigatti – è stato preso molto sul serio dai bambini che si sono fin da subito impegnati per la buona riuscita del video, ma l’elemento vincente che è emerso è stato riuscire a trasformare un percorso interdisciplinare in un percorso interculturale, a cui hanno preso parte tutti gli studenti, compresi quelli di religioni diverse. La nostra vittoria quindi non è stata rappresentata solo nella medaglia d’argento che ci siamo portati a casa, ma anche nell’essere riusciti ad includere tradizioni diverse”.

Il video è stato pubblicato sul sito www.atlantemonumentiadottati.it ed è stato anche proiettato sulla facciata di un palazzo del quartiere in occasione dei “Cantieri Culturali Isolotto”.

Pari viola Bergamo

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Si è chiusa sull’1-1 la sfida allo stadio Atleti Azzurri d’Italia tra Atalanta e Fiorentina. Di Badelj e Petagna le reti nel primo tempo. Pioggia di tipo londinese per tutta la partita. Ancora fiducia a Sportiello in porta, l’ex di turno mentre in attacco Pioli prova Gil Dias accanto a Simeone e Chiesa. Gasperini cambia anche il portiere scegliendo Gollini e tiene in panchina l’ex di turno Ilicic.

Primo Tempo

Fiorentina bella ad inizio gara. Al 6’ ci prova Simeone che però calcia alto di sinistra invece di servire Veretout che era libero all’altezza del dischetto di rigore. Al 16’ il vantaggio viola. Badelj calcia dai venti metri, Gollini respinge sui piedi di Chiesa il quale passa nuovamente la palla al compagno croato che insacca di sinistro. E’ l’1-0 per la Fiorentina. Al 20’ la reazione orobica con Papu Gomez che serve Cristante ma la difesa viola riesce a rimediare. Al 38’ ci prova Castagne che però mette fuori di poco. Al 41’ da calcio d’angolo Astori mette paura alla retroguardia nerazzurra ma anche in questo caso la palla finisce fuori. Proprio al 45’ arriva il pareggio dell’Atalanta. Calcio di punizione battuto dalla destra da Gomez, il pallone arriva a Petagna che sovrasta Biraghi e segna di testa. Si va al riposo sul pareggio.

Secondo Tempo

L’Atalanta prova, ad inizio ripresa, a passare in vantaggio. Ci prova, al 49’, Gomez ma Astori riesce a salvare la Fiorentina. Al 53’ è la Fiorentina che sfiora il raddoppio. Cross di Astori con la sfera che viene sfiorata da Simeone e poi da Benassi ma la palla poi è facile preda di Gollini. Al 63’ il nuovo entrato Falcinelli sfiora il gol su iniziativa di Gil Dias. L’occasione viene sventata da Mancini dell’Atalanta. Esordio in serie A anche per Bryan Dabo ma è il Papu Gomez, al 78’ a far correre dei brividi alla difesa viola. Un tiro-cross viene neutralizzato da Sportiello. Tra l’83’ e l’85’ Milenkovic colleziona due cartellini gialli e la conseguente espulsione tra le protesta di stefano Pioli verso l’arbitro Maresca. All’89’ l’ultima opportunità per l’Atalanta ancora con Gomez ma Pezzella salva il risultato ed il punto conquistato.

L’allenatore

Soddisfatto a metà Stefano Pioli a fine gara. “Peccato per il risultato, abbiamo provato a controbattere pallone su pallone contro una squadra forte e c’è rammarico per il gol preso sul finire di un primo tempo nel quale non abbiamo chiuso la gara in contropiede. Non mi è piaciuta la prima ammonizione a Milenkovic, ha preso il pallone. Su un terreno così scivoloso – aggiunge il tecnico –  bisogna evitare di fischiare tutto, tanti cartellini oggi sono arrivati in un’unica direzione. La prima entrata di Milenkovic non è nemmeno fallo, mentre sulla seconda non ho niente da dire. Bisogna capire in che direzione vanno le partite tra le squadre, Fiorentina e Atalanta sono tra le più intense del campionato nei contrasti e su un terreno scivoloso bisogna lasciare un po’ più andare. Ma se non mi è piaciuto l’arbitro mi è piaciuta la mia squadra, abbiamo avuto occasione per vincerla ed usciamo da Bergamo con convinzioni”.

Festa del gatto a Firenze: 3 iniziative

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Una giornata a tutto micio: torna anche a Firenze la festa nazionale del gatto, nata 28 anni fa per celebrare questo felino ogni 17 febbraio. Certo, non è una ricorrenza tra le più conosciute, ma in giro per la città si possono trovare eventi interessanti per tutti i gattofili, piccoli e grandi.

Festa all’Audace

In zona Isolotto, l’associazione L’Audace per Legnaia organizza un intero pomeriggio con eventi e iniziative in favore del gattile di Bagno a Ripoli Ama. Nello spazio tra via Dosio e via del Pollaiolo, saranno esposte opere d’arte dei fondatori della Gattart, una rassegna di arte contemporanea che ogni anno mette in mostra opere dedicate al mondo dei gatti: l’inaugurazione è fissata alle ore 15.00, ma le opere resteranno visibili fino al 28 febbraio.

Dalle 15 poi lezione aperta di yoga e massaggi benessere ad offerta libera, truccabimbi che trasformerà i più piccoli in felini, baby laboratori. Alle ore 17 è prevista la presentazione del libro “L’eleganza del gatto” di Federica Tinti e a seguire una presentazione dedicata alla naturopatia. Per info telefonare al numero 331.3822203 o mandare una mail a [email protected]

Festa del gatto 2018 a Firenze

Per un pomeriggio anche il caffè letterario delle Murate “fa miao”:  sabato 17 febbraio alle ore 17.00 Silvia Vugliano presenta il suo libro “Il gatto con gli occhiali”, Morgana edizioni, mentre vicino via Cimabue, l'Accademia Alfieri organizza un pomeriggio di iniziative nel Centro per l'età libera Bellariva (via Luna 16): dalle ore 16 un recital di poesia accompagnato dalle canzoni del Coro di via Luna, tutte a tema felino, e la premiazione del concorso fotografico del gruppo Rifredi Immagine dedicato proprio al tema del gatto.

E le prossime miao-feste

Per chi si perderà queste celebrazioni, nessuna paura. Ci saranno altre date per festeggiare i “mici”. Se in Italia la festa nazionale del gatto è fissata il 17 febbraio (data decisa dopo un sondaggio tra i lettori della rivista “Tutto gatto” nel 1990), a livello internazionale il World Cat Day è l’8 agosto, secondo quanto stabilito nel 2002 dall’International Fund for Animal Welfare. Giornata più di “nicchia” infine il 17 novembre di ogni anno quando cade il gatto nero day.

Gli Staccioli donano 3 opere a Scandicci

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Una rotonda d’artista, un’opera alla fermata della tramvia e una ceramica “firmata” in bella mostra tra i libri della biblioteca. Paolo e Paola Staccioli, padre e figlia con in comune una grande passione per l’arte, hanno donato tre opere alla loro città, Scandicci.

Il Comune alle porte di Firenze ha così deciso di mettere “in vetrina” le tre creazioni degli artisti: una scultura del ciclo “I viaggiatori” di Paolo Staccioli è stata posizionata vicino alla fermata della tramvia Resistenza, nella grande piazza del centro Rogers, un secondo lavoro invece è al centro della rotonda tra via Donizetti e via Rialdoli, alle spalle del municipio. Un’opera in ceramica realizzata invece da Paola Staccioli prenderà posto nella biblioteca comunale in via Roma.

Gli Staccioli e Scandicci

“Scandicci ci ha dato davvero tantissimo ed è per questo motivo che abbiamo deciso di restituire qualcosa anche noi ai nostri concittadini”, ha spiegato Paolo Staccioli a il Reporter. “Abbiamo donato delle opere collocate in spazi della città. Questo ci dà grande gioia, ma soprattutto ci riempie di orgoglio”.

Il legame tra i due artisti e Scandicci è forte, tanto che la città l’anno scorso ha dedicato la mostra “Passaggi” a Paolo e Paola Staccioli, ospitando le opere tra l’auditorium del centro Rogers e il piazzale della Resistenza.

Gli Hereros in mostra al Museo di Preistoria

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Dagli antichi reperti conservati Museo di Preistoria “Paolo Graziosi” di Firenze fino al cuore dell'Africa Centrale: questo è il salto spazio-temporale che propone la mostra ANGOLA: Viaggio tra gli Hereros in Africa Centrale di Massimo Casprini. Una raccolta di fotografie per conoscere una popolazione molto peculiare, quella degli Herero, tra tradizione, identità e rifiuto della modernità, visitabile fino a giovedì 1 marzo 2018.

IL FOTOGRAFO e la mostra

Originario dell'Antella e cultore di storia locale fiorentina Massimo Casprini è famoso per aver scritto numerosi libri su Firenze, Bagno a Ripoli e l'Antella così come per le sue  collaborazioni con riviste specialistiche locali e nazionali. Il Museo Graziosi in collaborazione con il Black History Month e l'Associazione “Casa de Angola na Italia”, ha deciso di mettere in mostra il suo talento fotografico e la passione per i viaggi ai confini del mondo con l'esposizione di uno dei suoi molteplici reportage realizzato in Africa, in Angola precisamente, dove ha raggiunto le più remote zone meridionali per conoscere gli Herero, una popolazione con un'organizzazione sociale scandita da antiche tradizioni che rifiuta di cedere il passo alla modernità.

GLI HERERO

Gli Herero sono un grande gruppo etnico dell'Africa centrale, presente in maniera maggiore nell'odierna Namibia e in modo minore in Angola. Furono una delle prime popolazioni africane ad essere colonizzare dalla Germania prima della Prima Guerra Mondiale e l'incontro culturale fu però assai brutale poiché, durante le guerre di colonizzazione nei primi del Novecento, i tedeschi uccisero un numero molto elevato di Herero soprattutto in Namibia.

Una parte di questi ultimi fuggì in zone più remote e alcuni si stabilirono nel sud dell'Angola. Il contatto culturale tra Herero e tedeschi in Namibia portò ad un cambio nelle abitudini degli africani, essi adottarono alcune norme sociali introdotte dagli europei. Abbandonarono così il nomadismo, si sedentarizzarono, ma la pastorizia e l'allevamento rimase la loro attività principale. 

In Angola invece, gli Herero rimasero in una zona amena e rurale, lontana centinaia di chilometri dalle città, per cui mantennero lo stesso sistema di organizzazione sociale degli antenati e le proprie antiche tradizioni, rifiutando nel tempo il contatto o l'adeguamento alla modernità.

UN VIAGGIO NEI LUOGHI E NEL TEMPO

La mostra fotografica permette di andare oltre il confine e di osservare le ritualità, la realtà e la quotidianità di un'identità culturale ancora molto forte, una piccola enclave tradizionale del mondo moderno come ne esistono negli Stati Uniti. Un'occasione per apprezzare ed esplorare la diversità delle culture in un viaggio sia geografico che temporale: le fotografie di Casprini saranno infatti esposte tra le teche del Museo Graziosi, all'interno delle quali sono repertoriati e catalogati reperti, suppellettili e varie testimonianze dell'attività umana risalenti ad epoche ormai molto remote.

Rosamimosa, corsa in rosa contro la violenza

Torna sabato 10 marzo Rosamimosa, la gara podistica tutta al femminile organizzata dal Gruppo sportivo le Torri per sensibilizzare l’opinione pubblica sui diritti delle donne.

Quest’anno al centro della manifestazione ci sarà il contrasto del femminicidio, con il coinvolgimento di due istituti superiori, il Marco Polo di Firenze e l’Agnoletti di Campi Bisenzio e Sesto, le cui studentesse non solo parteciperanno alla gara, ma saranno chiamate anche a scrivere un elaborato sul tema.

In palio tre borse di studio comprensive di fornitura completa dei libri per il prossimo anno scolastico. “Con iniziative come questa – sottolinea il vice presidente del Gruppo sportivo le Torri Gianni Gambetta Vianna – ci poniamo l’obiettivo di dimostrare come lo sport possa eliminare le differenze di genere”.

La Rosamimosa cresce anche sotto il profilo sportivo, con il servizio di cortometraggio ufficiale a cura di Mysdam e l’ottenimento del titolo di Campionato regionale femminile di corsa su strada Uisp.

Il percorso agonistico sarà il classico anello di 8 km, con partenza dal Campo comunale Betti (“Il Filarete”) per salire sulle colline e ritorno. Prevista anche una passeggiata ludico-motoria di 5 km, oltre al nuovo percorso dedicato alle scuole.

Info: [email protected] o sulla pagina Facebook Noi del GS Le Torri

IL bacio. Per San Valentino va in scena l’amore nell’arte

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Per la festa degli Innamorati il Museo Novecento ha organizzato, alle ore 18:00 di oggi, una conferenza spettacolo che celebra la parola AMORE.

L'assessora alla cooperazione e relazioni internazionali del Comune di Firenze leggerà alcune pagine del suo libro La vera storia dei miei capelli bianchi, interpellando analisi e commenti sulle forme diverse dei rapporti umani affettivi e sessuali, sui limiti e ostacoli alla condivisione sentimentale, sulle pratiche amorose, sulle leggi e sui divieti, l’attore Roberto Visconti leggerà pagine tratte da Chiamami col tuo nome di André Aciman cui seguiranno liriche di E.E. Cummings, Sandro Penna e Alda Merini.

Per finire Sergio Risaliti, da poco più di un mese nuovo direttore artistico del Museo del Novecento, illustrerà alcune delle più celebri opere con il tema del bacio nella storia dell'arte.

Come immagine dell'iniziativa è stato scelto Il bacio di Constantin Brancusi del 1907: un grande blocco di pietra che dà forma a due persone che si baciano, con passione e tenerezza. Ognuno dei due fissa gli occhi sull’altro e le braccia si stringono in un abbraccio appassionato.

Non mancheranno sicuramente altri capolavori come il famoso Il bacio, realizzato nel 1859 dal pittore italiano Francesco Hayez esposto alla Pinacoteca dell’Accademia di Brera; Compleanno, un dipinto realizzato nel 1915 da Marc Chagall, l’opera fa parte della serie di dipinti che inneggiano l’amore dell’artista per la prima moglie e si trova al Moma di New York; Gli Amanti di René Magritte che raffigura due amanti che si baciano appassionatamente, con le teste coperte da un panno bianco che impedisce loro di vedersi e comunicare; un altro bacio famoso quello del gruppo scultoreo di Rodin che raffigura l'unione tra Paolo e Francesca narrata nel Canto della Divina Commedia di Dante; al centro di un luogo etereo ed astratto il bacio di Klimt dove due amanti si stringono e si abbandonano ad un abbraccio intenso; il bacio realizzato nel 1925 da Pablo Picasso, conservato nel Musée National Picasso di Parigi; A letto, il bacio, del 1892, di Henri de Toulouse-Lautrec; Il bacio di Roy Lichtenstein, esponente della Pop Art americana.

Una carrellata dunque di celebri dipinti e sculture partendo dal bacio tra Gioacchino e Anna di Giotto facente parte dell'affresco della Cappella degli Scrovegni di Padova fino al contemporaneo Nan Goldin.

 

MUSEO DEL NOVECENTO
Complesso dello Spedale delle Leopoldine
Piazza Santa Maria Novella, 10 Firenze

ore 18:00
Ingresso libero fino a esaurimento posti. L’ingresso non prevede l’accesso al percorso museale.

 

 

Il Toscana Pride 2018 è a Siena

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Non chiamatelo solo gay pride. A Siena, per il Toscana pride 2018, arriverà un corteo colorato che, come succede ormai da tre anni, porterà per strade migliaia di persone per i diritti lgbtqia, sigla omnicomprensiva che racchiude lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer, intersessuali e asessuali .

Dopo Firenze nel 2016 e Arezzo l’anno scorso, la nuova tappa della manifestazione regionale è la città del palio, che per la prima volta ospita una “sfilata dell'orgoglio”.

Quando: la data

Il comitato organizzatore ha annunciato anche la data ufficiale: la parata rainbow si svolgerà sabato 16 giugno 2018 per le vie del centro senese, dove sono attese migliaia di persone provenienti non solo dalla Toscana ma anche da tutta Italia. Da qui a giugno, in tutta la regione, saranno organizzate iniziative in attesa della grande manifestazione. “Stiamo lavorando senza sosta alla creazione di percorsi partecipati e condivisi, perché vogliamo che il Pride di Siena sia la festa di tutte e tutti”, spiegano gli organizzatori.

Il Toscana Pride 2018 di Siena

Dietro al Toscana Pride ci sono 15 associazioni lgbtqia attive su tutto il territorio, da Massa Carrara a Grosseto, da Firenze ad Arezzo, che si sono riunite ormai da tre anni in un comitato organizzatore. Obiettivo: creare una manifestazione itinerante che ogni 12 mesi tocchi una città diversa della regione per – si legge nel comunicato ufficiale – “la parità di diritti, la tutela e l’autodeterminazione dei singoli e delle singole, il riconoscimento di tutti i legami affettivi e genitoriali e la laicità delle istituzioni e nasce per dare una risposta collettiva e organizzata a omofobia, bifobia, transfobia e odio di genere”.

Gay pride Siena - Toscana Pride 2018 quando

Foto di Alice Presenti per il Toscana Pride

Aggiornamenti e informazioni sul sito ufficiale del Toscana Pride 2018 di Siena.

La serra idroponica entra a scuola

Piccoli scienziati imparano con lattuga, basilico e prezzemolo coltivati a scuola, dentro uno speciale “orto in acqua”, una serra idroponica per far crescere gli ortaggi senza l’uso di terreno, ma immergendo le radici in acqua arricchita da elementi nutritivi e grazie a particolari luci, regolate da un timer.

230 bambini della scuola dell’infanzia Argingrosso e della primaria De Filippo hanno messo i semi, nutrito e seguito le piantine giorno per giorno, documentando con precisione i progressi, come si confà a degli studiosi in erba. E alla fine dell’esperimento, hanno assaggiato il frutto di mesi di lavoro.

Un “orto in acqua” per imparare

È la prima volta in Italia che questo progetto didattico, promosso da Indire, l’Istituto nazionale di innovazione e ricerca educativa, entra in aula. Dopo la fase uno, conclusa a dicembre, i piccoli sono pronti alla seconda parte del test verde: osservare cosa succede nella piccola serra, che sta tutta su un banco, se viene cambiata una variabile, ad esempio se le piantine ricevono meno luce.

“Appena tornati dalle vacanze di Natale erano già impazienti di cominciare – racconta Gennaro D’Oriano, insegnante della seconda C della De Filippo – sono rimasti sorpresi vedendo crescere enormemente le piante”. Anche i “colleghi” della materna dell’Argingrosso si sono calati perfettamente nella parte. “Avevamo già un orto didattico nel giardino della scuola e ci è sembrata un’ottima opportunità affiancare una modalità di coltivazione innovativa – dice la maestra Luisa Martina -. Abbiamo coinvolto tutte le sezioni, dai tre ai cinque anni, i più grandi hanno anche registrato le loro osservazioni sul modello che abbiamo creato”.

Serra idroponica scuola Argingrosso e De Filippo Firenze - progetto Indire

Un modo diverso per imparare facendo. Jessica Niewint e Lorenzo Guasti sono i ricercatori di Indire che hanno seguito il progetto. “I bambini – osservano – possono fare scienza con una didattica attiva che ne stimola il pensiero scientifico: modellizzare la realtà circostante per elaborare delle previsioni di comportamento; ipotizzare e attuare delle soluzioni interagendo con la realtà; verificare le previsioni fatte con il riscontro dei dati raccolti per migliorare il modello iniziale”. Il prossimo passo è estendere il progetto a livello nazionale.

Serra idroponica in casa?

Ma che cos'è una serra idroponica? L’idroponia è una tecnica di coltivazione fuori suolo, a basso impatto ambientale. La terra è sostituita da un substrato inerte e le radici sono immerse nell’acqua in cui sono aggiunti elementi nutritivi. Esistono anche delle serre idroponiche fai-da-te, a misura di appartamento, grandi quanto un foglio A3, per far crescere verdure ed erbe aromatiche in casa. Il costo va dai 40 euro in su, a seconda del modello scelto.