È un vero e proprio viaggio quello ad Ararat: il monte sacro per gli armeni, punto di ritrovo della cultura culinaria caucasica per i fiorentini. “Non è un semplice ristorante – ci racconta Amalia con soddisfazione – ma un luogo dove è possibile immergersi nella gastronomia e nella cultura armena e georgiana, peraltro all’interno di quella che in passato fu una chiesa. Sia nella location che nei piatti – continua Amalia – si respira quell’eredità secolare che abbraccia origini e incontri diversi”.
I piatti speciali di Ararat
Nel menù del ristorante si ritrovano ingredienti della cultura caucasica, come ad esempio nei Pkhali – antipasto composto da una varietà di paté e di involtini di melanzane fritte – dove vengono aggiunti chicchi di melograno, frutto simbolo dell’unità tra i popoli.
Tra i piatti da non perdere, anche il Khinkali, ovvero un raviolone, simile a quello cinese, ripieno di carne speziata da gustare con le mani per riuscire ad apprezzarne anche il brodo contenuto al suo interno.
Ma il vero protagonista di questa cucina è il Khaciapuri, una sorta di pane preparato con pasta lievitata a forma di barchetta con al centro formaggio sbriciolato, uovo e burro: sicuramente un piatto importante e sostanzioso, ma altamente appetitoso.
Il tutto può essere accompagnato da un vino locale proveniente dalla regione del Kakheti, dove si trova la cantina Khareba, lunga quasi 8 chilometri. Si può concludere il pasto con il caffè armeno, simile aquello turco. Nel caso, forniscono anche il classico espresso!