martedì, 19 Novembre 2024
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Julinho, il brasiliano dallo sguardo triste che stregò il Bernabeu

L'11 gennaio 2003 se ne andava Júlio Botelho, per tutti - sia a Firenze che in Brasile - Julinho, ala destra di grande classe che, con i suoi dribbling e traversoni, portò la Fiorentina in finale di Coppa dei Campioni contro il mitico Real Madrid di Di Stefano.

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Centoventicinquemila persone, un’onda di fazzoletti bianchi ad agitare gli spalti. Entrano in campo le squadre: da una parte i più forti del mondo, il Real Madrid di Alfredo Di Stefano, dall’altra la prima squadra italiana ad arrivare fin lì, in finale di Coppa dei Campioni: la Fiorentina del primo scudetto.

LA FINALE. Maggio 1957, si gioca – partita secca – al Santiago Bernabéu, ma la Fiorentina di Fulvio Bernardini non si lascia intimorire e se la gioca a viso aperto. C’è un giocatore in particolare che, a forza di dribbling e micidiali traversoni a pelo d’erba, dà pensiero ai madridisti. Si chiama Júlio Botelho ma per tutti, a Firenze e in Brasile, è Julinho: un’ala destra dalla gran classe, i baffi corti corti e uno sguardo che sembra sempre un po’ triste. Anche grazie a lui i viola sfidano il grande Real fino in fondo. Fino a quando l’arbitro concede agli spagnoli un rigore dubbio, che Di Stefano realizza. La Fiorentina accusa il colpo e pochi minuti dopo subisce il raddoppio. Il Real si conferma campione d’Europa, ma i viola e Julinho escono tra gli applausi del pubblico spagnolo.

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IL SALUTO. Quarantasei anni dopo, una domenica del gennaio 2003, i viola giocano a Firenze tutta un’altra partita. E’ l’anno della ricostruzione dopo il fallimento della società, la Fiorentina riparte dalla C2 e non le è rimasto neanche il suo nome: ora si chiama Florentia Viola. All’Artemio Franchi compare uno striscione: “Ciao 7bello Julinho”. Il giorno prima, l’11 gennaio, nella sua San Paolo è morto all’età di 73 anni Júlio Botelho, e il viola club nato anche in suo onore – oltre che dell’altro grande numero 7 della storia della Fiorentina, Kurt Hamrin – lo saluta così. Tutto lo stadio si alza in piedi per un lungo applauso e viene letto un comunicato per ricordarlo. (Ma nessun minuto di silenzio né lutto al braccio, per evitare eventuali problemi legali sulla continuità tra la “vecchia” Fiorentina e quella nuova. Una decisione infelice, per cui poi la società viola chiederà scusa). Nello stesso giorno, a San Paolo, si svolgono i funerali. Tanta gente e sopra il feretro le bandiere delle sue tre squadre: Portuguesa, Palmeiras e Fiorentina.

LA LEGGENDA. Una sconfitta in 34 partite, 12 punti di distacco dalla seconda, 59 gol fatti e 20 subiti. I numeri della Fiorentina campione d’Italia nel ’56 parlano da soli. Julinho non era l’unico grande di quel gruppo – Sarti, Chiappella, Montuori, per citarne tre e per qualità diverse – ma chi ha avuto o ha un nonno che ha visto giocare quella squadra, sa che il nome di Julinho evoca il calcio di un altro pianeta molto più che di un’altra epoca. E forse ha avuto la fortuna di vedere una foto in cui c’è Julinho che si fa largo tra due avversari, uno seduto a terra e l’altro che se ne va a testa bassa da tutt’altra parte rispetto al pallone. La partita in questione è Fiorentina-Vicenza del marzo ’56. All’andata Julinho, arrivato da poco in Italia, giocò male e a fine gara il difensore vicentino che lo marcava, Mirko Pavinato, fece una battuta del tipo: “e questo sarebbe il fenomeno brasiliano?”. La risposta di Julinho arrivò durante la partita di ritorno a Firenze: finte e dribbling che misero così in difficoltà Pavinato che – si racconta – l’allenatore del Vicenza chiese a mister Bernardini di “calmare” il brasiliano. La foto, insomma,  testimonierebbe l’apice dell’umiliazione di Pavinato.

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LA FOTOGRAFIA. In realtà le cose andarono in un altro modo. E’ vero che quel giorno Julinho rese impossibile la vita a Pavinato, ma un filmato dell’epoca ripescato dalla trasmissione televisiva “Sfide” ha chiarito cosa successe nel momento immortalato dalla foto. Il numero 7 viola scartò effettivamente un difensore del Vicenza lasciandolo a terra, ma subito dopo perse palla. Pavinato la recuperò e fece qualche metro tutto baldanzoso, ma Julinho, caduto anche lui a terra, lo contrastò e riuscì a recuperare il pallone. “Ma questo nulla toglie alla leggenda di Julinho e alla bellezza della foto”, ha scritto Sandro Picchi sul Corriere Fiorentino. Casomai aggiunge: palla recuperata e via veloce ancora una volta, Julinho, con quegli occhi pensierosi puntati sulla porta avversaria.

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