Robert Mapplethorpe, considerato uno tra i più controversi artisti del XX secolo, è il protagonista dal quale prende avvio la mostra Beauty and Desire, appena inaugurata al primo e al secondo piano del Museo Novecento di Firenze (piazza di Santa Maria Novella, n.10), curata da Sergio Risaliti – direttore del Museo – assieme a Eva Francioli e Muriel Prandato e aperta fino al 14 febbraio 2024. Al suo fianco, in un confronto inedito, sono esposti gli scatti di Wilhelm von Gloeden, tra i promotori della staged photography e punto di riferimento per alcune fotografie di Mapplethorpe, insieme ad una selezione di fotografie dell’Archivio Alinari. Il progetto è stato realizzato grazie alla collaborazione della Robert Mapplethorpe Foundation e della Fondazione Alinari.
Sono passati 40 anni dalla mostra che fece conoscere a Firenze l’opera di Robert Mapplethorpe. Era infatti il 1983 quando al Palazzo delle Cento Finestre si poteva ammirare la potenza e purezza delle immagini del fotografo newyorkese. Oggi si torna ad omaggiare il grande artista con la seconda esposizione dedicata dal Museo Novecento alla fotografia (è però la prima negli spazi museali), pratica che ha rivoluzionato la storia dell’arte a partire dall’Ottocento. Mapplethorpe ha dato vita durante gli anni della sua carriera a una fiorente produzione artistica, dalla quale sono state selezionate in occasione di questa mostra oltre 50 fotografie tra alcune centinaia, in un secondo momento suddivise per sezioni tematiche.
Il percorso
L’obiettivo primario del Museo Novecento è quello di sottolineare il legame della ricerca di Mapplethorpe con la classicità, e quindi mettere in evidenza il suo approccio scultoreo al mezzo fotografico. Ecco che al primo piano troviamo una serie di scatti di soggetti scultorei in movimento provenienti dal mondo classico – pensiamo per esempio ad una copia del Discobolo di Mirone (collezione Fratelli Alinari) – a confronto con alcune figure di uomini nudi che, come in una danza, si muovono armonicamente nello spazio circostante. Ma a Mapplethorpe non interessa solamente il nudo maschile e femminile ma anche la natura morta, tanto che i corpi sono spesso equiparati in mostra agli oggetti, dimostrando grande sensibilità scultorea.
L’accostamento delle fotografie di Robert Mapplethorpe in mostra a Firenze con alcuni scatti di Wilhelm von Gloeden non è casuale: l’artista si dimostra infatti interessato a più riprese al passato, inteso come bacino inesauribile di soggetti e suggestioni. Emerge poi anche uno stretto legame con Michelangelo Buonarroti, al quale Mapplethorpe si ispirò a più riprese e con cui si relaziona anche grazie alle fotografie scultoree realizzate dai fratelli Alinari cogliendo quindi il senso estetico delle pose, e in particolare della definizione delle masse muscolari trattenute e in tensione, ma pur sempre pronte ad esplodere con grande energia.
Il viaggio in Italia di Mapplethorpe e il suo probabile incontro con gli scatti di von Gloeden
Agli inizi degli anni Ottanta Mapplethorpe compie un viaggio in Italia, durante il quale ha l’opportunità di confrontarsi con il paesaggio di Napoli e la potenza delle rovine che annullano agli occhi del fotografo la distanza tra presente e passato, in una prospettiva già post-moderna. Ed è proprio nel capoluogo della Campania che ebbe probabilmente la fortuna di conoscere le fotografie di von Gloeden, grazie soprattutto a Lucio Amelio, gallerista legato a Andy Warhol e Joseph Beuys, che del fotografo tedesco era conoscitore e collezionista. Quest’ultimo era anche il proprietario di una bellissima galleria dove Mapplethorpe espose nel 1984. Soggetti, pose e atmosfere sospese delle composizioni ci riportano alla mente un’idea non convenzionale di bellezza ed eros: una sessualità spiritualizzata al limite dell’arte per l’arte.
Nella mostra del Museo Novecento ritroviamo questi temi: pur traendo ispirazione dai canoni della classicità, si tracciano traiettorie estetiche affatto scontate e a tratti perturbanti, sollevando e al contempo risolvendo interrogativi sul tema del corpo e della sessualità portandoci fino ai giorni nostri, dove la censura e il giudizio morale sono sempre pronti a mettere sotto accusa bellezza e desiderio. Mapplethorpe elimina ogni falso moralismo, e proprio qui risiede tutta la sua grandezza, costringendoci ad un’osservazione frontale dei corpi e dei sessi esibiti come oggetti, che diventano allo stesso tempo forme pure. Il modello dell’antichità greca e romana emerge quindi dal gioco di inquadrature, posture e plasticità.
Un’ultima curiosità…
Un’ultima curiosità: tra le tante opere in mostra, al secondo piano del Museo Novecento, assume particolare importanza l’accostamento tra la fotografia dei Gigli (Fratelli Alinari, ante 1896), quella di Sebastian (R. Mapplethorpe, 1980) rappresentato come un angelo e quella celebre di Patti Smith (R. Mapplethorpe, 1986) come una sorta di Vergine Maria. I tre soggetti, come un trittico, rappresentano una sorta di “Annunciazione” moderna. Un richiamo ancora una volta al passato con un occhio attento alla contemporaneità.
“Beauty and Desire” in mostra al Museo Novecento: orari e altre informazioni utili
La mostra Beauty and Desire al Museo Novecento è visitabile lunedì, martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica (chiuso il giovedì) dalle ore 11:00 alle 20:00. Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura. Per informazioni è possibile telefonare al numero 055.286132 oppure scrivere a [email protected]