Gli esperti impegnati nelle ricerche asseriscono che si potrebbe trattare della “Mansio ad Umbronem” citata da Plinio Livio e dall’Anonimo Ravennate, ovvero una stazione di posta situata nei pressi della via Aurelia che doveva servire come punto strategico d’immagazzinamento e ridistribuzione delle merci provenienti sia dalla strada per Roselle che da un porto di cabotaggio posizionato vicino all’antica foce dell’Ombrone.
La parte di edificio individuata è lunga una quindicina di metri e larga otto, ma per il momento è impossibile sapere con esattezza quale possa essere la sua estensione reale, perché la fase di scavo si è dovuta interrompere nei pressi dell’alveo del fiume Ombrone e l’ipotesi fatta dai ricercatori è che la cinta muraria possa continuare proprio lì sotto.
Tra i numerosi oggetti riportati alla luce reperti ceramici, vitrei e numismatici (oltre 80 monete, numerosi frammenti di oggetti in metallo, ceramica proveniente da tutto il Mediterraneo e una statuetta votiva in terracotta raffigurante il busto di Serapide). Proprio questi reperti consentono di datare l’edificio al II secolo d.C.
Quattro gli archeologi impegnati nella campagna di ricerca e dieci gli studenti provenienti da diversi Paesi stranieri che collaborano alle ricerche che, concluse ieri, riprenderanno ad agosto con un nuovo gruppo di trenta studenti.