Ci siamo accorti quant’è dura non poter vedere i propri congiunti – così abbiamo imparato a chiamarli – nei 56 giorni di lockdown totale. Ancora oggi, 150 e passa giorni dopo, c’è chi non ha potuto abbracciare gli affetti più vicini. Fidanzate e fidanzati, compagni e compagne, figli lontani da un genitore, familiari di fatto. Solo perché alla loro unione manca un riconoscimento legale. Sono le coppie binazionali non sposate, in cui uno dei due partner non è cittadino dell’Unione europea o degli altri paesi da cui è consentito fare ingresso nel nostro paese. Molti stati europei hanno adeguato la loro normativa per rimediare. L’Italia ancora no. Il movimento Love is not tourism chiede di fare presto.
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L’amore non è turismo. Un nome che è anche una dichiarazione di intenti quello che si è scelto il movimento internazionale delle coppie binazionali nato proprio con l’adozione dei primi lockdown nei paesi europei. “La chiusura delle frontiere internazionali sulla scia della pandemia di Covid 19 è stata – ed è ancora – sensata e persino necessaria”, si legge sul sito del movimento. “Ma l’amore non è turismo. Qui non si tratta di una semplice vacanza estiva, si tratta della salute mentale e del futuro delle persone in tutto il mondo“.
Love is not tourism chiede ai governi di tutto il mondo di introdurre un’eccezione alle restrizioni previste per i viaggi internazionali: che i partner di relazioni binazionali abbiano la possibilità di ricongiungersi.
Seguendo, naturalmente, tutte le precauzioni sanitarie necessarie. La proposta di Love is not tourism è quella di test e tamponi (con spesa a carico di chi si sottopone all’esame) e periodi di quarantena fino a quando il test non dà esito negativo o per tutti i 14 giorni canonici dell’isolamento domiciliare.
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Love is not tourism, 10 paesi europei si adeguano. L’Italia ancora no
Ad oggi, dieci paesi europei hanno accolto la richiesta di Love is not tourism. Danimarca, Norvegia, Paesi Bassi, Cechia, Islanda, Austria, Svizzera, Finlandia, Germania e Francia, con qualche variazione sulle regole, consentono alle coppie binazionali di ricongiungersi.
Ora c’è da aspettarsi che altri paesi si aggiungano alla lista. Di recente, anche la Commissione europea si è ufficialmente pronunciata in favore della causa, incoraggiando tutti i paesi membri ad adottare regole di ricongiungimento per le coppie non sposate in cui un partner è cittadino o residente nell’Unione e l’altro no.
We encourage all EU countries to allow the entry of unmarried partners of EU citizens and residents into the EU without a delay.#LoveIsNotTourism #LoveIsEssential pic.twitter.com/K462WDIiaj
— European Commission 🇪🇺 (@EU_Commission) August 7, 2020
Love is not tourism, la petizione
In Italia la questione non sembra essere mai entrata nell’agenda di governo. Gli appelli sui social network, con l’hashtag #Loveisnottourism, proseguono senza sosta da cinque mesi. Con lo spettro di una seconda ondata in arrivo e le ulteriori strette agli spostamenti internazionali già in atto, ci sono coppie che temono di non potersi vedere ancora per dei mesi, dunque rischiare di non vedersi mai più.
Love is not tourism ha lanciato petizioni e raccolte di firme rivolte ai governi di tutto il mondo. In 10 casi ha funzionato e i paesi hanno approvato regole per il ricongiungimento delle coppie binazionali non sposate. Tra quelle ancora attive ce n’è una indirizzata all’Unione europea e una al governo italiano.