martedì, 6 Maggio 2025
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Tramvia, via ai lavori alla Federiga

Per rimediare ai problemi relativi alla mobilità, verrà quindi aperta una bretella provvisoria per i veicoli in ingresso in città provenienti da via Baccio da Montelupo e via Antonio del Pollaiuolo, una sorta di by pass in un’area sottratta al cantiere e riasfaltata per l’occasione. Entro una decina di giorni entrerà in funzione anche un secondo provvedimento: verrà riaperto un collegamento tra viale Etruria e viale Piombino all’altezza di via Siena.

La circolazione sarà monitorata costantemente così da poter intervenire in caso di necessità con ulteriori misure già studiate dagli uffici. Saranno presenti anche numerosi agenti della Polizia Municipale, specie nella fase iniziale dei lavori, per fornire informazioni relative alla nuova viabilità.

“Abbiamo rinviato questo cantiere in attesa di trovare la soluzione per lo smaltimento delle terre di scavo di viale Nenni – ha spiegato il vicesindaco Matulli -. Adesso che da questo punto di vista tutto è risolto e che i lavori sono iniziati già da qualche tempo, è arrivato il momento di procedere con la predisposizione del sottofondo e la posa dei binari anche nell’area della Federiga. Si tratta di un tratto di 400 metri di cui la metà proprio nel mezzo della rotonda che consentirà di allacciarsi con i binari già collocati in via Foggini e via degli Arcipressi”.

“La rotatoria della Federiga consente attualmente ai flussi di traffico di dirigersi nelle varie zone del quartiere, cosa che non sarà più possibile da domani. E questo comporterà un appesantimento notevole sulla già delicata circolazione della zona. Ma – ha continuato il presidente D’Eugenio – la ditta che esegue i lavori ci ha chiesto di predisporre un cantiere unico per la particolarità del percorso, leggermente in curva, su cui devono essere posti i binari”.

“Vigileremo sul rispetto della scadenza da parte della ditta – ha aggiunto ancora D’Eugenio – e, via via che procederanno i lavori, cercheremo di riaprire alcuni passaggi trasversali per alleggerire la circolazione”.

Un Genio in cerca d’attori

Chissà che per qualcuno non sia la volta buona: martedì 13 gennaio presso l’Sms Andrea del Sarto, in Via L. Manara n. 12 a  Firenze, si svolgeranno i provini, aperti a tutti, per la ricerca di attori da inserire nel cast del primo Below Cost Production.

In questa occasione anche tutti i professionisti del settore che intendono far parte della squadra tecnica potranno iscriversi nell’apposita lista delle risorse umane.

Le riprese del lungometraggio inizieranno a marzo 2009, gli aspiranti  attori devono presentarsi al provino muniti di fotografia, a sovrintendere il casting sarà l’attore Alessio Sardelli.

Intanto, la Provincia di Firenze ha già pubblicato il bando di concorso per la realizzazione del lungometraggio (con la formula “Below Cost Production”).L’iniziativa è dedicata a chi desidera veder realizzata, sotto forma di film, la propria sceneggiatura. Il termine di iscrizione è fissato al 31 gennaio 2009.

Si tratta di un bando di concorso, gratuito e aperto a tutti i cittadini italiani e stranieri.


Soggetto inedito, tema libero, durata di 100 minuti, location su Firenze e provincia e dialoghi rigorosamente in italiano, sono alcune delle caratteristiche richieste dalla Leonardo Cinematografica, la società che concretamente realizzerà la produzione dell’opera. Il premio per il vincitore consiste nella realizzazione della sceneggiatura e il film creato parteciperà di diritto all’edizione 2009 del Genio Fiorentino. Inoltre, il lungometraggio scelto dalla commissione verrà inviato ai festival e ai concorsi ritenuti idonei dalla produzione.

L’iniziativa cinematografica prodotta dalla Provincia fa da apripista all’utilizzo, anche a Firenze, della formula “Below Cost Production” per la realizzazione di film di alta qualità a basso costo.Una formula che tramite la Leonardo Cinematografica permette a tutti di girare un lungometraggio con una spesa di 50.000,00 € e garantirsi nel contempo una distribuzione locale in grado di dare visibilità all’opera.

 

Gubinelli espone all’Istituto Francese

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Nella sua attività artistica Gubinelli è andato molto presto maturando, dopo esperienze pittoriche su tela o con materiali e metodi di esecuzione non tradizionali, un vivo interesse per la “carta”, sentita come mezzo più congeniale di espressione artistica: in una prima fase opera su cartoncino bianco, morbido al tatto, con una particolare ricettività alla luce, lo incide con una lama, secondo strutture geometriche che sensibilizza al gioco della luce piegandola manualmente lungo le incisioni. In un secondo momento, sostituisce al cartoncino bianco, la carta trasparente, sempre incisa e piegata; o in fogli, che vengono disposti nell’ambiente in progressione ritmico-dinamica, o in rotoli che si svolgono come papiri su cui le lievissime incisioni ai limiti della percezione diventano i segni di una poesia non verbale.
Nella più recente esperienza artistica, sempre su carta trasparente, il segno geometrico, con il rigore costruttivo, viene abbandonato per una espressione più libera che traduce, attraverso l’uso di pastelli colorati e incisioni appena avvertibili, il libero imprevedibile moto della coscienza, in una interpretazione tutta lirico musicale. Oggi questo linguaggio si arricchisce sulla carta di toni e di gesti acquerellati acquistando una più intima densità di significati. Gubinelli ha realizzato anche libri d’artista con opere accompagnate dai maggiori poeti ed opere su ceramica.
Qualche cenno biografico sull’artista: Paolo Gubinelli, nato a Matelica (MC) nel 1945, vive e lavora a Firenze. Si diploma presso l’Istituto d’arte di Macerata, sezione pittura, continua gli studi a Milano, Roma e Firenze come grafico pubblicitario, designer e progettista in architettura. Giovanissimo scopre l’importanza del concetto spaziale di Lucio Fontana che determina un orientamento costante nella sua ricerca: conosce e stabilisce un’intesa di idee con gli artisti e architetti: Giovanni Michelucci, Bruno Munari, Agostino Bonalumi, Alberto Burri, Enrico Castellani, Piero Dorazio, Umberto Peschi, Emilio Scanavino, Edgardo Mannucci, Mario Nigro, Sol Lewitt, Giuseppe Uncini, Zoren. Partecipa a numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero.
Le sue opere sono esposte in permanenza presso Musei Pubblici e Privati, Biblioteche, Pinacoteche, Spazi Pubblici e Privati.
Istituto Francese Palazzo Lenzi
Piazza Ognissanti 2, 50123 Firenze
La mostra resterà aperta al pubblico dal 22 gennaio al 22 febbraio 2009
Orari: lun/ven 10h/18h – Ingresso libero
Info 055 2718801 – www.istitutofrancese.it

Ritrovato dipinto rubato a Rieti

La chiesa di Vacone fa parte della diocesi di Terni, Narni e Amelia e custodiva il dipinto, diviso in tre parti, raffigurante al centro San Giovanni evangelista, al quale è intitolata la chiesa in questione, mentre negli sportelli laterali vi sono le immagini di San Paolo e Santo Stefano.

L’opera è attribuita dagli storici dell’arte a Marcantonio Aquili ed è data verso i primi anni del Cinquecento.

Un giorno di lutto per via Pistoiese

Sabato 10 gennaio infatti verranno celebrati i funerali delle due ragazze rimaste uccise nello scontro, e durante la cerimonia la bandiera della città di Firenze verrà esposta abbrunata o a mezz’asta. Il sindaco invita quindi ad osservare un minuto di silenzio all’inizio di ogni turno nei luoghi di lavoro, ad abbassare le saracinesche degli esercizi commerciali per 10 minuti, dalle 10,30 alle 10,40, e le discoteche, i pub e i bar ad interrompere le attività dall’una alle 1,10 nella notte tra sabato e domenica.

Nelle scuole invece verranno fatti momenti di riflessione e approfondimento sui temi sollevati da queste morti e le società sportive, in accordo con il Coni e gli Enti di promozione sportiva organizzeranno nel fine settimana iniziative autonome in ricordo delle vittime. Il sindaco richiama anche la cittadinanza a esprimere, ognuno a proprio modo, il proprio cordoglio ed essere vicina alle famiglie.

Questo il messaggio del sindaco alla città, con cui ne spiega le motivazioni:

“L’incidente della notte dell’Epifania è una tragedia per i genitori, i parenti, gli amici delle giovani vittime e un colpo duro all’anima di tutta la città. Sabato, il giorno dei funerali di Francesca e Margaux, sarà lutto cittadino: un momento di raccoglimento e un’occasione per riflettere e assumere l’impegno comune a fare ancora di più per impedire queste morti assurde e per creare una coscienza collettiva a difesa della vita dei nostri ragazzi e ragazze. E’ un discorso che coinvolge tutti: istituzioni, famiglie, scuola, associazioni, locali pubblici. E’ un problema che non riguarda soltanto la sicurezza stradale, ma va più in profondità e chiama in causa comportamenti, stili di vita, rapporti umani, senso di responsabilità sociale. Sono tanti i giovani che hanno passato, in questi due giorni, ore ed ore negli ospedali in attesa di notizie sulle condizioni dei loro amici. Insieme ai familiari, intorno ai quali ci stringiamo, hanno provato un dolore intenso e profondo, cercando di confortarsi a vicenda. Questi ragazzi non devono sentirsi soli: dobbiamo condividere ciò che essi provano. E al tempo stesso dobbiamo chiedere loro di non smarrirsi e di far nascere da questo dolore un impegno nuovo. In difesa della vita“.

Omaggio a Fabrizio De Andrè

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Orto botanico, omaggio al grande Fabrizio De Andrè. A dieci anni dalla scomparsa del celebre cantautore, il Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze gli rende un originale omaggio sabato 10 gennaio con l’iniziativa “Bocca di rosa, capelli di grano”.

All’Orto Botanico “Giardino dei Semplici” (via Micheli, 3 – ore 15.30 – ingresso libero) Mariele Signorini e Enrico Della Giovampaola (Università di Firenze) alterneranno l’ascolto delle canzoni di De André con la narrazione botanica, guidando gli ascoltatori alla scoperta delle piante e della loro ricchezza allegorica.

Nelle canzoni di Fabrizio De André il mondo vegetale viene usato in grande abbondanza per esprimere ed evocare i sentimenti umani: le piante compaiono 76 volte e 43 sono le specie citate. La più ricordata è la rosa, metafora della bellezza e della sua caducità, seguita dal grano, simbolo di ricchezza e sazietà ma anche della fatica del lavoro. Ma non mancano il giglio, la maggiorana, la sughera, l’alloro, il mirto, l’uva spina…

 

“Anatomie dell’anima”, Bondi a Fiesole

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Apre i battenti la mostra Anatomie dell’anima di Elisabetta Rogai (nella foto), con un “ospite” d’eccezione: il ministro per i Beni e le attività culturali Sandro Bondi. Il ministro sarà presente e inaugurerà l’esposizione venerdì 9 gennaio alle 17: una trentina di quadri, realizzati sia su tela sia su “denim”, che si snodano attraverso le sale del museo Archeologico di Fiesole in un inedito percorso che unisce l’arte contemporanea alle vestigia del passato. La presentazione sarà invece affidata a Cristina Acidini, soprintendente speciale per il patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico, e per il polo museale fiorentino. Faranno gli onori di casa il sindaco di Fiesole, Fabio Incatasciato, e l’assessore comunale alla Cultura, Paolo Becattini, e prenderà la parola anche la storica dell’arte Litta Medri. La mostra sarà visitabile fino all’8 febbraio (dalle 10 alle 16, tranne martedì e mercoledì) al museo, in via Portigiani 1.

La mostra – pianificata dal console generale della Colombia Gianni Lusena e realizzata con il contribuito della Cassa di Risparmio di Firenze, azienda vinicola “Tiberio”, “Anonimo Orologi” e “Stefano Bemer” – è stata curata da Alice Barontini così come il catalogo edito da Polistampa, e rappresenta un momento molto significativo del percorso artistico di Elisabetta Rogai. “E’ un momento fondamentale della mia vita di artista – spiega Elisabetta Rogai – perchè dopo gallerie e luoghi istituzionali, per la prima volta le mie opere vengono esposte in un museo e sembrano convivere perfettamente con i pezzi di epoca etrusca, romana e longobarda conservati nelle sale. Un esempio di come contemporaneità e antichità possano coesistere e completarsi senza sovrapporsi. Abbiamo scelto Anatomie dell’anima come titolo perchè sento che sulla tela è possibile portare non solo i volti e le figure ma soprattutto lo spirito e l’interiorità delle donne, che restano i miei soggetti prediletti”.

Da un punto di vista tecnico, infatti, l’esposizione fiesolana mostra come la pittura di Elisabetta Rogai stia evolvendo verso un figurativo sempre più volto all’informale, con grandi pennellate che sembrano sondare l’animo delle modelle rappresentate. Questo viene analizzato e indagato in ogni sfaccettatura, senza però perdere la piacevolezza del disegno. Per l’occasione, inoltre, al museo archeologico di Fiesole sarà esposto – durante tutto il periodo della mostra – il dipinto di Oriana Fallaci che la Rogai ha realizzato dopo la scomparsa della scrittrice e che ha inaugurato il Fondo Fallaci presso il Consiglio regionale della Toscana. Per ricordare la figura della grande intellettuale fiorentina, sarà presente all’inaugurazione l’onorevole Riccardo Mazzoni, suo grande amico. “Sono onorata della presenza del ministro Bondi all’inaugurazione”, conclude Elisabetta Rogai.

Negli ultimi anni, la carriera artistica di Elisabetta Rogai è stata scandita da una serie di esposizioni che ne hanno confermato il ruolo a livello nazionale e internazionale, da “La Forza e la Virtù” a Pietrasanta a quelle che nel corso degli anni si sono succedute a Firenze, Venezia, Cannes, Milano, Kyoto o Capri. Il recente passato ha riservato all’artista fiorentina profonde soddisfazioni: basti pensare ad “Astrid”, il quadro divenuto l’etichetta del vino ufficiale del semestre italiano di presidenza dell’Unione europea. O all’intuizione di utilizzare la tela denim – quella usata per i jeans – come supporto tecnico per alcuni suoi quadri. Oppure ancora all’aver rappresentato Firenze per il 40° anniversario del gemellaggio con Kyoto.

Ma la carriera di Elisabetta parte da ben più lontano: era il 2001 quando andò in scena la prima personale, dal titolo “L’Essenza dell’Essere” (Officina Profumo Farmaceutica Santa Maria Novella di Firenze). Nel 2005 l’artista è scelta dal Comune di Firenze come rappresentante dell’eccellenza fiorentina per le cerimionie di gemellaggio con Kyoto. Se la pittrice è tornata in patria, i suoi quadri hanno invece attraversato il Pacifico per arrivare a Washington, alla Capricorno Gallery. Accanto alla produzione artistica “tradizionale”, Elisabetta Rogai ha affiancato una serie di iniziative “parallele”: uno sguardo sulle molteplici anime dell’arte sotto forma di tela jeans o tavole lignee trattate con la tecnica dell’affresco (presso la pieve romanica di San Giovanni Battista, a Corazzano). Il 2008 ha visto infine l’artista alle prese con due importanti “commissioni”: un dipinto celebrativo realizzato per i 70° anni della Scuola di Guerra Aerea di Firenze, posto di fronte all’affresco di Pietro Annigoni, e una sua “sintesi” donata dall’Aeronautica militare al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per gli 85 anni del Corpo. Un “campus” artistico, quello di Elisabetta Rogai, che non si esaurisce nelle mostre che l’hanno vista protagonista. Insieme alle esposizioni tradizionali, infatti, l’artista fiorentina si è distinta negli anni per aver realizzato altri tipi di “eventi” artistici, nonché per alcune interessanti “commistioni” tra la pittura e altri campi.

Il senso di un albero

Recingeva la pianta con gli avambracci, teneva la gota sul legno del tronco, rimaneva immobile per circa un minuto e poi passava al successivo. Incuriosito mi fermai ad osservarlo: era un vecchio, vestito col toni, il volto magro, i capelli cinerei,  radi; il fisico asciutto e schietto.

Lui non si accorse di me e continuò il suo giro, verso un altro albero, verso un altro abbraccio. Per pudore non gli chiesi niente, ma tanta era la curiosità… e tanta era la pace che mi trasmetteva con quegli abbracci. Poi sparì, verso l’uscita. Ho letto che a Firenze si procederà nel piantare circa 500 nuovi alberi: frassini, tigli e olmi. Mi sembra cosa buona: da render regola e non eccezione, punto di partenza e non di arrivo.

Ogni albero non è solo bello a vedersi, ma è foriero di senso e di vita. Forse perché, come recita un antico proverbio cinese: se vuoi essere immortale… o fai un figlio, o scrivi un libro o pianti un albero. Con 500 nuovi alberi per le vie di Firenze, probabilmente l’immortalità della città e dei suoi cittadini è di qualche passo più vicina.

*scrittore

 

La colonnina a emissioni zero

La colonnina a emissioni zero è dotata anche di un funzionale display che evidenza i kilowatt di energia elettrica prodotta e l’anidride carbonica non immessa nell’aria, non produce sostanze inquinanti e vi si possono attaccare fino a 4 motorini alla volta. Le nuove colonnine quindi sostituiranno quelle ormai obsolete, grazie al progetto approvato dalla giunta di Palazzo Vecchio, che sarà finanziato dalla Regione Toscana nell’ambito del Pac (Piano comunale antismog) con uno stanziamento di 225 mila euro.

Le nuove colonnine verranno collocate in via dell’Agnolo, lungarno Colombo, via Sarpi, via del Ghirlandaio, via Erbosa, via Gian Paolo Orsini, via Santa Lucia, via Finiguerra, via delle Torri, via Pio Fedi, via Osteria, via Baracca, via Forlanini, via Forlanini, via Gemignani, piazza 1° Maggio, via della Fonderia, piazza Cavalleggeri, piazza Tasso, viale Fanti.

Saranno invece raddoppiate le postazioni esistenti in piazza della Libertà, piazzale di Porta a Prato, piazza Pier Vettori, viale dei Mille, via Torta, piazza D’Azeglio, piazza Alberti, piazza Dalmazia, via Bonifacio Lupi e Borgognissanti. Si procederà invece alla sostituzione delle colonnine di vecchia generazione collocate in piazza Cestello, piazza Ghiberti, piazza Brunelleschi, viale Volta, viale dei Pini, via di Scandicci, piazza San Marco, piazza Pitti e piazza Adua.

“E’ la prima postazione a Firenze ad emissioni zero – ha detto l’assessore all’ambiente Claudio Del Lungo- che consente di misurare anche il risparmio di anidride carbonica per i kilowatt consumati. Attualmente sono 110 le colonnine a per la ricarica dei veicoli elettrici. Ma ne sono in arrivo molte altre. Ventuno verranno installate ex novo, dieci verranno raddoppiate nelle loro attuali postazioni e 9 verranno sostituite con prese di un ultimo modello Cives”.

Il lusso? Ora si noleggia in rete

Fashion victim e viziati del lusso lo sanno, spendere e spandere non è tanto il caso, con quest’aria di crisi. E poi non è neanche più di moda. Oggi il lusso non si compra più, fa troppo borghese, meglio affittarlo.

Ad andare per la maggiore in questo campo sono le borse griffate, gli oggetti d’arte e lo chef a domicilio. Vezzi che molti di noi credevano confinati dall’altra parte dell’Atlantico, o meglio ancora, negli scintillanti episodi di qualche serie televisiva. Aggiudicarsi una borsa all’ultimo grido invece non è un sogno poi tanto irraggiungibile. Per sfoggiare uno dei famosi bauletti di Louis Vuitton bastano 50 euro a settimana, 130 per un mese, a cui bisogna aggiungere le spese di spedizione. Sottoscrivendo un abbonamento di tre, sei o dodici mesi si può usufruire però di un notevole sconto. Il pagamento si effettua online tramite carta di credito e la borsa prescelta arriva direttamente a casa per mezzo di un corriere, a cui viene restituita al termine del periodo di noleggio.

In rete l’offerta è veramente ampia: MyLuxury.biz, uno dei primi siti a fiutare l’affare in Italia, mette a disposizione una quarantina di modelli a partire da 15 euro alla settimana (ma più spesso il prezzo si aggira attorno ai 50-60).

“Noleggiamo circa 60 borse al mese e le nostre clienti sono dislocate in tutto il paese – spiega Elena Franchelli, Account Manager – La nostra clientela ha un’età media che va dai 25 ai 45 anni e spazia tra chi noleggia l’oggetto di pregio per l’occasione speciale e chi semplicemente ama cambiare spesso accessori senza spendere cifre da capogiro”.

Non più fashion victim, insomma, ma recession victim. Il business invece amplia gli orizzonti e cerca di conquistare nuove fette di mercato: c’è anche una vetrina per “lui”, in cui fanno bella mostra di sé tracolle e valigette dai  loghi ben riconoscibili.

C’è poi chi all’accessorio all’ultima moda preferisce poter mostrare ad amici e parenti in visita una dimora di classe, magari ornandola con qualche quadro d’autore.

Se le tele sono in affitto, costruirsi la propria collezione privata non è più roba da zar e zarine. TheMovingArt.com, con sede anche a Firenze, noleggia copie delle opere più celebri. L’ordine si fa ancora una volta online e l’affitto minimo è di tre tele per tre mesi. C’è solo l’imbarazzo della scelta: oltre alle copie di anfore e altri reperti archeologici, il catalogo contiene le riproduzioni su tela di celeberrimi affreschi come “L’ultima cena” e “La creazione di Adamo”.

Certo in questi casi è dura far passare l’imitazione per l’originale. Se il tentativo è quello di stupire gli ospiti meglio puntare su opere almeno vagamente più abbordabili, come “La coppia al parco” di Botero, noleggiabile con 23 euro al mese. Più caro Cezanne: 29 euro il canone per ogni tela. Per la “Dance class” di Degas vale la pena spendere qualcosina in più: 45 euro al mese. Se poi ci si dovesse affezionare all’opera, appenderla definitivamente al muro di casa ci costerebbe quasi mille euro. Infine per invitare gli ospiti ad ammirare la piccola galleria d’arte si può “noleggiare” anche lo chef. Il menu si concorda prima e il cuoco porta con sé tutto il necessario per imbandire la cena. Altro piccolo lusso: quello di non cucinare né lavare i piatti.