sabato, 14 Dicembre 2024
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Carlo Romiti espone al Museo Marini

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Ippios in greco è tutto ciò che ha a che fare col cavallo e, nell’immaginario di Carlo Romiti, il termine richiama anche gli orientali paesaggi sconfinati e stepposi, dove l’uomo si è innamorato di questo animale.

Il cavallo e il suo paesaggio rappresentano tutto l’artista Romiti che vive con i cavalli, sua forte passione, e dipinge con la terra, materia delle sue opere.
Terra e cavalli esteticamente hanno già una valenza propria e insieme diventano metafora: la terra, elemento vitale quindi indispensabile e l’animale cavallo, simbolo del selvaggio, atavicamente attraente.

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Il museo Marini, santuario del cavaliere, diventa con questa mostra l’occasione per vedere il cavallo senza cavaliere e senza briglie, un cavallo selvaggio, non domato dall’uomo, che può vivere e galoppare solo in uno spazio aperto, in una terra libera e senza confini. Le opere esposte sono una ventine, tutte nello spazio della cripta. E ad accompagnarle c’è un breve video di Enrico Belli e Marco Tani, dedicato, come la mostra, ai cavalli e alla terra. Cavalli intuiti più che reali, che sembrano dare movimento alle opere di Romiti e consistenza ai suoi pensieri.
In occasione della mostra verrà realizzato un catalogo, edito da Gli Ori, con testi di Alberto Salvadori e Enzo Fileno Carabba.

Carlo Romiti dipinge da anni con le terre che egli stesso ricerca. La sua pittura ha inizio nel momento stesso in cui raschia un argine e, con la mano, raccoglie le prime manciate di terra. Il proseguire di una tecnica antica di millenni e la ricerca continua sul colore e sulle sue applicazioni, sono fonte di ispirazione. Talvolta è la terra stessa, o una sua diversa tonalità, a suggerire l’opera, in un alternarsi di priorità tra soggetto e colore.

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La terra grezza, ben asciugata, macinata a mano in mortai di pietra, setacciata e talvolta macinata ancora, viene mescolata con acqua, uovo o collanti vari, ma anche con olio di lino a seconda dei supporti usati. La terra così trattata non ha bisogno di vernici finali poiché essa possiede e deve mantenere la sua propria “luminosità”. L’uso di questa tecnica di antica tradizione pittorica non può che trovare conferma nell’ambiente e nelle scelte di vita dell’artista: un misurato isolamento nelle campagne tra San Gimignano e Volterra. I suoi cavalli, i suoi cani e nel vicino bosco caprioli e cinghiali sono, insieme al paesaggio, i soggetti preferiti ed il mezzo per ritrovare la parte ancestrale che è in ognuno di noi.

Nicoletta Curradi
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