Play It! da mercoledì 26 fino a sabato 29 marzo porterà al Teatro Verdi di Firenze (via Ghibellina, 99 – info 055/212320, www.orchestradellatoscana.it ingresso serale €5,00) una panoramica su ciò che di meglio la musica contemporanea in Italia ha da offrire. Incontri, approfondimenti, dibattiti, premiazioni e concerti porteranno in luce la ricchezza di una scena variegata, vitale e dinamica. I compositori affermati, gli interpreti, i giovani talenti avranno la possibilità di incontrarsi, confrontarsi e proporre i propri lavori, dimostrando come la musica sia soprattutto un territorio in cui intravedere nuove possibilità, non soltanto sonore.
APERTURA. La serata di mercoledì 26 marzo sarà affidata a cinque composizioni che riescono ad armonizzare perfettamente la musica ad altre discipline.Per prima, la proposta di Francesco Giomi, “LFO # 1”: si tratta di un’improvvisazione creativa per ensemble che mette in relazione l’Orchestra della Toscana con una modalità di conduzione ispirata a quella del grande Butch Morris, trovando così un punto di incontro con una delle forme più aperte e innovative del jazz contemporaneo nell’ambito della direzione musicale. Successivamente, Federico Gardella in “Ossessioni di Pontormo” è riuscito ad intrecciare la concezione compositiva agli aspetti più moderni della pittura del Pontormo, quelle ossessioni che l’artista dettagliava minuziosamente sulle sue carte accanto agli studi delle sue opere più celebri, che qui si “doppiano” dando vita ad un’alterità psicologica e musicale. Seguirà Fabio Nieder con “The Water Flow On Their Way” per orchestra e voce femminile piangente; la composizione porta in scena una delle più importanti interpreti della musica europea, Alda Caiello, avvolta da un intreccio di testi tradizionali armeni e azeri, in un lavoro in tre parti che, quadro dopo quadro, si spoglia di elementi fino a concludersi in un background sonoro molto essenziale, quasi muto.
Luca Francesconi, poi, con “Trama” ha creato un percorso sonoro volto a ricercare un filo narrativo, un nuovo racconto da ritrovare dopo la frammentarietà del Novecento. C’è riuscito con l’ausilio del sassofono ipnotico e sensibile di Mario Marzi. Carmine Emanuele Cella, infine, con la composizione “The Manhattan distance” induce ad un ragionamento su come la geometria preveda almeno due prospettive diverse per guardare ogni aspetto della realtà.
FOYER. Nei giorni del Festival, il foyer del Teatro Verdi dalle 11.00 del mattino sarà il luogo degli incontri aperti sullo stato attuale della musica d’arte contemporanea.