Uno spettacolo unico, scritto e recitato appositamente da Giorgio Albertazzi per la sua città: “La mia Firenze. I ricordi di un figlio” andrà in scena giovedì 9 maggio al teatro Verdi.
L’OMAGGIO. Si tratta di un omaggio ai luoghi dell’infanzia e della prima giovinezza e alle persone e agli artisti straordinari con i quali ha condiviso gli anni più freschi della sua lunga vita. Una sorta di dedica d’amore raccontando aneddoti, rivivendo emozioni, ricordando D’Annunzio e Dante, accompagnato dalle musiche live di Antonio Artese. E’ l’evento clou del simposio internazionale “Arti dello Spettacolo. Mecenatismo e modelli per un nuovo Rinascimento nel terzo millennio” il cui ricavato sosterrà il progetto “Coltiva” di Oxfam Italia e il progetto “New Renaissance patronage found” promosso da Isi, l’International studies institute Florence.
ALBERTAZZI. “La presenza nella nostra città di un artista come Giorgio Albertazzi che ripercorre la ‘sua’ Firenze – ha sottolineato l’assessora alle politiche europee Cristina Giachi, presentando l’iniziativa questa mattina in Palazzo Vecchio – rappresenta uno dei tasselli suggestivi del Festival d’Europa. Questo spettacolo ripercorre la vita di uno grande attore e si lega profondamente, sia per i temi trattati che per i toni, alla città che lo ha visto nascere, crescere e poi anche prendere le distanze”.
IL PROGETTO. “È importante sottolineare – ha aggiunto l’assessora Giachi – che ‘La mia Firenze. I ricordi di un figlio’ riesce a coniugare l’arte con lo spirito filantropico. L’evento è promosso da Isi, una scuola americana guidata da un intraprendente direttore che si è fatto carico dell’organizzazione dello spettacolo per uno scopo benefico, il progetto Oxfam contro la fame nel mondo. Senza però dimenticare che Isi ha promosso, sempre in questi giorni, momenti di riflessione sull’arte e sul mecenatismo. Con questo progetto, insomma, il Festival d’Europa mostra un’attenzione per la complessità della dimensione umana che ci pare veramente adeguata alla nostra città. Culla dell’umanesimo cinque secoli fa, Firenze può essere luogo di elaborazione di un nuovo pensiero sull’uomo, un umanesimo contemporaneo veramente necessario per l’Europa di oggi”.