domenica, 29 Giugno 2025
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Il maestro Chung non sarà al Teatro del Maggio

Cambio di programma per la stagione sinfonica. Myung-Whun Chung non potrà dirigere il concerto previsto al Teatro del Maggio Fiorentino sabato 7 marzo, perché il maestro è in “quarantena” dopo essere stato a Tokyo, considerata come una zona a rischio per il coronavirus. Confermata però la serata: al suo posto, sul podio salirà Daniele Gatti.

Lo ha comunicato il Teatro del Maggio: “Motivi di prudenza e responsabilità hanno imposto al maestro Chung di osservare un periodo di isolamento – si spiega in un comunicato ufficiale -. Alla partenza dalla capitale giapponese, al maestro Chung è stato suggerito di osservare scrupolosamente un periodo di ‘quarantena’  in quanto il Giappone e Tokyo  in particolare, è uno dei Paesi a rischio contagio”. Il direttore d’orchestra e la moglie stanno bene ma resteranno in isolamento per 14 giorni e quindi non potranno raggiungere Firenze in tempo per il concerto.

Daniele Gatti concerto sinfonico
Il maestro Daniele Gatti -foto: Michele Monasta

Daniele Gatti al posto di Myung-Whun Chung al Teatro del Maggio musicale fiorentino

Resta invariato il programma dell’evento del 7 marzo, con la sinfonia numero 9 in re maggiore di Gustav Mahler, eseguita dall’orchestra del Maggio musicale fiorentino diretta, come detto, da Daniele Gatti.

Per vedere Myung-Whun Chung al Teatro del Maggio musicale fiorentino bisognerà aspettare la primavera: il maestro sudcoreano tonerà a Firenze sabato 29 aprile 2020 per inaugurare il ciclo sinfonico di concerti dell’83esimo Festival del Maggio, sempre in segno mahleriano con la sinfonia n.3 in re minore per contralto, coro femminile, coro di bambini e orchestra.

Dal coronavirus all’Amuchina, i meme più divertenti

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Il “vaccino” contro l’isteria di massa? L’ironia, soprattutto in un momento durante il quale non si parla d’altro. Da giorni i social sono invasi da divertenti meme per esorcizzare la paura e l’ansia dopo l’arrivo in Italia del nuovo coronavirus: dall’Amuchina, fino all’eccessivo allarmismo per i casi di Covid-19, le parodie web parlano anche toscano per strappare una risata e affrontare in modo più leggero una situazione complicata, che ha già creato contraccolpi a livello economico.

La vecchina di Sammoro e il coronavirus

Tra le più attive sul tema c’è  la vecchina di Sammoro, la seguitissima pagina Facebook da oltre 70mila follower, celebre per le frasi beffarde, scritte rigorosamente nel dialetto di San Mauro a Signa (frazione del Comune di Signa, poco fuori Firenze) e accompagnate da un’altrettanto ironica spiegazione in italiano corrente.

Nella sua proverbiale sintesi vernacolare, la vecchina mette in guardia gli internauti dalla psicosi di massa (“in du giorni siam passahi da ‘domani si more tutti!’ a ‘Vienvia nini, t’avrai preso una frescaha’!”), sbeffeggia la corsa folle ai supermercati per fare provviste (“tra un pohino rimettan fori anche i panettoni avanzahi”) e critica inoltre chi si improvvisa esperto di coronavirus sui social network (“C’enno più dottori su Feisbucche che a Careggi”).

Anche le chat Whatsapp non vengono risparmiate dai meme e da messaggi a tema: c’è chi invia stikers inquietanti (“Coronavirus si è aggiunto al gruppo”) e chi promette invece di diventare juventino nel caso risulti positivo al coronavirus.

Coronavirus, meme più divertenti: la gallery

Ecco quindi una selezione dei meme più spassosi sul coronavirus.

Car sharing a Firenze, l’addio di Car2go (Share Now)

Alla fine è arrivato il giorno dell’ultima corsa sulle smart condivise. Dal 29 febbraio le 250 auto di Share Now, ex Car2go, hanno abbandonato ufficialmente Firenze riducendo la flotta del car sharing a flusso libero e lasciando a piedi 68mila abbonati. Intanto il Comune pensa a un nuovo bando per il settore, mentre per le strade rimangono attivi altri 3 operatori, di cui due green, perché mettono a disposizione vetture elettriche.

Perché Share Now (Car2go) ha lasciato Firenze

L’annuncio dell’addio a Firenze di Share Now, società nata dalla fusione di Car2go con le mini di Drive Now, è arrivato alla fine dell’anno scorso. Il motivo? La città del giglio, a detta dell’azienda, non sarebbe una piazza redditizia a causa dei noleggi troppo brevi e con un costo medio del tragitto tra i 4 e i 5 euro, troppo poco per rendere remunerativo il servizio. La stessa sorte è toccata anche ad altre grandi città europee: Share Now ha rinunciato a Londra e Bruxelles.

Per riempire questo “vuoto” il Comune di Firenze ha annunciato che a primavera lancerà un nuovo bando per selezionare un nuovo operatore di car sharing o potenziare quelli già presenti (oppure per riportare in città Car2go, anche se questa ipotesi sembra molto improbabile), con novità sul numero dei parcheggi dedicati alle auto condivise e più controlli per i furbetti che occupano questi spazi per la sosta.

Car sharing a Firenze: operatori e costi

Dopo l’addio di Share Now – Car2go, a Firenze è possibile muoversi per la città grazie alle vetture di 3 società di car sharing a flusso libero, che possono entrare anche nella ztl. Due di queste offrono mezzi elettrici, ecco i costi in dettaglio (al netto di eventuali promozioni, abbonamenti e pacchetti):

  • Enjoy con circa un centinaio di Fiat 500 a Firenze – prezzi, 25  centesimi al minuto
  • Sharengo e le sue city car elettriche – tariffa 28 cent al minuto
  • Adduma car, con macchine e furgoni elettrici (servizio disponibile anche a Sesto Fiorentino) – i prezzi variano dal veicolo scelto fino alla durata del noleggio (più è lungo, minore è il costo orario) si va dai 20 centesimi al minuto per la city car Citroen C-zero, ai 22 cent/min per il furgone.

Inoltre, sul fronte della mobilità ciclabile, a Firenze è presente Mobike (diventata di recente Movi).

Progetto Itaca Firenze: la casa della speranza

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All’ultimo piano del palazzo in Corso Italia 32, uno spazio di 300 metri è diventato una nuova casa di solidarietà e speranza. Un luogo di sensibilizzazione, prevenzione e formazione sui temi della salute mentale. Si trova qui la nuova sede del Progetto Itaca Firenze Onlus, associazione nata nel 1999 a Milano e presente a Firenze dal 2011. Da allora offre aiuto alle persone affette da disturbi psichiatrici, ma anche ai loro familiari, agli amici e a chiunque sia interessato a sostenere e promuovere una visione innovativa della malattia mentale.

Il Club Itaca Firenze

A spiccare tra le attività è il Club Itaca Firenze: un centro nato nel 2012 per favorire lo sviluppo dell’autonomia socio-lavorativa di giovani con una storia di disagio psichico. Il Club al momento conta 74 iscritti, più della metà dei quali hanno già svolto esperienze di lavoro, inserimenti socio-terapeutici e tirocini formativi.

Progetto Itaca Firenze offre aiuto anche alle famiglie e agli amici di persone affette da disturbi mentali attraverso, ad esempio, corsi di formazione specifici tenuti da psichiatri, psicologi e assistenti sociali della Regione Toscana secondo gli standard internazionali della Nami, la National lliance on mental illness. Per loro, e non solo, è anche Faro Itaca, una linea d’ascolto, informazione e prevenzione attiva nel pomeriggio dal lunedì al venerdì al numero 3713358465.

progetto Itaca

 

Gli incontri nelle scuole

La conoscenza allontana i pregiudizi e aiuta a riconoscere le situazioni di rischio. Per questo Progetto Itaca organizza una serie di incontri nelle scuole superiori del territorio allo scopo di sensibilizzare e prevenire i disturbi mentali.

“Oltre all’impegno di professori e insegnanti, capita spesso che siano i ragazzi stessi a richiedere gli incontri nelle scuole” – racconta Simona Venturi, responsabile della comunicazione dell’associazione. “L’interesse da parte loro è notevole, siamo chiamati molte volte ad approfondire e parlare di tematiche con le quali, data la loro giovane età, è possibile imbattersi”.

Gli incontri richiamano l’attenzione sui fattori di rischio, sui sintomi con cui il disagio psichico si manifesta e sui modi per chiedere e ricevere aiuto. Questa attività, realizzata in collaborazione con alcuni psichiatri della Asl fiorentina, ha già coinvolto circa 870 studenti. Lo scopo, di nuovo, è cambiare l’atteggiamento nei confronti della malattia mentale grazie a una corretta informazione.  In questo caso, imparando a distinguere tra “disagio giovanile” e “disagio mentale”.

Il Reporter marzo 2020

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Quel bisogno di utopia

Aerocene è un invito a immaginare qualcosa di diverso, a dire che esiste un altro futuro possibile”. Quasi non si può parlare dell’arte di Tomás Saraceno senza che prima o dopo spunti fuori la parola utopia. E d’altra parte lui stesso, presentando la mostra Aria a Palazzo Strozzi, ha parlato a lungo dell’Aerocene, che è sì un gruppo di sculture, è sì il gruppo di lavoro che ha fondato insieme a scienziati e artisti, ma è soprattutto la sua idea di un nuovo rapporto tra uomo e pianeta. Saraceno è un ottimista. Crede nella vitalità del mondo, pensa la natura come un unico organismo complesso. Ha fiducia nella possibilità che ha l’uomo di conoscerlo, e dunque anche di immaginarlo diverso.

Nel 1516 Tommaso Moro descrisse un viaggio immaginario su un’isola dove gli uomini avevano costruito una società ideale, una pacifica repubblica retta su lavoro, tolleranza, moderazione e cultura. Intitolò quel romanzo Utopia, inventandosi una parola che gioca sull’ambiguità fonetica tra il prefisso greco antico eu, “bene”, e la negazione ou, messi davanti alla parola topos, “luogo”: l’utopia era un posto tanto buono quanto irraggiungibile. Da allora e per secoli i grandi pensatori hanno messo a confronto le loro proposte di mondi perfetti. L’utopia divenne un genere letterario. Poi il sogno è finito.

Nel Novecento i regimi autoritari hanno inseguito utopie corrotte e deliranti dalle cui ceneri è emersa l’era della minaccia atomica, dell’inquinamento e di troppe nuove ragioni per temere il peggio. È stato il secolo della distopia, l’utopia al negativo, la risposta alla domanda contraria: e se tutto andasse per il verso sbagliato? Da Il mondo nuovo di Huxley a Black Mirror, da Blade Runner a Fallout, il cinema, la letteratura, le arti e l’intrattenimento da allora non fanno che fabbricare futuri agghiaccianti d’ogni tipo. Negli ultimi anni, in special modo, la distopia è diventata prodotto di consumo con un ampio catalogo di catastrofi, pandemie, tirannie e apocalissi. Fino all’abbuffata. Oggi che la sensazione di un mondo lanciato verso il disastro è tanto più forte, c’è forse davvero bisogno di qualcuno disposto riprendere la strada al contrario.

Vedere le opere di Saraceno nelle sale di Palazzo Strozzi, simbolo della Firenze umanista che sognava di rifondare il mondo sulla centralità dell’uomo e della sua coscienza, non fa che aumentarne la suggestione. È un invito a resistere alla tentazione di bollare come infantile ogni tentativo di migliorare la realtà in cui viviamo. Se vogliamo un mondo migliore, dobbiamo cominciare a immaginarlo.

Andrea Tani
[email protected]

 

SFOGLIA ORA

Rinviata Udinese Fiorentina

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Clamorosa decisione della Lega di Serie A che ha deciso di rinviare le cinque partite che si sarebbero dovute disputare a porte chiuse nel corso di questo weekend. Pochi giorni fa si era optato di confermare la disputa di questi incontri ma senza il pubblico per evitare il rischio di contagio da Coronavirus ma oggi c’è stato un dietrofront dell’ente che governa il massimo campionato italiano di calcio e dunque i cinque match validi per la 26° giornata sono state rinviati al 13 maggio.

Disagio viola

La squadra di Beppe Iachini era già in Friuli quando ha saputo di questo inaspettato dietrofront. Sono tutti tornati a Firenze.  Appena rientrati in sede i giocatori si sono allenati allo stadio Artemio Franchi e poi il tecnico ha concesso due giorni di riposo. Una decisione, quella della Lega di serie A che ha messo in disagio tante società.

Le altre partite

Juventus-Inter, l’attesissimo scontro diretto per lo scontro diretto, è stato dunque posticipato di due mesi abbondanti e andrà in scena praticamente a fine campionato. Le altre sfide rinviate sono Milan-Genoa, Parma-SPAL e Sassuolo-Brescia. Nel corso di questo fine settimana si disputeranno dunque soltanto cinque partite: Lazio-Bologna, Napoli-Torino, Lecce-Atalanta, Cagliari-Roma e Sampdoria-Verona.

Referendum 2020: come vengono scelti gli scrutatori a Firenze

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Si avvicina il referendum costituzionale del 29 marzo 2020 e anche a Firenze il Comune ha comunicato le modalità con cui saranno scelti gli scrutatori, iscritti nell’apposito elenco. La commissione elettorale di Palazzo Vecchio ha deciso che sarà priorità data alle persone disoccupate o a chi si trova in situazione di difficoltà economica: questi soggetti però devono essere già iscritti nell’elenco degli scrutatori e presentare una dichiarazione all’ufficio elettorale.

Referendum 2020, chi fa parte dell’elenco degli scrutatori di Firenze

A Firenze l’elenco scrutatori viene aggiornato una volta l’anno a gennaio, in base alle richieste arrivate entro il mese di novembre dell’anno prima (sul sito del Comune le modalità in dettaglio): per il 2020 quindi l’albo è stato quindi già aggiornato.

Gli scrutatori che già fanno parte dell’elenco, in vista del referendum del 29 marzo, possono presentare la dichiarazione sullo stato di disoccupazione o di difficoltà economica (qui il pdf) insieme a copia del proprio documento di identità, presentandosi direttamente all’ufficio elettorale (in viale Guidoni 174) oppure mandando una mail all’indirizzo [email protected] o alla pec [email protected] , entro il 14 marzo. Per informazioni è possibile contattare l’ufficio elettorale del Comune di Firenze ai numeri 055/3283638 – 3629 – 3632.

Il compenso per gli scrutatori, quanto si guadagna

Per quanto riguarda il referendum, le cui votazioni si svolgono solo nella giornata di domenica 29 marzo 2020,  il compenso per gli scrutatori è fissato dalla legge in 104 euro (53 euro per i seggi speciali in ospedali e case di cura). Questa cifra è esente dalle tasse: non rappresenta reddito e quindi non deve essere inserita nel 730.

Qui tutte le informazioni sul referendum costituzionale 2020: per cosa e come si vota, se serve il quorum e le altre info utili. Al momento è in corso il dibattito su un possibile rinvio per l’allerta coronavirus.

Teho Teardo e Pink Sonic a prezzi scontati

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Continuano le promozioni per i nostri lettori. Ogni mese, dalla collaborazione con Bitconcerti, concerti e spettacoli in promozione a prezzi scontati!

In esclusiva per i nostri lettori per il mese di marzo

Questo mese Bitconcerti propone per i lettori de Il Reporter una superofferta a tempo per lo spettacolo:

TEHO TEARDO
MARTEDÌ 17 MARZO 2020,
ore 21:00
Teatro Puccini
2 biglietti di Primo settore a € 28,00 invece di € 38,00
2 biglietti di Secondo settore a € 20,00 invece di € 29,80 (più commissioni)

PINK SONIC 
SABATO 28 MARZO 2020, ore 21.00
Tuscany Hall
2 biglietti di Secondo Settore a € 36,00 invece di € 69,00 (più commissioni)

ACQUISTA BIGLIETTI A PREZZO SCONTATO

(Ogni lettore potrà acquistare massimo 4 biglietti per spettacolo. La presente offerta è valida salvo esaurimento disponibilità e comunque non oltre il giorno di spettacolo.)

Cerchi altri spettacoli in promozione? Scoprili qui: www.bitconcerti.it/promozioni.html

Lungarno 82 marzo 2020

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lungarno 82 marzo 2020

Tra cambiamenti climatici ed epidemie globali questa primavera non ha vita facile, ma noi proviamo lo stesso ad omaggiarla come si deve.

Questo mese su Lungarno* dedichiamo tante pagine alla musica per tutti, a quella aperta e libera dei musicisti di strada, a quella dei festival che non ci sono ma che potrebbero esserci. E poi parliamo del muro della gentilezza, progetto purtroppo naufragato, di una portineria” galleria d’arte, di odonomastica, la disciplina che ha come oggetto lo studio dei nomi delle strade, di minimalismo eticopronto soccorso psicologico, app per superare le barriere architettoniche e tanto tanto altro. In copertina: “Spring has sprung!” di Claudia Bessi

Cosa aspetti a sfogliarlo subito?
SCOPRI DOVE TROVARE LA TUA COPIA GRATUITA OPPURE SFOGLIALO ONLINE

* Ci preme informarvi che nel momento in cui la rivista è andata in stampa l’allerta sanitaria non era arrivata in città, per cui troverete articoli, pubblicità e segnalazioni in calendario di eventi che purtroppo in questi giorni sono stati annullati.
Vi consigliamo quindi di verificarne l’effettiva presenza sui siti degli organizzatori.

Cosa fare se la paura è più contagiosa del coronavirus

Supermercati presi d’assalto per fare incetta di provviste, farmacie svuotate di tutto ciò che assomiglia a una mascherina, strade e piazze deserte. Improvvisamente ci siamo risvegliati in un film catastrofico di serie B, con l’angoscia e la paura per il coronavirus che crescono di ora in ora, interrogandoci su cosa fare. Ma l’eccessiva paura, dicono gli esperti, può essere controproducente e innescare pericolosi meccanismi.

Durante un incendio accalcarsi presi dal panico verso l’uscita non è la migliore risposta, allo stesso modo questa situazione ci richiede di agire razionalmente e procedere con ordine, invece che cedere alla psicosi e al panico di massa. Ne abbiamo parlato con Maria Antonietta Gulino, psicologa e psicoterapeuta, presidente dell’Ordine degli Psicologi della Toscana.

Perché questa paura fuori controllo per il nuovo coronavirus?

La paura è una sana reazione fisiologica per dare una risposta agli eventuali pericoli. Ma quando la preoccupazione diventa sproporzionata rispetto alla reale pericolosità della minaccia, si crea uno stato di preallerta e di agitazione costante. Rispetto al passato, nel caso del coronavirus l’informazione digitale e rapida ha fatto circolare in modo incontrollato notizie scorrette e catastrofiche che hanno portato a uno stato di iperattivazione emotiva.

La paura può essere più contagiosa di un virus?

Quando siamo in preda alla paura, i nostri processi mentali, proprio perché iperattivati, rischiano di scivolare nell’irrazionale e di non permetterci di ragionare in maniera sufficientemente lucida per fronteggiare la situazione di disagio. L’iper-paura crea dei rischi: può diventare più pericolosa del motivo della nostra stessa ansia, essere invalidante.

Coronavirus, così si frena il contagio: intervista al professor Paolo Bonanni

Ad esempio?

Può innescare una reazione di tipo depressivo: abbiamo meno voglia di andare a scuola o al lavoro, ci chiudiamo in casa per sentirci al sicuro, andiamo quindi incontro a una situazione di paralisi e immobilismo.

Cosa fare: quali sono gli antidoti “all’epidemia” di paura per il coronavirus?

Noi parliamo di 3 C: cautela, controlli e calma. Una corretta informazione aiuta le persone a fare chiarezza e a ridurre questi stati di grande allerta. La comunicazione digitale è positiva se usata bene, se andiamo a informarci sui siti ufficiali, come quello del Ministero della Salute o dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che indicano le giuste azioni preventive e i validi comportamenti da tenere. L’isteria di massa ci porta a svaligiare i supermercati, come se stesse per arrivare la fine del mondo, ci dotiamo di candeggina e generi alimentari di prima necessità, ma non delle giuste informazioni come invece dovremmo fare.

Quali i consigli: come agire quindi quando si è assaliti dalla paura fobica?

Parlare, con chi ci fidiamo o con chi è più ferrato in materia, è sempre una cosa positiva, ma anche distrarci rispetto all’oggetto che procura ansia per disattivare il circuito vizioso: impegniamoci nelle cose che ci piace fare, esorcizziamo la paura, coltiviamo dei pensieri antagonisti, pensieri di salute rispetto a pensieri di malattia. Qualora ne avessimo bisogno possiamo rivolgerci al medico o chiedere aiuto a uno psicologo e psicoterapeuta.

Tampone per coronavirus: come funziona e chi lo deve fare

Cosa c’è dietro alla psicosi di massa per il coronavirus?

Scarsa informazione, superficiale e senza approfondimenti. I titoli catastrofici e la rapida corsa delle notizie di casa in casa grazie ai social e alla tv hanno creato una condizione di iper-allarme nelle persone. Un’altra causa scatenante di questa paura fobica va ricercata anche nel fatto che si tratta di un virus sconosciuto: ciò che è sconosciuto ci inquieta in maniera ancestrale, da sempre ciò che non conosci, lo temi.

E la malattia è un tabù?

Certo c’è la paura della morte, ma prima ancora la paura di essere infettati. Oggigiorno abbiamo una routine molto impegnativa, dobbiamo stare sempre sul pezzo ed essere molto attivi. L’idea che ci si possa ammalare, a mio parere, rappresenta sempre più una cosa insopportabile nella nostra società.