lunedì, 25 Agosto 2025
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Anche i detti popolari diventano materiale da archivio… digitale

Trasformare gli archivi da posti chiusi e polverosi in portali digitali: questa la scommessa dell’Accordo triennale per la valorizzazione del patrimonio archivistico e bibliogra fico della Toscana sancito dalla Soprintendenza Archivista e Bibliogra fica, la Regione Toscana e il MIBACT.

L’obiettivo è di reperire, censire, digitalizzare e in fine creare dei portali online aperti a tutti dove conservare e rendere più fruibili gli archivi personali di artisti contemporanei o dei poeti toscani ma anche dei teatri e delle industrie della Regione.
Per parlare del lavoro svolto, della sua portata e dei progetti futuri di questa collaborazione abbiamo incontrato la Soprintendente Diana Toccafondi.

Come è nata la collaborazione tra i vari soggetti istituzionali dell’Accordo triennale?

Tra Regione e Soprintendenza c’è sempre stata a ffinità e grande collaborazione. Questo Accordo è servito per dare una cornice istituzionale ad un modus operandi sinergico già a ffermato. Con questo patto abbiamo però voluto innovare le tecniche archivistiche e bibliogra fiche guardando al futuro, per rendere i preziosi materiali a disposizione vivi e parlanti, fruibili, capaci di entrare in dialogo con altri archivi. Il successivo coinvolgimento del MIBACT ha permesso di dare continuità al lavoro.

Prevedete di ampliare o creare nuovi portali oltre quelli già realizzati?

L’anno scorso abbiamo salvato dallo smembramento l’archivio della casa di moda fiorentina delle Sorelle Chiostri. Di recente abbiamo messo online l’archivio dello studio fotogra fico Barsotti specializzato in fotogra fie dell’architettura e infine stiamo lavorando all’archivio dei Preti del Concilio e dei movimenti
sociali degli anni ‘60 e ‘70.

La vera novità, tuttavia, è la creazione di un nuovo archivio orale. Grazie alla digitalizzazione dei materiali audiovisivi possiamo tenere una memoria storica delle tradizioni, degli usi, dei costumi, dei detti e della lingua. Dopo il restauro delle tracce, li abbiamo resi interrogabili dai motori di ricerca per facilitarne la reperibilità su internet. Il lavoro da fare è ancora tanto, ma credo molto in questo progetto.

Lei giunge alla fine del mandato, quali esperienze porta con sé?

Sono molto soddisfatta perché i progetti a cui tenevo di più si sono miracolosamente conclusi in questo periodo. Negli ultimi anni abbiamo avuto di fficoltà a livello di organico ma sono felice dell’arrivo, grazie al Concorso, di funzionari giovani, creativi ed entusiasti. Ne abbiamo bisogno per guardare al futuro.

Moda, inflencers e nuove tendenze

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Cosa significa essere un designer di moda nel millennio in cui tutti sembrano essere stilisti di se stessi, e ad inventare nuove tendenze ci pensano sempre più spesso personaggi pubblici come Chiara Ferragni, la regina delle influencer?

Lo abbiamo chiesto ad Alessandro Bertini, direttore dell’Istituto Modartech di Pontedera, realtà che forma professionisti dell’abbigliamento, della calzatura e che, di moda, se ne intende. 

Bertini, i social network danno l’impressione che tutti possano diventare degli stilisti e che non servano necessariamente qualifiche e competenze. È davvero così?

No, al contrario, per essere davvero competitivi oggi bisogna essere ancora più preparati, perché altrimenti ci si “perde nel mucchio”. Un vero designer deve avere cultura, inventiva, fantasia e una grande dose di preparazione tecnica. Deve sapere esattamente come si crea una collezione: dal disegno al dettaglio.

Un giovane stilista non può permettersi di non sapere come si fa una cucitura o come si realizza un modello. Si troverebbe le porte del mondo del lavoro sbarrate. È più importante la fantasia o il saper fare?

I grandi stilisti del passato – penso a Coco Chanel e Valentino, a Yves Saint Lauren e Ferragamo – ci dimostrano che sono entrambi ingredienti imprescindibili e che sono ugualmente importanti.
Bisogna aver sempre contezza di come mettere in pratica un’idea, così si manifesta la vera vena artistica.

In un mondo del lavoro così complicato, c’è spazio per i ragazzi che oggi sognano un futuro nella moda?

C’è sempre più bisogno di persone che sappiano far bene il loro lavoro, di professionisti in grado di pensare e realizzare prodotti non solo belli ma anche performanti. Sono le aziende a chiederlo, e i numeri ce lo dimostrano. L’87% dei ragazzi che frequenta il nostro istituto trova lavora entro sei mesi dalla fine del percorso di studi. E questo perché abbiamo deciso di puntare il nostro sistema formativo su un mix giustapposto di artigianalità, cultura – grazie ad un corpo docente altamente specializzato – e introduzione all’uso dei più moderni strumenti tecnologici.

La Fiorentina debutterà a Genova contro la Samp

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Un campionato che inizierà al Luigi Ferraris contro la Sampdoria e che si concluderà all’Artemio Franchi contro il Genoa. Saranno dunque le due squadre della città della Lanterna ad aprire e chiudere il cammino della Fiorentina durante la stagione 2018/2019

Le partite da tenere d’occhio

La Fiorentina dopo il debutto in trasferta il 19 agosto giocherà due gare in casa prima della sosta per la Nazionale: il 26 agosto contro il Chievo Verona ed il 2 settembre contro l’Udinese. Dunque, tranne la prima gara, le altre due sfide appaiono alla portata dei viola. Il primo scontro contro una big sarà il 19 settembre al San Paolo contro il Napoli.
Da tenere d’occhio il mese di dicembre: il 2 la sfida contro la Juventus di Cristiano Ronaldo al Franchi ed il 16 il derby contro l’Empoli sempre in casa.

Nuovi orari

Quest'anno sono previste 8 finestre (non più 5), e nelle prime due giornate si giocheranno due anticipi al sabato (alle 18 e alle 20.30), una partita domenica alle 18, altre 6 alle 20.30 e un posticipo lunedì sera alle 20.30.
A regime la serie A giocherà una gara il sabato alle 15, una alle 18 ed una alle 20,30. Lo “spezzatino” proseguirà la domenica: una partita alle 12,30, tre alle 15, una alle 18 ed una alle 20,30. Previsto anche un secondo posticipo il lunedì alle 20,30.

Fiorentina: arriva anche Gerson

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La Fiorentina ha presentato anche Gerson in arrivo dalla Roma. “Sono felicissimo di essere a Firenze, sono a totale disposizione di squadra e compagni” le sue prime parole in viola. Gerson ha detto si con convinzione alla Fiorentina dopo aver rifiutato altre piazze, poi un problema familiare lo ha destabilizzato per qualche ora minandone l’umore ed anche qualche convinzione. Il ragazzo è giovane ed in passato ha cambiato idea in maniera repentina su possibili destinazioni. Non stavolta.

Il ruolo in campo del brasiliano

“Posso giocare a centrocampo o fare l’esterno davanti, deciderà il mister. Voglio rendermi utile e trovare il mio spazio nella Fiorentina che per me è una grande squadra. Sono qui in prestito, è vero, ma chissà che il matrimonio possa prolungarsi”.
Proprio contro la Fiorentina, Gerson segnò le sue uniche due reti italiane. Adesso è il momento di far gioire i tifosi viola.

Presentato anche Norgaard

Presentato anche il centrocampista danese che, sulla carta, dovrà colmare la partenza di Badelj. “Conosco Milan, è un grande giocatore, il mio calcio è un po’ più difensivo rispetto al suo, ma amo far partire l’azione. Ho sentito spesso una bandiera di Firenze, Jorgensen, per parlare di questa destinazione. Sono contento e sorpreso dell’interesse di un grande club come quello viola nei miei confronti”.

Il Florence Folks Festival balla alla Manifattura Tabacchi

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Una moderna balera nella piazza dell’orologio, il grande spazio che si incontra varcando l’entrata monumentale della Manifattura Tabacchi. Il Florence Folks Festival, per la sua edizione 2018, cambia location e trasloca dal Varlungo al grande complesso a due passi da piazza Puccini, protagonista di un progetto di rigenerazione urbana.

L’appuntamento, a ingresso libero, è dal 25 al 28 luglio, nello spazio estivo della Manifattura Tabacchi  con ingresso da via delle Cascine 35: in programma concerti, incontri, libri, cibo, un mercato dell’artigianato e un’area dedicata ai più piccoli. Il Florence Folks Festival unisce tradizione e contemporaneità, dimensione locale ed internazionale, ed è un punto di riferimento estivo per la musica popolare contemporanea.

Tra le novità di quest'anno “Monofiera. UNA Fiera per UN editore”, a cura di Todo Modo: ogni sera prima del concerto un editore diverso, invitato a raccontare il suo mestiere. Fra gli ospiti Andrea Gessner di Nottetempo (mercoledì 25), Cristina Gerosa di Iperborea (giovedì 26) e Marco Zapparoli di Marcos y Marcos (venerdì 27).

Florence Folks Festival 2018: il programma di concerti

L'apertura del cartellone musicale è affidato mercoledì 25 luglio a Dente & Guido Catalano: non un reading, non un concerto, ma rime semiacustiche, metafore in quattro quarti, in cui il poeta torinese ed il cantautore emiliano incrociano chitarra e penna per parlare d’amore a modo loro, giocando con le parole e con il pubblico. 

Giovedì 26 luglio ritorna il Liscio Contemporaneo inteso come luogo d’incontro fra le generazioni con il tradizionale concerto degli Extraliscio, che rivestono i brani della tradizione con nuovi suoni e nuovi arrangiamenti. Venerdì 27 luglio è invece la volta di un ospite proveniente da Old Providence, una piccola isola del nord della Colombia: Elkin Robinson, nuovo volto del folklore dei Caraibi. L'artista porta per la prima volta in Italia il suo suono caraibico dopo essere stato selezionato al World Music Expo 2017 in Polonia (Womex). 

FFF Florence Folks Festival Firenze 2018 programma concerti e artisti

Elkin Robinson e la sua band

A chiudere la terza edizione del festival, sabato 28 luglio, il newyorkese Nickodemus, che fonde club music con suoni tropicali, e il producer salentino Popolous, autore di jingle televisivi e colonne sonore, sound designer per il web, musei e sfilate di moda.

L’evento è organizzato dall'associazione La Scena Muta in collaborazione con la Manifattura Tabacchi ed è supportato dall'Estate Fiorentina 2018 del Comune di Firenze. Più informazioni sul sito del Florence Folks Festival.

Badia fa festa: dai ‘fochi’ alle cene davanti l’abbazia

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La Proloco della Piana di Settimo, da sempre impegnata nella valorizzazione del suo territorio, promuove anche quest’anno, da martedì 24 a lunedì 30 luglio, la fiera di Badia.

Nata agli inizi del ‘900, questa manifestazione annuale rappresentava un’occasione importante per la realtà contadina del tempo, per il commercio dei prodotti agricoli e per l’esposizione del bestiame e rappresenta tuttora un momento significativo per la comunità locale.

“L’ultima edizione della fiera storica risale al 1977 e nel 2016 l’abbiamo riproposta – racconta Dario Grossi, presidente della Proloco della Piana di Settimo – l’appuntamento quest’anno coinvolgerà con tanti eventi l’area di Badia a Settimo e tutte le zone limitrofe, ripercorrendo, in chiave attuale, il programma della storica fiera”.

Fiera Badia a Settimo

L’obiettivo è proprio quello di rievocare il clima di festa del passato e di riproporlo oggi, in una nuova veste che non dimentichi la tradizione, grazie alle tante attività gestite dai volontari.

Se ancora siete in città, alla Fiera di Badia, lungo le strade del borgo o nel parco dell’Abbazia di Settimo, potrete fare un tuffo nel passato, dare un’occhiata al mercato del bestiame, fare il tifo durante la corsa ciclistica “Coppa Arno” (ispirata al “Circuito degli assi”, gara alla quale parteciparono, agli inizi degli anni ’70, grandi professionisti di allora come Merckx, Gimondi e Bitossi), assistere a serate musicali, giocare a tombola, fare acquisti al mercatino by night o fermarvi ad ammirare lo spettacolo pirotecnico dei “fochi di Badia” (per lo storico fierone, l’ultimo lunedì del mese), oltre che gustare molte delle specialità gastronomiche proposte dagli stand.

Fiera Badia

Il programma prevede anche una cena con prenotazione, il 29 luglio. “La fiera di Badia con le sue giornate colorate, piacevoli e divertenti, è un’occasione di incontro e di aggregazione – conclude Grossi – in fondo, questo era in passato ed è tuttora l’aspetto positivo della manifestazione”.
 

Chiara Francini, una ragazza di provincia

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Quarantamila copie vendute con il primo libro, Non parlare con la bocca piena, uscito ad aprile 2017. Grande successo anche per il secondo romanzo, Mia madre non lo deve sapere, in libreria da maggio 2018, mentre da inizio giugno conduce “Love me gender” sul canale LaEffe.
Sono solo ultimi due anni di carriera di una campigiana Doc, Chiara Francini, ormai volto noto, anzi notissimo della tv, del cinema e del teatro.

Nata e cresciuta sulle rive del Bisenzio, l’attrice e scrittrice, laureata in Lettere a Firenze e che si è formata professionalmente al Teatro della Limonaia a Sesto Fiorentino, porta la sua Campi nel cuore: “Mi sento ancora una ragazza di provincia, anche se vivo a Roma e da tanti anni giro l’Italia, e non solo, per lavoro. Le mie radici sono fortemente ancorate nel posto in cui sono cresciuta e resto molto legata ai miei amici e alle piccole realtà che ho frequentato da piccola e che a ben vedere di piccolo non hanno niente. Anzi forse è proprio il fatto di non avere tante sovrastrutture cittadine a rendermi quella che sono”.
 

Come si parte da Campi Bisenzio per arrivare dove è arrivata Chiara Francini?

Semplice, ci si mette delle buone scarpe, tanto impegno e una buona dose di rigore con se stessi e soprattutto bisogna sapere già prima di partire dove si vuole arrivare.


Come vede oggi Campi? Cosa le piace di più?

È una città dinamica, che cresce, anche dal punto di vista culturale. Ovviamente gli aspetti che mi piacciono di più sono quelli che si ricollegano al mio essere artista, come ad esempio il TeatroDante.
Per essere una “ragazza di provincia”, oggi con “Love me gender” affronta argomenti piuttosto metropolitani.
Grazie al programma che da metà giugno conduco su LaEffe ho avuto modo di incontrare una umanità molto bella, fatta di persone genuine che, anche se hanno alle spalle una storia complicata e sono un po’ “ammaccate”, arrivano a tagliare il traguardo e accaparrarsi la loro dose di serenità e felicità. Storie esemplari, insomma, che mi piace molto raccontare. 
 

A proposito di raccontare, c’è un foltissimo pubblico di lettori che ama molto le sue storie. Il suo primo libro è stato un grandissimo successo, che viene replicato dal secondo romanzo da poco arrivato in libreria. Di cosa parla?

Mia madre non deve sapere è la storia di un rapporto tra madre e figlia che è un omaggio alle donne
italiane di oggi
, donne che vivono a metà fra tradizione e modernità, che sono libere e protagoniste delle loro vite, che sono, nonostante tutte le difficoltà, serene e “avvolgenti”.
Sono donne segnate da cicatrici profonde di cui, però, vanno fiere come se fossero medaglie. Perché
in fondo sono proprio le nostre cicatrici a renderci quello che siamo.
 

Grandog, un albergo… da cani

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La bella stagione non è arrivata solo per noi bipedi, ma anche e soprattutto per i nostri amici a 4 zampe che in vista delle nostre vacanze, spesso devono trovare una casa alternativa, possibilmente piacevole, accogliente e verrebbe quasi da dire, familiare.

Da qui è nata proprio l’idea di mamma Marzia e sua figlia Rebecca, che hanno scelto di aprire un’attività che avesse proprio queste caratteristiche, che fosse capace di ospitare tanti cagnolini sia durante il giorno che la notte e che non fosse la classica e triste pensione. “Abbiamo inaugurato il Grandog nell’ottobre 2015 – racconta la giovane Rebecca – e da quel momento, grazie al passaparola, abbiamo avuto sempre moltissimi clienti. Del resto mettiamo tutto il nostro amore per gli animali nel nostro lavoro, li coccoliamo e ci prendiamo cura di loro proprio come se fossero nostri. Tant’è che spesso accade che i cani che hanno soggiornato da noi, una volta tornati a casa siano un po’ tristi per il distacco dai loro amici.”

Grandog Firenze

Gli ospiti infatti possono stare all’interno della struttura di via Paisiello sia durante il giorno, in occasione di quello che viene chiamato l’asilo, sia per la notte, che trascorrono direttamente nell’abitazione delle due imprenditrici, in completa libertà senza alcun limite di spazio, scorrazzando tra il giardino e la casa.

Prima di essere lasciati al Grandog però è necessario un piccolo periodo di inserimento, per capire se il nostro amico peloso si senta a suo agio e come interagisca anche con gli altri cani. L’atmosfera che si deve respirare all’interno della struttura infatti deve essere assolutamente di armonia e di tranquillità tra gli ospiti che la popolano rendendo vincente i concetti di inclusione, unione e tolleranza. Del resto si sa, gli animali hanno sempre molto da insegnare a noi esseri, a volte neanche troppo, umani.

 

Un tris di piazze si rifà il look a Scandicci

Da Casellina a San Giusto, si apre una stagione di cantieri per mettere a nuovo tre luoghi di Scandicci. “Il nostro obiettivo è riqualificare in ogni quartiere uno spazio pubblico – spiega Andrea Giorgi, vicesindaco con delega ai lavori pubblici – anche a seguito dell’invecchiamento della popolazione, le persone si spostano meno e hanno necessità di spazi di qualità da vivere sotto casa”.

Durante l’estate, a Casellina prendono il via i lavori in largo Spontini: la prima parte di interventi prevede una rotonda, un parcheggio da 88 posti tra la scuola Calvino e via Boito, cassonetti interrati e una nuova illuminazione pubblica, per un investimento di 600mila euro.

Intanto si delinea il progetto di recupero di piazza Giovanni XXIII, il grande parcheggio vicino ai negozi di via San Bartolo in Tuto: qui, dopo l’incontro con i commercianti, sono state definite le linee guida. Arrivano alberi, un fontanello di Publiacqua e i cassonetti andranno sotto terra, ma non si perderanno i 62 posti auto. Nell’area di sosta l’asfalto sarà sostituito da pietre autobloccanti, in più verranno riorganizzati i marciapiedi e sarà riqualificata la postazione dell’ambulante di ortofrutta. Se tutto andrà come previsto i cantieri partiranno a primavera. 

Qualche mese più tardi sono attese le opere in piazza Cavour, a San Giusto. Sul piatto ci sono 650mila euro per ridisegnare questa parte del rione, con uno spazio pedonale che arriverà fino alla gelateria e ai negozi, senza diminuire i posteggi. In pratica sarà eliminata la strada che costeggia i caseggiati, recuperando i posti auto tutto intorno.

E per il futuro? “A Badia a Settimo, dopo il rifacimento di piazza Vittorio Veneto, stiamo lavorando per creare un parcheggio e una pista ciclabile – annuncia Giorgi – mentre più avanti interverremo anche in piazza San Martino e in piazza Vezzosi a San Vincenzo a Torri”.

E l’area ex Cnr fa crescere il parco

Un grande parco pubblico, che unito a quello dell’Acciaiolo diventerà il secondo per estensione nell’area metropolitana dopo le Cascine, e un nuovo pezzo di città lungo l’asse della tramvia con uffici, negozi, case, oltre a due hotel davanti al parcheggio di Villa Costanza. Muove un altro passo in avanti il piano di recupero dell’ex area Cnr con l’arrivo della convenzione in Consiglio Comunale per l’ok finale. I terreni sono di privati: secondo la convenzione su 87mila metri quadri sarà possibile creare nuovi edifici, mentre sette ettari di verde, al confine con l’Acciaiolo, diventeranno proprietà pubblica.
 

Terzo Giardino, un labirinto nel verde dove non te l’aspetti

È nato un po' per caso e un po' per fortuna, è frequentato un po' da tutti, ma non tutto l'anno, e ogni estate rinasce in una forma diversa. L'area verde della “spiaggetta sull'Arno”, come viene comunemente chiamata l'area sottostante il lungarno Serristori proprio di fronte alla Biblioteca Nazionale, si trasforma per l'Estate Fiorentino 2018 in “Terzo Giardino”, grazie ad un intervento di arte pubblica realizzato dallo Studio ++ promosso dal Comune di Firenze, Le Murate PAC – Progetti di Arte Contemporanea, MUS.E, Regione Toscana e Consorzio di Bonifica 3 Medio Valdarno.

Dopo aver assunto le sembianze di un curioso zoo grazie alle sculture in legno recuperato dell'artista urbano Il Sedicente Moradi, la spiaggetta si trasforma quest'anno in un raffinato labirinto nel verde. Questo progetto di riqualifica e di arte urbana si fonda nell'idea del mantenimento della biodiversità della vegetazione spontanea nata sulle rive dell'Arno per renderla fruibile ai cittadini. La città ottiene quindi un nuovo giardino, o meglio un Terzo Giardino, chiamato così per ispirazione al lavoro Gilles Clément, famoso paesaggista francese, che vedeva nella natura nata “dai residui dell'organizzazione razionale dell'uomo” un grande potenziale evolutivo.

Il Terzo Giardino assume quindi le forme geometriche e regolari del “giardino all'Italiana” e ricalca il modello del Giardino dei Semplici, dove ha sede l'Orto Botanico della sezione del Museo di Storia Naturale dell'Università di Firenze. La vegetazione non è tuttavia tanto variegata e ricercata: la scelta di mantenere la vegetazione spontanea nasce da un lato per assicurare il naturale mantenimento degli argini e dall'altro per l'interessante contrasto che offre a confronto con le prospettive della città come spiegano gli artisti del collettivo Studio ++, Fabio Ciavolella, Umberto Daina e Vincenzo Fiore.

Il progetto intende infine portare i cittadini a porre un'attenzione sempre maggiore ad una risorsa importante come l'Arno, ad innovare il discorso artistico ecologico degli anni '60 e '70 e infine contribuisce a dare un nuovo respiro alla città e ai suoi cittadini proponendo nuove prospettive tutte da esplorare.