domenica, 24 Agosto 2025
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Covid Toscana, 1.001 i nuovi casi: i dati del bollettino del 9 marzo

Restano appena sopra i mille i nuovi casi di Covid in Toscana secondo i primi dati del bollettino regionale di oggi, martedì 9 marzo. Sono infatti 1.001 i positivi riportati. Numeri stabili, in linea con quelli dei giorni scorsi. Resta comunque la possibilità concreta che la Toscana venga dichiarata zona rossa a partire dal 15 marzo.

I casi di oggi sono stati rilevati dall’analisi di 23.724 test in totale, divisi tra 13.323 tamponi molecolari e 10.401 test rapidi. La percentuale di positivi sui test analizzati è del 4,22% sul totale, tasso che cresce all’8,7% sulle sole prime diagnosi. I nuovi decessi sono 21 e si registrano anche 48 ricoverati in più negli ospedali Covid della Toscana.

I dati sulla situazione del Covid in Toscana a oggi (9 marzo): il bollettino

  • Nuovi casi di Covid in Toscana al 9 marzo: 1.001 (ieri 1.000)
  • Totale test in un giorno: 23.724 (ieri 11.098)
  • di cui 13.323 tamponi molecolari e 10.401 test rapidi
  • Rapporto positivi/tamponi, inclusi i tamponi di controllo: 4,22% (7,7% nella giornata precedente)
  • Rapporto positivi/tamponi, prime diagnosi: 8,7% (13% nella giornata precedente)
  • Totale positivi al Covid in Toscana da inizio epidemia: 166.452

L’età media dei 1.001 nuovi positivi odierni è di circa 45 anni. Le persone attualmente positive al Covid in Toscana salgono a 22.157. Tra queste si registrano, da ieri, anche 48 nuovi ricoverati in ospedale, per un totale di 1.424 persone attualmente ricoverate. Di queste, 209 sono in terapia intensiva, 7 in più da ieri.

I 21 nuovi decessi riportati dal bollettino Covid della Toscana di oggi, 9 marzo, sono quelli di 13 uomini e 8 donne con un’età media di 82,8 anni. Alcuni di questi decessi sono avvenuti nei giorni scorsi ma sono poi stati comunicati in ritardo e per questo compaiono nel report odierno. Il totale dei morti per Covid in Toscana dall’inizio dell’epidemia raggiunge i 4.837. Oggi si contano 746 nuove guarigioni, per un totale di 139.458 soggetti che hanno superato la malattia nell’ultimo anno in Toscana.

 

Ipotesi lockdown nel weekend: zona rossa e negozi chiusi, da quando

È una riunione decisiva quella di stamani tra il governo e il Comitato tecnico scientifico. Non ancora scartata ma improbabile l’ipotesi di un lockdown totale, come richiesto dal Cts, è invece sicura un’ulteriore stretta, con nuove restrizioni nel weekend come la chiusura dei negozi e la zona rossa automatica al superamento di una certa soglia di nuovi contagi: resta da capire da quando scatterà il lockdown leggero del weekend. A stabilirlo sarà il prossimo decreto di modifica dell’ultimo Dpcm approvato dal governo Draghi.

Nuovo Dpcm: zona rossa nel weekend

La soglia di cui si parla è quella dei 250 casi ogni 100 mila abitanti. Nei territori dove si supera il limite scatterebbe in automatico la zona rossa. Ciò comporterebbe la chiusura delle scuole ma anche – è l’ipotesi su cui si ragiona –  alcune restrizioni ulteriori, come lo stop alle attività non essenziali.

La chiusura dei negozi è d’altra parte una delle misure allo studio per il mini lockdown del weekend su cui sta discutendo il governo da quando il Comitato tecnico scientifico avrebbe esplicitamente richiesto una serrata totale, simile a quella della primavera scorsa. Il lockdown totale nazionale è escluso, per il momento, quello limitato al weekend sembra invece certo.

Lockdown nel weekend: da quando?

Il lockdown nel weekend introdurrebbe la chiusura di tutte le attività non essenziali nelle giornate di sabato e domenica in tutta Italia, anche in zona gialla e in zona arancione. Chiusi dunque anche bar e ristoranti, resterebbe consentito solo l’asporto. Non sono esclusi ulteriori limiti agli spostamenti, con la possibilità che nel fine settimana questi vengano addirittura limitati alle sole situazioni di assoluta necessità. L’altro nodo da sciogliere è stabilire da quando scatterebbe il lockdown del weekend: l’intenzione è di fare presto, probabilmente già dal prossimo fine settimana, quello del 13 e 14 marzo.

“Sullo stadio Artemio Franchi di Firenze siamo sulla giusta strada”

Il futuro dello stadio Artemio Franchi di Firenze, gli interventi di rigenerazione urbana, il turismo e la svendita del patrimonio di valore storico e architettonico a Firenze. Abbiamo fatto qualche domanda a Matteo Fagnoni, presidente dell’Ordine degli Architetti di Firenze, per fare il punto sul destino della città.

Per lo stadio Franchi siete stati tra i primi a chiederla: la strada del concorso di idee è sempre la migliore?

Intanto è necessario stabilire la differenza tra concorso di idee e concorso di progettazione. Il concorso di idee serve a raccogliere delle proposte quando non si ha la cognizione esatta di ciò che si debba andare a realizzare. Ad esempio, una piazza da riqualificare senza sapere con quali attività. In quel caso il concorso di idee può essere opportuno. Nel caso dello stadio Artemio Franchi di Firenze e dell’area di Campo di Marte è invece il concorso di progettazione lo strumento più idoneo, perché porta a un progetto completo, autorizzabile e vincolante per la realizzazione dell’opera.

Non crede che riprogettare il quartiere intero senza ancora sapere se la Fiorentina ci sarà o no sia un limite?

Sicuramente lo è. Sarebbe stato molto meglio se il percorso dialettico tra il Comune di Firenze, la Fiorentina e la Soprintendenza fosse stato più costruttivo fin dall’inizio invece del braccio di ferro che si è creato. Con responsabilità da parte di tutti. Dell’amministrazione comunale, che nel tempo ha ondeggiato tra soluzioni diverse: prima lo stadio nuovo alla Mercafir, poi di nuovo lo stadio Franchi ma dicendo che si sarebbe fatta una legge muscolare per agire come meglio si sarebbe creduto. Infine la formula attuale, che alla Fiorentina non va più bene. D’altra parte viene da domandarsi se davvero la proprietà della Fiorentina avesse come unico obiettivo la demolizione totale dello stadio e la sua ricostruzione nello stesso posto. Fosse stata la loro posizione già un anno e mezzo fa forse il Comune avrebbe subito potuto dire di essere nettamente contrario. Questo almeno è ciò che sappiamo leggendo sui giornali. Poi magari esiste un’altra possibilità.

Cioè?

Lo dico senza che ci siano fatti, dati o elementi concreti a confermarlo. Ho però la sensazione che, al di là di ciò che Commisso ha dichiarato, in fondo possa esserci l’idea di una sua partecipazione, magari per alcuni degli spazi commerciali che vengono annunciati. Così la Fiorentina in qualche modo entrerebbe comunque nel nuovo progetto del Comune.

Stadio Franchi, progetto Giraldi
Stadio Artemio Franchi di Firenze, progetto Giraldi

Perché non si possono demolire le scale elicoidali o le curve? In altri termini, dov’è che si traccia la linea tra un valore architettonico da preservare e una cosa che invece non si può abbattere semplicemente perché è vecchia?

Tracciare linee nette è difficile e ovviamente si lascia che siano gli esperti a farlo. In questo caso si è espressa prima la Soprintendenza con una relazione storica e poi il ministero. Perché è difficile? Perché ci sono caratteri oggettivi e caratteri soggettivi. Nel caso specifico del Franchi, quando l’ingegner Pier Luigi Nervi progetta lo stadio nel 1931 produce delle innovazioni formali e tecnologiche di altissimo livello. Nelle scale elicoidali, forma e funzione diventano un’unica cosa. È riuscito a realizzare un modello che è rimasto oggetto di studio nel tempo perché ha usato in maniera estremamente innovativa un materiale, il calcestruzzo, che negli anni Trenta era tutto da scoprire. Lui si inventa una soluzione che lo rende resistente proprio grazie alla sua eleganza formale quasi unica. Stesso discorso per la struttura delle curve, per la pensilina e la torre di Maratona. Si può intervenire, anzi si deve. Lo stadio Artemio Franchi di Firenze ha enorme necessità di una ristrutturazione. Ma bisogna farlo cercando di integrare le nuove funzioni con quello che è da preservare.

Vale un po’ per tutti gli interventi di rigenerazione urbana a Firenze, un tema caldo. C’è un progetto al quale guarda con attenzione?

È un tema vivo perché nato dal fatto che una parte del centro storico è stata svuotata dalle sue funzioni. Tutta l’area della giustizia, con lo spostamento del Tribunale e del suo indotto. Le caserme trasferite nella nuova Scuola marescialli. L’Ospedale San Gallo, le università. Questi spazi rimasti vuoti vanno ripensati e rifunzionalizzati. Tra gli esempi più virtuosi sembra esserci finalmente il recupero di Sant’Orsola, un contenitore vuoto da 30 anni che ha generato continui dibattiti perché ogni poco arrivava un potenziale finanziatore con delle idee che la Città metropolitana, proprietaria del bene, non riusciva a far quadrare con le esigenze di un immobile nel cuore di Firenze. Soprattutto perché spesso si trattava di investimenti a fini puramente speculativi. Il progetto presentato oggi dalla società francese Artea sembra essere una buona soluzione, ovviamente migliorabile, ma si sta comunque parlando di un investimento di circa 40 milioni di euro per un recupero che finalmente potrebbe essere tra i più virtuosi. In queste settimane sono stato colpito, anche qui in modo positivo, dalle nuove proposte su Santa Maria Novella. Anche questo sembra un recupero molto interessante.

Progetto Sant'Orsola
Progetto Sant’Orsola

Uno che invece deve essere migliorato?

Va detto che molte opere sono ancora solo sulla carta. Certamente ce ne sono alcune che andrebbero valutate con maggiore attenzione. Penso a quei progetti di turismo elitario, gli alberghi cosiddetti a sei stelle come quello proposto per l’ex Caserma Vittorio Veneto, con tanto di funicolare alle pendici della collina del Forte Belvedere. Chiediamoci se questa è la vocazione di una città rinascimentale come Firenze.

Progetto caserma Vittorio Veneto
Progetto caserma Vittorio Veneto

Con quali strumenti ci si difende dalla svendita del patrimonio?

Chiariamoci, non voglio demonizzare l’investitore. Chi ha la possibilità di fare investimenti fa le sue proposte, si tratta di capire se queste coerenti con lo sviluppo di una città. Un anno di pandemia ci ha detto che la monocultura turistica su cui Firenze ha puntato probabilmente va ripensata. E per farlo ci sono gli strumenti urbanistici della politica. Il Comune di Firenze sta lavorando al nuovo piano operativo, esattamente lo strumento normativo che dovrà individuare lo sviluppo progettuale della città nel tempo. L’ultimo grande piano urbanistico fu quello del 1962, il piano Detti, su cui è stato impostato lo sviluppo di Firenze dopo il boom economico. Con scelte giuste e sbagliate. Sono scelte politiche che devono però avvalersi anche di studi sociologici, tecnici, economici, per dare una prospettiva idonea alle esigenze di chi nella città ci vive, ci lavora e ne fruisce.

Non si rischia però di incagliarsi in quel conservatorismo che resiste sempre quando si tratta di beni culturali e architettonici?

La conservazione fine a sé stessa si è rivelata fallimentare. Trovare l’equilibrio tra conservazione e innovazione però non è semplice. Prima di tutto si devono ripensare le funzioni e ciò significa riportare nel centro storico alcune di quelle funzioni che sono state allontanate perché il turismo rendeva di più. Oggi forse, come ha anche detto onestamente il sindaco Nardella, bisogna pensare se ha veramente senso aver svuotato il centro dagli uffici, dalle università. Anche a livello turistico si devono immaginare spazi integrati tra un turismo massivo, come quelle che abbiamo avuto fino a oggi, e un turismo più lento, in cui si offrono possibilità di permanenza e attrazioni che non siano semplicemente puntuali. C’è la visita al Duomo, ma potrebbero esserci anche percorsi di formazione per la riscoperta dell’artigianato fiorentino. Ecco, un lavoro di questo tipo credo che sia possibile e auspicabile.

Violenza di genere: nel 2020 quasi mille richieste di aiuto ad Artemisia

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L’8 marzo 2021 è un 8 marzo diverso. Non solo per le restrizioni alla socialità che limitano la possibilità di celebrare la ricorrenza con incontri e manifestazioni, ma anche perché l’8 marzo coincide più o meno con il primo anniversario della convivenza con la pandemia da Covid-19 in Italia. Una pandemia dalle conseguenze sociali ed economiche ancora difficilmente calcolabili, che ha radicalmente trasformato le abitudini e le relazioni interpersonali. Comprese quelle a rischio di violenza e di fragilità. Basta un dato, tristemente eloquente, a darne la misura: nel 2020, il Centro antiviolenza Artemisia ha raccolto 946 richieste in totale.

Violenza sulle donne, i dati 2020 del Centro Artemisia a Firenze

Nei suoi 26 anni di attività, il Centro antiviolenza Artemisia ha preso in carico 18.107 richieste di aiuto, di cui 13.326 provenivano da donne in situazione di violenza in atto, 3.491 da minori vittime di maltrattamento e abusi sessuali e 882 richieste di aiuto da parte di adulti vittime di violenze subite nell’infanzia. Nel 1999 il Centro ha aperto la sua prima casa rifugio a indirizzo segreto (per i casi ad elevato rischio) dove sono state ospitate in totale 197 donne e 221 minori, mentre nella casa di seconda accoglienza (specifica per l’allontanamento da situazioni a basso-medio rischio) attiva dal 2018, sono state ospitate 9 donne e 13 minori.

Nel 2020, però, la convivenza forzata, l’isolamento, l’aumento delle fragilità e delle povertà determinate dalle misure di lockdown e dalle limitazioni successive hanno costretto le operatrici del centro ad adattare i propri servizi e a immaginare percorsi nuovi e alternativi sia per garantire il sostegno necessario che per prevenire la diffusione del coronavirus. Un’esperienza complessa che ha richiesto un po’ di immaginazione, tanta flessibilità e tanto impegno.

Leggi anche: Violenza di genere, l’altra pandemia

Solo nel 2020, infatti, il Cav ha accolto le richieste di 946 donne in situazione di violenza in atto. Nel 50% dei casi si è trattato di violenza fisica-psicologica, nel 22% di violenza psicologica, 12% di violenza economica. Il 7% erano casi di stalking e il 9% di violenza sessuale. Le richieste accolte comprendono anche 748 minori coinvolti in qualche modo dalla violenza subita dalle madri da parte del padre, del partner della madre o da un familiare. Artemisia ha poi raccolto 91 richieste di aiuto per minori maltrattati o vittime di abuso e 38 richieste per violenze subite nell’infanzia.

Le misure e i percorsi normalmente attivi per la presa in carico di richieste sono stati molto influenzati dalle limitazioni. Alcuni servizi sono stati trasferiti online attraverso le piattaforme di interazione digitale ma non è stato sempre facile, come spiega Ilaria Bagnoli, operatrice del Centro Artemisia. “Il Centro Artemisia lavora sempre con un primo contatto telefonico e su appuntamento. Durante tutto l’anno il centralino è rimasto sempre aperto per continuare a fare screening, ma abbiamo scelto di rafforzare la comunicazione tramite i social network e i canali più diretti che avevamo a disposizione”.

“I colloqui che avvengono nella fase successiva allo screening – continua Bagnoli – sono stati condotti da remoto. A primo impatto sembrava semplice, ma ci siamo trovate a immaginare soluzioni nuove e flessibili in modo da evitare che gli autori della violenza o del maltrattamento o i figli, soprattutto se piccoli, si trovassero nelle vicinanze durante le telefonate. Infatti, per ogni colloquio abbiamo aumentato il numero di operatrici, così che una potesse giocare o parlare con i figli e distrarli da ciò che avrebbe potuto dire la madre. Con queste stesse modalità abbiamo proseguito il lavoro nelle case rifugio, ma non è stato semplice perché è proprio in questi percorsi che diventa necessario il contatto fisico, la presenza, la co-costruzione delle strade di uscita dalla violenza”.

Sostituire i colloqui in presenza con i colloqui da remoto ha avuto delle conseguenze sulla presa in carico di nuove richieste?

“Sicuramente nel periodo di restrizioni più forti le difficoltà sono state più pesanti per le donne che non avevano i mezzi informatici o digitali per rispondere ai colloqui. La distanza ha inoltre acuito l’effetto delle barriere linguistiche. Tornare all’incontro in presenza diventava per tutti sempre più importante. Infatti, non appena abbiamo potuto, a giungo, abbiamo ripreso le attività nel Centro”.

Per quanto riguarda i percorsi di allontanamento, come li avete conciliati con le nuove misure e come sono cambiati?

“I percorsi di allontanamento solitamente si fanno nelle situazioni in cui il rischio è elevato. La valutazione avviene al telefono o in collaborazione con la rete regionale Codice Rosa, di cui fanno parte i Servizi Sociali, le Forze dell’Ordine e le reti territoriali dei Centri Antiviolenza. Quest’anno, il lavoro in questo senso è stato effettivamente reso più complicato per la necessità di prevenire il rischio sanitario. Infatti, al normale percorso di allontanamento è stato aggiunto un periodo di quarantena prima dell’inserimento in struttura. Un passaggio delicato durante il quale era necessario evitare un possibile trauma dentro un trauma, dovuto all’isolamento e al ritardo dell’inizio dei percorsi di sostegno. Tuttavia, gli effetti e le conseguenze dei cambiamenti dovuti alla pandemia sui percorsi intrapresi dalle donne e dai bambini vittime di violenza e/o maltrattamento sono ancora troppo complessi per dargli un’interpretazione esaustiva”.

Guardando al fenomeno in sé, avete notato delle variazioni significative?

“Inizialmente, nel periodo immediatamente successivo all’imposizione del lockdown, c’è stata una fase di silenzio preoccupante. Un silenzio sicuramente dovuto al cambiamento così repentino. Poi il numero delle richieste è aumentato, soprattutto da parte di quelle donne e minori che già stavamo seguendo, nei quali si è acuita una sintomatologia post-traumatica a causa dell’aumento di un generale malessere. Una sintomatologia particolare che si presenta in tante situazioni di maltrattamento e violenza e che ha quindi portato ad una crescita del bisogno di sostegno e accompagnamento.

Sul lungo periodo, dopo la ripresa delle attività in presenza a giugno, abbiamo notato un primo calo di richieste verso ottobre. L’incertezza, la crescente fragilità e la precarietà, soprattutto economica, ha reso molto più complessa la scelta di allontanarsi da un partner violento o maltrattante e ha influito sulla capacità di immaginare percorsi alternativi e di costruire nuove strade.

Per cercare di arginare un pericolo di aumento della violenza a causa dell’isolamento, sarebbe necessario poter aumentare l’erogazione di aiuti economici, rafforzare le collaborazioni a livello locale per il sostegno alimentare e per la distribuzione di farmaci. Inoltre, pensiamo che sia sempre più il caso di attivare dei servizi più vicini ai nuclei familiari, insegnando alle madri a leggere i segnali in modo da poter migliorare la prevenzione.”

La diminuzione delle richieste e la difficoltà di intraprendere nuovi percorsi non significa che il fenomeno sia in diminuzione: i dati sui femminicidi dipingono una situazione ancora molto complessa che rischia di aggravarsi nell’isolamento. Le conseguenze sociali ancora difficili da prevedere rischiano di rendere le persone in situazione di difficoltà invisibili e più esposte a violenza. Per questo, il lavoro di sensibilizzazione, educazione e di conoscenza della violenza è sempre più importante.

 

 

Dove vedere Benevento Fiorentina in tv: Sky o Dazn?

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Dopo il deludente pareggio in casa con il Parma, la Fiorentina si appresta ad incontrare il Benevento sabato 13 marzo alle 18.00 allo Stadio Ciro Vigorito di Benevento: ma dove vederla in tv, su Sky o Dazn?

Dove vedere Benevento Fiorentina in tv: sky o dazn?

La partita sarà trasmessa in diretta e in esclusiva dai canali satellitari Sky: Sky Sport  (numero 252 del satellite) anche in 4K HDR per i clienti Sky Q. 

Dove vedere Benevento Fiorentina in streaming

Gli abbonati Sky potranno seguire la partita anche su Sky Go, l’app di streaming in diretta per seguire i programmi del proprio pacchetto Sky anche su pc, tablet e smartphone.
Benevento Fiorentina sarà trasmessa inoltre anche su NowTv, la piattaforma di streaming a pagamento.
La radiocronaca in diretta sarà trasmessa da RadioRai.

Benevento Fiorentina in chiaro? 

Non ci sono opzioni per vedere Benevento Fiorentina in chiaro.

Che colore siamo oggi: quale zona è in vigore (8-14 marzo)

Dopo l’ultima ordinanza del Ministero della Salute, l’Italia si tinge ancora di più di arancione, con molte chiazze rosse.  Ecco di che colore siamo oggi (22 febbraio) e che zona è in vigore nelle singole regioni d’Italia nella settimana che va da lunedì 8 a domenica 14 marzo 2021.

A stabilire il colore delle regioni sono – ad oggi, 8 marzo – le ordinanze del ministro della Salute Roberto Speranza emanate sulla base dei dati del monitoraggio settimanale Covid-19. Venerdì scorso è stato deciso il cambio di colore per 3 regioni e i provvedimenti restano validi fino a domenica 14 marzo. Ci sono però molte province e comuni finiti in zone rosse locali, mentre il governo Draghi pensa a ulteriori restrizioni, forse con un nuovo Dpcm, tra cui un possibile coprifuoco anticipato.

Di che colore è: che zona siamo oggi e domani, mappa delle regioni italiane (8-14 marzo)

Secondo l’ordinanza in vigore ci sono 3 regioni in zona rossa (più le eventuali zone rosse locali), 12 regioni e province autonome in zona arancione, 6 regioni in gialla e una sola (la Sardegna) in zona bianca. Ecco che colore siamo oggi, domani e fino a domenica 28 febbraio nelle diverse regioni:

Regioni in zona bianca

  1. Sardegna

Regioni in zona gialla

  1. Valle d’Aosta
  2. Liguria
  3. Lazio
  4. Puglia
  5. Calabria
  6. Sicilia

Che colore è oggi: regioni zona arancione

  1. Piemonte
  2. Lombardia (secondo un’ordinanza regionale fino al 14 marzo è in vigore la zona arancione rafforzata)
  3. Emilia Romagna (da domenica 21 febbraio)
  4. Provincia autonoma di Bolzano
  5. Provincia autonoma di Trento
  6. Veneto (cambio di colore da lunedì 8 marzo)
  7. Friuli Venezia Giulia (cambio di colore da lunedì 8 marzo)
  8. Emilia Romagna
  9. Toscana
  10. Umbria
  11. Marche
  12. Abruzzo

Regioni in zona rossa

  1. Campania (cambio di zona da lunedì 8 marzo)
  2. Molise
  3. Basilicata

Per capire che colore siamo oggi nelle diverse zone d’Italia, va ricordato però che a livello regionale sono state disposte dai presidenti delle Regioni zone rosse locali. Ad esempio in Toscana la zona rossa riguarda i 20 comuni della provincia di Pistoia, Cecina (Livorno) e Castellina Marittima (Pisa).

La mappa dei colori Covid aggiornata a oggi (zone in vigore dall’8 al 14 marzo).

Covid: il colore, la zona delle regioni e le regole in vigore oggi

Cosa si può fare in zona gialla, arancione e rossa? Le regole sono più restrittive via via che si sale nello scenario di rischio. Cambiano, ad esempio, le limitazioni agli spostamenti, le modalità per fare visita a parenti e amici, l’apertura di bar e ristoranti. Altre regole uguali per tutti riguardano invece il coprifuoco alle 22 e il numero di persone ammesse nella stessa auto. Fino al 27 marzo, inoltre non è possibile uscire dalla regione, sia essa in zona bianca, gialla, arancione e rossa, se non per validi motivi.

Sciopero, 8 marzo 2021 a Firenze: gli orari per bus Ataf, tramvia e treni

I bus di Ataf, le due linee della tramvia e i treni regionali: lo sciopero indetto per oggi, 8 marzo 2021, anche a Firenze potrà creare qualche disagio a chi sposta con il trasporto pubblico. Cobas del lavoro privato e CUB trasporti hanno indetto a livello nazionale uno sciopero generale nell’ambito della giornata internazionale di lotta contro la violenza e la discriminazione di genere. Ecco le modalità e gli orari dello sciopero dell’8 marzo a Firenze.

Sciopero Ataf a Firenze: gli orari di oggi (8 marzo)

Per quanto riguarda il trasporto pubblico locale a Firenze, Ataf Gestioni comunica che lo sciopero degli autobus dell’8 marzo si svolge nei seguenti orari: dall’inizio del servizio alle 6.00, dalle 9.15 alle 11.45 e dalle 15.15 a fine servizio. Le fasce di garanzia, in cui sono assicurate le corse, sono quindi:

  • dalle 6.00 alle 9.00 (verranno effettuate le corse degli autobus che partiranno dal capolinea fino alle ore 8.59)
  • Dalle 12.00 alle 15.00 (ultima partenza dai capolinea alle 14.59)

Secondo quanto reso noto da Ataf Gestioni l’adesione degli autisti all’ultimo sciopero indetto per l’8 marzo è stata del 16,25%.

Tramvia di Firenze: lo sciopero e gli orari della fasce di garanzia

Lo sciopero di 24 ore indetto oggi, 8 marzo 2021, riguarda anche la tramvia di Firenze, ma in questo caso i disagi dovrebbero essere limitati. Gest, la società che gestisce le due linee, comunica che le corse saranno garantite

  • Dalle 6.30 alle 9.30
  • Dalle 17.00 alle 20.00

Gest comunica che ai precedenti scioperi indetti dalle Cobas e Cub il tasso di adesione è stato pari allo 0% per quanto riguarda la tramvia di Firenze.

I treni regionali in Toscana

Per i treni regionali di Trenitalia sono garantite le fasce di garanzia, dalle 6.00 alle 9.00 e dalle 18.00 alle 21.00. Nel settore ferroviario la mobilitazione terminerà alle ore 21.00 dell’8 marzo. A Firenze l’ultimo sciopero del trasporto pubblico risale all’8 e 9 febbraio.

Violenza di genere, l’altra pandemia. Anche a Firenze

Da un anno la pandemia ha cambiato le nostre abitudini e la nostra socialità. Il lockdown, il distanziamento e l’isolamento hanno avuto un impatto forte soprattutto sulle situazioni di vulnerabilità. Compresa la violenza di genere, anche a Firenze. I numeri del 2020 direbbero che i casi di violenza siano diminuiti: in realtà non c’è stata nessuna diminuzione, anzi. Nel Dodicesimo rapporto sulla violenza di genere in Toscana, a cura della Regione e dell’Osservatorio regionale sociale, la violenza e il maltrattamento vengono descritti come fenomeni resi molto più sfaccettati che in passato proprio dagli effetti della convivenza forzata.

Violenza sulle donne e violenza di genere a Firenze: aumentano le richieste di aiuto

Fin dai primi mesi di pandemia i Centri antiviolenza (Cav) sono stati coinvolti per individuare percorsi alternativi e soluzioni alloggiative che garantissero sia l’allontanamento dalla violenza che la prevenzione del rischio sanitario. Inoltre, a fronte di un numero crescente di contatti telefonici – sia per denunce che richieste di aiuto – i Cav hanno riorganizzato i loro servizi per poter offrire sostegno anche da remoto.

Così come si sono adeguati, non senza difficoltà, altri attori del territorio per garantire servizi a distanza. Lo sportello Informa donna del Comune di Firenze, specializzato nell’orientamento e nell’inserimento lavorativo femminile, è rimasto attivo da remoto da marzo a luglio e in presenza da settembre, riuscendo ad assicurare 148 consulenze. Un numero al ribasso, che risente delle difficoltà di accesso al digitale e del radicale cambio dell’equilibrio tra tempo lavorativo e tempo di cura nei nuclei familiari.

Pop work, una mensa sociale per le persone in difficoltà

La stessa tendenza in flessione evidenziata anche dalla cooperativa Cat, specialmente per i servizi offerti dall’Area immigrazione che in questo caso risentono anche delle difficoltà legate alle barriere linguistiche delle lavoratrici straniere. Quello della prostituzione è l’altro fronte caldo di questi mesi per quanto riguarda la violenza di genere e non solo. Anche in questo caso Cat interviene attraverso le Unità di strada, attive nella prevenzione e riduzione del danno della prostituzione sia libera che forzata e che hanno evidenziato un mutamento della geografia del fenomeno.

L’isolamento ha infatti allontanato lavoratrici e clienti dalle strade, con un conseguente aumento del rischio di violenza e di contagio. Per rispondere alle nuove fragilità si è rafforzato il sostegno telefonico, invitando i sex worker a vendere le prestazioni al telefono, e organizzato progetti di sostegno alimentare. Insieme ad altre associazioni di volontariato, Cat ha attivato il progetto Pop Wok, una mensa sociale per sex worker in difficoltà, soprattutto transessuali, maggiormente vittime di aggressioni e molestie in questo periodo. Un servizio che si è affiancato alla distribuzione di pacchi alimentari e buoni spesa del Comune. La progressiva uscita dall’emergenza ha permesso di tornare gradualmente ai servizi in presenza. Riportando almeno anche un po’ sostegno umano diretto.

Di che colore è la Toscana: zona rossa o arancione questa settimana (8-14 marzo)?

La Toscana diventa zona rossa o resta in arancione a marzo: è questo il dilemma che si ripropone di settimana in settimana, quando si avvicina l’ordinanza sul cambio di colore. La cabina di regia del Ministero della Salute si è riunita per indicare la nuova mappa delle restrizioni in Italia (dall’8 al 14 marzo), in base al monitoraggio settimanale dei contagi. I dati collocano ancora la Toscana in zona arancione, ma comunque ci sono due comuni tra Pisa e Livorno e una provincia (Pistoia) in zona rossa, ha annunciato il presidente della Regione Eugenio Giani. Siena esce dalla zona rossa da lunedì 8 marzo, ma mei prossimi giorni potrebbero essere decise misure restrittive insieme ai sindaci, come negli altri territori con un’alta incidenza di casi (provincia di Prato, Empoli e comuni vicini).

La Toscana diventa zona rossa o resta in arancione questa settimana (8-14 marzo)?

“Ragionevolmente dovremmo rimanere in zona arancione”, ha annunciato nei giorni scorsi Giani e adesso anche i dati del monitoraggio settimanale dell’Istituto Superiore di Sanità allontanano il rischio di vedere la Toscana in zona rossa, almeno dalla prossima settimana. L’indice Rt regionale è stimato a 1,18, sotto quindi la soglia dell’1,25 che fa scattare in automatico il rosso, mentre la situazione negli ospedali 7 giorni fa era ancora sotto controllo, nonostante mostrasse i primi segnali di allarme. Bisogna sempre tenere presente che l’ordinanza del Ministro della Salute Roberto Speranza si basa sull’analisi dei dati della settimana prima.

contagi covid toscana andamento Regione
I dati sui contagi di Covid in Toscana dall’ultimo “Report Salute” della Regione

Dunque da lunedì 8 a domenica 14 marzo, la Toscana resta zona arancione, fascia in cui è finita 20 giorni fa, ma sarà sempre una sorvegliata speciale per l’incremento dei contagi, anche la prossima settimana. Tra il 22 e il 28 febbraio i casi di Covid sono stati 7.414 in aumento del 36% rispetto ai 5.446 di una settimana prima.

Qui sotto la conferenza stampa sul monitoraggio settimanale, in base a cui è stato deciso anche se la Toscana sarà zona rossa o arancione la prossima settimana (8-14 marzo). Ecco le regioni che cambiano colore da lunedì 8 marzo: la Campania diventa zona rossa, Veneto e Friuli Venezia Giulia passano da zona gialla ad arancione.

In zona rossa Pistoia, in 40 comuni scuole chiuse

La situazione critica in alcuni territori ha spinto comunque il governatore Eugenio Giani a valutare la conferma di alcune restrizioni e a prendere tempo su altre. La provincia di Pistoia resta zona rossa per un’altra settimana e qui tutte le scuole sono chiuse da lunedì 8 marzo, in virtù delle regole del nuovo Dpcm Draghi. Zona rossa anche per Cecina (Livorno) e Castellina Marittima (Pisa), con didattica a distanza

La provincia di Siena lascia la zona rossa da lunedì 8 marzo e torna in arancione, ma i sindaci dell’area, come anche quelli di altri territorio a rischio (provincia di Prato ed Empolese Valdelsa), stanno valutando insieme al presidente della Regione Eugenio Giani i provvedimenti da prendere sulla base del tasso di contagiosità. Al momento, i comuni sotto osservazione per il loro valore alto di contagio sono 76, si spiega in un comunicato stampa della Regione. Secondo le decisioni del Comitato di emergenza per la prevenzione scolastica (Ceps), in Toscana tutte le scuole sono chiuse dall’8 marzo nei seguenti comuni: Arezzo, Anghiari, Castelfranco Piandiscò, Lucignano, Marciano della Chiana, Monterchi, Sansepolcro per la provincia di Arezzo; Castelnuovo Berardenga, Asciano, Chiusdino, Monteroni d’Arbia, Monticiano, Siena, San Gimignano, in provincia di Siena; Certaldo (Firenze), Civitella Paganico (Grosseto), Bientina (Pisa). A Follonica didattica a distanza per le superiori e le classi seconde e terze delle medie. A questi si aggiungono le zone rosse locali, la provincia di Pistoia, Cecina e Castellina Marittima.

“Assistiamo alla ripresa del contagio anche nella nostra regione, sarà un marzo delicato”, ha detto in un video postato su Facebook l’assessore regionale alla Salute Simone Bezzini, che invita al rispetto delle regole. “Siamo a uno snodo – ha aggiunto – da una parte abbiamo una campagna di vaccinazione che progressivamente sta andando avanti e produrrà degli effetti in termini di protezione della popolazione, ma al tempo stesso siamo in un momento in cui il contagio sta riprendendo forza”.

Solo un punto col Parma. La Fiorentina non svolta

Rocambolesco pareggio tra Fiorentina e Parma. Un punto a testa che serve a poco. la Fiorentina rimane sempre a ridosso della zona retrocessione, il Parma adesso ha solo una lunghezza di vantaggio sul Crotone che ha battuto il Torino. Rimane il rammarico, in casa viola, per una gara che doveva essere vinta e che è stata pareggiata grazie ad un’autorete dei ducali in pieno recupero. Cesare Prandelli, alle prese con le tante assenze, lancia dal primo minuto Biraghi, Malcuit e Borja Valero ed Eysseric in attacco accanto a Vlahovic. Roberto D’Aversa schiera gli ex Sepe, Laurini e Kurtic e si affida, in attacco, al duo ivoriano Karamoh e Gervinho.

Primo Tempo

Inizio gara senza troppe emozioni fino al 28’ quando Martinez Quarta porta in vantaggio la Fiorentina con un colpo di testa sulla battuta di un calcio d’angolo. L’1-0 dura solo tre minuti perché Pulgar colpisce la sfera di mano in area e l’arbitro Abisso decreta il penalty che Kucka non sbaglia. Dopo due minuti Gervinho ha l’occasione del raddoppio ma Dragowski si salva parando con un piede. Al 41’ colpo di testa di Bani e palla sul fondo. Al 44’ il raddoppio viola con Milenkovic che trova una soluzione in elevazione, in spaccata, che spiazza Sepe. Si va al riposo con la Fiorentina avanti 2-1.

© Tiziano Pucci – Agenzia Fotografica Italiana

Secondo Tempo

Il Parma mostra più vivacità e maggior voglia di vincere. Al 53’ una punizione del Parma finisce senza pericoli mentre al 59’ Dragowski para in due tempi su tiro di Karamoh. Al 72’ Kurtic trova il pareggio su traversone di Laurini e con errore di Malcuit. All’87’ Man, appena entrato, va vicinissimo al gol del 2-3 in torsione di testa, Quarta risponde colpendo una clamorosa traversa. Sul contropiede successivo Mihaila segna il vantaggio del Parma ma proprio quando sembra tutto finito, in pieno recupero, un cross di Pezzella sbatte sulla gamba di Iacoponi e finisce in porta per il pari finale. Divisione della posta. Un punto che, in fondo, non serve a nessuno.

L’allenatore

Cesare Prandelli si dice ottimista a fine gara. “Abbiamo dimostrare di esserci calati nella parte. Sappiamo che c’è da lottare, la voglia di portare a casa un punto è stata importante, prendere gol così velocemente dopo il vantaggio andava evitato. Il Parma ha dato tutto quello che poteva, prendere quella rete è stato particolarmente difficile, dovevamo difendere con più veemenza. Non so se abbiamo cali di tensione o valutazioni errate, oggi abbiamo preso un contropiede partendo da superiorità numerica, quando hanno palla gli altri siamo troppo ottimisti, ci vuole più attenzione. Siamo molto uniti e dobbiamo recuperare i giocatori. Poi penseremo a sabato, avremo un altro scontro diretto col Benevento”.