sabato, 17 Maggio 2025
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Calcio, lo stop della Figc: sospensione dei campionati giovanili

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La Figc ha deciso: sospensione dei campionati giovanili nazionali, uno stop che durerà fino al 24 novembre prossimo, ovvero fin quando resterà in vigore il Dpcm 24 ottobre. La decisione è stata ufficializzata con il comunicato numero 42 emanato ieri sera dal Settore giovanile e scolastico della Federcalcio.

Covid, arriva la sospensione dei campionati giovanili

Stop al calcio giovanile, dunque: la sospensione riguarda le gare dei campionati giovanili nazionali organizzati direttamente dagli uffici centrali della Figc. A livello regionale le decisioni sono prese invece dai vari comitati territoriali, che in molti casi si sono mossi nella stessa direzione.

In dettaglio, i campionati giovanili per i quali è scattato lo stop sono:

  • I campionati nazionali Under 18, Under 17, Under 16 e Under 15 riservati alle società di Serie A e B
  • I campionati Under 17, Under 16 e Under 15 riservati alle società di Serie C
  • I campionati Under 17 e Under 15 Femminile
  • I campionati nazionali Under 14 Pro e Under 13 Pro

Stop al calcio giovanile

La sospensione riguarda tutte le gare dei campionati giovanili interessati in programma dal 31 ottobre al 24 novembre. Le società potranno comunque continuare in questo periodo a organizzare le sedute di allenamento, sempre nel rispetto dei protocolli di sicurezza governativi e federali.

Il testo completo del comunicato 42 del Settore giovanile e scolastico della Figc in formato pdf è disponibile su questa pagina.

Coprifuoco in Toscana e a Firenze: l’orario e il punto della situazione

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Se in molte regioni è scattato lo stop agli spostamenti durante la notte con il ritorno dell’autocertificazione, il coprifuoco in Toscana non c’è, almeno per il momento, ma resta l’orario della serrata di ristoranti, bar e locali fissata dal nuovo Dpcm di ottobre per l’emergenza Covid. Si pensa però a spostare l’ora di chiusura in avanti. Niente coprifuoco anche a Firenze, dove il sindaco Dario Nardella ha vietato lo stazionamento delle persone in 10 tra piazze e vie della movida.

Il governo ha dato la possibilità ai primi cittadini di disporre la chiusura al pubblico delle zone a rischio assembramenti e di stabilire misure restrittive, mentre le Regioni possono stabilire limitazioni più rigide di quelle nazionali.

Coprifuoco Covid in Toscana: l’orario della chiusura

Nel breve periodo non sarà disposto un lockdown regionale né un coprifuoco in Toscana, ha spiegato più volte il governatore Eugenio Giani, che però ha puntato su misure locali e mirate, discusse con Asl e Comuni, per evitare assembramenti e contatti non necessari, ad esempio con la chiusura di piazze e vie, come succede a Firenze.

Il coprifuoco in Toscana quindi non c’è, non esiste al momento un divieto agli spostamenti delle persone durante le ore notturne come deciso ad esempio in Lombardia, Piemonte, Campania e Sicilia, ma l’ultimo Dpcm del governo ha imposto anche da noi un orario di chiusura a ristoranti, bar, pasticcerie, gelaterie e degli altri servizi di ristorazione.

Dalle 18 in poi non si può più sedere ai tavoli o consumare in piedi: da questo orario fino a mezzanotte sono consentiti solo la consegna a domicilio e l’asporto (ma senza mangiare o bere nell’attività o nelle vicinanze). Insieme allo stop di cinema, teatri, sale da concerto e discoteche, questa misura non impone un coprifuoco, ma fa tabula rasa di tutte quelle attività che potrebbero essere svolte la sera, per  invitare le persone a non uscire di casa.

Regione Toscana: spostare l’orario di chiusura di bar e ristoranti toscani alle 22?

Intanto il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani apre alla possibilità di spostare in avanti le lancette di questo “coprifuoco de facto”, dalle 18 alle 22: il comma “ee” del Dpcm consente infatti alle Regioni di variare l’orario di chiusura di bar e ristoranti in base all’andamento dell’epidemia di Covid. Ma le condizioni, ha spiegato lo stesso governatore, sono due: che tra un settimana la curva dei contagi non punti più in l’alto e che sia pronto un protocollo regionale di sicurezza con le categorie interessate come richiesto dal decreto nazionale.

No al coprifuoco a Firenze, 10 piazze della movida “chiuse” la sera: dove e quando

Accanto linea light della Regione Toscana sul coprifuoco, ci sono le decisioni dei singoli sindaci, come a Firenze dove resta in vigore l’ordinanza sul “divieto di sosta pedonale” per evitare gli assembramenti soprattutto durante i fine settimana. Nella città del giglio, durante le notti del weekend, fino al 13 novembre è vietato lo stazionamento in 10 zone calde della movida e l’ingresso in piazza Santo Spirito rimane a numero chiuso.

Cosa cambia, come funziona e dove scatta la misura anti-Covid? Nelle aree individuate del centro di Firenze, ogni venerdì e sabato, dalle 19.00 alle 2.00 di notte non è possibile fermarsi, anche se a piedi. Si può però passare per andare a casa, oppure in negozi e locali aperti (per il solo asporto). Ecco dove scatta questo divieto di stazionamento il venerdì e sabato sera:

  • Piazza Strozzi
  • via Strozzi
  • via Sassetti
  • piazza della  Repubblica
  • via Pellicceria
  • Sant’Ambrogio
  • via Pietrapiana
  • piazza dei Ciompi
  • Borgo La Croce (fino a via della Mattonaia)
  • L’accesso a piazza Santo Spirito resta contingentato a un massimo di 1.000 persone con controlli ai varchi.

Sono previsti controlli delle forze dell’ordine e multe per chi non rispetta l’obbligo di indossare la mascherina e il divieto di assembramento, da 400 a 1.00 euro.

Dl Ristori, nel decreto anche la proroga della cassa integrazione Covid

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Più breve del previsto, ma nel Decreto ristori c’è anche la proroga della cassa integrazione, la Cig per Covid: sarà di sei settimane, utilizzabili dal 16 novembre e con scadenza il 31 gennaio. Sempre al 31 gennaio, con il nuovo decreto è arrivata anche la proroga del divieto di licenziamenti.

Cassa integrazione, proroga di 6 settimane con il Decreto ristori

La Cig per Covid attuale inizierà a scadere proprio intorno alla metà di novembre per le prime aziende. Per questo la nuova proroga introdotta dal Decreto ristori permette di utilizzare la cassa integrazione a partire dal 16 novembre e per sei settimane. Ma non sarà automatica per tutti. Per poter usufruire della proroga della cassa integrazione alle aziende sono richiesti alcuni requisiti.

Proroga cassa integrazione Covid: i requisiti

Come anticipato nelle scorse settimane, il criterio seguito è stato lo stesso della proroga precedente: le perdite di fatturato. Le aziende che hanno giù usufruito delle precedenti 18 settimane di cassa integrazione Cig per Covid (con la formula 9+9) hanno diritto alla proroga di 6 settimane gratis se il calo di fatturato nei primi tre trimestri 2020 è di almeno il 20% rispetto al 2019.

Se il fatturato è in calo ma meno del 20% si può comunque accedere alla cassa integrazione ma bisogna versare un contributo del 9%. Può accedere alla Cig per Covid anche chi non ha subito cali di fatturato, ma in questo caso il contributo sale al 18%.

Cig gratis per i settori colpiti dalle chiusure

I requisiti di fatturato non valgono invece per le aziende dei settori colpiti dalle chiusure disposte dal Dpcm 24 ottobre. Ristoranti, bar, cinema, teatri, palestre, piscine e tutte le categorie interessate dalle chiusure potranno richiedere la proroga della Cig gratuitamente.

E già si guarda avanti: ci sarà una ulteriore proroga della cassa integrazione per Covid dopo il 31 gennaio? L’intenzione del governo è quella di prolungare ancora lo strumento della Cig fino a un totale di altre 18 settimane, le stesse previste per la prima fase dell’emergenza, dalla primavera all’autunno. Si arriverà quindi ad altre 12 settimane di proroga, anche se non si sa ancora se le condizioni resteranno le stesse. I dubbi verranno chiariti dai primi decreti del 2021.

A Brozzi le Missionarie della carità di Madre Teresa di Calcutta

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Alla periferia di Firenze, nel rione di Brozzi, una casa modesta affacciata su piazza Primo Maggio ospita da non più di cinque anni le Missionarie della carità, suore dell’ordine religioso fondato da Madre Teresa di Calcutta. Sono in tutto quattro, pochissime, a vivere in questa struttura.

I poveri tra i poveri. Chi si prende cura degli “invisibili”

Poche del resto, sono le suore di quest’ordine presenti in Italia: appena 135. Perché? Perché siamo un paese ricco e di loro, qui, c’è meno bisogno che in altri posti del mondo. Siamo un paese ricco? Ma davvero? E tutti i poveri che le statistiche ci riportano? Le famiglie che hanno perso il lavoro, che soffrono la svalutazione degli stipendi e che vedono la loro capacità di acquisto diminuire anno dopo anno?

Pensate a cosa significhi essere poveri, a essere gli ultimi della società, i più fragili. Ebbene, l’ultimo scalino della piramide sociale, in realtà, non è occupato da queste persone, ma dagli invisibili, individui talmente indigenti, disperati, così soli e abbandonati che per loro il recupero sociale non è nemmeno immaginabile. Sono quelli che non vuole nessuno, quelli di cui talvolta nemmeno si sente parlare perché nella loro caduta hanno perfino perso l’identità, il nome. Sono questi, gli ultimi degli ultimi, gli esseri umani a cui tendono una mano le Missionarie della carità.

Missionarie della carità a Firenze e l’insegnamento di Madre Teresa di Calcutta

Eppure, sebbene tutti conoscano la figura carismatica che è stata Madre Teresa, delle sue suore sul nostro territorio non si sente parlare mai. Non hanno un bollettino postale sul quale poter fare un’offerta, non promuovono raccolte benefiche, non si espongono, non parlano e non rilasciano nemmeno interviste. Tengono un basso profilo, si muovono in silenzio, senza clamore, invisibili come coloro che aiutano e dai quali non pretendono né gratitudine né riconoscimento di alcun tipo. Questa è loro regola, questo è il loro credo: è la Provvidenza che fa arrivare a loro ciò di cui hanno bisogno per sostenersi e per aiutare gli altri, loro non chiedono niente.

Abitano una casa che definire essenziale è riduttivo, ma che ospita persone che non sarebbero ospitate da nessun altro, che qui cercano di raccogliere i cocci della loro esistenza e di ritrovare la dignità, negata, di essere umani.

Ogni giorno, silenziosamente, raggiungono le zone più lontane della città, portando cibo e generi di conforto ai più disperati, accompagnate da un manipolo di volontari altrettanto silenziosi e discreti. Non si dedicano a nessun “marketing della beneficenza”, attività necessaria per qualsiasi altra associazione e ordine religioso che abbia bisogno di raccogliere risorse per assistere gli altri. Aspettano solo qualcuno che bussi alla loro porta, quasi sempre per chiedere aiuto, più di rado per lasciare qualcosa, grande o piccolo che sia, e permettere loro di continuare la loro opera. È la Provvidenza che tenderà loro una mano per andare avanti. Ed è proprio perché le vie della Provvidenza sono infinite e imperscrutabili, forse saranno poche parole su un giornale di quartiere a smuovere gli animi di qualcuno che vorrà offrire loro tempo o risorse.

Tramvia notturna, stop agli orari lunghi nel weekend

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Sirio non fa più le ore piccole. Dopo tre weekend di corse notturne, la tramvia di Firenze torna a sospendere il servizio dopo mezzanotte e mezzo: dal 30 ottobre 2020 niente più orari estesi fino alle 2.00 il venerdì e sabato sera. Lo ha deciso il Comune di Firenze, a seguito delle nuove disposizioni contenute nel Dpcm del 24 ottobre, che raccomandano a tutti di limitare gli spostamenti, oltre a imporre la chiusura di ristoranti, bar e pub alle 18.00.

Il servizio by night durante i fine settimana era ripreso lo scorso 9 ottobre, dopo uno stop imposto per il lockdown da marzo in poi.

Gli orari della tramvia notturna

Dal 30 ottobre 2020, la linea 1 e la linea 2 della tramvia di Firenze saranno in servizio tutti i giorni, compresi venerdì e sabato, solo fino alle ore 00.30 per garantire i collegamenti tra la Stazione Santa Maria Novella, Scandicci, l’ospedale di Careggi e l’aeroporto di Firenze.

Ecco nel dettaglio gli orari notturni della tramvia dal 30 ottobre 2020:

  • Linea 1 Scandicci – Stazione – Careggi
    ultima corsa da Villa Costanza alle 00.12 (il sabato alle 00.08 e domenica alle 00.14)
    ultima corsa da Careggi alle 00.13 (il sabato alle 00.13)
  • Linea 2 piazza dell’Unità – aeroporto di Firenze
    ultima corsa da Peretola alle 00.02 (sabato alle 00.04)
    ultima corsa da piazza dell’Unità alle 00.30

Il servizio notturno durante i fine settimana era introdotto per la prima volta 9 anni fa, quando la linea 1 della tramvia fece gli straordinari in via sperimentale tra agosto e settembre, riscuotendo un buon successo soprattutto tra gli utenti più giovani. L’iniziativa è poi stata replicata nel 2015 facendo registrare in 5 mesi quasi 20.000 passeggeri by night ed è stata sospesa lo scorso 13 marzo per il lockdown.

Tramvia di Firenze e regole Covid

A bordo della tramvia restano le regole per la prevenzione del coronavirus: mascherina obbligatoria per tutta la durata del viaggio, entrata e uscita diversificata (in base alla segnaletica) e igiene frequente delle mani con il gel messo a disposizione sui mezzi. Dallo scorso 14 settembre, in base al decreto su trasporti e scuola che consente di viaggiare all’80% della capienza del mezzo, possono salire a bordo di ogni convoglio fino a 215 persone.

“Diciamo no alla chiusura delle palestre”, in 100 mila firmano la petizione

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“Ci rifiutiamo di serrare ancora una volta le saracinesche delle nostre strutture poiché considerate luoghi a rischio! C’è il lavoro di milioni di persone dietro quelle saracinesche!”. È perentoria la richiesta dei promotori della petizione “Diciamo no alla chiusura delle palestre, delle piscine e delle scuole di danza“: lanciata online nei giorni precedenti all’ultimo Dpcm, dopo la firma del decreto la raccolta di firme ha superato le 100 mila sottoscrizioni.

Chiusura delle palestre per Covid, una petizione chiede lo stop

Non sono le palestre, le piscine e le scuole di danza i luoghi in cui si rischia il contagio del Covid-19“, si legge nel testo della petizione lanciata dal “Movimento Salva Palestre – Le palestre non si toccano!” e indirizzata al presidente del consiglio Giuseppe Conte e ai ministri dello sport Vincenzo Spadafora e della salute Roberto Speranza. “I protocolli imposti con il Dpcm del 17 maggio 2020 – proseguono i promotori facendo riferimento alle regole stabilite per la prima riapertura dopo il lockdown della primavera scorsa – garantiscono i requisiti di prevenzione e tutela“.

Chiusura ristoranti, lo chef Simone Cipriani: “Reagiamo, ma no alle marce”

Diciamo no alla chiusura delle palestre: partita la raccolta di firme

“Abbiamo già subìto un danno notevole – proseguono – e, nonostante i bonus ai collaboratori ed il sostegno alle palestre, con la riapertura le difficoltà a portare il pane sulla tavola per i nostri figli sono tante, enormi, troppe. Chiudere ancora una volta sarebbe un terremoto devastatore dal quale solo pochi riusciranno a sopravvivere”.

Nuovo Dpcm: si può uscire dalla regione, dal comune o dopo le 18?

La petizione “Diciamo no alla chiusura delle palestre” ha superato le 100 mila firme e tanti sono i commenti di sostegno alla causa lasciati da operatori del settore, ma anche da comuni cittadini.

Pulizia strade a Firenze “sospesa” per Covid, non bisogna spostare l’auto

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Da domenica 1° novembre 2020 chi non sposta l’auto per la pulizia strade a Firenze non rischia la multa per divieto di sosta: con l’aggravarsi dell’emergenza Covid, da questa data il Comune ha infatti sospeso l’obbligo di muovere le vetture e gli altri veicoli, come moto e scooter, in occasione dello spazzamento della carreggiata da parte dei mezzi di Alia, la società di servizi ambientali della Toscana centrale.

La decisione è stata presa dal sindaco di Firenze Dario Nardella dopo il nuovo Dpcm del 24 ottobre 2020.

Perché non è più obbligatorio spostare l’auto a Firenze per la pulizia strade

Il nuovo decreto della presidenza del Consiglio infatti raccomanda fortemente a tutti i cittadini di non uscire di casa, se non per motivi di lavoro, studio, salute, per necessità o per assoluta urgenza. Allo stesso tempo – si legge in un comunicato ufficiale del Comune di Firenze – con questa misura si vuole venire incontro anche alle persone che si trovano in isolamento perché positive al coronavirus o in quarantena per aver avuto contatti diretti con positivi, e che quindi sono impossibilitate a lasciare la propria abitazione per spostare la macchina.

La pulizia strade non sarà sospesa a Firenze, verrà effettuata dagli addetti di Alia, ma come già successo durante il lockdown per il Covid, non verranno fatte multe a chi non rispetterà il divieto di sosta. Per conoscere il giorno in cui viene effettuato il lavaggio delle strada nella propria zona è possibile consultare il sito di Alia.

Emegenza Covid: cosa dice il Dpcm del 25 ottobre

Il nuovo Dpcm di fine ottobre non vieta espressamente gli spostamenti, ma contiene una forte raccomandazione a tutti i cittadini: si fa appello al buonsenso di ogni persona perché si limitino al massimo le uscite di casa, solo per le esigenze strettamente necessarie, in modo da arginare la diffusione del coronavirus.

In Toscana ormai si registrano numerosi contagi, tra i mille e i duemila casi in più ogni giorno, cifre mai registrate, neppure ai tempi duri della pandemia della scorsa primavera.

Chiusura ristoranti, lo chef Simone Cipriani: “Reagiamo, ma no alle marce”

Quando le indiscrezioni sui contenuti del Dpcm 24 ottobre, quindi anche la chiusura dei ristoranti causa Covid, sono state confermate dal presidente del consiglio Giuseppe Conte in conferenza stampa, Simone Cipriani quasi non voleva crederci. “Per l’ennesima volta ti casca il mondo addosso”, racconta. “E dire che noi avevamo aspettato a lungo prima di riaprire perché volevamo guardarci intorno, essere sicuri che quando avremmo riaperto lo avremmo potuto fare rispettando tutte le regole”.

Cipriani è lo chef di Essenziale, in piazza Cestello, uno dei ristoranti gourmet di riferimento nel panorama fiorentino e nazionale. E che, come tutti i ristoratori d’Italia, si trova ad affrontare le preoccupazioni e le difficoltà di un settore già provato dalla prima chiusura generale e che ora deve fare i conti con la seconda.

Covid, chiusura dei ristoranti: la reazione degli chef

Com’erano andati i mesi di riapertura?

Siamo rimasti chiusi in totale per sei mesi. Quando siamo ripartiti abbiamo lavorato molto, eravamo praticamente sempre pieni. Avevamo nuove regole sugli orari, organizzati in tre turni per contingentare gli ingressi: sette e mezzo, otto e mezzo, nove e mezzo. Avevamo distanziato un bel po’ i tavoli. Facevamo sempre osservare la regola della mascherina quando i clienti si alzavano dal tavolo, ma per l’esperienza che ho avuto da parte della clientela c’è stata un’accettazione completa delle regole. Noi indossavamo mascherine con tecnologia U-Mask, le stesse che usano in Formula 1. Ci sentivamo tranquilli, il cliente era tranquillo. Non credo che fossimo una categoria a rischio.

Cinema chiusi per Covid, film già visto: “No al Dpcm, sì a misure locali”

Allora perché richiudere proprio i ristoranti?

Non saprei proprio dire qual è la regola che i ristoratori non hanno seguito. Anzi, noi abbiamo anche cavalcato l’onda, già che dovevamo cambiare tutto abbiamo fatto alcune scelte radicali come togliere il menù alla carta: chiedevamo prima ai clienti cosa volessero mangiare in modo da poter preparare dei menù ad hoc per ogni tavolo. Abbiamo fatto di un problema una forza. E quando ti dicono che devi chiudere un’altra volta, specie per noi che siamo aperti solo la sera, ti resta solo una domanda: “e ora?”

Già, e ora?

La notte del decreto non ho dormito, l’ho passata pensando che stavolta qualcosa voglio fare, voglio contribuire a una reazione. Ma una reazione positiva, non negativa.

Tra i suoi colleghi però c’è molta rabbia.

Molta, molta rabbia. Troppa rabbia. La reazione di violenza è sempre la prima. Secondo me però non servono a nulla le “marce su Roma”, non servono a nulla le sfuriate per strada, le urla, contro chi? Chi ci governa sta cercando, sbagliando o no, di arginare l’emergenza. Non credo, obiettivamente, che abbiano la capacità di farlo. Forse neanche è davvero possibile fermare il contagio. Si sta parlando di un virus, una cosa incontrollabile che ha il suo corso. Ti puoi avvilire, arrabbiare, ma una soluzione la possiamo trovare solo tutti insieme.

Nuovo Dpcm ottobre 2020: il testo in Gazzetta Ufficiale (pdf)

Ristoranti, chiusura anti Covid. Intervista allo chef Simone Cipriani

Cosa farete?

La prima cosa che ho fatto è stata chiamare i colleghi di San Frediano, che è il mio quartiere. Cercando di mandare un messaggio: facciamo squadra. Ho detto “dormiamoci sopra un paio di giorni e poi proviamo a fare capire che San Frediano c’è, San Frediano è aperta. Tutti insieme”. Apriamo a pranzo, dato che almeno fino alle 18 si può essere aperti. Creiamo un polo dove si può trovare dalla pizzeria al ramen, passando per Essenziale.

Lei ha avuto successo per il modo in cui ha saputo reinventare la cucina della tradizione. È reinventandosi che i ristoranti si potranno salvare?

Non saprei, per Essenziale probabilmente sì. Ma non puoi chiedere ai nostri colleghi del Mad, un locale che fa cocktail, di diventare una sala da tè. Semmai, ripeto, l’unione fa la forza. Se io mi metto a fare il brunch chiamo una volta loro, una volta un altro locale che fa cocktail la sera e che così continua a essere attivo, vivo. Ce n’è bisogno, anche solo a livello emotivo.

Si possono fare cene in casa con amici e familiari? Cosa prevede il Dpcm

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Lo stop obbligatorio interessa le feste private, all’aperto o al chiuso che siano, come anche i ricevimenti per i matrimoni o le feste di laurea. Ma per quanto riguarda le abitazioni private, si possono fare cene in casa tra amici, stando al nuovo Dpcm anti-Covid pubblicato il 25 ottobre 2020? Il decreto non prevede espressamente divieti, ma una forte raccomandazione a non ospitare nella propria abitazione persone diverse dai conviventi: dal testo è stato tolto quindi il suggerimento a ospitare al massimo 6 persone, previsto nei vecchi decreti, ma ai cittadini viene caldamente richiesto di evitare l’ingresso in casa di soggetti diversi da quelli che vivono nell’alloggio.

Il nuovo provvedimento non introduce però controlli nelle case da parte delle autorità pubbliche per verificare il rispetto delle norme.

Non si possono fare cene in casa con amici e familiari non conviventi: cosa dice il nuovo Dpcm Covid

Non arriva dunque un divieto assoluto di cene e ritrovi in casa tra amici, ma solo una raccomandazione, ecco cosa c’è scritto nel testo del Dpcm pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 25 ottobre, che riporta le nuove misure per limitare i contagi da Covid:

Con riguardo alle abitazioni private, è fortemente raccomandato di non ricevere persone diverse dai conviventi, salvo che per esigenze lavorative o situazioni di necessità e urgenza

Nel caso in cui ci si trovi comunque in presenza di persone con cui non si vive sotto lo stesso tetto, l’invito è  quello di usare la mascherina, anche nel privato della propria abitazione.

Il nuovo decreto, la cena in casa con amici e lo stop alle tavolate al ristorante

Quindi il nuovo decreto sconsiglia di accogliere in casa propria, anche per brevi periodi, familiari con cui non si abita insieme e amici, anche per una cena condivisa: secondo quanto osservato dagli esperti, i contagi di Covid sono infatti più frequenti in ambito familiare e tra amici, proprio perché in contesti conosciuti le persone tendono ad abbassare la guardia (e la mascherina).

Stop poi al pranzo e alla cena al ristorante con le tavolate di amici: secondo il Dpcm di fine ottobre il numero massimo di persone consentito per ogni tavolo è di 4 commensali, eccezion fatta per i conviventi.

No ai controlli nelle case

Il nuovo Dpcm non introduce i  controlli nelle case per verificare il rispetto delle norme su cene tra amici e simili. Erano state le parole dello stesso ministro della salute Roberto Speranza a preannunciare nelle scorse settimane forme di controlli nelle case. Parole accolte però con reazioni molto contrarie per un provvedimento giudicato troppo invasivo. Così il governo ha deciso di contare solo sul buon senso degli italiani, senza la necessità di introdurre controlli nelle case o addirittura forme di segnalazione che ricordavano fin troppo la pratica della delazione.

Palestra artistica alle Murate: un luogo dove “allenare” il talento

Durante il lockdown, palestre più o meno improvvisate sono comparse in quasi tutte le case. Giovanna Cardini, fisioterapista, counselor e fondatrice della galleria Merlino Bottega d’Arte, realtà culturale attiva da circa dieci anni a Firenze presso il complesso de Le Murate, ha pensato però che benessere non significa soltanto prendersi cura del proprio corpo e ha creato la Palestra artistica.

Cos’è la Palestra artistica alle Murate di Firenze

“Il lockdown – spiega Cardini – è stato per me un momento di crisi, come per tutti, ma anche di opportunità e creazione, in cui ho potuto mettere a punto alcuni progetti che avevo in mente da tempo e andavano concretizzati”. Tra questi, la Palestra artistica, “un luogo aperto a tutti in cui si impara ad esprimersi liberamente e al cento per cento nel lavoro, nelle relazioni e a mettersi in gioco in un progetto personale. Attraverso esercitazioni mirate è possibile riconoscere e manifestare il proprio talento, cambiare ottica e creare qualcosa di nuovo, originale e unico, proprio come è successo a me”.

“Corpo e movimento sono da sempre stati miei interessi – spiega Giovanna Cardini –, finché nel 2005 ho riscoperto anche la mia passione per l’arte, ho ricominciato a scrivere e a tenere laboratori di scrittura. Nel 2008 ho aperto la mia galleria d’arte contemporanea nel cuore di Firenze”.

Il potere maieutico dell’arte

Il principio alla base del progetto è il potere maieutico dell’arte, che stimola il fruitore dal punto di vista creativo, esistenziale e relazionale. Lavorando su questi aspetti Giovanna predispone dei percorsi individuali o di gruppo lavorando sugli ostacoli di espressione del sé. “La paura e il desiderio sono i due poli su cui si gioca la partita del riconoscimento e dell’espressione di se stessi. Quello che cerco di fare è far emergere i talenti, valorizzandoli.

Questo vale sia per un artista che desidera approfondire aspetti di se stesso e del proprio lavoro ma anche e soprattutto per una persona che magari si sente bloccata in un ruolo, in un lavoro, in una relazione che non sente propri e vuole cambiare o migliorare. In generale per tutti coloro che sentono l’esigenza di conoscersi e comprendersi meglio”. L’arte intesa come creatività e capacità di mettersi in gioco è il mezzo a disposizione di ogni essere umano, artista e artefice di se stesso, per plasmare la propria vita.

“Per dipingerla, scriverla, scolpirla come la si vuole affiancando necessariamente al pensiero l’azione e il movimento: non a caso questo mio progetto si chiama Palestra artistica, perché è uno spazio aperto a tutti che opera anche insieme ad altre realtà”, conclude Cardini.