Tante conferme, a partire da Giotto e Duje, e qualche new entry, a Firenze come nel resto della Toscana: è uscita “Pizzerie d’Italia 2021”, la guida del Gambero Rosso alla migliore pizzeria napoletana, a quella italiana e altre proposte più insolite. Ecco quali sono le toscane che si sono aggiudicate i “tre spicchi”. Una classifica che segue di pochi giorni (e in larga parte conferma) quella stilata da 50 Top pizza 2020.
Quest’anno, vista l’emergenza Covid che ha inciso non poco anche sul settore, Gambero Rosso ha deciso di sospendere il sistema di giudizio classico, quello con voti e classifiche. Resta però l’indicazione dei “tre spicchi” per le eccellenze.
La migliore pizzeria a Firenze secondo il Gambero Rosso
Firenze si conferma una delle città di riferimento per la buona pizza: ben 7 delle 11 pizzerie della Toscana segnalate con i tre spicchi si trovano infatti nel capoluogo. Ci sono tutte le pizze più rinomate di Firenze, da Duje a Giotto, da Le Follie di Romualdo a Il Vecchio e il mare. E poi ancora Al Fresco e Sud. Entra in classifica anche Giovanni Santarpia, sulla carta una new entry visto che si tratta di una pizzeria di recente apertura, ma di fatto una conoscenza ben nota per gli amanti della pizza a Firenze.
In Toscana: sorpresa Chicco di Colle Val d’Elsa
E nel resto della regione? La guida del Gambero Rosso aiuta a farsi un’idea su quale sia la migliore pizzeria della Toscana. Anche in questo caso sono molte le conferme. Si prendono i tre spicchi per la migliore pizza napoletana ‘O Scugnizzo di Arezzo, DisaporeLa Pietra di Cecina e Battil’oro di Querceta, nel comune di Seravezza.
Unica presenza toscana tra le pizzerie premiate con i tre spicchi per la migliore pizza all’italiana è Chicco, di Colle Val d’Elsa, alla sua prima menzione nella guida. A Chicco va anche il premio per la Pizza dell’anno nella categoria “Pizza all’Italiana” con la sua “Marinara all’aglione”. La più classica delle pizze rivisitata però con un prodotto toscanissimo come l’aglione con aggiunta di pomodorini gialli dell’azienda il Cavolo a Merenda.
Pizzeria: la migliore in Toscana nel 2021 secondo Gambero Rosso
Non solo al tavolo: la migliore pizzeria a taglio in Toscana
Ma non c’è solo quella al tavolo, la pizza è il cibo da strada per eccellenza. Per questo Gambero Rosso ha previsto anche un premio per la migliore pizzeria a degustazione e per quella a taglio: tra queste, non mancano pizzerie di Firenze e del resto della Toscana.
Tre spicchi per la pizzeria a degustazione vanno a La Divina Pizza, a Firenze in zona Santa Croce, a Lo Spela di Greve in Chianti e ad Apogeo Giovannini di Pietrasanta.
A Menchetti di Arezzo le tre “rotelle” come miglior pizzeria a taglio, unica toscana inserita nella categoria.
Con il decreto legge Covid, in attesa del nuovo dpcm di ottobre, arriva da subito una stretta sulle mascherine, il governo ha disposto l’obbligo di indossarle anche all’aperto e la norma è entrata in vigore oggi, 8 ottobre. Ma quando si può togliere la mascherina senza rischiare una multa? Nelle settimane scorse, alcune Regioni avevano giù emanato ordinanze locali per rendere obbligatorie le mascherine quando si esce all’aria aperta. E i dubbi sono tanti: la mascherina va messa anche quando si va in bici o in auto da soli ed è possibile toglierla se impegnati a fare sport e attività fisica? E in quali casi non sono necessarie le mascherine per i bambini? Le mascherine vanno messe anche dentro casa? Cerchiamo di fare chiarezza.
La regola generale, si legge nel testo del decreto legge, è questa: la mascherina è obbligatoria anche all’aperto quando “non sia garantita in modo continuativo la condizione di isolamento rispetto a persone non conviventi”. Spiegato in modo semplice: le mascherine vanno portate sempre con sé quando si esce e vanno messe in tutti quei casi in cui si potrebbero incontrare persone diverse da quelle con cui si vive insieme.
Quanto costa stare senza mascherina: la multa
Iniziamo proprio dalle sanzioni previste per chi sta senza mascherina quando invece vige l’obbligo di indossarla: chi decide di toglierla rischia una multa salata. Secondo le regole previste finora dai vari dpcm del premier Conte e confermate dal decreto Covid del 7 ottobre, chi non la mette ad esempio nei luoghi chiusi accessibili al pubblico, all’interno dei negozi, a bordo del treno o in macchina se si viaggia con persone non conviventi, può incorrere in una sanzione da 400 a 1.000 euro.
La cifra di questa contravvenzione varia in base alla gravità dell’infrazione: sono le forze dell’ordine a stabilire l’importo della multa per chi sta senza mascherina. Il governo ha annunciato che ci saranno maggiori controlli sul rispetto delle regole. La multa da 400 a 1.000 euro scatta anche per i gestori dei negozi, dei locali e delle attività dove non viene fatto rispettare l’obbligo di indossare la mascherina: in questi casi si rischiano anche sanzioni più severe, come la chiusura da un minimo di 5 a un massimo di 30 giorni.
Quando si può togliere la mascherina: in bici e quando si corre
La mascherina non è obbligatoria quando si pratica sport, ad esempio quando si corre e si fa jogging (ricordiamo però che è bene mantenere una distanza di sicurezza doppia dalle altre persone in questi casi). Stesse regole anche quando si va in bici: in sella è consentito stare senza mascherina. È possibile toglierla perché in caso di attività fisica intensa, come la corsa, il nostro corpo ha la necessità di essere ben ossigenato.
Mascherina in macchina da soli o in moto: quando non c’è l’obbligo
Quando si viaggia in auto con persone non conviventi (per esempio con gli amici) la mascherina è sempre obbligatoria, allo stesso modo vige l’obbligo di indossarla anche quando ci si sposta a bordo di moto e scooter accompagnati da soggetti con cui non si abita insieme. Nel caso invece nell’abitacolo della macchina o sulla sella dei motocicli si trovino persone che condividono la stessa casa, è possibile togliere la mascherina. Ovviamente se ci si viaggia in auto da soli è possibile tirare giù la mascherina.
Mascherine per bambini, le regole
La mascherinanon è obbligatoria per i bambini sotto i 6 anni e per quegli individui che sono affetti da patologie o disabilità incompatibili con l’uso del dispositivo di sicurezza. In questi casi si può stare senza le mascherine, non si rischia la multa, ma bisogna fare attenzione alla distanza. Sopra i 6 anni la mascherina va messa.
Mascherina quando si cammina e si fa una passeggiata: si può togliere?
La regola generale è quella di indossare la mascherina quando ci sono altre persone nei paraggi, si può togliere invece quando si è in posti desolati, dove “è garantito l’isolamento rispetto a persone non conviventi”: ad esempio quando si va a camminare in campagna o nei boschi (da soli o insieme a conviventi), quando si lavora nel proprio orto o in giardino.
Mascherine in casa: la mascherina va messa anche dentro le abitazioni private?
Tra i luoghi chiusi, l’unico in cui non è previsto espressamente l’obbligo di indossare la mascherina è l’abitazione privata: la raccomandazione del governo Conte è però quella di indossare le mascherine anche dentro casa, rispettando la distanza di sicurezza, quando si ospitano amici, conoscenti o parenti con cui non si convive, proteggendo in particolare le persone più fragili, come gli anziani.
“Dobbiamo stare attenti – ha spiegato il premier Conte incontrando i giornalisti dopo la firma del decreto legge Covid – gli esperti ci dicono che oggi le relazioni familiari e amicali sono quelle in cui più si diffonde il contagio”. Da qui la “forte raccomandazione” del presidente del Consiglio. “Ci sono persone anziani, fragili e vulnerabili: rispettiamo anche in famiglia la distanza, proteggiamole indossando le mascherine se ci avviciniamo a loro. Se riceviamo amici, conoscenti e famigliari che non convivono con noi, stiamo attenti”.
Dopo il decreto legge Covid del 7 ottobre 2020, scatta anche in Toscana il nuovo obbligo per la mascherina, e la Regione non potrà decidere allentamenti delle regole ma solo emanare ordinanze più restrittive: quindi in Toscana la mascherina è obbligatoria sempre, anche all’aperto e nei luoghi chiusi? E nelle case private? Quali sono le eccezioni?
Da oggi, 8 ottobre 2020, è entrato in vigore il decreto legge varato dal governo Conte con le norme anti-coronavirus che ci traghetteranno fino al prossimo dpcm: il provvedimento, che scadrà il 15 ottobre, impone regole uniformi per l’obbligo di indossare la mascherina anche all’aperto, valide in tutto il territorio nazionale (e quindi anche in Toscana).
Dove e quando la mascherina è obbligatoria in Toscana: le regole per i luoghi all’aperto
Ad oggi, dunque, le regole sono queste: in Toscana l’obbligo di indossare la mascherina, coprendo naso e bocca, vale in tutti i luoghi all’aperto, in ogni momento della giornata, quando esiste la possibilità di incontrare persone non conviventi. Le mascherine devono essere portate sempre con sé, quando si esce di casa, perché – si legge nel decreto legge nazionale – vanno indossate quando non “sia garantita in modo continuativo la condizione di isolamento rispetto a persone non conviventi”.
Spiegato in parole semplici: quando si va in strada, nelle piazze, nei giardini la mascherina è obbligatoria a qualunque ora del giorno e della notte, si può togliere se invece ci si trova in luoghi isolati (da soli o con soggetti con cui si vive nella stessa abitazione), dove è improbabile incrociare altre persone. E’ il caso, ad esempio, di una camminata nei boschi o in campagna.
In bici, mentre si fa sport: quando si può togliere
Anche in Toscana, come nel resto d’Italia, la mascherina non è obbligatoria quando si compie attività fisica, si corre o si fa sport, ma deve essere mantenuta la distanza di sicurezza di almeno 2 metri dagli altri. Si può stare senza mascherina anche quando si va in bici.
Toscana: obbligo di mascherina nei luoghi chiusi, anche in casa?
Restano le regole già previste dai precedenti dpcm: in Toscana, come nel resto del Paese, la mascherina è obbligatoria, in tutti i luoghi pubblici chiusi, come nei negozi, al supermercato, nei centri commerciali, dal parrucchiere, sui mezzi pubblici (bus, tramvia, treni e via dicendo), in bar e ristoranti (in questo caso si può togliere solo quando ci si trova al tavolo per consumare un pasto o una bevanda), negli uffici e sui posti di lavoro dove restano i protocolli di sicurezza già stabiliti anche dalla Regione.
Il nuovo decreto leggenon prevede espressamente l’obbligo di indossare le mascherine dentro casa, ma il presidente del Consiglio Giuseppe Conte – incontrando la stampa – ha detto di raccomandare l’uso della mascherinaanche nelle abitazioni private quando si ricevono ospiti, come amici o parenti.
Sono 300 i nuovi casi di coronavirus rilevati nell’ultimo giorno in Toscana, l’aumento giornaliero più alto dallo scorso 2 aprile: questo il valore che spicca tra i dati e le notizie riportati dal bollettino regionale sull’andamento del Covid-19 di oggi, mercoledì 7 ottobre. Ci sono poi 2 nuovi decessi.
L’età media dei 300 nuovi positivi è di 40 anni circa. Tra di loro, com’è ovvio, sono molti i giovani: il 22% ha meno di 20 anni, il 25% tra 20 e 39 anni, il 36% tra 40 e 59 anni, il 12% tra 60 e 79 anni, il 5% ha 80 anni o più. Il 68% risultata asintomatico, il 27% pauci-sintomatico. Uno solo dei nuovi casi è riconducibile a rientri dall’estero, il 38% è invece legato a un precedente caso.
Coronavirus in Toscana: i dati del 7 ottobre
I positivi rilevati in Toscana dall’inizio dell’epidemia sono 16.273, di cui 4.428 attualmente positivi. I ricoverati sono 151 (6 in più rispetto a ieri), di cui 28 in terapia intensiva (stabili). I due decessi sono tutti di uomini con un’età media di 84,5 anni. I decessi sono quindi due e non quattro come inizialmente comunicato dalla Regione e riportato anche in questo articolo.
Di seguito i casi di positività sul territorio con la variazione rispetto a ieri. Sono 4.613 i casi complessivi ad oggi a Firenze (72 in più rispetto a ieri), 1.036 a Prato (29 in più), 1.123 a Pistoia (14 in più), 1.565 a Massa (4 in più), 1.988 a Lucca (31 in più), 1.862 a Pisa (40 in più), 830 a Livorno (24 in più), 1.335 ad Arezzo (57 in più), 732 a Siena (19 in più), 639 a Grosseto (10 in più). Sono 550 i casi positivi notificati in Toscana, ma residenti in altre regioni.
La Toscana si conferma al 10° posto in Italia come numerosità di casi (comprensivi di residenti e non residenti), con circa 436 casi per 100.000 abitanti (media italiana circa 547 x100.000, dato di ieri). Le province di notifica con il tasso più alto sono Massa Carrara con 803 casi x100.000 abitanti, Lucca con 513, Firenze con 456, la più bassa Livorno con 248.
Covid, 300 nuovi casi in Toscana: non succedeva da aprile
Complessivamente, 4.279 persone sono in isolamento a casa, poiché presentano sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi (225 in più rispetto a ieri, più 5,6%). Sono 9.883 (1.085 in più rispetto a ieri, più 12,3%) le persone, anche loro isolate, in sorveglianza attiva, perché hanno avuto contatti con persone contagiate (Asl Centro 3.306, Nord Ovest 4.691, Sud Est 1.886).
Le persone ricoverate nei posti letto dedicati ai pazienti Covid oggi sono complessivamente 151 (6 in più rispetto a ieri, più 4,1%), 28 in terapia intensiva (stabili rispetto a ieri).
Le persone complessivamente guarite sono 10.673 (67 in più rispetto a ieri, più 0,6%): 324 persone clinicamente guarite (7 in meno rispetto a ieri, meno 2,1%), divenute cioè asintomatiche dopo aver presentato manifestazioni cliniche associate all’infezione e 10.349 (74 in più rispetto a ieri, più 0,7%) dichiarate guarite a tutti gli effetti, le cosiddette guarigioni virali, con doppio tampone negativo.
Sono 1.172 i deceduti dall’inizio dell’epidemia cosi ripartiti: 423 a Firenze, 54 a Prato, 85 a Pistoia, 180 a Massa Carrara, 149 a Lucca, 97 a Pisa, 65 a Livorno, 53 ad Arezzo, 33 a Siena, 25 a Grosseto, 8 persone sono decedute sul suolo toscano ma erano residenti fuori regione.
Il tasso grezzo di mortalità toscano (numero di deceduti/popolazione residente) per Covid-19 è di 31,4 x100.000 residenti contro il 59,7 x100.000 della media italiana (11° regione). Per quanto riguarda le province, il tasso di mortalità più alto si riscontra a Massa Carrara (92,4 x100.000), Firenze (41,8 x100.000) e Lucca (38,4 x100.000), il più basso a Grosseto (11,3 x100.000).
La migliore pizza di Firenze si mangia da Giotto e da Le Follie di Romualdo, mentre altre 4 pizzerie della Toscana entrano nella top 50 italiana che racchiude i maghi della rotonda pietanza. Andando però a spulciare la classifica, nelle posizioni che vanno dal 51esimo al 100esimo posto, troviamo degli altri must fiorentini, come Il Vecchio e il Mare, Santarpia, e altre due pizzaioli attivi in terra Toscana per un totale di 6 province su 10 con almeno un locale premiato (Firenze, Lucca, Arezzo, Livorno, Siena e Pisa).
Questi riconoscimenti arrivano (virtualmente in tempi di Covid) dalla 50 Top pizza 2020, prestigiosa classifica online delle migliori pizzerie in Italia e nel mondo.
Top 50 pizza: a Firenze premiate 2 pizzerie (e altre 3 fuori classifica)
La prima pizzeria di Firenze inclusa nella Top 50 pizza si incontra alla posizione numero 15: a conquistare il premio è Le Follie di Romualdo, locale in uno degli angoli più suggestivi di Firenze, San Niccolò (via San Niccolò, per la precisione). Romualdo Rizzuti spazia dai gustosi antipasti fino a 10 pizze d’autore, senza dimenticare quella fritta. Un vero e proprio exploit, visto che l’anno scorso il locale era in fondo alla classifica.
L’altra pizza di Firenze da premio è al 42esimo posto con Giotto bistrot, piccolo locale in via Veracini (zona piazza Puccini – viale Redi) dove il giovane pizzaiolo Marco Manzi stupisce con le sue creazioni. Si va dalle classiche a quelle gourmet. Quest’anno ha conquistato ben 49 posizioni per entrare nella Top 50.
Più sotto, ma sempre nelle prime 100 posizioni, troviamo altre 3 pizzerie di Firenze: Il Vecchio e il Mare di via Gioberti (posizione numero 66), Giovanni Santarpia con la sua nuova pizzeria in via Senese (69) e infine la Divina Pizza di Borgo allegri, zona centro storico (74).
La migliore pizza in Toscana: le pizzerie top
Pizza da leccarsi i baffi anche in altre 6 pizzerie della Toscana: 4 rientrano nella top 50, le altre si trovano invece se si guarda anche alle migliori 100. La pizzeria più buona in Toscana, che si piazza sopra anche alle due premiate a Firenze, è ‘O scugnizzo di Arezzo, al nono posto, che si guadagna anche il premio Giovane pizzaiolo dell’anno 2020 con Gennaro Police. Segue a poca distanza Apogeo di Pietrasanta (Lucca), che conquista l’undicesima posizione. Buon piazzamento anche per La Ventola di Rosignano Marittimo (Livorno), al 41esimo posto, mentre più giù, sul 49esimo gradino, si trova Battil’oro di Querceta (Lucca).
Uscendo di poco dalla Top 50 pizza, in Toscana si trova anche La Pergola di Radicondoli (Siena), che si ferma al 58esimo posto, mentre in fono alla classifica, al 99esimo posto si piazza ZenZero di Pisa.
Le pizzerie nella top 100 a Firenze e in Toscana
Ecco in sintesi i locali toscani premiati dalla Top 50 pizza e quelli che sono segnalati dalla guida online nelle prime 100 posizioni:
Si allunga la lista dei paesi dai quali sarà obbligatorio sottoporsi a tampone al rientro in Italia dopo viaggi all’estero: a quelli già inclusi nell’elenco, il nuovo Dpcm di ottobre aggiunge Olanda, Belgio e Gran Bretagna.
Nuova regole per chi torna da viaggi all’estero
Gli spostamenti resteranno liberi verso gran parte dei paesi dell’Unione europea. La regola generale per chi si muove in Europa resta infatti quella di compilare un’autodichiarazione e nulla più. L’aggravarsi della curva del contagio ha però convinto il governo a introdurre nuove restrizioni per chi torna da alcuni stati membri dell’Unione. Il nuovo Dpcm di ottobre introduce quindi il tampone obbligatorio per chi torna da viaggi in tre paesi stranieri.
Tampone obbligatorio: da quali paesi? L’elenco
Una misura già prevista per chi proveniva da Croazia, Grecia, Malta, Spagna e da alcune regioni della Francia. Dal momento in cui il nuovo Dpcm entrerà in vigore, l’obbligo di tampone verrà esteso anche a chi torna da Olanda, Belgio e Gran Bretagna.
L’elenco completo dei paesi al rientro dai quali il tampone è obbligatorio diventa quindi:
Croazia
Grecia
Malta
Spagna
Gran Bretagna
Paesi Bassi (Olanda)
Belgio
Alcune regioni della Francia, in particolare: Alvernia-Rodano-Alpi, Corsica, Hauts-de-France, Ilȇ-de-France (la regione di Parigi), Nuova Aquitania, Occitania, Provenza-Alpi-Costa Azzurra.
Le misure di sicurezza riguardano tutti coloro che rientrano in Italia dopo esser stati in questi paesi, anche nel caso in cui si solo transitati dagli stessi nei 14 giorni precedenti. È necessaria anche un’autodichiarazione.
Olanda, Belgio, Francia: per chi è obbligatorio il tampone
Chi torna da viaggi in Olanda, Belgio, Gran Bretagna o negli altri paesi previsti dal Dpcm dovrà sottoporsi al tampone obbligatorio direttamente all’arrivo in aeroporto, porto o luogo di confine, quando possibile. Altrimenti dovrà eseguire il test entro 48 ore dal rientro presso l’azienda sanitaria locale di riferimento. In alternativa si può anche presentare il referto medico di un tampone risultato negativo nelle 72 ore precedenti.
Le persone rientrate da viaggi o transiti nei paesi indicati dal Dpcm devono mettersi in contatto con il Dipartimento di prevenzione dell’Azienda sanitaria competente per comunicare il loro rientro. Per chi rientra da viaggi in Francia ma in regioni diverse da quelle comprese nell’elenco non è obbligatorio il tampone.
L’Usr della Toscana, l’ufficio scolastico regionale, ha pubblicato il primo elenco delle sedi dove si svolgeranno le prove del concorso straordinario della scuola (secondaria di primo e secondo grado) e i candidati ammessi. Si tratta di una procedura riservata ai docenti precari, con almeno 3 anni di servizio.
I test, in base al calendario reso noto dal Ministero dell’Istruzione, sono in programma a partire dal 22 ottobre 2020 e continueranno – in base alla classe di concorso – fino al 16 novembre: in Toscana, stando alle stime dei sindacati della scuola, sono in ballo oltre 2.500 posti per altrettante cattedre.
Le prove di esame
Per portare a termine le prove del concorso, composte da 5 quesiti sulla materia per cui si concorre più un quesito sulla lingua inglese, i candidati avranno 150 minuti di tempo. Per quanto riguarda i quesiti specifici per la classe di concorso si tratterà di 5 domande a risposta aperta, mentre quello dedicato alla lingua inglese (livello B2) verterà sulla comprensione di un testo e sarà composto da 5 domande sempre a risposta aperta.
Concorso straordinario della scuola: le sedi delle prove in Toscana e l’elenco dei candidati ammessi
È il singolo ufficio scolastico regionale a dover fissare le sedi dove si tengono le prove del concorso straordinario per la scuola secondaria e questa comunicazione, ha stabilito il Ministero dell’Istruzione, deve avvenire entro 15 giorni dalla data in cui sono previsti i test: in Toscana i primi elenchi, per le prove del 22 ottobre (classi di concorso A009, A042 e B015), sono stati pubblicati online nella serata del 6 ottobre, poi nei giorni successivi verranno resi noti i luoghi e gli ammessi alle altre date. In Toscana le prove saranno ospitate principalmente in istituti superiori.
Per conoscere nel dettaglio le sedi, è possibile collegarsi alle sezione notizie del sito dell’Usr della Toscana, dove vengono via via pubblicati i pdf con l’elenco dei candidati ammessi per le diverse classi di concorso e la rispettiva scuola che ospiterà le prove.
Se n’è parlato per mesi e alla fine la campanella è tornata a scandire il ritmo delle giornate nelle scuole. In tutte le scuole. Anche in quelle da cui non si può uscire: a Sollicciano, nella Casa circondariale Gozzini e all’Istituto per minori, in realtà la didattica – assicurata dal Cipi, il Centro provinciale di insegnamento per gli adulti, dal Liceo Russell Newton e dall’Istituto superiore Sassetti Peruzzi – non si è mai veramente interrotta in questa speciale scuola.
I tre istituti di detenzione fiorentini sono stati tra i pochi in Italia a garantire la continuità di insegnamento anche in questi mesi di emergenza, con risultati soddisfacenti soprattutto per i detenuti. Forti di questa esperienza sono ora pronti a ripartire, nonostante le incertezze. Quando a marzo venne disposta la chiusura totale delle scuole, insegnanti e dirigenti si sono interrogati sulle possibili alternative per mantenere attiva la didattica, anche a distanza.
Tra restrizioni e difficoltà… trenta studenti diplomati
In carcere c’era però un problema in più: gli studenti potevano studiare autonomamente, avendo già ricevuto i libri, ma visto il divieto di collegarsi a internet dall’interno era difficile mantenere un rapporto diretto. È stato grazie ai tablet e ai telefoni acquistati dal Ministero della Giustizia per i colloqui familiari che si è trovata la soluzione. Collegandoli alle Lim, le lavagne interattive multimediali già presenti e in uso, gli insegnanti hanno proiettato le lezioni e portato avanti il programma fino alla fine dell’anno scolastico.
Risultato? Trenta studenti del liceo diplomati e circa 25 studenti delle medie promossi. In queste settimane la didattica in presenza è ripartita anche nei tre istituti carcerari. Le aule, già dotate di banchi singoli, sono state riorganizzate per assicurare la distanza tra alunni e insegnanti (possibili vettori di contagio) e laddove la capienza non ha permesso di accoglieretutti gli studenti sono stati organizzati altri momenti di formazione.
I progetti per la ripartenza nella scuola di Sollicciano
“Sicuramente prenderemo l’abitudine di distribuire i libri fin da subito”, spiega Claudio Pedron, coordinatore didattico del Cpia 1 Firenze responsabile del programma scolastico. “Grazie a nuovi fondi acquisteremo altre Lim per i tre istituti, in previsione di una eventuale chiusura ma soprattutto per sviluppare nuove attività didattiche”.
Oltre alle lezioni frontali riprenderà anche il vasto e dinamico programma di attività per favorire il dialogo culturale. Teatro, incontri e laboratori sono confermati. Resta invece, per il momento, l’incertezza sulle due attività formative più innovative lanciate negli ultimi anni a Sollicciano: il progetto “Scuola in carcere e Carcere a scuola”, che ha portato a momenti di confronto tra gli alunni della scuola carceraria e quelli delle scuole fiorentine, e le uscite culturali di “Educare alla Bellezza. Conoscere i Musei Fiorentini”.
Il Bisonte Firenze sta vincendo la sua partita più grande: l’anno prossimo avrà il suo palazzetto, il cosiddetto “Palawanny”. Una vittoria del patron Wanny Di Filippo, del Comune e di tutto lo sport fiorentino. Un’arena polifunzionale capace di ospitare competizioni nazionali e internazionali, ubicata a San Bartolo a Cintoia. Una struttura all’avanguardia che permetterà alla società di fare un salto di qualità importante.
Aspettando il Palawanny di Firenze, la stagione del Bisonte
Contentissimo il presidente dell’Azzurra, Elio Sità: “Abbiamo chiuso una stagione abbastanza travagliata, sia sul fronte tecnico che su quello della pandemia, ma ora cerchiamo di guardare al futuro, sperando di poter giocare il campionato con serenità e prima o poi anche con un po’ di pubblico. Abbiamo un progetto a lunga scadenza sul quale crediamo molto e per questo voglio ringraziare tutti i nostri sponsor, ma anche il sindaco Dario Nardella. Sono fiero di poter tornare a parlare del progetto del Palazzo Wanny: ci lavoriamo da quattro anni ma il merito va solo e soltanto a Wanny Di Filippo. Stiamo cercando di fare tutto il possibile per dare alla società e alla città un impianto importante e polifunzionale. Speriamo che questo sia l’ultimo campionato che giochiamo al Mandela Forum, per cominciare già dal prossimo anno a usare la nuova struttura. È stato un parto difficile, perché abbiamo presentato il progetto il 2 dicembre 2016, però siamo soddisfatti di quello che abbiamo fatto e speriamo di presentare la squadra della prossima stagione al Palazzo Wanny”.
Il volley fiorentino
Nelle parole del presidente c’è la felicità per la costruzione del PalaWanny di Firenze, ma anche quella di avere il miglior allenatore per questo tipo di progetto, Marco Mencarelli, e un roster di sicura prospettiva. La veterana, la centrale Sara Alberti, ci crede: “Come nuovo capitano auguro alle mie compagne di potersi sentire come mi sento io. Questa più che una squadra è una famiglia, io sono qui dal 2017 e ogni anno è piacevole entrare in campo con la voglia di giocare e di dimostrare. È una sensazione fantastica giocare con questa spinta, speriamo di toglierci grandi soddisfazioni perché siamo una squadra che può arrivare lontano”.
Rimane il rimpianto per la semifinale di Supercoppa italiana sfiorata contro Novara, nel quarto di finale perso per 3 a 2 al tie-break. Supercoppa andata a Conegliano che ha vinto facile contro Busto Arsizio.
Scandicci? Fermata ancora una volta in semifinale dalla stessa Conegliano. Si preannuncia un’altra stagione da eterna seconda per la Savino Del Bene. E se i programmi saranno rispettati, a questo punto lo sarà anche nella corsa alla costruzione dell’impianto di proprietà.
Botticelli che ballano, la Medusa di Caravaggio con la mascherina indosso, l’Agnolo Doni di Raffaello che recita battute di Checco Zalone. Cose che succedono sul nuovo profilo TikTok delle Gallerie degli Uffizi. Da quando il museo è sbarcato sul social network più in voga tra gli adolescenti – ad aprile, in pieno lockdown – ne ha imparato in fretta il linguaggio, rinunciando alla sua proverbiale compostezza: forse fin troppo bene, se anche il New York Times ha giudicato quei contenuti “irriverenti”. E che dire della visita – almeno altrettanto contestata – di Chiara Ferragni, la regina degli influencer, ritratta davanti alla Nascita di Venere dopo aver posato nelle Gallerie per un servizio fotografico commissionato da Vogue? L’hanno battezzata la “svolta pop” degli Uffizi. Ed essere popolari è tutt’altro che un problema per il direttore Eike Schmidt. “Lo rifaremo”, dice sicuro. “Come ogni altra operazione che dia valore aggiunto al museo senza rinunciare al suo scopo educativo. Che c’è sempre, anche quando non è immediatamente evidente. Dobbiamo e vogliamo parlare a tutti”.
Specialmente ai giovani. Per loro avete appena lanciato il progetto “Ambasciatori digitali dell’arte”. Di che si tratta?
“Ambasciatori digitali dell’arte” uno sviluppo dei progetti avviati negli anni scorsi che combina l’educazione al patrimonio artistico con le competenze nella comunicazione digitale. Gli studenti delle scuole superiori seguiranno un insegnamento di 40 ore, a distanza, e una giornata in presenza che organizzeremo anche in base all’andamento dell’epidemia. Durante questa esperienza pratica dovranno realizzare un video: i 10 più originali e interessanti saranno scelti da una giuria e premiati, anche con la pubblicazione sui canali social degli Uffizi.
Alla fine del lockdown la riapertura dei grandi musei è stata salutata in tutto il mondo come un vero e proprio evento. Come spiega questa voglia di musei?
La voglia di musei è enorme. Specialmente nelle prime settimane di riapertura abbiamo visto tante persone da Firenze, dalla Toscana, che non tornavano agli Uffizi da decenni. Si pensa sempre “questo lo posso vedere quando voglio”. Per quasi tre mesi i musei sono rimasti chiusi e ci siamo resi conto di quali tesori si rischiava di non vedere più. Abbiamo capito che l’accesso continuativo a questo patrimonio non era cosa data. Tanto che anche ora, dopo più di tre mesi dalla riapertura, abbiamo una forte presenza di turismo di vicinanza, molto più che negli anni passati.
Hanno molti ruoli, compreso quello che molti credono non sia abbastanza importante, ossia la loro presenza sul territorio. Un museo non lo si può pensare esclusivamente come attrattore turistico, sarebbe sbagliato tanto quanto dare importanza solo alla sua componente identitaria. Un museo ha una funzione educativa, sia per chi vive il luogo che per chi viene a visitarlo da lontano. Era così già nel Settecento. Nel 1769 gli Uffizi furono il primo grande museo ad aprire al pubblico con l’idea di essere un luogo di educazione per tutti, in pieno spirito illuminista.
È per questo che ha lanciato l’idea degli “Uffizi in periferia”. A che punto siamo?
Non solo in periferia ma anche oltre, in tutta la Toscana e nelle altre regioni. L’anno prossimo faremo due grandi mostre su Dante Alighieri a Forlì e Ravenna. Ce ne saranno altre sul territorio toscano. Negli ultimi anni abbiamo organizzato esposizioni a Bagno a Ripoli, a Poppi, ad Anghiari. Ecco, questo è un ottimo esempio: dopo la grande mostra sulla Battaglia di Anghiari dell’autunno-inverno scorso e grazie a un turismo che guarda più del solito ai borghi anziché ai grandi centri, quest’anno il museo locale ha visto raddoppiare il numero dei visitatori, ha registrato il più alto della sua storia. C’è la necessità che i grandi musei interagiscano col territorio attivando un sistema di offerta culturale e artistica diffuso.
Anche perché un problema di spazi esiste. Il Bojimans di Rotterdam ha una collezione di 151.000 oggetti ma riesce a esporne solo l’8%. Nel 2021 inaugurerà The Depot, un gigantesco magazzino che renderà la collezione completa visibile al pubblico. Il Victoria & Albert Museum di Londra sta valutando un’operazione simile. La Tate Modern ha raddoppiato la superficie nel 2016, il Moma ha ampliato nel 2019…
La filosofia dell’ampliamento è una filosofia di fine Novecento. Oggi superata. Anche i grandi musei internazionali stanno cambiando atteggiamento. Si pensi alla Tate stessa, con l’investimento sulla Tate St Ives. Oppure alla National Gallery di Londra, che quando ha acquistato il primo quadro di Artemisia Gentileschi lo ha poi portato in tour attraverso tutta l’Inghilterra, e dove non c’era un museo l’hanno esposto in una biblioteca. L’approccio del Ventunesimo secolo non è quello di raddoppiare strutture già grandi con ulteriori ali, magari progettate da archistar. Dobbiamo puntare a una diffusione territoriale capillare, che dia qualcosa a tutti e sia capace di restituire il senso di appartenenza a una cultura. In Italia siamo privilegiati perché dovunque andiamo c’è qualcosa, grazie alla storia policentrica del Paese. Il decentramento è sicuramente la strada del futuro, non l’ingrandimento di istituzioni già enormi. Tra l’altro, aprire i magazzini per far vedere le opere così come sono è una sorta di ultima ratio. È molto, molto meglio metterle in un dialogo strutturato ed educativo con le opere d’arte che ci sono già, con i loro luoghi di provenienza o quelli legati alla storia dell’artista. Ci sono possibilità interpretative molto più profonde e sofisticate rispetto all’aprire, semplicemente, le porte di un deposito.
Loggia Isozaki, è arrivato lo sblocco. È soddisfatto?
Sarò soddisfatto quando la vedrò costruita. Ma è senz’altro un passo in avanti molto importante. Davanti a noi ora c’è il lavoro e la sua realizzazione.
Si è chiuso da poco il bando per la riapertura del Corridoio Vasariano.
Non posso ancora anticipare nulla ma posso dire che sono soddisfatto, che siamo pienamente in tempo e che tutto procede bene.
“Le tre grazie” di Francesco Morandini detto il Poppi che ballano la hit del momento: un esempio dei contenuti pubblicati sul profilo TikTok degli Uffizi
Su TikTok gli Uffizi hanno tolto l’abito formale per raggiungere un pubblico più ampio. Cosa avete scoperto frequentando i linguaggi dei social?
Tre anni fa siamo sbarcati su Instagram e su Twitter. Instagram è ancora oggi il nostro canale di più grande successo che cresce con migliaia di followers ogni settimana. Il lockdown ci ha offerto l’occasione per arrivare finalmente anche su Facebook, dove possiamo raggiungere anche i nonni: è il social più multigenerazionale che esista. Restava fuori un solo gruppo demografico: gli under 25 e, specialmente, i teenager. In sei settimane abbiamo studiato e preparato il lancio su TikTok, pensando a quale fosse il modo più adeguato per farlo. Semplicemente, usiamo il loro linguaggio. Ci sono i video basati su dialoghi buffi, le challenges, altri in cui un’opera si accompagna a una canzone contemporanea. C’è sempre uno scopo educativo e se un adulto deve pensarci tre volte prima di capirlo, i ragazzi lo capiscono alla prima. Vogliamo portare i nostri messaggi e le nostre opere d’arte all’attenzione dei più giovani. D’altra parte l’immaginario collettivo cambia continuamente. Una generazione fa, solo gli storici dell’arte sapevano chi fosse Artemisia Gentileschi. Negli ultimi 30 anni è diventata una superstar. La Madonna col Bambino e angeli di Filippo Lippi, dall’Ottocento fino agli anni Settanta è stata l’icona degli Uffizi, l’opera più famosa, molto più di Botticelli. Oggi è ancora molto apprezzata ma non è più il numero uno.
A proposito di passato che continua a parlare, crede che il Rinascimento parli ancora all’Europa del nostro tempo?
Lo fa in continuazione, però bisognerebbe anche dargli una mano (ride, ndr). Dipende proprio da come riusciamo a comunicare il Rinascimento al periodo contemporaneo. Tanti ideali del Rinascimento furono fondamentali per l’Illuminismo: l’apertura verso il mondo, verso le civiltà antiche, quelle lontane, i loro testi, le loro idee, le loro opere d’arte. Tutto questo inizia nel Rinascimento e ancora oggi continua a dire molto.
C’è una mostra che non è mai riuscito a organizzare ma che sogna, prima o poi, di realizzare?
È sempre la prossima che organizzerò. Cerco di non perdere tempo con mostre che sono liste dei sogni irrealizzabili. Fare un’esposizione sui bronzi fiorentini dal Cinquecento al Settecento, quando Firenze era al centro dell’arte del bronzo, era un mio sogno da molto tempo. L’ho realizzato l’anno scorso. In questo momento stiamo preparando una grande mostra sul Rinascimento a Hong Kong, la prima di questo tipo in Cina, e sono completamente concentrato su questa. Ci sono poi vari progetti per gli anni prossimi. Tutti iniziano da un sogno mio e di altre persone che poi si mettono insieme per fare le ricerche necessarie, creare i contatti, lavorare per realizzarlo.
Ha vissuto Firenze da turista, da ricercatore, da curatore di mostre e da direttore del suo più importante museo: come l’ha vista cambiare nel tempo e cosa ha imparato della città?
Non è solo Firenze ad essere cambiata, è il nostro mondo. Il cambiamento più grande è stato il progresso delle tecnologie digitali mobili. Quando sono arrivato da ragazzo a Firenze, negli anni Ottanta, così quando ho vissuto qui come ricercatore per la tesi di dottorato negli anni Novanta, non era pensabile di avere tutte le informazioni a disposizione nel cellulare. Questo ha cambiato la nostra percezione del mondo e anche le città. Fondamentalmente il cambiamento più significativo è quello che ci pone in azione diversa e nuova verso le città e che esige anche nuove risposte.
Operazione Chiara Ferragni: ha già detto che lo rifarebbe… ma con chi? C’è un personaggio “pop” che Le piacerebbe avere ospite nelle Gallerie?
Più di uno. In realtà la selezione è da entrambe le parti. Abbiamo avuto anche proposte che non abbiamo accolto perché ci sembrava che non avrebbero dato alcun valore aggiunto ai nostri contenuti. Ma sono tanti i personaggi pubblici che invece avrebbe molto senso avere come visitatori agli Uffizi. Siamo in conversazioni preliminari con una serie di personalità. E poi altre volte succede così, velocemente, un albergatore o un agente chiama la sera prima e bisogna prendere una decisione. Di celebrities qui ne vengono più di quanto si pensi, è che in tanti casi preferiscono vedersi il museo nella più totale privacy, senza avere persone intorno e senza far uscire notizie. Ovviamente c’è un prezzo da pagare, ma è una prassi che svolgiamo regolarmente.