martedì, 12 Agosto 2025
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Eike Schmidt: “I miei Uffizi per tutti”

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Botticelli che ballano, la Medusa di Caravaggio con la mascherina indosso, l’Agnolo Doni di Raffaello che recita battute di Checco Zalone. Cose che succedono sul nuovo profilo TikTok delle Gallerie degli Uffizi. Da quando il museo è sbarcato sul social network più in voga tra gli adolescenti – ad aprile, in pieno lockdown – ne ha imparato in fretta il linguaggio, rinunciando alla sua proverbiale compostezza: forse fin troppo bene, se anche il New York Times ha giudicato quei contenuti “irriverenti”. E che dire della visita – almeno altrettanto contestata – di Chiara Ferragni, la regina degli influencer, ritratta davanti alla Nascita di Venere dopo aver posato nelle Gallerie per un servizio fotografico commissionato da Vogue? L’hanno battezzata la “svolta pop” degli Uffizi. Ed essere popolari è tutt’altro che un problema per il direttore Eike Schmidt. “Lo rifaremo”, dice sicuro. “Come ogni altra operazione che dia valore aggiunto al museo senza rinunciare al suo scopo educativo. Che c’è sempre, anche quando non è immediatamente evidente. Dobbiamo e vogliamo parlare a tutti”.

Specialmente ai giovani. Per loro avete appena lanciato il progetto “Ambasciatori digitali dell’arte”. Di che si tratta?

Ambasciatori digitali dell’arte” uno sviluppo dei progetti avviati negli anni scorsi che combina l’educazione al patrimonio artistico con le competenze nella comunicazione digitale. Gli studenti delle scuole superiori seguiranno un insegnamento di 40 ore, a distanza, e una giornata in presenza che organizzeremo anche in base all’andamento dell’epidemia. Durante questa esperienza pratica dovranno realizzare un video: i 10 più originali e interessanti saranno scelti da una giuria e premiati, anche con la pubblicazione sui canali social degli Uffizi.

Alla fine del lockdown la riapertura dei grandi musei è stata salutata in tutto il mondo come un vero e proprio evento. Come spiega questa voglia di musei?

La voglia di musei è enorme. Specialmente nelle prime settimane di riapertura abbiamo visto tante persone da Firenze, dalla Toscana, che non tornavano agli Uffizi da decenni. Si pensa sempre “questo lo posso vedere quando voglio”. Per quasi tre mesi i musei sono rimasti chiusi e ci siamo resi conto di quali tesori si rischiava di non vedere più. Abbiamo capito che l’accesso continuativo a questo patrimonio non era cosa data. Tanto che anche ora, dopo più di tre mesi dalla riapertura, abbiamo una forte presenza di turismo di vicinanza, molto più che negli anni passati.

Foto © Antonio Viscido

E il ruolo dei musei, oggi, qual è?

Hanno molti ruoli, compreso quello che molti credono non sia abbastanza importante, ossia la loro presenza sul territorio. Un museo non lo si può pensare esclusivamente come attrattore turistico, sarebbe sbagliato tanto quanto dare importanza solo alla sua componente identitaria. Un museo ha una funzione educativa, sia per chi vive il luogo che per chi viene a visitarlo da lontano. Era così già nel Settecento. Nel 1769 gli Uffizi furono il primo grande museo ad aprire al pubblico con l’idea di essere un luogo di educazione per tutti, in pieno spirito illuminista.

È per questo che ha lanciato l’idea degli “Uffizi in periferia”. A che punto siamo?

Non solo in periferia ma anche oltre, in tutta la Toscana e nelle altre regioni. L’anno prossimo faremo due grandi mostre su Dante Alighieri a Forlì e Ravenna. Ce ne saranno altre sul territorio toscano. Negli ultimi anni abbiamo organizzato esposizioni a Bagno a Ripoli, a Poppi, ad Anghiari. Ecco, questo è un ottimo esempio: dopo la grande mostra sulla Battaglia di Anghiari dell’autunno-inverno scorso e grazie a un turismo che guarda più del solito ai borghi anziché ai grandi centri, quest’anno il museo locale ha visto raddoppiare il numero dei visitatori, ha registrato il più alto della sua storia. C’è la necessità che i grandi musei interagiscano col territorio attivando un sistema di offerta culturale e artistica diffuso.

Anche perché un problema di spazi esiste. Il Bojimans di Rotterdam ha una collezione di 151.000 oggetti ma riesce a esporne solo l’8%. Nel 2021 inaugurerà The Depot, un gigantesco magazzino che renderà la collezione completa visibile al pubblico. Il Victoria & Albert Museum di Londra sta valutando un’operazione simile. La Tate Modern ha raddoppiato la superficie nel 2016, il Moma ha ampliato nel 2019…

La filosofia dell’ampliamento è una filosofia di fine Novecento. Oggi superata. Anche i grandi musei internazionali stanno cambiando atteggiamento. Si pensi alla Tate stessa, con l’investimento sulla Tate St Ives. Oppure alla National Gallery di Londra, che quando ha acquistato il primo quadro di Artemisia Gentileschi lo ha poi portato in tour attraverso tutta l’Inghilterra, e dove non c’era un museo l’hanno esposto in una biblioteca. L’approccio del Ventunesimo secolo non è quello di raddoppiare strutture già grandi con ulteriori ali, magari progettate da archistar. Dobbiamo puntare a una diffusione territoriale capillare, che dia qualcosa a tutti e sia capace di restituire il senso di appartenenza a una cultura. In Italia siamo privilegiati perché dovunque andiamo c’è qualcosa, grazie alla storia policentrica del Paese. Il decentramento è sicuramente la strada del futuro, non l’ingrandimento di istituzioni già enormi. Tra l’altro, aprire i magazzini per far vedere le opere così come sono è una sorta di ultima ratio. È molto, molto meglio metterle in un dialogo strutturato ed educativo con le opere d’arte che ci sono già, con i loro luoghi di provenienza o quelli legati alla storia dell’artista. Ci sono possibilità interpretative molto più profonde e sofisticate rispetto all’aprire, semplicemente, le porte di un deposito.

Loggia Isozaki, è arrivato lo sblocco. È soddisfatto?

Sarò soddisfatto quando la vedrò costruita. Ma è senz’altro un passo in avanti molto importante. Davanti a noi ora c’è il lavoro e la sua realizzazione.

Si è chiuso da poco il bando per la riapertura del Corridoio Vasariano.

Non posso ancora anticipare nulla ma posso dire che sono soddisfatto, che siamo pienamente in tempo e che tutto procede bene.

@uffizigalleriesDancing graces ##coincidancechallenge ##coincidance ##graces ##dance♬ оригинальный звук – ennieyoyki.com

“Le tre grazie” di Francesco Morandini detto il Poppi che ballano la hit del momento: un esempio dei contenuti pubblicati sul profilo TikTok degli Uffizi

Su TikTok gli Uffizi hanno tolto l’abito formale per raggiungere un pubblico più ampio. Cosa avete scoperto frequentando i linguaggi dei social?

Tre anni fa siamo sbarcati su Instagram e su Twitter. Instagram è ancora oggi il nostro canale di più grande successo che cresce con migliaia di followers ogni settimana. Il lockdown ci ha offerto l’occasione per arrivare finalmente anche su Facebook, dove possiamo raggiungere anche i nonni: è il social più multigenerazionale che esista. Restava fuori un solo gruppo demografico: gli under 25 e, specialmente, i teenager. In sei settimane abbiamo studiato e preparato il lancio su TikTok, pensando a quale fosse il modo più adeguato per farlo. Semplicemente, usiamo il loro linguaggio. Ci sono i video basati su dialoghi buffi, le challenges, altri in cui un’opera si accompagna a una canzone contemporanea. C’è sempre uno scopo educativo e se un adulto deve pensarci tre volte prima di capirlo, i ragazzi lo capiscono alla prima. Vogliamo portare i nostri messaggi e le nostre opere d’arte all’attenzione dei più giovani. D’altra parte l’immaginario collettivo cambia continuamente. Una generazione fa, solo gli storici dell’arte sapevano chi fosse Artemisia Gentileschi. Negli ultimi 30 anni è diventata una superstar. La Madonna col Bambino e angeli di Filippo Lippi, dall’Ottocento fino agli anni Settanta è stata l’icona degli Uffizi, l’opera più famosa, molto più di Botticelli. Oggi è ancora molto apprezzata ma non è più il numero uno.

A proposito di passato che continua a parlare, crede che il Rinascimento parli ancora all’Europa del nostro tempo?

Lo fa in continuazione, però bisognerebbe anche dargli una mano (ride, ndr). Dipende proprio da come riusciamo a comunicare il Rinascimento al periodo contemporaneo. Tanti ideali del Rinascimento furono fondamentali per l’Illuminismo: l’apertura verso il mondo, verso le civiltà antiche, quelle lontane, i loro testi, le loro idee, le loro opere d’arte. Tutto questo inizia nel Rinascimento e ancora oggi continua a dire molto.

Foto © Antonio Viscido

C’è una mostra che non è mai riuscito a organizzare ma che sogna, prima o poi, di realizzare?

È sempre la prossima che organizzerò. Cerco di non perdere tempo con mostre che sono liste dei sogni irrealizzabili. Fare un’esposizione sui bronzi fiorentini dal Cinquecento al Settecento, quando Firenze era al centro dell’arte del bronzo, era un mio sogno da molto tempo. L’ho realizzato l’anno scorso. In questo momento stiamo preparando una grande mostra sul Rinascimento a Hong Kong, la prima di questo tipo in Cina, e sono completamente concentrato su questa. Ci sono poi vari progetti per gli anni prossimi. Tutti iniziano da un sogno mio e di altre persone che poi si mettono insieme per fare le ricerche necessarie, creare i contatti, lavorare per realizzarlo.

Ha vissuto Firenze da turista, da ricercatore, da curatore di mostre e da direttore del suo più importante museo: come l’ha vista cambiare nel tempo e cosa ha imparato della città?

Non è solo Firenze ad essere cambiata, è il nostro mondo. Il cambiamento più grande è stato il progresso delle tecnologie digitali mobili. Quando sono arrivato da ragazzo a Firenze, negli anni Ottanta, così quando ho vissuto qui come ricercatore per la tesi di dottorato negli anni Novanta, non era pensabile di avere tutte le informazioni a disposizione nel cellulare. Questo ha cambiato la nostra percezione del mondo e anche le città. Fondamentalmente il cambiamento più significativo è quello che ci pone in azione diversa e nuova verso le città e che esige anche nuove risposte.

 

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Un post condiviso da Gallerie degli Uffizi (@uffizigalleries) in data:

Operazione Chiara Ferragni: ha già detto che lo rifarebbe… ma con chi? C’è un personaggio “pop” che Le piacerebbe avere ospite nelle Gallerie?

Più di uno. In realtà la selezione è da entrambe le parti. Abbiamo avuto anche proposte che non abbiamo accolto perché ci sembrava che non avrebbero dato alcun valore aggiunto ai nostri contenuti. Ma sono tanti i personaggi pubblici che invece avrebbe molto senso avere come visitatori agli Uffizi. Siamo in conversazioni preliminari con una serie di personalità. E poi altre volte succede così, velocemente, un albergatore o un agente chiama la sera prima e bisogna prendere una decisione. Di celebrities qui ne vengono più di quanto si pensi, è che in tanti casi preferiscono vedersi il museo nella più totale privacy, senza avere persone intorno e senza far uscire notizie. Ovviamente c’è un prezzo da pagare, ma è una prassi che svolgiamo regolarmente.

 

“Adesso e qui”, Tiziana Alma Scalisi presenta il suo libro d’esordio

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Adesso e qui. Ha un titolo eloquente la prima fatica di Tiziana Alma Scalisi. Giornalista, copywriter e scrittrice presenterà il volume per la prima volta giovedì 8 ottobre alla libreria Salvemini di Firenze, nella piazza omonima, a partire dalle 18, con l’introduzione di Mario Chiarenza.

“Adesso e qui – Mai sottovalutare la forza di una donna terribile” è un viaggio dentro e a ritroso per recuperare il senso di “chi siamo” e appartiene al futuro che si è già compiuto. Descrive il coraggio di tornare a noi stessi, di sperimentare e sperimentarci per poterci guardare alla fine da un punto di vista diverso e privilegiato di chi sa e ha atteso fiducioso che gli eventi si compissero. Un itinerario tra sofferenza e grandi amori, tra paure e fragilità, dove ogni cicatrice diventa un portale, ogni ruga un’occasione.

La narrazione parte da un ricordo d’infanzia che spalanca le gocce di memoria che sono distillate sempre sul bordo di un tempo sospeso. Quel piccolo ricordo diventa la chiave per comprendere quel futuro che attende solo di essere guardato e svelato nella confusione della vita quotidiana. La memoria si risveglia e naufraga tra le emozioni di una donna che impara a guardare l’essenza negli occhi. Senza alibi. La consapevolezza di sé sfugge ai contorni delle categorie e si diffonde liquida nell’arco di una vita. Ineffabile. Incomunicabile. Sottile.

Alla fine l’approdo è, come dice il titolo “Adesso e qui”, dove ci attende il futuro. Abbandonarsi alla metamorfosi, per l’autrice, è l’unica strada possibile per poter inverare il nostro futuro. Non ci sono coordinate né cartine geografiche, l’amore è l’unica certezza, si segue l’istinto ogni minuto e, con solo l’anima tra le mani, il viaggio comincia a delinearsi.

Per informazioni sulla presentazione, che si terrà nel pieno rispetto delle norme anti Covid, 055.2466302 e [email protected]

BIOGRAFIA

Tiziana Alma Scalisi (Milano 1975) è giornalista dall’età di 5 anni, pubblicista free lance da meno. Vive e lavora a Firenze con Lorenzo e Sofia di cui è mamma autosufficiente. Ha frequentato Lingue e Letterature Straniere e non nasconde l’innata e travolgente passione per la terra siciliana il cui fuoco le scorre nel sangue per discendenza paterna. Parla Inglese, Russo e Spagnolo, ha studiato lingua e letteratura Araba. Collabora con alcune testate giornalistiche come free lance, è stata editore della testata giornalistica online Dilettanti Toscana fino al 2018. Co-autrice del libro “Dal Giglio alla Nazionale”, ed Scramasax 2014

Kurt Cobain: la mostra a Palazzo Medici Riccardi

Fino a domenica 18 ottobre 2020, Kurt Cobain rivive a Firenze attraverso le immagini esposte a Palazzo Medici Riccardi, grazie a una mostra dedicata al celebre cantautore e frontman dei Nirvana.

Una celebrazione dell’artista e dell’epopea grunge in oltre 80 foto, tra cui alcune inedite, che ripercorre la storia di un simbolo della controcultura americana degli anni ’90. La mostra “Come as you are: Kurt Cobain and the Grunge Revolution” porta a Palazzo Medici Riccardi gli scatti dei due fotografi Michael Lavine e Charles Peterson.

Kurt Cobain a Firenze: la mostra fotografica

L’esposizione è divisa in due sezioni. Da un lato le immagini di Charles Peterson, fotografo ufficiale della Sub Pop Records, i concerti e la scena grunge di Seattle. Dall’altro gli scatti di Michael Lavine, celebre fotografo pubblicitario, che immortala i Nirvana in studio in quattro diversi momenti, dalla loro prima formazione, fino agli anni del successo mondiale, quando accanto al leader della band c’era Courtney Love.

E ancora, immagini di Pearl Jam, Soundgarden, Mudhoney per un’esposizione che si apre a tutta la scena musicale di Seattle di fine millennio. Scatti diventati simbolo di un’era dove i fan erano parte integrante di una rivoluzione musicale.

Orari e biglietti

“Peterson – Lavine. Come as you are: Kurt Cobain and the Grunge Revolution” è un evento organizzato da OEO art e Le Nozze Di Figaro, a cura di ONO Arte Contemporanea, e realizzato con la Città Metropolitana di Firenze, Comune di Firenze e MUS.E. La mostra è visitabile fino al mese di giugno a Palazzo Medici Riccardi, che ospita anche l’esposizione “Tutankhamon: viaggio verso l’eternità ” nella Galleria delle Carrozze.

Gli orari della mostra:

Lunedì – Domenica dalle 10.30 alle 18.30. Chiuso il mercoledì. Chiusura biglietteria ore 17.30.

Biglietti:

Intero 10 euro – Ridotto 6 euro – Biglietto gratuito per i giovani fino ai 17 anni.

Info tel. 055 0946163 – 055 2760552

Middle East Now 2020: il Medio Oriente è di casa a Firenze

Altro giro, altro festival: nemmeno il Middle East Now si fa scoraggiare dal Covid-19 e, spostata la programmazione 2020 dalla primavera all’autunno, porta al cinema a Firenze il meglio della produzione artistica mediorientale contemporanea.

Un programma ibrido: proiezioni al cinema e online su MyMovies

Cinema, documentari, mostre, musica, teatro, incontri e progetti culturali nel programma della kermesse che si svolge a Firenze dal 6 all’11 ottobre tra Cinema La Compagnia, Cinema Stensen, Mad – Murate Art District e altri spazi cittadini. Un’edizione ibrida, come molti festival quest’anno, che mischia una parte di proiezioni in presenza – in sala con tutte le precauzioni del caso e con la sicurezza necessaria garantita – e una parte di proiezioni online, su una speciale piattaforma attivata in collaborazione con MyMovies.

In programma l’anteprima di quasi 40 film premiati nei migliori festival internazionali con un focus sul Libano e su Beirut in particolare. Da segnalare il film d’apertura, Sunless Shadows di Mehrdad Oskouei (Iran-Norvegia 2019), un intimo e potente ritratto della vita quotidiana in un centro di detenzione minorile in cui un gruppo di ragazze adolescenti sconta la pena per aver ucciso il marito, il padre o un altro membro maschile della famiglia.

Le novità del Middle East Now 2020 a Firenze

Tra le novità di quest’anno, Music for films, sezione dedicata alle colonne sonore dei lungometraggi del Medio Oriente, e la mostra Seven by Seven curata dall’artista libanese Roï Saade e coprodotta con Mad – Murate Art District (fino al 31 ottobre). Protagonisti sette giovani talentuosi fotografi mediorientali in una personale prospettiva visiva della loro cit- tà, raccontata da ognuno in un giorno diverso della settimana.

Sul sito del festival Middle East Now di Firenze il programma completo dell’edizione 2020.

Immuni: in quanti hanno scaricato l’app? Utenti oltre i 7 milioni di download

Una vera impennata, 350 mila nuovi download in tre giorni: in totale, però, quanti utenti hanno scaricato l’app Immuni? Con il nuovo e preoccupante aumento dei casi si è tornati a parlare dell’applicazione per il tracciamento dei contagi da coronavirus. Al punto che persino il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha detto che “non è obbligatorio scaricarla, ma va considerato un imperativo morale”. Ad oggi Immuni ha superato i 7 milioni di download

Quanti utenti per Immuni: superata quota 7 milioni

Secondo gli ultimi dati forniti dal Ministero della Salute, aggiornati al 4 ottobre scorso, sono 7.036.898 i download di Immuni effettuati da quando l’app di tracciamento dei contagi da coronavirus è stata lanciata lo scorso 3 giugno. Un numero che però non corrisponde necessariamente a quanti sono gli utenti che hanno scaricato Immuni. La stessa persona potrebbe averla infatti installata su due o più dispositivi e il dato non tiene conto di quanti hanno scaricato l’app Immuni ma l’hanno poi disinstallata. Il 1° ottobre scorso, appena tre giorni prima, i download erano 6.679.118.

App Immuni attiva in tutta Italia: come si scarica

Immuni, in quanti hanno scaricato l’app

La tendenza è dunque decisamente al rialzo. Secondo i dati ufficiali del Ministero della Salute, il 25 settembre il contatore dei download segnava 6.460.827. Ciò significa che nel giro di una settimana ci sono stati 218.291 nuovi download, un dato poi salito a 576.071 nuove installazioni nell’arco di dieci giorni.

In generale, a settembre si è avuta una significativa crescita del numero di quanti hanno scaricato l’app Immuni, con circa un milione di nuovi download. Al 31 agosto, secondo i dati del Ministero, i download erano infatti 5,6 milioni. L’applicazione è stata scaricata mezzo milione di volte nei primi 7 giorni dalla riapertura delle scuole. Per confronto, a fine luglio, dopo quasi due mesi dal lancio, le stime parlavano di 3,5 milioni di download.

Immuni, quanti download? I dati aggiornati

Da quando è entrata in funzione al 1° ottobre, sempre secondo i dati ufficiali del Ministero, l’app Immuni ha inviato 5.870 notifiche ai contatti che risultavano essere entrati in contatto con i 357 pazienti risultati positivi che utilizzavano Immuni.

Parte del merito per l’impennata di nuovi download si deve probabilmente al fatto che nelle ultime settimane sono stati lanciati appelli a installare l’applicazione e campagne informative in televisione e su tutti i media. Quasi tutti i maggiori quotidiani italiani, ad esempio, sabato 3 ottobre hanno raccolto l’iniziativa lanciata da Il Foglio, concedendo gratuitamente uno spazio pubblicitario in prima pagina o nella quarta di copertina proprio a una campagna di sensibilizzazione all’uso dell’app. I primi dati diffusi dopo questa iniziativa confermano la tendenza in crescita del numero di quanti hanno scaricato l’app Immuni.

Chiesa alla Juve, Callejón in viola: il mercato della Fiorentina

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Nell’ultima giornata di calciomercato si è concretizzato il passaggio di Federico Chiesa alla Juventus. Si conclude così una lunga vicenda iniziata nell’estate 2019 quando il giocatore espresse il desiderio di trasferirsi a Torino ma non fu accontentato dal presidente Rocco Commisso che aveva appena acquistato la società dai fratelli Della Valle. Al suo posto è stato acquistato dal Napoli José María Callejón.

Callejón in viola

“Sono molto felice di essere qua, vengo a Firenze con tanta voglia di far bene. Mi devo mettere a posto perché sono stato due mesi ad allenarmi da solo e questa sosta mi servirà per essere a posto la prossima settimana”. Queste le prime parole dell’ex giocatore del Napoli appena arrivato a Firenze. “Mi piace la Fiorentina, mi piace Firenze, è una bellissima città. Ho tanta voglia di far bene per i tifosi e la società: sono molto contento” ha sottolineato Callejon. Sul fatto che andrà a sostituire Chiesa lo spagnolo replica: “Chiesa? Io sono Jose Callejon, non Chiesa, lui è molto forte e dove andrà farà sicuramente molto bene. Io sono qua per fare il mio lavoro e dare felicità ai tifosi”.

Gli altri acquisti

Lucas Martinez Quarta è un giocatore della Fiorentina. Il difensore argentino, come comunicato dal club viola, arriva a Firenze a titolo definitivo. Lucas Quarta è nato a Mar de La Plata (Argentina) il 10 maggio del 1996 e ha giocato sempre con la maglia del River Plate con il quale ha disputato quasi cento partite e vinto anche una Coppa Libertadores. Il nuovo difensore viola ha inoltre già indossato la maglia della Nazionale argentina. Sempre la Fiorentina ha comunicato di aver acquisito, a titolo temporaneo con diritto di riscatto, dall’ A.S. Monaco, i diritti alle prestazioni sportive del calciatore Antonio Barreca. Barreca, nato a Torino il 18 marzo 1995, nel corso della sua carriera ha vestito, oltre quella del Club transalpino, anche le maglie di Newcastle, Genoa, Cagliari e Torino.

Altre trattative

È stato ceduto al Verona il difensore Federico Ceccherini. Sempre col club scaligero sono in atto contatti per la cessione di Dusan Vlahovic. In realtà questa operazione è condizionata dall’arrivo di un nuovo attaccante. È sempre viva la pista che porta ad Arek Milik del Napoli anche se il giocatore polacco non è propenso a vestire la maglia viola e, in subordine, per acquistare un altro attaccante polacco, Krzysztof Piątek dall’Hertha Berlino. Il mercato chiude alle 20.

“Paradise” gratis al cinema con Il Reporter

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Dalla calda Sicilia, dove vendeva granite, alle gelide montagne del Friuli, dove si trova catapultato da un programma di protezione testimoni, dopo aver testimoniato sul caso di un omicidio. Inizia così la storia di Calogero, protagonista di Paradise – Una nuova vita, il nuovo film di Davide Del Degan. Un film che i lettori de Il Reporter avranno la possibilità di vedere gratis allo Spazio Alfieri, il cinema – teatro di via dell’Ulivo a Firenze.

Paradise, la trama del film

Calogero è un uomo ordinario che ha fatto una scelta straordinaria. Siciliano, venditore
di granite, un giorno assiste ad un omicidio di mafia e decide di fare qualcosa che non
tutti avrebbero il coraggio di fare: testimoniare. Ed è così che Calogero viene
impacchettato e spedito, sotto il programma protezione testimoni, nel posto più
lontano dalla Sicilia: tra le montagne del Friuli, a Sauris, un villaggio di gente ospitale,
ma che lui fa fatica a capire. Calato in una realtà completamente diversa così distante
da tutto ciò che ama, tra le nevi e nessuno a cui vendere granite, Calogero si ritrova
solo, perso, spaesato. Ancora alle prese con il rammarico per aver perso il contatto con
la sua famiglia, che si è rifiutata di seguirlo, e con la sua unica figlia, che non ha
neanche fatto in tempo a veder nascere, un arrivo in paese crea altro scompiglio nella
sua nuova vita. Il killer contro cui lui ha testimoniato è diventato a sua volta un
collaboratore di giustizia e, per un errore amministrativo tipicamente italiano, è stato
spedito nella stessa località, con lo stesso falso nome. Il nostro Calogero è convinto che
sia lì per ammazzarlo, e non sa che il killer, contrariamente a lui, vive questa cesura col
proprio passato come un’opportunità che la vita gli ha voluto regalare.

Paradise, il trailer del film

Cinema, come vedere Paradise – Una nuova vita gratis a Firenze

Il Reporter mette in palio 25 inviti validi per due persone (per un totale di 50 biglietti) per vedere Paradise – Una nuova vita gratis allo Spazio Alfieri di Firenze. Il film sarà in programmazione da giovedì 8 ottobre a domenica 11 ottobre 2020 con due proiezioni al giorno. Questi gli orari degli spettacoli:

  • giovedì 8 – ore 20,00 e 21,30
  • venerdì 9 – ore 17,30 e 19,30
  • sabato 10 – ore 17,00 e 21,30. Alle ore 21,30 presentazione con gli autori
  • domenica 11 – ore 18,30 e 20,00

Per vincere i biglietti basta indicare il giorno scelto e il proprio indirizzo email. Non è invece necessario specificare per quale orario si richiede l’invito. I 25 lettori più veloci vinceranno l’invito per due persone.

 Per partecipare al concorso clicca qui

 

Plácido Domingo torna sul palcoscenico del Maggio Musicale Fiorentino: va in scena Nabucco

Se è vero, come affermò Schopenhauer, che “il destino mescola le carte e noi giochiamo” allora, in occasione nel Nabucco, Verdi giocò benissimo la sua mano fortunata. Siamo all’incirca nel 1840 quando l’impresario Bartolomeo Merelli propone a Giuseppe Verdi di musicare il libretto di Temistocle Solera già rifiutato dal prussiano Otto Nicolai che lo trovava troppo pieno “di rabbia, spargimenti di sangue e maledizioni”.

Pare che nemmeno il compositore di Busseto fosse molto propenso a musicare il Nabucco, o Nabuccodonosor come era originariamente intitolata l’opera. Verdi veniva infatti da un periodo a dir poco difficile. Se sul piano professionale le cose andavano male – la sua ultima opera, Un giorno di regno, era stata un clamoroso fiasco – su quello familiare la situazione era davvero tragica: in tre anni aveva perso la prima moglie e i due figli. Non sorprende quindi che il compositore avesse quasi deciso di lasciare l’opera. Ma Merelli riuscì in qualche modo a convincerlo e il 9 marzo 1842, al Teatro alla Scala di Milano andò in scena per la prima volta il Nabucco. Il resto è storia: l’opera ottenne un enorme successo, di fatto il primo di una lunga serie, Verdi salì alla ribalta nel panorama dei compositori lirici europei e conobbe la sua futura seconda moglie, Giuseppina Strepponi, che interpretava Abigaille in quella prima milanese.

Nabucco, ambientato nel periodo storico di schiavitù del popolo Ebraico in terra Babilonese, racconta la storia d’amore e di gelosia tra le figlie del re assiro, Fenena e Abigaille, entrambe innamorate dell’ebreo Ismaele. Fa da contraltare al contrasto tra le sorelle il contrasto tra religioni, in una sorta di lotta tra il bene e male. Da una parte troviamo la fede nell’unico Dio degli ebrei e dall’altra la fede nella divinità pagana Belo. Avrà la meglio il Dio degli ebrei: Nabucco e Fenena si convertiranno al giudaismo mentre l’usurpatrice Abigalille, sconfitta, si toglierà la vita.

Non sono sicura però che questo sia un lieto fine. “D’Abigaille mal conoscete il core”, recita il libretto, ed è vero. Il personaggio della donna che si crede figlia di Nabucco e che scopre di essere invece una schiava, è complesso. Non c’è solo la sete di potere, come si potrebbe pensare ad una prima e veloce lettura, c’è sopratutto la voglia di affermarsi come individuo, la volontà di dimostrare il proprio valore nonostante i continui ripudi. Quando muore Abagaille muore l’unico personaggio che non piange, che non si lamenta, che non si redime. In fondo, l’unico personaggio che tenta di rendersi artefice con l’azione e il coraggio del proprio destino senza invocare un provvidenziale intervento divino.

La rappresentazione fiorentina

Il Maggio Musicale ripropone l’allestimento del Teatro lirico di Cagliari già apprezzato a Firenze nella stagione 2014. Le scene di Tiziano Santi, la regia di Leo Muscato, i costumi di Silvia Aymonio e le luci di Alessandro Verrazzi astraggono dal proposito di fedeltà storica ma sono in grado di rendere immediatamente riconoscibili gli assiri conquistatori e gli ebrei conquistati, nonostante le restrizioni imposte ai movimenti e al cambio costumi dalle norme di sicurezza anti Covid. L’azione si svolge in una sorta di scatola vuota che, attraverso lo spostamento di pannelli dalle sembianze della pietra, diventa l’interno del tempio di Gerusalemme, la reggia di Babilonia, le sponde dell’Eufrate.

Il cast di prim’ordine in scena in questi giorni non ha deluso le aspettative del pubblico fiorentino. Il ruolo impervio di Abigaille è stato affidato a María José Siri, che a Firenze abbiamo già ascoltato ne Il tabarro e in Suor Angelica di Puccini, ma che era al debutto in questa parte. Il soprano uruguaiano ha affrontato con piglio il suo personaggio guerresco e quasi maschile riuscendo allo stesso tempo ad esaltare i momenti più intimi della partitura.

Il basso russo Alexander Vinogradov interpreta uno Zaccaria particolarmente incisivo grazie a un imponente mezzo vocale. Nel ruolo di Ismaele, Fabio Sartori, specialista del repertorio verdiano, si mette in mostra nonostante la parte scritta da Verdi non regali al tenore un ruolo da vero protagonista. Lo stesso si può dire della giovane Caterina Piva nel ruolo di Fenena.

La vera star del cartellone è però l’intramontabile Plácido Domingo, che nonostante l’età – 80 anni il prossimo gennaio – calca ancora i palcoscenici lirici interpretando oramai quasi esclusivamente ruoli da baritono. È il caso di questa produzione fiorentina, nella quale è il re assiro Nabucco. Nonostante la comprensibile e attesa fatica mostrata in alcuni passaggi, la prova dell’ex tenore madrileno è quella del grande artista, fatta di un’incisiva presenza scenica, di grande eleganza nel fraseggio e di una sorprendente proiezione del suono nei passaggi più delicati della parte.

Infine è d’obbligo ricordare tra gli interpreti principali il coro, che in Nabucco riveste un ruolo di prim’ordine, e che ha reso quest’opera universalmente famosa. Il Coro del Maggio Musicale Fiorentino diretto da Lorenzo Fratini ci ha abituato negli anni a un standard di altissima qualità e per questo alcune volte si tende, sbagliando, a dare per scontate le sue ottime prove, sempre convincenti e senza sbavature anche in occasioni impegnative come questa.

Non convince invece appieno la direzione di Paolo Carignani che nonostante riesca a imprimere alle parti più movimentate della partitura il giusto carattere marziale senza scadere, come purtroppo spesso accade, nelle sonorità bandistiche, pecca di mancanza di pathos nelle parti più liriche come nel coro del “Va, pensiero”.

Le impressioni del pubblico della galleria

In occasione della prima di questo Nabucco il teatro fiorentino ha fatto registrare un tutto esaurito, di quelli consentiti ai tempi del Covid, probabilmente sia grazie al titolo, sempre apprezzato dal pubblico, sia grazie alla presenza di Domingo che mancava a Firenze da 49 anni.

Il pubblico della galleria ha apprezzato, come sei anni fa, l’allestimento e ha accolto, giustamente, con calorosi applausi il coro, María José Siri, Alexander Vinogradov, Fabio Sartori e Caterina Piva. Quasi unanimi, ma non troppo positivi, invece i giudizi sulla direzione.

Gli storici abbonati si sono invece divisi sulla prova di Domingo. Dopotutto alcuni frequentano il teatro fiorentino, e cito letteralmente, da “quanto la Callas era sovrappeso” e probabilmente hanno ancora negli orecchi il Domingo tenore e interprete di Calaf in Turandot. Ovviamente le prove non sono confrontabili e sopratutto si sono dimenticati che, in tempi non troppo lontani, avrebbero considerato una prova come quella offerta stasera da Plácido Domingo a quasi 80 anni l’unica cosa da salvare in alcune rappresentazioni altrimenti da dimenticare.

Infine, una prece: è ormai diventata una consuetudine chiedere e, purtroppo ottenere, il bis del “Va, pensiero” nel mezzo della rappresentazione e a prescindere da come sia stato cantato e suonato. Smettiamo. Il coro del “Va, pensiero” è già stato troppo abusato.

Si replica mercoledì 7 ottobre e martedì 13 alle 20.00 e sabato 10 alle 15.30.

Coronavirus, seconda ondata: le “istruzioni per l’uso” dell’epidemiologo

Saranno i mesi dell’autunno, come sostiene l’Organizzazione Mondiale della Sanità, i più difficili, quelli della cosiddetta seconda ondata del coronavirus? “Quanto lo sono stati quelli da marzo a maggio credo proprio di no”. Perché qualche merito, sostiene il professor Paolo Bonanni, dobbiamo pur prendercelo. Quando lo intervistammo per il numero di marzo de Il Reporter il numero dei positivi in Italia aveva da poco superato i 400. Non avevamo ancora visto niente. Le notizie in continuo aggiornamento di morti e nuovi contagi bastavano, però, a gettare il paese nella paura e nell’incertezza. Le parole dell’epidemiologo, docente di Igiene generale e applicata all’Università di Firenze, servirono a fare un po’ di chiarezza. Di nuovo con lui cerchiamo di guardare alla possibile evoluzione della pandemia nei mesi che verranno.

“Siamo stati il primo paese colpito in maniera durissima dalla pandemia e abbiamo risposto con un lockdown molto severo. Per l’economia, un bagno di sangue di cui pagheremo le conseguenze a lungo. Ma dal punto di vista sanitario ha avuto un impatto imponente sul contrasto all’epidemia. Basta pensare ai livelli di contagio di giugno”. È servito anche a educarci: “Abbiamo imparato quanto sono importanti distanziamento, mascherine e lavaggio delle mani. Penso che oggi, mediamente, l’italiano sappia tenere comportamenti piuttosto responsabili”.

Allora cosa dobbiamo aspettarci, una “seconda ondata” di coronavirus?

Clima freddo significa meno probabilità di stare all’aperto. E gli ambienti chiusi favoriscono certamente il contagio.

Siamo pronti?

Ad aprile non avevamo mascherine, non avevamo test, mancavano i tamponi. In termini di diagnostica la situazione di oggi è enormemente migliore. Siamo più bravi a fare il tracciamento delle persone a rischio, abbiamo gli strumenti per provare a evitare lo scenario più grave. Il resto dipende in larga parte dai nostri comportamenti.

Coronavirus, seconda ondata: un nuovo lockdown è possibile?

Avremo sicuramente un incremento del numero dei positivi, dei ricoveri e anche delle terapie intensive. Ma, lavorando bene, sarà possibile contenere il rischio, magari con zone rosse delimitate. Penso e spero che non si arriverà a un lockdown completo. È un’ipotesi talmente drammatica e indice di una situazione fuori controllo che in questo momento non mi sembra presumibile. Certamente, questo ragionamento non tiene conto dell’imponderabile: se per qualche motivo, ad esempio, si moltiplicassero i superdiffusori o ci fossero altre “sorprese” di tipo biologico – che possono accadere ma non sono preventivabili – la valutazione potrebbe cambiare.

Lei che la sta vivendo da medico e da docente, come valuta la riapertura delle scuole?

Estremamente complessa. È uno dei luoghi di socializzazione per eccellenza, pensare che esista la possibilità di contenere del tutto il rischio è veramente difficile. Sono domande che ci poniamo anche in università. Abbiamo scelto la didattica mista, con gruppi in presenza e gruppi a distanza, a rotazione. Se un professore un giorno si sveglia e ha un raffreddore, che deve fare? Sta a casa e fa saltare la lezione a un gruppo? Si può sempre essere preparati meglio, ma è difficile dire quanto si potesse fare meglio. La situazione delle scuole è una problematica estremamente complessa che vorrei giudicare a po- steriori. Vediamo come funziona a un mese o due dalla riapertura.

Stanno per arrivare i malanni di stagione. Il vaccino antifluenzale può aiutare?

Lo raccomandiamo certamente. La corsa ai vaccini antinfluenzali è partita, le regioni hanno ordinato più dosi degli anni scorsi prevedendo una maggiore richiesta. Si cercherà di raggiungere una copertura ampia, per gruppi di priorità. Il punto è che non sappiamo quante persone in più vorranno vaccinarsi. Se riuscissimo a vaccinare gli anziani e gli operatori sanitari potrebbe succedere che un quarantenne sano chieda il vaccino per proteggersi e non ci sia disponibilità sufficiente.

Produrre un vaccino è un’operazione complessa, aumentare le dosi disponibili è un processo lungo, non basta dire “l’anno scorso ne ho comprati un milione, quest’anno me ne servono due”. È per questo che noi della sanità pubblica raccomandiamo di aumentare la capacità produttiva: avrebbe una valenza individuale di protezione del singolo e una valenza sociale per far fronte alla maggiore richiesta in caso di emergenze come quella che stiamo vivendo.

Quanto al vaccino più atteso, quello contro il Covid-19: a che punto siamo?

Di solito per un vaccino servono 10-12 anni, da quando lo si pensa a quando va in distribuzione. Stiamo accelerando come mai prima d’ora. C’è un punto essenziale però: non dobbiamo derogare sulla sicurezza. Ne andrebbe della possibilità stessa di vaccinare le perso- ne, che se si impauriscono non si vaccinano più. Sappiamo quanta pressione e quanta comunicazione si fa oggi sui vaccini, anche a sproposito.

La scienza non può permettersi di scivolare su una buccia di banana perché vuole un vaccino velocemente e a tutti i costi. Il danno sarebbe enorme. I vaccini sono la più grande scoperta medica che l’uomo abbia mai fatto, hanno portato risultati imparagonabili con qualsiasi altra cosa. Non possiamo giocarci tutto quello che stiamo sfruttando a vantaggio della specie umana da ormai 200 anni perché vogliamo fare troppo presto.

La corsa al vaccino per il coronavirus è uno strumento di contesa geopolitica. Da scienziato, come la vive?

La scienza si è data delle regole. Gli studi devono essere pubblicati su riviste accreditate e sottoposti a un sistema di revisione tra pari. Il tuo lavoro viene letto e passato al vaglio da decine persone che si occupano delle stesse cose e ne sanno almeno quanto te, in tutto il mondo. Un vaccino come quello russo lascia gelati: non è pensabile metterlo in commercio o in uso senza che nessuno abbia mai letto una pubblicazione scientifica in cui si spiega cosa è stato fatto e come.

Nel frattempo che si fa, anche in vista di un’eventuale seconda ondata di coronavirus?

Ci si convive, non possiamo far altro. Senza troppo stress ma mantenendo sempre l’attenzione sulle tre regole di base: mascherina, distanziamento e lavaggio delle mani. Per chi si è abituato è ormai un automatismo. Così siamo arrivati ai risultati di giugno e luglio e così possiamo difenderci da un momento di risorgenza. Mi conceda una nota di ottimismo. Se guardo i numeri dell’Italia e li paragono a quelli di altri grandi paesi, anche a noi vicini, penso: “Meno male che sto in Italia”.

Carrozza 10: a Bagno a Ripoli il vagone di un treno diventa teatro

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Da vecchio vagone delle ferrovie in disuso a teatro il passo è breve a Bagno a Ripoli. La cultura sale in carrozza nella cittadina alle porte di Firenze, dove un vecchio convoglio ferroviario torna a nuova vita diventando spazio espositivo per mostre, spettacoli e luogo di coworking per giovani creativi. Si tratta della “Carrozza 10 – Il Vagone della Vedova Begbick”, un progetto ideato dal Comune ripolese e dall’associazione Archètipo, cofinanziato dalla Fondazione CR Firenze.

Il vagone, che trae il suo nome dall’opera “Un uomo è un uomo” di Bertolt Brecht e dal famigerato treno-birreria gestito dall’omonima vedova, ha trovato casa nel giardino del Teatro Comunale di Antella, un luogo da tempo inutilizzato che grazie alla Carrozza 10 sarà completamente recuperato e restituito alla comunità.

Dentro la “Carrozza 10” di Bagno a Ripoli: teatro, coworking, mostre e caffè

Nel vagone, acquistato dall’amministrazione comunale da Mercitalia Rail del Gruppo FS, sono collocate 7 postazioni per il lavoro condiviso, una caffetteria che potrà fornire un’occasione di ristoro anche prima e dopo gli spettacoli del Teatro, e una biblioteca per il bookcrossing specializzata in testi teatrali.

Le pareti interne del vagone sono pensate per ospitare installazioni temporanee di giovani artisti e le facciate esterne saranno dotate di appositi pannelli per realizzare opere di street art.

Da treno a teatro: il restyling del vagone

Approdato ad Antella nel novembre 2019 da Foligno con un trasporto eccezionale, il vagone nei mesi scorsi è stato ristrutturato ed allestito con nuovi arredi e la cucina. Gli interventi, temporaneamente interrotti dall’emergenza sanitaria, oltre alla carrozza hanno interessato anche il giardino, che nella bella stagione potrà accogliere manifestazioni, concerti e proiezioni di film.

“Il vagone – ha detto il Sindaco di Bagno a Ripoli Francesco Casini – sarà una ventata d’aria fresca per il panorama culturale di tutta l’area fiorentina e metropolitana. È un progetto che come amministrazione abbiamo fortemente voluto, poiché consente di recuperare e restituire alla comunità un’area dismessa, di rafforzare l’attività del nostro Teatro e la sua programmazione di qualità e di creare un’opportunità di aggregazione per le fasce più giovani della popolazione con un luogo dedicato alla loro espressività e creatività. Un ringraziamento di cuore a chi ha lavorato per trasformare il Vagone in realtà e soprattutto alla Fondazione CR Firenze che ha creduto nelle potenzialità di questo progetto dall’alto valore sociale e culturale”.

I prossimi eventi in programma nella Carrozza 10 – Il Vagone della Vedova Begbick

  • sabato 10 ottobre
    ore 19.30 cocktail ore 20.30 concerto
    “Storytelling by partners in crime”
    con simone di maggio e angelo castiglione – musica
    attraverso cenni storiografici, aneddoti e musica si ripercorre l’incontro, ritenuto impossibile, della musica bianca (country, rockabilly) e della musica nera (blues, rhythm and blues): la più bella pagina di storia musicale mai scritta che ha dato vita al rock and roll.
    Ingresso libero
  • domenica 11 ottobre
    ore 19.30 cocktail – ore 20.30 proiezioni
    “Schermi irregolari”
    cinema – xxi festival internazionale di cortometraggi – seconda serata
    presenta la serata lorenzo carcasci (attore diplomato alla scuola oltrarno di favino). tutti i corti stranieri sono sottotitolati in italiano.
    Ingresso libero

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