sabato, 16 Agosto 2025
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Evento Ferrari a Firenze: come entrare alla festa in piazza della Signoria

Il Cavallino Rampante è pronto a correre il suo millesimo gran premio di Formula 1 al Mugello e si prepara alla grande festa-evento Ferrari in programma sabato 12 settembre nel salotto buono di Firenze, in piazza della Signoria: per assistere alla serata ci saranno dei posti riservati ai vip, ma anche fiorentini e turisti potranno entrare. Gli ingressi però saranno contingentati e a numero chiuso, viste le regole anti-Covid. Lo show inoltre verrà trasmesso in diretta tv e in streaming.

Evento della Ferrari a Firenze, il programma: gli orari e cosa succederà in piazza della Signoria

Ancora top secret il programma della serata-evento sul palco di piazza della Signoria, con inizio alle ore 21.00 di sabato 12 settembre, anche se la Ferrari ha anticipato che a Firenze ci saranno delle belle sorprese durante questa festa in rosso. Tutto sarà trasmesso sui maxischermi allestiti in piazza ed è stato annunciato anche un videomapping che illuminerà Palazzo Vecchio.

La zona vip sarà riservata a 250 ospiti illustri, tra loro i piloti Sebastian Vettel e Charles Leclerc, il presidente della Rossa  John Elkann, il vicepresidente (e il figlio del fondatore della Casa di Maranello) Pietro Ferrari, l’amministratore delegato Louis Carey Camilleri, il presidente della Formula 1 Chase Carey oltre a chi ha guidato in passato le monoposto della Scuderia rossa.

Come entrare in piazza della Signoria e vedere la festa Ferrari

Piazza della Signoria non sarà però chiusa al pubblico: nel resto della piazza potranno entrare altre 500 persone (in piedi) per vedere dai maxischermi l’evento Ferrari e ci saranno altri posti a sedere per seguire la festa dai tavolini e dai dehors dei bar. Niente prenotazioni, ma anche niente assembramenti perché ci sarà un contingentamento delle persone, con entrata a partire dalle 18.00 da via Vacchereccia e via dei Calzaiuoli. Previsto un filtraggio tramite contapersone e un grande dispiegamento di forze dell’ordine e dei volontari della protezione civile impegnati a far rispettare il distanziamento e l’obbligo di indossare la mascherina.

Quello della Ferrari è infatti il primo grande evento pubblico organizzato a Firenze dopo il lockdown. Resterà la possibilità di attraversare la piazza in speciali corridoi pedonali, ma senza creare assembramenti.

Dove vedere la diretta tv dell’evento Ferrari a Firenze

L’intero evento in programma a Firenze sarà trasmesso in diretta tv sul canale Sky F1 Italia e anche in streaming sulle piattaforme online collegate alla Ferrari. Passata la festa, domenica 13 settembre, giorno del gp della Toscana di Formula 1 sul circuito del Mugello, in piazza della Signoria resteranno in mostra le vetture simbolo di 70 anni di gran premi. Apertura dalle 8.00 alle 20.00, ingresso libero dal lato della fontana del Biancone con turni di 100 persone alla volta.

Durante la presentazione dell’evento il sindaco di Firenze ha evidenziato le ricadute economiche di questa vetrina Ferrari: “400 persone ingaggiate, 3000 stanze prenotate e grande indotto economico per la città. Sabato ospitiamo in piazza Signoria un evento storico che farà il giro del mondo”.

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Coronavirus in Toscana: il 10 settembre più contagi e ricoverati

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Non si fermano i contagi di coronavirus in Toscana, i casi – stando ai dati del bollettino di oggi, 10 settembre 2020 – continuano a crescere in modo costante in tutte le province, ma le ultime news parlano anche di un aumento dei ricoverati nei posti letto Covid e nelle terapie intensive, anche se la situazione rimane sotto controllo. Oggi non si registrano nuovi morti.

I nuovi casi di Covid-19, le news del bollettino

Secondo notizie diffuse dalla Regione, a fronte di 7.212 tamponi, nelle ultime 24 ore sono stati individuati 92 positivi in più al coronavirus in Toscana (ieri erano 88, il giorno prima 59). Il 64% è asintomatico, il 23% presenta sintomi lievi. 15 casi sono legati a rientri dall’estero, 3 da arrivi dalla Sardegna, mentre il 28% dei nuovi contagi è collegato a un precedente caso già individuato. L’età media dei 92 casi di oggi è di 38 anni.

Non c’è una provincia che non registri un aumento, ecco la distribuzione sul territorio toscano, in base al domicilio dei positivi: ad Arezzo si segnalano 18 casi di coronavirus in più, 17 a Pisa, 16 a Firenze, 9 a Pistoia, 8 a Massa Carrara, 7 a Siena, 6 a Livorno e anche a Lucca, 3 a Grosseto e 2 in più a Prato.

Coronavirus: il punto della situazione in Toscana e i dati del 10 settembre 2020

Oggi, 10 settembre 2020, sono 2.214 le persone ancora positive al coronavirus in Toscana (+3,4% rispetto al bollettino di ieri): la stragrande maggioranza, 2.127 soggetti, si trova in isolamento a casa per sintomi lievi o assenti (66 in più rispetto a ieri, +3,2%), ma aumentano i ricoverati nei posti di letto Covid degli ospedali (oggi sono 87, 7 in più rispetto a ieri, +8,8%). Tra quest’ultimi 13 pazienti sono in terapia intensiva (due in più, +18,2%).

Altri 3.983 soggetti sono in quarantena a casa, perché hanno avuto contatti con contagiati. Oggi non si registrano nuovi morti, mentre 19 persone sono guarite.

Apertura delle scuole in Toscana: guida alle regole anti-Covid per il rientro

Come si muove l’epidemia di Covid in Toscana

La curva dei contagi si sta quindi lentamente tornando ad alzare, dopo il picco minimo di giugno e luglio. Dall’inizio dell’epidemia di coronavirus al 10 settembre, in Toscana sono stati fatti 609.191 tamponi e si contano 12.738 positivi totali: 9.377 persone sono guarite (73,6% dei casi complessivi), 1.147 i deceduti, mentre – come detto – le persone attualmente isolate o in cura per Covid-19 sono 2.214.

Secondo i dati dell’Agenzia Regionale di Sanità e le notizie del bollettino del 10 settembre, la Toscana resta la decima regione in Italia per incidenza di coronavirus (342 casi ogni 100.000 abitanti) e l’undicesima per mortalità (con una media di 30,8 deceduti  ogni 100.000 residenti).

Le province più toccate e con il maggiore tasso di mortalità grezzo sono Massa Carrara (699 casi e 90,3 decessi ogni 100.000 residenti), Lucca (413 contagi e 38,2 morti) e Firenze (382 positivi e 41,3 decessi ogni 100.000 residenti). I dati più bassi per incidenza a Livorno, la mortalità più bassa invece si registra a Grosseto.

Decreto smart working: cosa cambia a settembre per i genitori

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L’emergenza Covid e il ritorno sui banchi cambiano le carte in tavola con un nuovo decreto legge, quello su trasporti e scuola, il cui testo è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale: dal 9 settembre le regole dello smart working cambiano per i genitori con figli sotto i 14 anni e arrivano anche novità per i congedi parentali retribuiti in caso di quarantena dei bambini.

Le novità sono state introdotte per far fronte alla situazione che si genererà con il rientro in aula il 14 settembre: nel caso di positività al coronavirus o contatti con contagiati, le Asl territoriali decideranno l’isolamento domiciliare degli alunni e questo varrà anche per i genitori conviventi, che però potranno continuare a lavorare a distanza, se possibile, oppure godere di congedi parentali speciali.

Smart working e scuola: le regole da settembre 2020, cosa dice il testo del decreto

Secondo l’articolo 1 del decreto legge n° 111 su trasporti e scuola pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale l’8 settembre 2020, nel caso un bambino sotto i 14 anni finisca in quarantena per Covid-19 i genitori che vivono nella stessa abitazione e che sono lavoratori dipendenti potranno svolgere la loro occupazione in smart working per tutto o parte del periodo dell’isolamento domiciliare.

Il lavoro agile e i congedi parentali Covid

Nel caso non sia possibile il lavoro agile in remoto, tramite computer e strumenti tecnologici, in alternativa allo smart working uno dei due genitori potrà godere di congedi parentali Covid: in questo periodo l’Inps riconoscerà un’indennità pari al 50% della retribuzione. Per questa misura il governo ha stanziato 50 milioni di euro per il 2020, oltre a un milione e mezzo che servirà per la sostituzione di insegnanti, personale educativo, amministrativo, tecnico ed ausiliario nelle scuole in caso di quarantena.

Il nuovo decreto di settembre specifica che i congedi parentali potranno essere usati al posto dello smart working solo da uno dei due genitori e non da entrambi contemporaneamente. Non si avrà diritto al lavoro agile, inoltre, se l’altro genitore non lavora.

Smart working 2020: fino a quando la proroga per i genitori dei minori di 14 anni

Nel caso della quarantena di un figlio minore di 14 anni positivo al Covid o che abbia avuto contatti con un contagiato, i genitori potranno ricorrere allo smart working o al congedo parentale straordinario dal 9 settembre, data di entrata in vigore del decreto trasporti e scuola, fino al 31 dicembre 2020, si legge nel testo del provvedimento.

Per tutti gli altri casi, come per la pubblica amministrazione e per i dipendenti privati, la proroga dello smart working dura al momento fino al 15 ottobre 2020, quando scade lo stato di emergenza per il Covid: se sarà rinnovato lo stato di emergenza anche l’uso del lavoro agile nella PA e le attuali “regole facili” per richiederlo nel settore privato saranno prorogate.

Apertura delle scuole in Toscana: guida alle regole anti-Covid per il rientro

Gazzetta Ufficiale: il testo del decreto trasporti e scuola sullo smart working (web e pdf)

Sul sito della Gazzetta Ufficiale è disponibile il testo completo del decreto legge dell’8 settembre con misure in tema di trasporti, scuola e per la situazione a Lampedusa, ecco i link diretti:

Apertura delle scuole in Toscana: guida alle regole anti-Covid per il rientro

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Alcuni istituti sono partiti in anticipo, per i corsi di recupero o perché privati, ma l’apertura ufficiale delle scuole in Toscana è fissata lunedì 14 settembre 2020 con il rientro in aula dopo il lungo stop imposto dall’emergenza Covid, secondo le regole definite a livello nazionale: niente termoscanner a scuola ma misurazione della febbre a casa, sì invece alle mascherine chirurgiche per i bambini sopra i 6 anni, quarantena obbligatoria per tutta la classe se ci sarà un positivo al coronavirus, sono alcune delle indicazioni contenute nella guida del Ministero dell’Istruzione per la riapertura, in base alle raccomandazioni del Cts, il comitato tecnico-scientifico.

A pochi giorni dall’inizio dell’anno scolastico, anche in Toscana si è registrata già qualche chiusura di scuola, in via preventiva, per i positivi rilevati tra i lavoratori grazie ai test sierologici per insegnanti e personale non docente, offerti gratuitamente dalla Regione. Ci sono state anche le prime classi finite in isolamento domiciliare, per alunni dei corsi di recupero risultati positivi al coronavirus.

L’inizio della scuola in Toscana e il calendario 2020/2021

Quest’anno quindi la riapertura delle scuole in Toscana avverrà con un giorno di anticipo rispetto alla norma: di solito la data del rientro in aula è fissa, il 15 settembre, ma per il 2020 la Regione ha fatto uno strappo alla regola, adeguandosi alle decisioni del governo nazionale che ha indicato il 14 settembre come momento dell’apertura delle lezioni.

Restano ferme le regole per le festività, le vacanze natalizie e pasquali previste dal normale calendario scolastico toscano (qui le date dettagliate per il 2020/2021), mentre una chiusura è in vista già a cavallo del weekend del 20 settembre, con lo stop alle attività nelle scuole dove saranno allestiti i seggi per le votazioni (referendum, elezioni regionali e, in 9 città della Toscana, anche le comunali).

Il rientro a scuola in Toscana, con le mascherine chirurgiche anti-Covid

Per i piccoli sotto i 6 anni non è obbligatoria, quindi niente mascherina negli asili nido e alla materna. Sì invece alle mascherine per i bambini e i ragazzi della primaria, delle medie e delle superiori all’entrata e all’uscita dalla scuola, ma anche durante gli spostamenti all’interno dell’edificio e della propria classe e quando non si può rispettare il distanziamento. Si potranno togliere al banco, se i tavoli degli alunni saranno distanziati di almeno un metro tra loro e se sarà rispettata la distanza di 2 metri dall’insegnante. Via il dispositivo di protezione anche quando si mangia la merenda e il pranzo, che per andranno consumati al posto, sempre con una distanza di un metro dagli altri, o in mensa (sempre distanziati) in base a diversi turni per evitare affollamenti.

Secondo le linee guida del Cts, il comitato tecnico scientifico sul coronavirus, a scuola sono da preferire le mascherine chirurgiche e non quelle di comunità (ossia di stoffa o fai da te): ma chi le fornisce e saranno gratis? Il governo ha annunciato, che è in arrivo una fornitura di mascherine che saranno consegnate gratuitamente agli alunni. La Regione Toscana, in vista dell’apertura delle scuole, ha anche realizzato un video per spiegare ai bambini delle elementari l’importanza dell’uso di questi dispositivi di protezione.

Il protocollo Covid per la scuola: misurazione delle febbre (a casa, niente termoscanner in aula)

Se un bambino ha la febbre sopra i 37,5° o sintomi simili all’influenza non può andare a scuola: il protocollo di sicurezza Covid prevede che le famiglie misurino la temperatura dei figli a casa, ogni mattina, prima di uscire, in modo da evitare – se il bambino fosse malato – la diffusione del contagio durante il tragitto tra l’abitazione e l’istituto, per esempio sugli scuolabus. Non è prevista la misurazione della temperatura corporea con termoscanner all’entrata degli istituti né per gli studenti, né per il personale della scuola.

Cosa succede se un bambino ha la febbre a scuola? Anche in Toscana, come nel resto d’Italia, le regole per la riapertura delle scuole in questa seconda parte del 2020 prevedono che un alunno con febbre e sintomi simil-influenzali venga portato in una “stanza Covid” per essere isolato dagli altri studenti, poi saranno contattati i genitori che dovranno andare a prendere il figlio e accompagnarlo a casa. Mamma e papà chiameranno il pediatra o il medico di base e starà al dottore decidere se procedere con il tampone per il coronavirus.

L’apertura delle scuole in Toscana e i bambini in quarantena Covid: quando l’isolamento per tutta la classe

Con il rientro in aula, c’è il problema della gestione degli eventuali contagi che potrebbero avvenire anche nelle scuole della Toscana: nel caso un alunno risultasse positivo al Covid scatterà l’indagine epidemiologica dell’Asl per individuare i contatti stretti del bambino o del ragazzo nelle 48 ore precedenti e in base a queste considerazioni le autorità sanitarie decideranno l’eventuale quarantena di 14 giorni per l’intera classe e anche per i docenti che abbiano avuto contatti con i contagiati.

A casa in isolamento, per 14 giorni, finiranno inoltre mamma e papà: il decreto legge su trasporti e scuola, entrato in vigore il 9 settembre, prevede che nel caso un bambino con meno di 14 anni sia in isolamento domiciliare per coronavirus, i genitori (che vivono sotto lo stesso tetto del minore) possano continuare a lavorare in smart working o, se il lavoro agile non sarà possibile, chiedere un congedo parentale straordinario per Covid. Qui i dettagli su cosa cambia per lo smart working a settembre.

Sul sito dell’Agenzia regionale di Sanità toscana un approfondimento sulle indicazioni per il rientro e l’apertura delle scuole, mentre sul portale del Ministero dell’Istruzione ci sono le risposte alle domande comuni (FAQ).

Referendum 2020: ragioni del sì e del no al taglio parlamentari

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Pro o contro? In vista dell’election day, i partiti sono divisi sul tema del referendum costituzionale 2020 per il taglio dei parlamentari: in tanti dunque si chiedono perché (e per cosa) andare a votare il 20 e 21 settembre, è utile quindi riassumere le ragioni del sì e quelle dei comitati del no al quesito referendario.

La tornata elettorale, che doveva svolgersi lo scorso 29 marzo, è stata fatta slittare all’ultimo weekend d’estate a causa dell’emergenza coronavirus: nelle stesse due date si vota anche per le elezioni regionali in 7 regioni, tra cui la Toscana, per le comunali in oltre 1.000 città e per i seggi vacanti al Senato in due collegi del Veneto e della Sardegna.

Perché andare a votare per il referendum 2020: le ragioni

Come vi abbiamo spiegato nella guida al referendum di settembre sul taglio dei parlamentari, per questa consultazione popolare non è previsto il quorum, quindi non andare ai seggi non significherà votare “no”: si tratta infatti di un referendum costituzionale confermativo, per approvare o meno una riforma della Carta fondamentale dello Stato, e non di una consultazione referendaria abrogativa, per bocciare una “normale” legge.

In questo caso, dice la stessa Costituzione, non è necessario raggiungere il 50% più uno degli aventi diritto: l’esito del voto del 20 e 21 settembre 2020 sarà valido indipendentemente dall’affluenza alle urne per il referendum (resta comunque la facoltà di rifiutare la scheda). Ecco quindi perché è importante andare a votare al referendum 2020, sia se si è convinti delle ragioni del sì, sia se si vuole respingere la riforma votando no.

Il quesito: cosa dice la riforma costituzionale

La scheda, su cui sarà riportato il testo del quesito referendario, sarà di colare verde chiaro. La riforma costituzionale degli articoli 56, 57 e 59, approvata l’anno scorso dal Parlamento e ora interessata dal referendum, prevede la riduzione del numero dei parlamentari dall’attuale totale di 945 (più i senatori a vita) a 600 in tutto (a cui aggiungere al massimo 5 senatori a vita): il taglio, se approvato con il sì, abbasserà i deputati da 630 a quota 400 e i senatori da 315 a 200.

Se vincesse il “sì”, i senatori a vita non potranno essere più di 5, mentre al momento sono 5 i senatori a vita che ogni presidente della Repubblica può nominare (non è previsto un numero massimo di senatori a vita che siedono in Palazzo Madama). Scenderanno inoltre i parlamentari eletti dagli italiani all’estero: gli attuali 12 deputati della circoscrizione estero passeranno a 8, i senatori da 6 a 4.

Referendum 2020: tutti i dati sull’affluenza

Pro: le ragioni del sì al referendum sul taglio dei parlamentari

Il taglio dei parlamentari è una riforma simbolo del Movimento 5 Stelle, che – a differenza di altri partiti – è nettamente schierato a favore al referendum costituzionale di settembre 2020: tra le ragioni del sì la riduzione dei costi della macchina politica e del Parlamento, la maggiore efficienza delle due Camere e un allineamento dei numeri del parlamento italiano a quelli degli altri paesi europei.

Perché votare sì, secondo i comitati pro referendum? Perché il taglio dei parlamentari porterà a un risparmio di 100 milioni di euro l’anno, per un totale di mezzo miliardo a legislatura, prendendo in considerazione indennità e rimborsi. Secondo i favorevoli alla riforma, i quasi mille parlamentari della Camera dei Deputati e del Senato sono troppi per l’Italia: chi è pro referendum evidenzia anche che il taglio renderà più efficiente il lavoro dei due rami del Parlamento, ora a rischio di dibattiti infiniti e di eccessiva frammentazione all’interno dei partiti. Inoltre i comitati del sì sostengono che il referendum 2020 è un’occasione unica per cambiare le cose e iniziare a riformare il Parlamento, le cui regole, in caso contrario, verrebbero modificate difficilmente dalla politica.

Contro: perché votare no al referendum di settembre 2020, le ragioni del no

I comitati per il no al referendum 2020 evidenziano invece la necessità di una riforma costituzionale più ampia in cui inserire il taglio dei parlamentari, perché la semplice riduzione numerica – senza essere accompagnata da altri correttivi – mette a rischio la rappresentatività e non inciderà sull’efficienza di Camera e Senato, prevedendo solo una modifica quantitativa.

Perché votare no al taglio dei parlamentari? Tra le ragioni del no al referendum la principale è il calo della rappresentatività, con collegi sempre più grandi ed estesi: se vincesse il “sì” al referendum – dicono i contrari – si andrebbe a intaccare il rapporto tra il numero di parlamentari e la popolazione italiana. In questo modo un singolo parlamentare rappresenterebbe una fetta di popolazione maggiore e le minoranze sarebbero meno rappresentate. Al Senato alcune Regioni più piccole verrebbero poi penalizzate per numero di rappresentanti. C’è infine il capitolo di “quanto costa il Parlamento”: secondo chi voterà no al quesito referendario, il risparmio per il taglio dei parlamentari sarà di gran lunga inferiore ai 100 milioni di euro stimati dai comitati per il sì.

Scrutatori 2020, il compenso per referendum e regionali

I partiti per il sì e chi vota no al referendum: pro e contro

Le ragioni del sì e del no al referendum di settembre non dividono solo gli elettori, ma scuotono anche i partiti e i parlamentari: molte formazioni sono spaccate tra chi è pro e chi è contro il taglio. Posizione piuttosto granitica quella del Movimento 5 Stelle, promotore della riforma, che si schiera in blocco per il sì al quesito referendario. Nettamente schierata per il no invece +Europa.

La direzione nazionale Pd, nonostante le voci dissonanti all’interno del Partito Democratico, ha deciso di orientare la maggiore formazione politica di sinistra per il sì al referendum sul taglio ai parlamentari, promuovendo la linea del segretario Nicola Zingaretti, che però chiede una riforma elettorale. Critico sulla consultazione, il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, che ufficialmente ha lasciato libertà di voto, non risparmiando però qualche stoccata verso i promotori del referendum 2020, definito “uno spot”, “inutile” poiché serve una riforma complessiva e anche “una barzelletta, perché ridurre il numero dei parlamentari e lasciare il bicameralismo perfetto fa ridere”. Fuori dal parlamento il movimento delle Sardine invece si è schierato per il no alla riforma.

A destra Forza Italia è divisa sul tema: la capogruppo alla Camera si è dichiarata a favore del sì, ma altre anime del partito non sono concordi e lo stesso Silvio Berlusconi è per il no, perché, ha detto, si tratta di “un atto demagogico che limita la rappresentanza”, lasciando però libertà di voto. Sul fronte della Lega, un gruppo di parlamentari del Carroccio dice sì al referendum 2020, invocando una nuova legge elettorale, a favore del sì anche il leader Matteo Salvini, ma anche qui ci sono dei dissidenti interni. Linea pro referendum inoltre per Fratelli d’Italia, confermata da Giorgia Meloni.

Coronavirus in Toscana 9 settembre: più contagi, morti e terapie intensive

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Segno più per i tamponi e i nuovi contagi, aumentano le persone ricoverate in terapia intensiva e anche i morti con Covid-19 (2 nelle ultime 24 ore): sono queste le news del 9 settembre 2020 sul coronavirus in Toscana, in base ai dati contenuti nel bollettino che la Regione ha trasmesso alla protezione civile nazionale.

I nuovi contagi di coronavirus in Toscana, i dati del 9 settembre 2020

I nuovi positivi in Toscana sono 88 (ieri erano 59): di questi 11 casi sono legati a rientri dall’estero (uno per motivi di vacanza, dalla Spagna), uno ad arrivi dalla Sardegna, mentre due contagi da coronavirus sono stati individuati durante i controlli nei porti e nelle stazioni attivati dalla Regione Toscana con un’ordinanza ad hoc. Il 44% è collegato a un precedente caso, già individuato.

L’età media dei casi di oggi è di 39 anni, il 69% è asintomatico, il 24% pauci-sintomatico, ossia con sintomi lievi. Ecco dove sono stati rilevati i nuovi contagi di coronavirus tra l’8 e il 9 settembre sul territorio toscano: 19 in più ad Arezzo, 16 a Prato, 14 a Firenze, 13 a Massa Carrara, 12 a Pisa, 6 a Livorno, 4 a Siena, uno in più a Pistoia, Lucca e Grosseto. Un caso riguarda un residente fuori regione. 7.137 i tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore.

Covid, la situazione negli ospedali della Toscana

Il 9 settembre, in Toscana 2.141 persone sono attualmente positive al coronavirus (+3% rispetto alle news di ieri): la stragrande maggioranza, 2.061, sono in isolamento a casa, perché non necessitano di cure negli ospedali (65 in più rispetto a ieri, + 3,3%),  80 sono ricoverate nei posti letto Covid (3 in meno rispetto a ieri, -3,6%). Aumentano però di due unità i pazienti in terapia intensiva, che oggi raggiungono quota 11 (+22,2%).

24 le persone guarite nell’ultima giornata, mentre si registrano due nuovi morti, un uomo e una donna, a Massa Carrara e Livorno, per un’età media di circa 87 anni. 4.064 soggetti sono poi in isolamento, in sorveglianza attiva, perché hanno avuto contatti con contagiati (4 in più rispetto a ieri, +0,1%).

L’andamento dei casi di coronavirus in Toscana aggiornati al 9 settembre 2020

Dall’inizio dell’epidemia a oggi, 9 settembre, in Toscana si contano 12.646 i casi complessivi di coronavirus, di questi 9.358 sono guariti (ossia il 74% dei positivi totali), mentre i deceduti sono 1.147, per 601.979 tamponi eseguiti in tutto: questi i dati riportati dall’ultimo bollettino Covid della Regione.

La Toscana rimane al decimo posto in Italia per numerosità di casi, con circa 339 positivi ogni 100.000 abitanti, contro la media italiana di 464. Secondo i dati dell’Agenzia regionale di Sanità il tasso grezzo di mortalità toscano per Covid-19 è di 30,8 deceduti ogni 100.000 residenti contro il 58,9 della media nazionale (siamo l’undicesima regione a livello nazionale).

Per quanto riguarda le province, il tasso di notifica più alto si registra a Massa Carrara (695 casi x 100.000 abitanti), Lucca (411) e Firenze (380), il più basso Livorno (179). Sul fronte del tasso di mortalità, i dati maggiori riguardano Massa Carrara (90,3 deceduti ogni 100.000 residenti), Firenze (41,3) e Lucca (38,2), i più bassi a Grosseto (11,3).

Bonus per chi paga con carta di credito e bancomat, come funziona

Muove i primi passi Italia cashless, il progetto del governo che prevede un bonus per chi paga con la carta di credito o il bancomat, che potrebbe partire entro la fine 2020: in pratica funziona come un disincentivo all’uso dei contanti, grazie a un piano di cashback che riconosce ai consumatori il rimborso di una parte di quanto speso con i pagamenti elettronici, prevedendo una cifra limite e un tetto minimo di operazioni per richiederlo.

Sul tema sta lavorando il premier Giuseppe Conte, dopo aver incontrato i big che gestiscono in Italia le transazioni elettroniche da Postepay a Intesa Sanpaolo fino a Satispay. Ecco quindi i primi dettagli su come funziona il bonus per chi paga con bancomat (le cosiddette carte di debito) e con le carte carte di credito.

Piano cashless, da quando: già nel 2020?

Il piano per disincentivare l’uso dei contanti (e limitare così l’evasione fiscale) era stato inizialmente annunciato per il 2021, ma ora il governo sta accelerando e l’intenzione è quella di far scattare il cashback per chi paga con carta di credito e bancomat fin dal 1° dicembre 2020, mentre per i negozianti è in cantiere uno sconto sulle tasse con  un credito di imposta legato alle commissioni pagate per i Pos, detrazioni fiscali che varrebbero in modo retroattivo dal 1° luglio 2020. Sono queste le attuali ipotesi di lavoro.

Le misure in favore della moneta elettronica si legano a un’altra novità già entrata in vigore: il limite per il pagamento in contanti dal 1° luglio 2020 è calato da 3.000 a 2.000 euro (1.999 euro per l’esattezza), ma l’esecutivo sta pensando di portare questa asticella ancora più in basso dal 1° gennaio 2022, a 1.000 euro.

Bonus per chi paga con carta di credito e bancomat, come funziona il piano cashback e come richiederlo

I tecnici stanno definendo i dettagli di come funzionerà il rimborso per chi salderà il conto con carte di credito e bancomat: l’idea è quella di un bonus del 10% di quanto speso da riconoscere sui pagamenti elettronici eseguiti fino a un totale di 3.000 euro l’anno (quindi in 12 mesi si riavranno indietro al massimo 300 euro), ma per richiederlo le spese dovranno essere documentate.

Oltre a questa soglia, si sta studiando un numero minimo di operazioni elettroniche per far scattare il rimborso, in modo che i cittadini siano incentivati nel pagare con carta di credito e bancomat anche durante lo shopping quotidiano, fatto di piccoli acquisti.

Bonus e carta di credito: i prossimi passi per il 2020

In questa marcia del piano cashless 2020 ci sono però degli ostacoli: prima di tutto la rendicontazione dei pagamenti elettronici con le informazioni che dovranno arrivare dai gestori dei circuiti all’Agenzia delle Entrate per calcolare il cashback, il secondo scoglio è il via libera del Garante della Privacy, senza dimenticare il nulla osta della Corte dei Conti.

Il Maggio Musicale Fiorentino riparte con il Rinaldo di Händel

Lunedì 7 Settembre il Teatro del Maggio musicale fiorentino, primo tra i teatri italiani, ha rialzato il sipario dopo la chiusura forzata dovuta all’emergenza Covid, mettendo in scena il Rinaldo di Händel e dando ufficialmente il via alla stagione lirica e sinfonica 2020/2021. Si replica il 9 e 13 settembre 2020.

Il Rinaldo è l’opera del debutto, fortunatissimo, del compositore tedesco a Londra, dove  fu rappresentato per la prima volta nel 1711. L’azione è ambienta durante la prima crociata  e il libretto di Giacomo Rossi, liberamente tratto dalla “Gerusalemme liberata” del Tasso, racconta, nei sui tre atti, delle peripezie che l’eroe Rinaldo e la sua amata Almirena – figlia di Goffredo di Buglione – devono affrontare per sconfiggere il re saraceno Argante e la sua amante, la maga Armida.

La rappresentazione fiorentina di Rinaldo al Teatro del Maggio

Questa rappresentazione del teatro del Maggio è di fatto un recupero del calendario della scorsa stagione sospesa a causa del lockdown: il Rinaldo era infatti previsto come ultimo titolo della scorsa stagione lirica. La direzione del teatro ha deciso di riproporlo adesso, quando è già partito il programma dell stagione 2020/2021, e bene ha fatto: sarebbe stato davvero un peccato perdersi uno spettacolo come quello che è in scena in questi giorni sul palcoscenico del teatro fiorentino.

L’allestimento di Pier Luigi Pizzi, ricostruzione dell’allestimento del Teatro Valli di Reggio Emilia in coproduzione fra i Teatri di Reggio Emilia, Maggio Musicale Fiorentino e Teatro La Fenice di Venezia, ideato 35 anni fa è, di fatto, la ciliegina sulla torta di una rappresentazione riuscita sotto ogni punto di vista artistico.

Pizzi, a cui si devono regia, scene e costumi, mette in scena il teatro delle meraviglie barocco. I cantanti non toccano mai il palcoscenico e si muovono sopra dei carri spostati  da mimi. I carri a volte sono semplici cubi altre volte sono troni, cavalli, vascelli o cocchi trainati da draghi. E poi ci sono furie, sirene, mari in tempesta. I protagonisti indossano meravigliosi e colorati costumi corredati da ampissimi mantelli di seta che, una volta mossi sempre dai mimi, e con l’uso sapiente delle luci di Massimo Gasparon, danno allo spettatore l’illusione ora delle fiamme degli inferi, ora del cielo azzurro.

Rinaldo al Teatro del Maggio musicale fiorentino: gli artisti

Il cast vocale è tutto all’altezza della situazione. Le parti principali sono state interpretate da Leonardo Cortellazzi  (Goffredo), Carmela Remigio (Armida), Andrea Patucelli (Argante), Francesca Aspromonte (Almirena); quelle secondarie da William Corrò (Mago Cristiano),  Shuxin Li (Araldo), Marilena Ruta e Valentina Corò (Donna/Due Sirene). Il ruolo del protagonista Rinaldo, scritto per un castrato e di prassi assegnato ad un contralto, è invece stato affidato al controtenore, Raffaele Pe, 33 anni, artista che nel suo repertorio, oltre al barocco vanta anche Benjamin Britten e Arvo Pärt. Pe non tradisce la sua fama e offre al pubblico fiorentino un’ottima prova sia del punto di vista dell’intonazione che da quello stilistico.

Il maestro concertatore e direttore della serata era Federico Maria Sardelli, che alla guida dell’organico compatto dell’orchestra del maggio musicale, è riuscito a mantenere una costante tensione durante tutta l’esecuzione dell’opera di Händel sottolineando i diversi momenti presenti nella partitura con accentuati chiaroscuri. Durante la sinfonia introduttiva all’aria di Almirena, Augelletti, che cantate, Sardelli si è anche aggiunto all’orchestra come flautista.

Le reazioni del pubblico

Il pubblico del Maggio musicale fiorentino aspettava con trepidazione questo Rinaldo, per molteplici ragioni. Ovviamente c’era la voglia di tornare a teatro dopo la lunga pausa imposta dalla pandemia ma c’era anche la curiosità. Curiosità di capire come il teatro avrebbe gestito le nuove norme di sicurezza e curiosità di avere un assaggio della nuova stagione che sulla carta, per titoli proposti e qualità degli interpreti, si preannuncia molto allettante.

Se dal punto di vista organizzativo c’è ancora da oliare qualche ingranaggio, nessuno sapeva dove sedersi per rispettare il distanziamento, dal punto di vista artistico le aspettative sono state sicuramente superate. E, per la prima volta in diverse stagioni, all’uscita non ho sentito nessuna lamentala ma solo commenti positivi da parte degli abbonati storici della galleria.

Si replica il 9 e il 10 settembre alle ore 20.00 e il 13 settembre alle 15.30.

Coppa Italia 2020/2021: la Fiorentina dalla parte di Inter, Milan e Juve

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Dopo il calendario di serie A la Lega Calcio ha reso nota la “griglia” della Coppa Italia 2020/2021, uscita dal sorteggio: la Fiorentina scenderà in campo nel terzo turno preliminare, mentre le teste di serie sono le prime otto dello scorso campionato ed entreranno in scena a partire dagli ottavi di finale. .

Le possibili avversarie della Fiorentina in Coppa Italia

La Fiorentina dovrà aspettare per conoscere la prima avversaria. Il 23 settembre si giocherà il primo turno tra Padova e Breno, la vincente sfiderà il Frosinone nel secondo turno il 30 settembre. La vincente di questa partita, secondo il tabellone della Coppa Italia 2020/2021, giocherà contro i viola il 28 ottobre. In caso di successo la squadra di Iachini giocherà, presumibilmente, contro l’Udinese nei sedicesimi di finale. I friulani sono, infatti, l’altra squadra di serie A posta nella parte dei viola.

Il proseguimento del torneo

Solo allora, se superato l’ostacolo Udinese, la Fiorentina giocherà contro l’Inter negli ottavi di finale. Andata il 13 e ritorno il 20 gennaio 2021. Sempre in quella parte della “griglia” c’è il Milan mentre, nella parte di sotto, ci sono Sassuolo e Juventus.

Fiorentina Coppa Italia 2020 2021 tabellone griglia Lega Calcio

Il Reporter settembre 2020

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Idee per domani

L’onda si è ingrossata in fretta all’orizzonte ed è bastato poco per capire che si sarebbe infranta con forza. Quando la pandemia si è presa l’Italia, alla paura per l’emergenza sanitaria in corso si è aggiunta quella per la crisi economica in arrivo. Senza poterci far niente, se non lanciare un tardivo e inutile “correte ai ripari”.

Micidiale per tutte le economie del mondo, a Firenze il virus ha forse trovato l’organismo perfetto da infettare, azzerando in un colpo solo la domanda di merci in uscita e i flussi di persone in entrata in una città che si regge (o si reggeva) sulle esportazioni e sul turismo. La fine del “modello Firenze”? Nel volgere di poche settimane il bisogno di riflettere sui limiti del sistema produttivo ed economico della città – un bisogno che è reale, supportato dai fatti, e resterà – è sembrato diventare un’urgenza a cui rimediare in modo drastico e svelto: rifondare, più che ripensare. Proclami? Tutti i giorni. Appelli a “scelte coraggiose”? A non finire. Soluzioni concrete? Ben poche, com’è logico, perché ciò che accade oggi è il frutto di decisioni impostate da venti o trent’anni, i cui effetti stagionavano da ben prima che la pandemia, cruenta, li mettesse a nudo.

Cambiare sistema non è come cambiarsi d’abito. Le città sono organismi vivi: evolvono, prosperano, declinano, mutano insieme ai contesti competitivi e culturali nei quali insistono. Se si vogliono dare a Firenze – al centro storico, ma non solo – funzioni produttive nuove e sensate per i tempi che verranno, si cominci impostando un dibattito più pacato nei toni e analitico nei modi sulle vocazioni naturali di questo territorio. Altrimenti nulla cambierà, tornerà il turismo con identici pregi e difetti di quando se n’è andato e un’occasione storica non produrrà niente più che il solito bisticcio tra chi rimpiangerà la Firenze delle botteghe e chi, tutto sommato, potrà ancora dirsi contento così.

Post scriptum: son stati mesi duri anche per Il Reporter, costretto per la prima volta a sospendere le pubblicazioni. Se oggi torniamo, con l’idea di restare, è grazie alla tenacia e all’impegno di tutti i collaboratori. A loro va la nostra massima gratitudine.
Andrea Tani

il reporter settembre 2020

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