martedì, 6 Maggio 2025
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La Toscana resta arancione: rimandato il ritorno in zona gialla?

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L’attesa promozione sembra essere rimandata. La Toscana resta zona arancione e dovrà attendere ancora un’altra settimana prima di tornare in zona gialla. Questa, almeno, è l’indiscrezione più insistente quando mancano poche ore alla pubblicazione dell’ordinanza del Ministro della salute sul cambio di colore delle regioni in base all’andamento del contagio da Covid.

Per il ritorno della Toscana in zona gialla si era speso in primis il presidente della Regione Eugenio Giani, sottolineando a più riprese come i dati del contagio che venivano riportati da giorni erano ormai compatibili per scendere nella fascia di rischio inferiore.

Toscana ancora arancione, zona gialla rimandata al 20 dicembre

I 21 criteri in effetti lo sono, tranne uno: quello delle terapie intensive. Il dato dell’occupazione di posti di terapia intensiva da parte di pazienti Covid, sebbene sia calato, resta ancora abbondantemente sopra il 30%, la soglia necessaria per ottenere, a quella voce, il “bollino” giallo. Per questo la Toscana, con tutta probabilità, dovrà restare una settimana in più in zona arancione, senza il passaggio diretto in quella gialla atteso per oggi.

Quando tornerà in zona gialla la Toscana? È proprio questo il problema. Se l’andamento sarà confermato anche nella prossima settimana, la regione non dovrebbe avere problemi a ottenere la promozione venerdì prossimo. Ciò significherebbe però che la Toscana entrerebbe in zona gialla da domenica 20 dicembre. Appena un giorno prima che scattino le restrizioni ai movimenti in vigore in tutta Italia dal 21 dicembre. E dunque resteranno soltanto pochi giorni a disposizione per poter uscire dal proprio comune per lo shopping natalizio.

Nardella: “Speranza chiarisca i motivi”

Sulla possibilità che la Toscana resti in zona arancione è intervenuto oggi anche il sindaco di Firenze Dario Nardella, a margine di una conferenza stampa, di fatto confermando le indiscrezioni. “Credo che la cosa più importante sia la trasparenza e la chiarezza della comunicazione, quindi mi appello al ministro Speranza perché le motivazioni ed i criteri che hanno portato alla conferma della zona arancione” per la Toscana “siano comunicati e spiegati in modo chiaro e trasparente, visto che il governo ha sempre sostenuto che alla base delle fasce vi è un sistema di automatismi collegato ad una serie di criteri condivisi con le regioni”. “La cosa importante – ha aggiunto Nardella – è che tutti, dalle imprese ai cittadini, sappiano con chiarezza, semplicità e trasparenza, perché appunto la Toscana è in zona arancione”.

Covid in Toscana, tornano a salire i casi: i dati dell’11 dicembre

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Sono 657 i nuovi casi positivi al coronavirus in Toscana di oggi, venerdì 11 dicembre, in significativo rialzo rispetto al dato degli ultimi giorni: sono i contenuti del bollettino quotidiano sul contagio da Covid.

Covid in Toscana, i dati dell’11 dicembre

I casi sono stati individuati dall’analisi di 12.197 tamponi molecolari e 3.718 test rapidi. Numeri, in questo caso, superiori rispetto ai tamponi processati nei giorni scorsi. Il dettaglio sui nuovi positivi, i ricoverati, i guariti e i decessi arriverà con il bollettino atteso nel pomeriggio. Ma oggi la Toscana aspetta soprattutto di sapere se sarà il giorno del suo ritorno in zona gialla. Un’ipotesi che però sembra aver perso credito nelle ultime ore. A fare chiarezza sarà l’ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza che verrà firmata nelle prossime ore.

L’età media dei nuovi casi è di 51 anni circa: l’11% ha meno di 20 anni, il 21% tra 20 e 39 anni, il 29% tra 40 e 59 anni, il 23% tra 60 e 79 anni, il 16% ha 80 anni o più. Il quadro aggiornato dei casi complessivi conta dunque 31.030 contagiati da inizio epidemia, così divisi per provincia:

  • Firenze (153 in più rispetto a ieri)
  • 9.782 a Prato (32 in più)
  • 9.835 a Pistoia (80 in più)
  • 7.108 a Massa (74 in più)
  • 11.285 a Lucca (85 in più)
  • 15.506 a Pisa (134 in più)
  • 7.761 a Livorno (40 in più)
  • 9.909 ad Arezzo (32 in più)
  • 4.480 a Siena (20 in più)
  • 3.846 a Grosseto (7 in più)

Altri 555 casi notificati in Toscana riguardano residenti in altre regioni.

Covid, il bollettino della Toscana

Scende sia il numero dei ricoverati che quello dei pazienti in terapia intensiva. Ad oggi si trovano negli ospedali della Toscana 1.509 pazienti Covid, 61 in meno rispetto a ieri. Di questi, 241 sono in terapia intensiva, 6 in meno da ieri. Nelle ultime 24 ore si sono registrati anche 2.115 nuovi guariti.

Sono 50, invece, i morti. Un dato però gonfiato da alcuni decessi avvenuti nei giorni scorsi e comunicati solo nelle ultime 24 ore. I nuovi deceduti sono 31 uomini e 19 donne con un’età media di 84,3 anni, così distribuiti per provincia: 13 a Firenze, 2 a Prato, 2 a Pistoia, 4 a Massa Carrara, 1 a Lucca, 8 a Pisa, 7 a Livorno, 11 a Arezzo, 2 a Siena.

Alcuni dei decessi comunicati agli uffici della Regione nelle ultime 24 ore si riferiscono a morti avvenute nei giorni/periodi precedenti.

Oltre al numero dei nuovi casi di Covid in Toscana, il presidente della Regione Eugenio Giani ha dato notizia della chiusura del reparto Covid “high care” che era stato realizzato all’ex ospedale Palagi di Firenze, con 22 posti letto destinati all’emergenza. Vista la minor pressione sugli ospedali, la struttura viene dismessa e i suoi spazi saranno destinati ad “ambulatori per visite specialistiche e chirurgia in ‘day surgery’ – scrive Giani su Facebook – oltre a una serie di servizi sanitari specifici erogati senza degenza. Non abbassiamo la guardia, continuiamo a fare la nostra parte”.

Atalanta Fiorentina dove vederla: Sky o DAZN?

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Domenica 13 dicembre, la Fiorentina incontra l’Atalanta allo stadio Gewiss di Bergamo. Una partita da non perdere quella in programma alle ore 15.00: ma dove vederla, su Sky o Dazn?

Dove vedere Atalanta Fiorentina in tv: Sky o Dazn?

La partita tra Atalanta e Fiorentina sarà trasmessa su Dazn, il servizio di video streaming online dedicato agli eventi sportivi. Dazn è accessibile su smart tv, computer, tablet e smartphone, oltre che console per videogiochi e praticamente tutti i dispositivi in grado di trasmettere.

Gli abbonati Sky però non disperino. Grazie all’accordo tra Sky e Dazn, anche i clienti del servizio di pay tv satellitare possono vedere le partite trasmesse su Dazn. Gli abbonati a Sky Q, My Sky HD o Sky HD possono infatti attivare il canale satellitare Dazn 1 che andrà ad aggiungersi alla loro offerta. Maggiori informazioni sul sito di Sky.

Atalanta Fiorentina in streaming

Atalanta Fiorentina non sarà invece trasmessa su SkyGo, l’app di streaming di Sky per pc, tablet e smartphone, né su NowTv, la piattaforma di streaming a pagamento.

La radiocronaca in diretta sarà trasmessa da RadioRai.

Atalanta Fiorentina in chiaro?

Non ci sono opzioni per vedere Atalanta Fiorentina in chiaro.

Papa Francesco anticipa la Messa di Natale: dove vederla

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L’emergenza Covid cambia anche la tradizione per eccellenza del mondo cattolico: papa Francesco celebrerà la Messa di Natale alle ore 19.30, un orario anticipato di due ore rispetto alla consuetudine. La Messa della notte di Natale sarà trasmessa in tv, in radio e in streaming online: ecco dove vederla da casa.

Messa di Natale anticipata: Papa Francesco in San Pietro alle 19.30

Una scelta dettata dalla necessità di rispettare il coprifuoco che anche nelle feste di Natale resterà valido dalle ore 22 alle 6. D’altra parte lo stesso papa Francesco l’8 dicembre scorso, festa dell’Immacolata, aveva ribadito la necessità di rispettare le regole per evitare l’aggravarsi del contagio. “Oggi pomeriggio – aveva detto in quell’occasione – non avrà luogo il tradizionale omaggio all’Immacolata in piazza di Spagna per evitare il rischio di assembramento, come disposto dall’autorità civile alla quale dobbiamo obbedire“.

La Messa di Natale celebrata da papa Francesco nella Basilica di San Pietro, nella Città del Vaticano, si potrà seguire anche in tv, radio e streaming: dove vederla? Rai 1 trasmetterà in diretta la celebrazione, che andrà in onda anche su Rai Radio 1. In streaming, oltre che sui canali Rai trasmessi in diretta online su RaiPlay, la Messa di Natale sarà su Vatican News, il servizio realizzato dalla Segreteria per la comunicazione della Santa sede.

Stop agli spostamenti tra province a Natale, ok ai comuni vicini

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Sì agli spostamenti tra comuni a Natale e Capodanno, ma solo all’interno delle singole province. È questa l’ipotesi che si fa largo nel governo, dopo il pressing di Regioni, opposizione e di parte della stessa maggioranza, per allentare la stretta introdotta dal decreto Natale e dal Dpcm del 3 dicembre. Due le ipotesi al centro della discussione: il via libera alla circolazione tra piccoli comuni il 25, 26 dicembre e 1° gennaio oppure lo stop agli spostamenti tra province, per consentire di uscire dal comune a Natale, Santo Stefano e Capodanno ma solo se ci si reca in un’altra città che fa parte della stessa provincia. Questa seconda strada sembra più percorribile.

Le regole del decreto Natale: non si può uscire dal comune in 3 giornate

Al momento le regole introdotte dal decreto legge Natale e dal nuovo Dpcm in vigore dal 4 dicembre stabiliscono che, anche in zona gialla, non si può uscire dal comune dove si vive nelle giornate di Natale, Santo Stefano e Capodanno se non per motivi di lavoro, salute e necessità. E il pranzo di Natale o la visita ai parenti non vengono contemplati tra le motivazioni di necessità. Questa norma ha scatenato molte critiche perché blocca gli spostamenti delle famiglie che pur abitando a pochi chilometri, ad esempio nel territorio di una stessa provincia ma su comuni diversi, non possono vedere i congiunti per le feste.

C’è poi il divieto di spostamento tra regioni dal 21 dicembre al 6 gennaio: in queste due settimane di vacanze natalizie non si può uscire dalla propria regione, anche se ci si trova in zona gialla, e raggiungere le seconde case in altre regioni. Ci sono sempre le solite 3 eccezioni: motivi di lavoro, salute e necessità. Se si valuta lo stop degli spostamenti tra province, al posto del blocco della circolazione tra comuni, l’apertura delle regioni per Natale non viene presa in considerazione: il blocco dal 21 dicembre al 6 gennaio per i movimenti interregionali resterà.

Spostamenti tra province a Natale e Capodanno, cosa può cambiare e chi può uscire

Il premier Giuseppe Conte sta quindi valutando se ritoccare il divieto di spostamento tra comuni a Natale, Santo Stefano e Capodanno. La prima ipotesi è permettere alle persone di muoversi tra piccoli comuni sotto i 5.000 abitanti, perché la norma non può essere uguale per le grandi città urbane, molto estese, e i piccoli comuni. Questa opzione sembra difficilmente percorribile, soprattutto per la difficoltà dei controlli.

Più attuabile la seconda via, che prevede di allargare i confini del divieto, nella zona gialla, con il blocco degli spostamenti tra province, al posto dello stop alla circolazione tra comuni: nel caso passasse questa linea, a Natale, Santo Stefano e Capodanno si potrà uscire dal comune se si è diretti in un’altra città all’interno della stessa provincia, ma non sarà permesso lasciare i confini provinciali.

A Natale e Capodanno si può uscire dal comune e dalla provincia?

L’allentamento della stretta, con il blocco degli spostamenti solo tra i comuni di diverse province, non è stato ancora deciso: parte del governo, come il ministro della Salute Roberto Speranza, non è favorevole perché questa decisione rischia di spianare la strada a una terza ondata di Covid. Le ultime notizie danno però come probabile l’arrivo in parlamento di una proposta di modifica del decreto Natale, per ritoccare proprio la questione degli spostamenti tra province e comuni, ma non quella dei viaggi tra regioni.

Covid in Toscana, i dati del 10 dicembre: contagi di coronavirus in salita

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Leggere oscillazioni, ma i dati sui contagi di Covid in Toscana confermano anche oggi, 10 dicembre, un situazione stabile: secondo il bollettino della Regione i nuovi casi di coronavirus nelle ultime 24 ore aumentano leggermente (517 contro i 505 di ieri), a fronte di un numero inferiore di tamponi molecolari effettuati (9.577 contro 9.878). Crescono di otto volte i test rapidi effettuati, mentre il numero di contagiati da inizio dell’epidemia, comprensivo anche di decessi e guariti, con il 10 dicembre supera quota 110.000. Intanto si attende il nuovo monitoraggio dell’ISS per capire quando la Toscana potrà diventare zona gialla.

Ecco i dati sui contagi di Covid in Toscana a oggi, 10 dicembre.

I dati sul Covid in Toscana al 10 dicembre, i contagi oggi

  • Nuovi contagi di Covid-19 in Toscana (10 dicembre 2020): 517 (ieri erano 505)
  • Tamponi molecolari effettuati in 24 ore: 9.577 (il giorno precedente 9.878)
  • Test antigenici: 3.696 (ieri 451)
  • Rapporto positivi/tamponi in Toscana: 5,4% (ieri 5,1%)
  • Attualmente positivi: 22.332 (-9,2% rispetto a ieri)
  • Numero di ricoverati: 1.570 (-30 rispetto al bollettino di ieri) di cui in terapia intensiva: 247 (-6 rispetto a ieri)
  • Numero di decessi nelle ultime 24 ore: 75 (46 uomini e 29 donne con un’età media di 82,7 anni)
  • Numero di decessi dall’inizio della pandemia: 3.032

(45 dei 75 decessi comunicati nelle ultime 24 ore si riferiscono però a persone morte nei giorni precedenti).

Coronavirus in Toscana, l’andamento e il punto della situazione al 10 dicembre

  • Contagiati dall’inizio dell’emergenza: 110.440
  • Tamponi totali dall’inizio dell’emergenza: 1.680.849
  • Guariti dall’inizio della pandemia: 85.076

I dati del 10 dicembre sui contagi di Covid in Toscana provincia per provincia, in base alla residenza dei positivi:

  • 30.877 i casi totali a Firenze (146 in più rispetto a ieri),
  • 9.750 a Prato (63 in più)
  • 9.755 a Pistoia (45 in più)
  • 7.034 a Massa (34 in più)
  • 11.200 a Lucca (70 in più)
  • 15.372 a Pisa (85 in più)
  • 7.721 a Livorno (27 in più)
  • 9.877 ad Arezzo (25 in più)
  • 4.460 a Siena (11 in più)
  • 3.839 a Grosseto (11 in più)
  • 555 casi positivi notificati in Toscana, ma residenti in altre regioni.

I numeri con il dettaglio dei contagi provincia per provincia saranno resi noti nel pomeriggio. Intanto sul sito dell’Agenzia regionale di Sanità sono pubblicati i grafici sull’andamento del Covid-19 in Toscana, che verranno aggiornati alle ore 18.00  con il bollettino di oggi, 10 dicembre. Nel tardo pomeriggio si conosceranno anche quanti contagiati ci sono in Italia oggi.

Natale: ricongiungimento familiare e genitori anziani, le regole del Dpcm

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Non sarà il classico Natale in famiglia, non come siamo abituati a pensarlo. Tra le molte restrizioni agli spostamenti previste per il periodo delle feste e per i giorni di Natale, Santo Stefano e Capodanno, ci sono alcune eccezioni e altri limiti al ricongiungimento familiare che riguardano chi vuole spostarsi per raggiungere i genitori anziani o non autosufficienti, per i genitori separati che vogliono stare insieme ai figli. A far chiarezza sono le Faq del Dpcm 3 dicembre pubblicate dal governo.

Natale, le regole per il ricongiungimento familiare

La questione del ricongiungimento familiare per Natale è la più semplice da risolvere: i coniugi o i partner che vivono in città diverse possono trascorrere insieme le feste. Basta che uno dei due raggiunga l’altro nel luogo in cui ha la residenza, il domicilio o l’abitazione.

Non serve essere sposati. Si parla genericamente di “partner” e dunque il ricongiungimento familiare è consentito anche a tutti i fidanzati. Ci si potrà spostare anche durante il periodo di maggiori restrizioni, ovvero dopo il 21 dicembre e fino al 6 gennaio. In questo, come negli altri casi, vanno rispettate le altre regole previste per gli spostamenti, anche per quelli consentiti.

Genitori separati, spostamenti sempre consentiti per stare con i figli

C’è poi il capitolo dei genitori separati e degli spostamenti per trascorrere il Natale insieme ai figli che vivono altrove, in un altro comune, altra regione o anche all’estero. Sarà sempre consentito, in quanto spostamento motivato da necessità. Ci si potrà spostare per raggiungere i figli anche tra il 21 dicembre e il 6 gennaio.

Dpcm Natale: i genitori anziani

Per chi ha genitori anziani le regole sugli spostamenti nel periodo di Natale cambiano in base al loro stato di saluto e alle loro necessità. Fare visita a parenti o conoscenti sarà sempre consentito in zona gialla, anche spostandosi verso altre regioni in zona gialla, fino al 20 dicembre 2020. A partire dal 21 dicembre e dopo, fino al 7 gennaio, ci si potrà muovere solo nelle zone gialle all’interno della stessa regione. Raggiungere i genitori, anche se anziani, in un’altra regione non sarà permesso per le feste di Natale, fino al 7 gennaio.

Diverso è il caso di genitori (o parenti in generale) non autosufficienti. Chi se ne prende cura, che siano i figli o altre persone, potrà continuare a raggiungerli, anche al di fuori del proprio comune e della propria regione. Si potrà sempre uscire e spostarsi per prendersi cura di genitori o parenti non autosufficienti: anche dopo il 21 dicembre, anche fuori dal comune o dalla regione di residenza, compresi i giorni di Natale, Santo Stefano e Capodanno.

Questo a patto che non sia possibile assicurare la necessaria assistenza tramite altre persone presenti nello stesso comune o nella stessa regione. In ogni caso ci si deve spostare da soli, o comunque in numero non superiore alle persone strettamente necessarie.

 

Il neon d’artista sulla facciata del Museo Novecento

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Spunta il neon dell’artista Claire Fontaine sulla facciata del Museo Novecento di Firenze. “Siamo con voi nella notte”, così si intitola l’opera dell’artista collettivo che dal 12 dicembre all’11 marzo campeggerà sopra l’ingresso del complesso delle ex Leopoldine, in piazza Santa Maria Novella.

Un messaggio luminoso che arriva dal museo civico fiorentino e che rientra nel programma di F-Light, Florence Light Festival. Vista la chiusura al pubblico del Museo, a causa delle restrizioni imposte dal Governo per la pandemia da Covid 19, sarà il led firmato da Claire Fontaine – collettivo artistico internazionale formato da Fulvia Carnevale e James Thornhill – a trasformare la facciata, spazio di confine, in un ideale diaframma che mette in relazione i contenuti visivi normalmente conservati all’interno del Museo, con la piazza e lo spazio pubblico all’esterno.

Il neon d’artista di Claire Fontaine al Museo Novecento

Si tratta del secondo dei tre interventi firmati Claire Fontaine in programma al Museo Novecento (il primo ha già preso vita il 25 novembre e il terzo è previsto il 27 gennaio, in occasione della Giornata della Memoria). La scritta al neon (realizzata dagli artisti nel 2008) prende ispirazione dai murales apparsi negli anni Settanta sui muri di varie città italiane come segno di solidarietà nei confronti dei prigionieri politici.

“Siamo con voi nella notte” cosa significa il neon di Claire Fontaine

Il significato del lavoro di Claire Fontaine va oltre lo spirito originario con cui la scritta era stata pensata durante gli Anni di Piombo e la “notte della Repubblica”. La notte in questo caso rappresenta la prigionia nella dimensione più oscura della paura e della disperazione quando a fare luce – in un tempo sospeso e terribile come quello attuale – sono le forze della resistenza e della compassione reciproca. Un lavoro perfetto per descrivere il momento che stiamo vivendo, di isolamento e di buio, e in cui la luce in fondo al tunnel può essere immaginata grazie alla capacità visionaria dell’arte, come spazio di libertà e come gesto rivoluzionario.

Le parole della pandemia: intervista a Vera Gheno

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vera ghenoVera Gheno è una sociolinguista specializzata in comunicazione digitale e traduttrice dall’ungherese. Insegna all’Università di Firenze e alla Lumsa di Roma. Ha collaborato per vent’anni con l’Accademia della Crusca, collabora con Zanichelli ed è autrice di saggi scientifici e divulgativi. I suoi profili Facebook e Twitter

 

Alcune spaventano: mai avremo pensato di dover vivere una quarantena, mai di sentire così spesso che qualcuno si è ritrovato intubato. Altre quasi ci hanno fatto ridere, di quel sarcasmo amaro che nasce dal ritrovarsi a dover usare una parola come congiunto. Abbiamo scoperto i paucisintomatici, la pericolosità dei droplet, il rigore del lockdown e che si potesse fare didattica a distanza. La pandemia ha cambiato il modo di parlare. Ha portato parole nuove nelle conversazioni, fatto riscoprire o cambiato il significato di altre che quasi avevamo dimenticate.

Vera Gheno, docente dell’Università di Firenze, sociolinguista “pop” ben nota a chi frequenta i social network, ha fatto un esperimento. Ha chiesto ai suoi contatti su Facebook di elencare le prime tre parole che venivano alla mente pensando al momento che, nella primavera scorsa, a lockdown appena iniziato, stavano vivendo. Quell’esperimento è diventato un libro, “Parole contro la paura”, edito da Longanesi in formato digitale.

Le chiediamo di tornare a quei giorni. I giorni della nazione unita nello sforzo, del nemico invisibile, dei medici eroi e degli infermieri in prima linea. Così si diceva, come se si volesse restituire alle parole la loro funzione ancestrale, quella di creazione del mito, per spiegare e accettare il soprannaturale. O no?

“È una lettura fin troppo ottimistica”, risponde Gheno. “È vero, quegli elementi c’erano. Ma il ricorso insistente al campo semantico della guerra credo sia stato più frutto del non sapere cosa dire. Io, insieme ad altri che si sono occupati del fenomeno l’abbiamo giudicato in maniera molto negativa. Da una parte ha contribuito a creare paura e panico, dall’altra ha alimentato la giustificazione e l’autogiustificazione di gesti e azioni che in tempi di “pace” non sarebbero stati considerati accettabili. Come diceva Susan Sontag (filosofa statunitense, ndr) “La guerra è pura emergenza, in cui nessun sacrificio sarà considerato eccessivo”. E la guerra presuppone l’esistenza di nemici. C’è stata una proliferazione assolutamente inutile di supposti nemici. Siamo partiti dal “nemico invisibile”, ma siccome quello non basta, perché non soddisfa il nostro istinto, molto presto si è creata una schiera di nemici molto tangibili. I cinesi, il “paziente uno”, i lombardi in generale e via via altre categorie: i bambini, gli anziani, i jogger, quelli che facevano la spesa. Il problema strutturale è l’incapacità, o la scarsa volontà, di raccontare i fatti rimanendo solo sui fatti. La tendenza molto italiana al barocchismo.

Non a caso, quando ha chiesto alle persone di scegliere le parole della loro pandemia, il lessico da racconto epico è sparito ed è rimasto invece un racconto minimo, quasi confidenziale.

Con l’esperimento del libro è proprio emersa questa cesura fra la narrazione pubblica e quella privata della pandemia. Quando ho iniziato non avevo idea di come mi avrebbero risposto. Evidentemente, al di là della dimensione pubblica, in un momento come questo c’è una dimensione umana, la dimensione delle piccole cose, che – grazie al cielo – manteniamo. Un’umanità che ha bisogno di famiglia, di libri, di bambini, di silenzio, di casa. Cose che scivolano nei crepacci degli eventi. I libri di storia non parleranno di guanti e di Amuchina, ma di quanti morti, quanta distruzione, di quanto è sceso il Pil. Ho voluto provare a salvare queste piccole cose. Il fatto che alla lettera A la parola più citata non sia stata ansia o angoscia, ma attesa, indica proprio come il normale fluire della vita sia stato spezzato.

Se oggi si rifacesse lo stesso esperimento mi aspetterei che quell’attesa sia diventata impazienza. Fin dall’inizio ci è stato detto che la soluzione alla pandemia era vicina, ma mai quanto vicina. E dopo nove mesi l’attesa stanca. Le parole, in tempi come questi, hanno una responsabilità pari a quella delle azioni?

Sì, anche perché molte azioni non le vediamo, avvengono su un macro-palcoscenico che, singolarmente, ci tocca solo nel suo pezzettino finale. Il modo in cui si comunicano queste azioni allora è importantissimo. Purtroppo non ho una grande opinione di come si sono mossi i mezzi di comunicazione ma, soprattutto, chi ci governa. Perché Angela Merkel riesce a parlare ai suoi concittadini senza sembrare un papà che ti dà i buffetti sul sederino se ti comporti male? E non intendo la certezza della pena per chi commette un errore, ma questa finta bonarietà da “se fate i bravi, avrete il vostro Natale”. Qual è l’atteggiamento sottostante? Temo che sia il pensare che gli italiani siano in sostanza deficienti, che il popolo sia davvero bue e che quindi vada tenuto buono a forza di contentini. In parte perché nemmeno chi ci governa ha veramente idea di dove andare a parare.

Si è fatta anche molta ironia sulle parole di questi mesi, dai congiunti agli assembramenti. Durante le conferenze stampa del governo succedeva una cosa divertente: su Google si registrava ogni volta un’impennata di ricerche per certi termini che si sentivano pronunciare in tv: prodromico, soverchi, poderoso. Molti probabilmente non li avevano nemmeno mai sentiti e andavano a cercarsi il significato. È anche qui lo scarto tra la narrazione ufficiale e quella quotidiana?

Peraltro tutte quelle parole hanno un sinonimo facile. Possibile che quando parli a una nazione non riesci a seguire un precetto semplicissimo? Devi pensare a chi ti stai rivolgendo. È la grande differenza tra una comunicazione performativa e una comunicazione generativa, tra “guardate quanto so’ figo” e “sono al vostro servizio, cerco di dire le cose nella maniera migliore affinché possiate comprenderle”. Anche perché è importante in questa fase capire esattamente cosa si può fare e cosa non si può. È la lingua che rompe i ponti invece di costruirli, che crea distanze invece di colmarle. Che fondamentalmente non fa il suo lavoro. È l’antilingua di cui Calvino parlava già negli anni Sessanta, quella di chi dice “ho effettuato” invece che “ho fatto”, come se “ho fatto” puzzasse.

Nel suo libro scrive anche che in questo momento “ci manca il racconto del futuro”. Da quali parole possiamo ripartire per iniziare a scrivere questo racconto?

Non lo so, faccio moltissima fatica a pensare al futuro. Riusciamo a pensare al futuro anteriore: quando tutto sarà finito. Ma ci manca il futuro semplice, immediato. Citerei allora tre parole: un forestierismo, un neologismo e un vernacolarismo. La prima è ikigai, una parola giapponese che indica “la cosa che ti fa alzare la mattina”. Se ancora non possiamo contare sul futuro prossimo cerchiamo almeno di stare bene nel tunnel in cui siamo finiti, cerchiamo di arredarlo questo tunnel. L’altra è una bella parola che usa Nassim Nicholas Taleb (filosofo e saggista libano-americano, ndr), che è antifragilità. Ovvero usare lo stress, le cose che ci mettono alla prova, non per difendersene ma come un punto di partenza per rinforzarci. Infine, come si dice a Napoli, la cazzimma. Un misto – nemmeno sempre positivo – di tigna, resistenza interiore e anche sardonica rispetto alle prove della vita. Mettiamoci lì e con cazzimma arriviamo in fondo a questa pandemia.

Da Il Reporter di dicembre 2020 – Sfoglia online

Verso un’università inclusiva e solidale, Unifi aderisce alla rete degli atenei per la pace

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Nasce ufficialmente oggi, giovedì 10 dicembre, in occasione della giornata internazionale per i Diritti umani, la Rete delle Università per la Pace a cui aderisce anche l’Ateneo fiorentino.

Alle ore 10 un’iniziativa nazionale, coordinata dalla Conferenza dei rettori delle Università italiane (Crui), sancirà l’esordio ufficiale del network, alla quale parteciperà anche il ministro dell’Università e della Ricerca Gaetano Manfredi (programma e maggiori info sulla rete delle Università per la Pace).

 

In occasione dell’avvio della rete nazionale l’Università di Firenze organizza l’incontro “Verso un’università inclusiva e solidale: il contributo di UniFI”. L’iniziativa, che si svolgerà online alle ore 11.30 su https://meet.google.com/aqm-uhjf-fye, darà conto dei progetti e delle iniziative realizzate dall’Ateneo negli ambiti della cooperazione, dell’inclusione e della sostenibilità. Fra gli altri interventi, sono previsti quelli della delegata per la cooperazione Mirella Loda, del titolare della Cattedra Unesco “Sviluppo umano e cultura di pace” Paolo Orefice, del delegato presso la Rete delle Università per la Pace Alberto Tonini e della delegata ai rapporti con il Polo universitario penitenziario Toscano Maria Grazia Pazienza. Il programma completo dell’iniziativa è disponibile online.

Fra le finalità della rete, promuovere all’interno della comunità universitaria l’attenzione alla costruzione della pace – nelle attività di ricerca, formazione e terza missione -, favorire la nonviolenza come approccio alla gestione dei conflitti e contribuire all’analisi delle cause delle disuguaglianze, del sottosviluppo e della povertà e al loro superamento.

Nel pomeriggio, alle ore 14, le iniziative Unifi dedicate alla pace proseguiranno con un secondo incontro, intitolato “La Pace come professione”, con la partecipazione di neo-laureati fiorentini che racconteranno le proprie esperienze di lavoro e tirocinio. Online su https://meet.google.com/gto-qkie-bax