lunedì, 18 Agosto 2025
Home Blog Pagina 436

Dov’è il Canto dei Bischeri e perché a Firenze si dice “bischero”

All’angolo di piazza del Duomo con via dell’Oriuolo si nota il Palazzo Guadagni, sorto alla metà del XVII secolo su disegno dell’architetto Gherardo Silvani, che scolpì anche lo stemma che adorna la facciata. La cantonata è denominata il Canto dei Bischeri dal nome della famiglia Bischeri – in Firenze fin dalla metà del XIII secolo – che diede alla Repubblica Fiorentina quattro gonfalonieri e quindici priori. Ma perché a Firenze si dice bischero?

L’origine del Canto dei Bischeri, nel centro di Firenze

Il suo stemma era d’oro, a tre gemelle in banda di nero. I Bischeri avevano palazzo, case e botteghe appunto sul suddetto angolo e su quello di fronte di via del Proconsolo con via dell’Oriuolo (già via degli Albertinelli e, dal Novecento, via Buia), dietro l’abside dell’antica cattedrale dedicata a Santa Reparata, la quale, divenuta troppo “piccola a comparizione di siffatta cittade” doveva essere sostituita. Al tempo della costruzione della Cattedrale di Santa Maria del Fiore, la comunità offrì un “equo indennizzo” a tutte quelle famiglie che venivano interessate dallo sfratto, per consentire lo sbancamento e i fondamenti della nuova costruzione.

Tutti accettarono, tranne la facoltosa famiglia dei Bischeri, che vanificò ogni tentativo di mediazione. Infatti, intuendo che le loro proprietà erano divenute indispensabili per tale imminente costruzione della Cattedrale di Santa Maria del Fiore, allo scopo speculativo di ottenere un più grande utile dalla vendita, temporeggiarono alle reiterate offerte di acquisto avanzate da parte del governo della Repubblica.

L’incendio

Dopo mesi di infruttuose trattative, una notte, improvvisamente, Firenze fu svegliata da sinistri bagliori, lunghe lingue di fuoco e nuvole di fumo acre si levarono dalla zona dove fervevano i lavori dell’Opera del Duomo. Le campane suonarono a distesa, i lumi vennero apposti alle finestre delle case adiacenti al luogo dell’incendio per rischiarare la strada all’accorrere dei soccorsi. Fiamme altissime alimentate anche dal vento proruppero il gigantesco incendio che distruggeva tutte le proprietà del Canto dei Bischeri, mandando in fumo anche l’ultima vantaggiosa offerta di acquisto. Fu il tracollo economico e morale della famiglia.

canto dei bischeri dove è a Firenze
Foto: M. Sani

Ecco perché in fiorentino si dice “bischero”

Da quel momento il loro nome fu usato in senso dispregiativo e beffardo per indicare persone che, ritenendosi troppo furbe, in realtà avevano poco senno. Quindi a Firenze “bischero” divenne lo spietato, facile bersaglio d’ironia, a tal punto da generare anche il noto proverbio “pe’ bischeri non c’è Paradiso”, in quanto la “categoria” degli sprovveduti che non sanno usufruire delle circostanze favorevoli, avrebbe trovato il modo di star male anche in quello splendido luogo dove non si può che stare bene. Ma di senno la famiglia Bischeri dimostrò di averne. Infatti, per liberarsi della poco dignitosa fama di sciocchi per non aver saputo curare i propri interessi, lasciarono la città ed emigrarono in Romagna e poi in Francia, dove fecero fortuna.

Il significato di “bischero” e il proverbio

Quando due secoli dopo decisero di ritornare a Firenze, mutato il nome in quello significativo di Guadagni, vollero prendere dimora proprio nella stessa zona dove sorgevano gli antichi fabbricati dei loro antenati, nel bel palazzo tuttora esistente all’angolo di piazza del Duomo e via dell’Oriuolo. Nonostante ciò, a Firenze, l’appellativo “bischero” è rimasto a significare, se pur non del tutto offensivo, un epiteto almeno di uno un po’ scemarello per bonarietà, tanto da generare anche il proverbio “Tre volte buono vuol dir bischero!”.

Leggi le altre curiosità su Firenze nella rubrica curata dagli Artusi.

Coronavirus in Toscana, i dati di oggi 16 novembre

0

Il coronavirus continua a correre in Toscana, ecco i dati di lunedì 16 novembre. Si sfonda il tetto degli 80mila contagi dall’inizio dell’epidemia: secondo l’ultimo bollettino, i casi attualmente positivi al Covid-19 sono 53.851 (il 2,9% in più rispetto a ieri). 36 i decessi nelle ultime ventiquattro ore (19 uomini e 17 donne) con un’età media di 83 anni e mezzo. Fortunatamente cresce anche il numero dei guariti (864 in più rispetto a ieri) e i contagi sembrano in lievissimo calo (+2.433 di oggi contro i 2.478 dell’ultimo bollettino, ma calano anche i tamponi).

Contagi da coronavirus in Toscana: il bollettino del 16 novembre 2020

Ecco i dati divulgati dalla Regione:

  • Nuovi contagi in Toscana nelle rilevati nelle ultime 24 ore: 2.433 
  • Persone attualmente affette dal coronavirus: 53.851 (+2,9%)
  • Ricoveri totali nei posti di letto Covid: 2.061 (+53 persone rispetto a ieri)
  • di questi 284 (+10 persone) sono in terapia intensiva
  • Tamponi effettuati: 1.347.451 (+15.527 tamponi in più rispetto al precedente bollettino)
  • rapporto tra casi postivi e numero di tamponi (esclusi quelli i test di controllo per chi era già contagiato): 37,4%

Covid in Toscana, la situazione fino a oggi

  • Contagi totali di coronavirus in Toscana dall’inizio della pandemia a oggi, 16 novembre 2020: 81.836
  • Morti per coronavirus in Toscana: 1.915 (+36 decessi solo oggi)
  • Guariti totali: 26.070 (+864 persone dichiarate guarite nelle ultime 24 ore)
  • incidenza del virus Covid-19 in Toscana:  2.194 casi ogni 100.000 abitanti (ottava regione in Italia)
  • tasso grezzo di mortalità per coronavirus in toscana: 51,3 deceduti ogni 100.000 abitanti (undicesima regione in Italia)

Coronavirus in Toscana 16 novembre, i contagi suddivisi per provincia

I dati dei contagi in Toscana divisi per provincia (in base alla residenza dei pazienti) con il relativo incremento di positivi registrato oggi (16 novembre).

  • 23.171 casi totali a Firenze (422 in più rispetto a ieri)
  • 7.197 a Prato (201 in più)
  • 6.920 a Pistoia (264 in più)
  • 4.963 a Massa (362 in più)
  • 11.369 a Pisa (289 in più)
  • 7.707 a Lucca (310 in più)
  • 5.719 a Livorno (97 in più)
  • 3.494 Siena (107 in più)
  • 7.955 ad Arezzo (228 in più)
  • 2.786 a Grosseto (153 in più)

555 i casi positivi notificati in Toscana, sono riferiti a persone residenti in altre regioni. Approfondimenti e grafici sul sito dell’Agenzia regionale di Sanità, aggiornati alle ore 18.00. Le notizie sui contagiati di coronavirus in Italia arriveranno come di consueto nel tardo pomeriggio.

Firenze, pioggia e schiarite, le previsioni meteo del Lamma

0

Pioggia battente a Firenze, ma le previsioni del consorzio Lamma annunciano schiarite già nelle prossime ore.

Dopo delle belle giornate di sole, con temperature sopra la media, questa mattina Firenze si è svegliata sotto una pioggia battente. Ma il Lamma – il consorzio pubblico tra la Regione Toscana e il Consiglio Nazionale delle Ricerche che diffonde le previsioni del tempo – rassicura: già tra martedì e mercoledì la situazione andrà migliorando e le temperature non subiranno un grosso calo.

Dal 16 al 18 novembre, le previsioni meteo a Firenze

Fino al pomeriggio di lunedì 18 novembre sono previste piogge abbastanza intense in tutta la città. A partire dalle 17 dovrebbero il cielo dovrebbe cominciare a schiarirsi per poi aprirsi definitivamente durante la notte. La temperatura massima è di 14 gradi. Già da martedì 19 novembre il meteo migliorerà a Firenze, è infatti prevista una giornata di sole con temperature che oscillano da una minima di 10 a una massima di 15 gradi. Ci si potrà godere il sole dalla finestra o facendo il giro dell’isolato, seguendo alla lettera le regole entrate in vigore domenica sera, da quando la Toscana è stata decretata zona rossa. Bel tempo anche mercoledì 20, sole pieno e un lieve calo nelle temperature minime, che andranno da 5 a 17 gradi di massima.

Weekend a Firenze, le previsioni meteo del Lamma

E per il weekend cosa ci attende? Le previsioni meteo del Lamma a Firenze fanno pensare ad un lieve peggioramento del tempo, con rannuvolamenti e possibili piogge a partire da venerdì mattina.

 

Un modello di città circolare per Firenze

Stiamo buttando via un tesoro. È quello finisce nella pattumiera: 246 mila tonnellate di immondizia ogni anno solo a Firenze. Scarti che, se divisi bene, possono in larga parte ridiventare materie prime: di ciò che gettiamo oggi riusciamo a rigenerare poco più della metà. Il margine per crescere c’è. E una buona gestione della partita dei rifiuti è il primo mattoncino per costruire anche a Firenze una città circolare, più sostenibile a livello ambientale, dicono gli esperti. Ma che cosa prevede di preciso il modello della città circolare (circular city), quali sono le caratteristiche e cosa la differenziano da quelle basate sull’economia lineare?

Cos’è una città circolare (circular city)

“Un sistema urbano in cui il consumo di risorse e la gestione del fine vita dei prodotti sono improntati al raggiungimento di una piena chiusura dei cicli”: così definisce una città circolare Filippo Corsini, ricercatore dell’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, e membro del laboratorio sul management della sostenibilità (SuM). Lo abbiamo intervistato sul tema.

Città circolare: un sogno realizzabile?

“Una città totalmente circolare ancora non esiste. Esistono però realtà che hanno iniziato un percorso di migliore circolarità. Nei casi che abbiamo studiato, tutto parte dalla valutazione degli aspetti che sono gestiti in maniera ottimale e di quelli che invece potrebbero essere migliorati: dai rifiuti alla mobilità dei cittadini fino alla riduzione del consumo di risorse, come acqua o energia elettrica. È necessaria la collaborazione di tutti: pubblica amministrazione, aziende, associazioni e cittadini. Anche la tecnologia gioca un ruolo sostanziale, per questo il tema della città circolare è sempre più legato a quello della smart city“.

C’è già qualche modello da cui prendere spunto?

“Ad Amsterdam è stato introdotto un approccio di urban mining (attività mineraria urbana, ndr) che consente di usare il materiale di edifici che devono essere demoliti per costruirne di nuovi. A Bruxelles sono stati avviati diversi progetti sulla simbiosi industriale tra aziende: quello che è un rifiuto per un’impresa, diventa materia prima per una seconda. La progettualità per una città circolare può essere molto ampia”.

E poi c’è la questione dei rifiuti e del riciclo

“Un aspetto fondamentale, non l’unico ma sicuramente uno di quelli di maggiore importanza. Una città circolare limita al massimo la produzione di rifiuti, ma una volta che viene generato uno scarto il sistema deve saperlo gestire di conseguenza e attuare il modello indicato dalla cosiddetta piramide europea dei rifiuti: prima di tutto bisogna preferire le opzioni che portano a un recupero della materia, come il riciclo”.

Da dove partire?

Responsabilizzare i cittadini sull’importanza di fare una migliore raccolta differenziata: è questa la precondizione per arrivare effettivamente a percentuali di riciclo molto alte e avere così del materiale da recuperare di buona qualità. È quello che sta iniziando a fare anche Firenze con il nuovo piano dei rifiuti. Il punto essenziale è compiere una raccolta differenziata attenta, anche partendo da piccole cose. Ad esempio, se gettiamo via una bottiglietta d’acqua ancora mezza piena, probabilmente il macchinario che seleziona la plastica da avviare al riciclo la scarterà perché troppo pesante”.

Non tutto però è riciclabile: cosa fare degli scarti in una città circolare?

“Qualcosa rimane perché non abbiamo tecnologie così convenienti ed efficienti per il recupero di tutti prodotti a fine vita. E poi non tutti i materiali possono essere riciclati all’infinito. Anche in questo caso la soluzione è rispettare la gerarchia europea dei rifiuti: solo quando non è possibile compiere il riciclo passiamo al gradino inferiore della piramide, il recupero energetico”.

Termovalorizzatore quindi?

“Termovalorizzatori ma anche altre tipologie di impianti che riescono a recuperare l’energia dagli scarti. È sicuramente una scelta migliore della discarica, dove il rifiuto non ha più valore, né a livello di materia – perché ormai inutilizzabile – né a livello di potenziale energetico. Il problema è che in Italia mancano le strutture ed è per questo che siamo costretti a inviare all’estero parte dei nostri rifiuti perché siano trattati”.

Spesa fuori comune: posso andare al supermercato in un’altra città?

0

È stato il leitmotiv del lockdown. E ora la domanda fatidica torna anche in questo mese di novembre, per i viaggi “oltre confine” in zona arancione e rossa: “posso andare a fare la spesa in un supermercato che si trova fuori dal comune in cui abito”?

Ormai tutti conoscono le limitazioni che, nelle regioni finite nella fascia di rischio intermedio per il Covid-19, vietano gli spostamenti fuori dal territorio regionale e anche in un comune diverso da quello in cui si vive, se non per dei motivi ben precisi: lavoro, salute, scuola o necessità. Nelle zone rosse (alto rischio) bisogna motivare gli spostamenti anche all’interno del proprio comune e quindi ogni volta che si esce di casa.

In zona arancione e rossa posso andare fuori dal comune per fare la spesa al supermercato, a patto che…

Il dubbio scatta quando per fare la spesa si va in un supermercato che si trova in un altro comune rispetto a quello di residenza o domicilio: per capire se questo spostamento è consentito in zona arancione o in zona rossa (come ad esempio in Toscana), basta fare riferimento alle linee guida decise per il lockdown e nella prima parte della fase 2. E questo aspetto viene chiarito anche nell’aggiornamento delle FAQ pubblicate sul governo in merito alle limitazioni imposte dal Dpcm di novembre.

Posso fare la spesa al supermercato in un comune diverso da quello in cui abito? Sul sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri si legge che nelle aree arancioni e rosse sono consentiti gli spostamenti verso comuni diversi, quando nel proprio non sono disponibili supermercati o altri servizi (come ad esempio uffici delle poste e parrucchieri) oppure quando “un Comune contiguo al proprio presenti una disponibilità, anche in termini di maggiore convenienza economica, di punti vendita necessari alle proprie esigenze”. E lo spostamento fuori comune va giustificato compilando l’autocertificazione (qui il modulo aggiornato).

Spesa in un altro comune, ecco quando si può fare

In sintesi si può uscire dal comune dove si vive per fare la spesa, se nel territorio della città dove si abita non è presente un grande supermercato o un altro servizio (ancora aperto) di cui si vuole usufruire, come nel caso di piccoli comuni dove non è attivo neppure un parrucchiere o un ufficio postale. Si può anche fare la spesa in un comune diverso da quello in cui si abita, se nel territorio confinante c’è un supermercato più conveniente con prezzi più bassi, rispetto agli altri punti vendita presenti nella propria città.

Ovviamente rimane in essere il criterio della vicinanza: il supermercato fuori comune verso cui l’utente è diretto, deve essere effettivamente quello più vicino. Non si può attraversare più comuni o macinare chilometri perché si vuole riempire il carrello in un supermercato, che si trova molto distante dal comune di residenza o domicilio. Le risposte ai dubbi più frequenti si trovano nelle FAQ pubblicate sul sito del governo.

Zona arancione e rossa: supermercati aperti sabato e domenica

È bene ricordare poi che i supermercati alimentari possono restare aperti il sabato e la domenica anche se si trovano all’interno di centri commerciali. Il Dpcm di novembre infatti prevede in tutta Italia (zona gialla, arancione) la chiusura dei grandi shopping center durante il weekend (nella zona rossa sono chiusi tutti i giorni della settimana), ma nei centri commerciali possono restare aperti sempre i punti vendita alimentari, le edicole, le tabaccherie e le farmacie presenti all’interno delle strutture.

Toscana zona rossa: da quando parte, cosa cambia e fino a quando dura

0

La Toscana è zona rossa, lo dice una nuova ordinanza del Ministro della Salute, che fa scattare nella nostra regione un “lockdown leggero” con la chiusura dei negozi non essenziali, limitazioni per gli spostamenti dentro il proprio comune e regole più restrittive per lo sport: ma da quando parte, fino a quando dura e cosa cambia sul fronte dei divieti?

Il Comitato tecnico scientifico ha analizzato i dati delle regioni per il nuovo monitoraggio settimanale sulla diffusione del coronavirus in Italia ed è subito parso chiaro che i numeri di Toscana e Campania erano  “compatibili con l’attribuzione delle misure per la zona rossa”, mentre quelli di Emilia Romagna, Friuli e Marche hanno fatto retrocedere queste 3 regioni zona arancione.

Toscana zona rossa Covid: da quando parte e fino a quando dura

L’ufficialità del cambio di colore è arrivata nella serata del 13 novembre con la firma da parte del Ministro Speranza del provvedimento che fa passare la Toscana dalla zona arancione a quella rossa, una volta sentito il governatore della Regione Eugenio Giani. “So che stiamo chiedendo ancora sacrifici – ha scritto su Facebook il numero 1 del dicastero della Salute – ma non c’è altra strada se vogliamo ridurre il numero dei decessi, limitare il contagio ed evitare una pressione insopportabile sulle nostre reti sanitarie”.

Il presidente della Regione Eugenio Giani si è detto sorpreso e amareggiato, perché “i dati negli ultimi giorni tendevano a un miglioramento, ma sono un uomo delle istituzioni e rispetterò quanto deciso dal governo”. Nei giorni scorsi alcuni sindaci, tra cui quello di Firenze Dario Nardella, avevano parlato di un rischio di declassamento per la Toscana, se i dati non fossero migliorati nel giro di poco.

La zona rossa in Toscana parte 24 ore dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dell’ordinanza e quindi domenica 15 novembre, quando cambia il quadro delle regole anti-Covid nella regione con nuove limitazioni. Ma fino a quando dura? il Dpcm di novembre prevede che questo provvedimento resterà in vigore per almeno 14 giorni, quindi fino al 28 novembre, sempre che non ci sia un nuovo decreto del governo.

Cosa significa nella pratica e cosa cambia, le regole

Quando in Toscana partirà la zona rossa, alle limitazioni e ai divieti già previsti per l’area arancione se ne aggiungeranno altri: tra questi il blocco degli spostamenti senza validi motivi anche all’interno del comune di residenza o domicilio, la chiusura dei negozi non essenziali e lo stop alle lezioni in presenza alle scuole medie (ad eccezione delle classi prime). Qui cosa si può fare nelle zone rosse e cosa cambia: regole e divieti spiegati in modo semplice.

Con le nuove zone rosse di Toscana e Campania, in Italia le regioni con il livello più alto di allerta per l’emergenza Covid salgono a 6 più una provincia autonoma. Al momento queste restrizioni riguardano Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta, Calabria e provincia di Bolzano.

Toscana, l’indice Rt oggi è il più alto d’Italia

0

Un positivo al coronavirus infetta in media quasi altre due persone. Ecco cosa significa avere un indice Rt ai livelli della Toscana: qui la contagiosità del virus Covid-19 è oggi la più alta d’Italia e questo parametro spinge la regione nella zona rossa.

I dati arrivano dal monitoraggio settimanale dell’Istituto Superiore di Sanità e del Ministero della Salute, che si riferisce al periodo tra il 2 e l’8 novembre. L’Rt è uno dei 21 parametri passati in rassegna dagli esperti per valutare la situazione epidemiologica sul territorio.

L’indice Rt in Toscana oggi: ecco perché diventa zona rossa

Secondo il report dell’ISS l’indice Rt in Toscana ha raggiunto oggi il livello record di 1,8, superiore anche al dato della Valle d’Aosta (1,74), la regione che finora era stata quella con la maggiore incidenza di casi di coronavirus. È di gran lunga superiore alla media nazionale (l’Rt italiano è all’1,43) e ora la Toscana entrerà a far parte delle regioni rosse, quelle con il rischio massimo per la tenuta degli ospedali a causa dell’emergenza coronavirus.

Nel precedente monitoraggio dell’ISS l’Rt in Toscana era già alto e aveva toccato quota 1,53, un mese fa invece era all’1,28: una corsa che finora è sembrata inarrestabile. Andando a vedere gli altri parametri, si rileva che oggi la nostra regione è settima a livello nazionale per incidenza di coronavirus e undicesima se si considera il tasso di  mortalità per Covid-19.

Qual è il significato dell’indice Rt e come si calcola

L’Rt è un parametro statistico che fa capire agli esperti quanto è contagioso un virus: per calcolarlo si prendono in considerazione solo i casi di Covid che hanno sviluppato i sintomi e viene misurato nel corso del tempo. Per questo viene reso noto con cadenza settimanale. Indica quante persone in media vengono infettate da un soggetto positivo: l’Rt in Toscana è oggi all’1,8 e questo vuol dire che ogni contagiato passa il virus quasi ad altre 2 persone. Sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità si trova la spiegazione sul calcolo dell’indice di contagiosità.

Covid, i contagi oggi in Toscana

Intanto non arrivano buone notizie dal bollettino giornaliero della Regione Toscana. Continuano a crescere i postivi, al ritmo di oltre 2.000 ogni 24 ore, aumentano i ricoveri e ogni giorno si contano nuovi morti. 50 i decessi solo nell’ultima giornata. Qui i dati sui contagi del 13 novembre.

Parrucchieri aperti in zona rossa, centri estetici chiusi

0

Dai negozi fino ai coiffeur, il Dpcm di novembre ha stabilito le regole per le chiusure zona rossa: aperti parrucchieri e barbieri, mentre i centri estetici sono chiusi nei territori più a rischio Covid. L’allegato 24 del Dpcm del 3 novembre 2020 specifica infatti quali servizi alla persona possono rimanere attivi anche nelle cosiddette “regioni rosse”, ossia i territori che ricadono nello scenario 4 di massima gravità per i contagi (al momento sono Valle d’Aosta, Lombardia, Piemonte e Calabria, ma presto si aggiungeranno Campania e Toscana).

Dpcm: parrucchieri aperti in tutta Italia, anche in zona rossa (Toscana compresa)

La questione è stata al centro di un dibattito all’interno del governo prima della firma del Dpcm. I parrucchieri e i barbieri possono restare aperti su tutto il territorio nazionale, siano essi in zone verdi, arancioni o rosse. C’è un però: questo tipo di negozi, come tutti gli altri servizi alla persona, possono essere attivi solo con il via libera delle Regioni, che valutano l’andamento dei contagi sui singoli territori (articolo 1, comma 9, lettera “gg” del Dpcm del 3 novembre 2020).

Nel caso la regione ricada nello scenario 4, quello di massima allerta per il Covid (la cosiddetta “zona rossa”), l’allegato 24 al Dpcm del 3 novembre indica la lista dei servizi per la persona che possono restare comunque aperti, ecco l’elenco:

  • Lavanderia e pulitura di articoli tessili e pelliccia
  • Attività delle lavanderie industriali
  • Altre lavanderie, tintorie
  • Servizi di pompe funebri e attività connesse
  • Servizi dei saloni di barbiere e parrucchiere

Zona rossa, i centri estetici sono aperti o chiusi?

Come si vede dall’elenco, non sono compresi i centri estetici, questo vuol dire che gli estetisti e le estetiste possono rimanere aperti in tutta Italia, eccezion fatta per quelle regioni che saranno classificate come “zone rosse” in base ai 21 parametri del monitoraggio dell’Istituto Superiore di Sanità: in queste ultime regioni (e quindi dal 15 novembre anche in Toscana) il Dpcm ne dispone la chiusura, mentre i parrucchieri hanno la possibilità di aprire.

L’allegato 24 al Dpcm del 3 novembre (pdf)

L’elenco delle attività legate ai servizi per la persona per cui è consentito continuare a lavorare in caso di “scenario 4” è consultabile negli allegati dal Dpcm di novembre, pubblicati sul sito del governo: qui è possibile scaricare il pdf (l’allegato 24 è a pagina 198).

“Uffa”, all’ospedale Meyer di Firenze arriva l’autotampone

0

L’ospedale pediatrico Meyer di Firenze “brevetta” l’autotampone nasale. Proprio così, il team del laboratorio di immunologia del nosocomio dei bambini ha dato vita a “Uffa“, il kit da tampone autosomministrato per la diagnosi del Covid-19.

Uffa, il Meyer di Firenze brevetta l’autotampone

Uffa, che limita il tampone al solo naso, ha già superato con successo la prima fase dello studio, e a partire dalla prossima settimana verrà consegnato agli operatori (circa 1500) che lavorano all’ospedale che potranno utilizzarlo senza l’ausilio del personale sanitario, permettendo di snellire la procedura di esecuzione del tampone, senza comprometterne l’efficacia.

Come funziona l’autotampone “Uffa” del Meyer di Firenze

Un kit dall’aspetto giocoso, come nella tradizione dell’ospedalino fiorentino è quello che viene consegnato a chi deve farsi il tampone da solo. Sulla confezione c’è scritto “Uffa. Il tampone nasale fai da te per la diagnosi di Covid19” e dentro c’è tutto l’occorrente – simile in tutto e per tutto al kit utilizzato dagli operatori sanitari – per fare l’autoscreening: il tampone vero e proprio, delle etichette per identificarlo, due bustine trasparenti e un foglio con le istruzioni. Il campione prelevato dal naso viene poi accuratamente sigillato e depositato nell’urna che si trova all’ingresso della zona dei laboratori, all’interno dell’ospedale.

Meyer, lo studio che sta dietro all’autampone “Uffa”

Il Meyer ha realizzato un tutorial e istruzioni scritte per guidare nella corretta esecuzione dell’autotampone e dal 6 ottobre al 9 novembre 2020 ha distribuito 803 tamponi Uffa ad altrettanti operatori. Nello stesso periodo sono stati effettuati, sia su operatori che su pazienti, 1016 tamponi rino-faringei “classici” ad opera di operatori sanitari. Nessun tampone è risultato non valido, né nel gruppo autosomministrato, né nel gruppo eseguito dagli operatori. Questo ha provato che i tamponi autosomministrati sono adeguati quanto quelli effettuati da operatori sanitari. Le due metodiche di somministrazione risultano quindi sovrapponibili e quindi equivalenti dal punto di vista diagnostico.

Uffa autotampone Meyer laboratorio
La teca per il deposito dell’autotampone Uffa in laboratorio

Dalla prossima settimana l’autampone anche ai piccoli pazienti Covid

“Uffa! diventerà pratica corrente e strutturata dell’ospedale Meyer e verrà utilizzato come test di screening periodico su tutti gli operatori – ha spiegato Alberto Zanobini, direttore generale del Meyer – Proteggere gli operatori per noi significa proteggere i bambini. Ma gli scenari che l’autosomministrazione del tampone può aprire dal punto di vista dell’impatto sull’organizzazione sanitaria sono imprevedibili. Potrebbe essere una fondamentale soluzione al problema del sovraffollamento dei centri tamponi, siano essi nelle strutture sanitarie o nei drive-through. Siamo contenti di aver dato, come Meyer, un input alla ricerca in questa direzione”.

Il passo successivo sarà infatti quello di far utilizzare il tampone ai genitori con bambini ricoverati nel reparto Covid del Meyer. “Riteniamo opportuno continuare lo studio includendo anche i bambini positivi ricoverati nel nostro ospedale – ha spiegato Chiara Azzari, responsabile del Laboratorio di Immunologia – saranno anche i genitori a fare loro il tampone per i controlli periodici durante il loro ricovero. Possiamo ragionevolmente aspettarci che non ci sarà nessuna differenza tra l’adeguatezza dei tamponi eseguiti dai genitori e quelli effettuati dagli operatori. Avere un tampone solo nasale e somministrato da babbo o mamma anziché da un operatore sarà altrettanto valido ma sicuramente molto meno invasivo per i bambini”.

 

Contagi in Toscana, 13 novembre: casi di coronavirus in aumento, i dati

0

Dopo giorni di dati incoraggianti, il coronavirus torna a correre secondo il bollettino di oggi: aumentano i contagi in Toscana il 13 novembre con oltre 2.400 casi di Covid in più, cresce il rapporto tra positivi e tamponi (indice di quanto circola il virus nella regione), mentre oggi si contano purtroppo 55 morti per Covid-19.

In salita anche i ricoverati negli ospedali toscani, sia nei posti letto convenzionali (+12) sia in terapia intensiva. Intanto stasera è attesa la pubblicazione del monitoraggio settimanale dell’Istituto Superiore di Sanità, in base al quale le regioni vengono classificate in zona gialla, arancione e rossa.

Coronavirus, contagi in Toscana: il bollettino del 13 novembre 2020

Ecco, in sintesi, i dati resi noti dalla Regione:

  • Nuovi contagi in Toscana nelle rilevati nelle ultime 24 ore: 2.478 
    (ieri i casi positivi in più erano stati 1.932)
  • Persone attualmente affette dal coronavirus: 50.129 (+2,5%)
  • Ricoveri totali nei posti di letto Covid: 1.921 (+12 persone)
  • di questi 265 (+9 persone) sono in terapia intensiva
  • Tamponi effettuati: 1.294.003 (+18.423 test fatti nell’ultima giornata)
  • rapporto tra casi postivi e numero di tamponi (esclusi quelli i test di controllo per chi era già contagiato): 28,5% (ieri questo parametro era al 24,3%, il giorno prima al 27,4%)

Covid in Toscana, la situazione fino a oggi

  • Contagi totali di coronavirus in Toscana dall’inizio della pandemia a oggi, 13 novembre 2020: 74.330
  • Morti per coronavirus in Toscana: 1.793 (+55 decessi solo oggi)
  • Guariti totali: 22.408 (+1.210 persone dichiarate guarite nelle ultime 24 ore)
  • incidenza del virus Covid-19 in Toscana: 1.993 casi ogni 100.000 abitanti (ottava regione in Italia)
  • tasso grezzo di mortalità per coronavirus in toscana: 48,1 deceduti ogni 100.000 abitanti (undicesima regione in Italia)

Coronavirus in Toscana 12 novembre, i contagi provincia per provincia

Ecco quindi i dati dei contagi in Toscana divisi per provincia (in base alla residenza dei pazienti) con il relativo incremento di positivi registrato oggi (13 novembre).

  • 21.698 casi totali a Firenze (712 in più rispetto a ieri)
  • 6.450 a Prato (226 in più)
  • 6.150 a Pistoia (231 in più)
  • 4.041 a Massa (204 in più)
  • 10.446 a Pisa (362 in più)
  • 6.944 a Lucca (205 in più)
  • 5.327 a Livorno (150 in più)
  • 3.160 Siena (99 in più)
  • 7.175 ad Arezzo (198 in più)
  • 2.384 a Grosseto (91 in più)

555 i casi positivi notificati in Toscana, si riferiscono a persone residenti in altre regioni. Approfondimenti e grafici sul sito dell’Agenzia regionale di Sanità, aggiornati alle ore 18.00 di ogni giorno. Nuove notizie sui contagiati di coronavirus in Italia nel tardo pomeriggio di oggi.