mercoledì, 14 Maggio 2025
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Coronavirus, Toscana “zona rossa”: quando si può uscire di casa

Anche la Toscana, come il resto d’Italia, è diventata una “zona rossa” per il coronavirus, o meglio una “zona protetta” citando le parole del premier Conte usate per illustrare il decreto del 9 marzo: significa che gli spostamenti delle persone devono essere ridotti al minimo, è raccomandato stare in casa e uscire solo se necessario, per comprovati motivi di salute o per lavoro. Questo vale ancora di più se si è anziani, i soggetti più vulnerabili ed esposti alle gravi complicazioni del coronavirus.

È possibile lasciare l’abitazione anche per fare la spesa alimentare (solo nelle vicinanze), ma in tutti i casi è importante evitare sempre affollamenti, oltre a rispettare il metro di distanza dalle altre persone. Ecco un vademecum per capire cosa è possibile fare e cosa no, quando uscire di casa e quando è consigliabile restare nella propria abitazione.

Il perché del decreto del 9 marzo

Tutte misure sono state decise per cercare di limitare la diffusione del coronavirus in Italia: i casi stanno aumentando e il sistema sanitario rischia di essere sovraccaricato con problemi soprattutto per i malati più gravi. In pratica i letti di terapia intensiva non potrebbero essere abbastanza. Le misure più efficaci contro il contagio sono quelle non farmacologiche, dice l’Organizzazione Mondiale di Sanità: non esiste una cura al nuovo coronavirus e l’unico modo al momento provato per fermare il dilagare dell’infezione è limitare al massimo i contatti delle persone, come fatto in Cina.

Coronavirus, quando si può uscire di casa e quando no

Il decreto del Presidente del Consiglio del 9 marzo, che allarga la “zona rossa” anche alla Toscana e alle altre regioni finora non interessate dal provvedimento, vieta tutti gli spostamenti non necessari anche dentro al proprio Comune di residenza per limitare la diffusione del coronavirus. Ci sono però tre eccezioni: necessità, lavoro e salute, che specifichiamo qui sotto, da giustificare con un’autocertificazione (in questo articolo le informazioni e i moduli in pdf e word). In ogni caso vanno sempre seguite le regole di base per la prevenzione: non formare assembramenti e stare a una distanza minima di un metro dalle altre persone.

Posso fare la spesa fuori dal Comune di residenza?

È consentito uscire di casa per fare la spesa, ma solo vicino al luogo dove si abita e quindi non fuori dal Comune di residenza. Attenzione si parla di acquisti alimentari e di beni essenziali, ma non di shopping in generale, perché il fine del “decreto coronavirus! è quello di limitare al massimo i contatti con le altre persone.

Il sabato e la domenica saranno chiusi tutti i centri commerciali, le medie e grande strutture di vendita, ad eccezione dei punti vendita dove comprare generi alimentari. Ristoranti e bar possono stare aperti dalle ore 6.00 alle 18.00 ed effettuare consegne di pasti a domicilio. In tutti i casi resta l’obbligo a carico del gestore di predisporre le condizioni per garantire la distanza interpersonale di 1 metro all’interno delle attività commerciali.

Toscana “zona rossa” per il coronavirus: posso andare al lavoro?

Sì. In Toscana, come nelle altre regioni, è consentito recarsi sul posto di lavoro, anche fuori dal proprio Comune di residenza e questo vale per chi è dipendente, per i lavoratori autonomi o i liberi professionisti. Fa fede sempre l’autocertificazione da rilasciare in caso di controlli. Il governo ha chiesto però alle aziende di favorire il più possibile il telelavoro e lo smart working da casa.

Spostamenti per comprovati motivi di salute

Sono consentiti anche gli spostamenti per motivi di salute, ad esempio per ritirare farmaci salvavita oppure per fare analisi o visite specialistiche. È importante ricordare però che in caso di febbre (37,5° o più) e sintomi sospetti di coronavirus non bisogna né andare nei pronto soccorso né negli studi del medici, ma è necessario restare a casa e contattare via telefono il proprio medico di base per evitare di contagiare altre persone.

Posso andare ad assistere i miei genitori anziani?

Anche in Toscana, come previsto dal decreto del 9 marzo sul coronavirus, è possibile uscire di casa e lasciare il proprio Comune di residenza per assistere i propri genitori anziani non autosufficienti, che necessitano di aiuto. Questo non vale però per motivi futili, ad esempio per pranzare insieme ai genitori o per stare in compagnia. Attenzione: si tratta di soggetti vulnerabili e a rischio, quindi è importante proteggere gli anziani il più possibile dai contatti.

Posso andare a trovare un amico?

No, come detto gli spostamenti nella “zona rossa” sono possibili solo se strettamente necessari. Questo non vale quindi per cene con gli amici o anche un semplice tè in compagnia.

Si può uscire di casa per correre o passeggiare nella zona rossa?

Anche in Toscana, secondo il decreto 9 marzo, è possibile uscire di casa per fare una breve passeggiata, ma non in luoghi affollati e solo se non si creano assembramenti, non si formano gruppi e comunque tenendo le distanze di almeno 1 metro tra le persone. Da più parti arrivano inviti a limitare al massimo le uscite: due passi intorno all’abitazione per prendere una boccata di ossigeno o per portare fuori il cane, non di più. Il Comune di Firenze ha disposto anche la chiusura dei giardini pubblici per evitare assembramenti di persone.

Coronavirus: negozi chiusi? Supermercati aperti? Cosa prevede il decreto

Tutta Italia è diventata una “zona rossa”, anzi una “zona protetta”, come l’ha definita il presidente del Consiglio Giuseppe Conte dopo l’ennesimo decreto, annunciato nella tarda serata del 9 marzo, per arginare la diffusione del coronavirus: ma cosa succede ai negozi e ai supermercati del Bel Paese, dalla Toscana alla Sicilia, dal Nord a Sud, sono aperti o chiusi? Ecco quanto prevedono le nuove disposizioni.

Supermercati aperti, ma “No alla corsa agli acquisti”

Il nuovo decreto sul coronavirus prevede che i supermercati, come tutti i negozi di generi alimentari, possano restare aperti al pubblico per garantire ai cittadini l’approvvigionamento di cibo. Da più parti si fa appello a non correre a fare acquisti e a non farsi prendere dalla psicosi: il trasporto merci è garantito e una grande affluenza di persone nei punti vendita avrà effetti controproducenti, proprio perché vanno assolutamente evitati assembramenti di persone. È possibile uscire di casa per fare la spesa di beni di prima necessità, una persona per famiglia.

Alla grande distribuzione e ai gestori dei negozi alimentari viene prescritto di garantire all’interno dei locali la distanza tra le persone di almeno un metro. Per questo motivo molte catene di supermercati contingentano gli ingressi in momenti di alta affluenza: come vi abbiamo raccontato, succede ad esempio negli oltre 100 punti vendita Coop gestiti da Unicoop Firenze in 7 province della Toscana. In molte città le piccole botteghe stanno inoltre organizzandosi per consegne gratuite della spesa a domicilio, come alla periferia di Firenze.

Coronavirus, il nuovo modulo di autocertificazione (pdf e word – 26 marzo)

Coronavirus, chiusi i negozi non alimentari in tutta Italia

Aggiornamento 11 marzo: il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha annunciato la chiusura di tutti i negozi e gli esercizi commerciali a partire dal 12 marzo. Resteranno aperti i negozi di generi alimentari, i supermercati, le farmacie e le parafarmacie. Chiusi tutti gli altri, compresi bar, ristoranti, pub e simili. Non c’è nessuna ragione per correre a fare la spesa, gli approvvigionamenti saranno garantiti anche nei prossimi giorni.

Restano aperti anche i servizi essenziali e di pubblica utilità qui il dettaglio su banche, poste, benzinai, edicole, tabaccai.

Il testo del decreto

Per le misure in dettaglio sul sito della presidenza del Consiglio dei Ministri è consultabile il decreto del 9 marzo 2020 che estende a tutto il territorio italiano le disposizioni per le zone rosse previste nel decreto dell’8 marzo (qui il testo completo), oltre al testo del decreto dell’11 marzo.

Coop, anche la spesa al supermercato è a “numero chiuso”

Le nuove misure previste dal decreto del presidente del Consiglio per arginare la diffusione del coronavirus arrivano anche nel carrello della spesa: Unicoop Firenze, la cooperativa di consumo con oltre 100 punti vendita Coop in 7 province della Toscana, ha annunciato nuove disposizioni per evitare affollamenti. Intanto, per l’area di Firenze, si pensa ad attivare il servizio di spesa a domicilio per i soggetti più fragili, come gli anziani.

Anche gli acquisti diventano quindi a “numero chiuso”, nel caso di un alto afflusso di soci e clienti. Gli ingressi e le corsie dei supermercati Coop.fi sono presidiati da addetti che valutano via via la situazione e indicano ai frequentatori le pratiche corrette da tenere, come ad esempio la distanza di almeno un metro dalle altre persone. Nei momenti di maggiore affluenza, può essere deciso un accesso contingentato all’area di vendita.

Aggiornamento del 10 marzo: Unicoop Firenze informa che i suoi punti vendita sono aperti regolarmente e che non ci sono problemi di approvvigionamento. Il DPCM del 9 marzo 2020, che allarga la zona protetta a tutto il Paese, prevede la possibilità di uscire di casa per motivi strettamente legati al lavoro, alla salute e alle “situazioni di necessità”. Tra queste rientra anche il recarsi a fare la spesa.

I 104 punti di vendita di Unicoop Firenze in 7 province della Toscana resteranno aperti con i consueti orari. La cooperativa assicura la disponibilità dei prodotti.

Coop, la spesa nell’era del coronavirus

“La consapevolezza che svolgiamo un servizio di pubblica utilità – si legge in una nota ufficiale di Unicoop Firenze – ci impone di operare con determinazione per garantire il massimo di assistenza e del servizio ai consumatori, invitandoli a seguire con attenzione e rigore le direttive relative alle distanze e alle misure volte a non determinare inutili assembramenti nell’area di vendita”.

All’interno dei punti vendita sono presenti cartelli che riportano i corretti comportamenti da tenere, sono stati messi adesivi per indicare i punti di attesa davanti alle casse e ai box informazioni. Inoltre vengono diffusi ogni 30 minuti annunci audio per invitare soci e clienti a evitare assembramenti.

Coronavirus misure Coop

A ruba alcol e disinfettanti

Già durante la mattinata di lunedì 9 marzo, si sono formate code all’esterno di alcuni supermercati Coop.fi, a seguito del contingentamento degli ingressi nei momenti di maggiore afflusso. Con l’allerta per il coronavirus, continuano ad andare a ruba, sugli scaffali, tutti i prodotti disinfettanti, come alcol etilico, gel per le mani, salviette igienizzanti e liquidi per disinfettare gli alimenti.

Coop.fi, spesa a domicilio per gli anziani

Intanto Unicoop Firenze ha aderito all’invito lanciato dal Comune di Firenze e si sta organizzando per offrire un servizio di consegna a domicilio della spesa nei confronti di soggetti fragili, come anziani e persone con patologie.

Elezioni regionali Toscana 2020, la Lega candida Susanna Ceccardi

È Susanna Ceccardi la candidata indicata dalla Lega per guidare la coalizione del centrodestra alle elezioni regionali 2020 in Toscana. L’europarlamentare ed ex sindaca di Cascina, fedelissima di Matteo Salvini, è stata scelta dalla segreteria regionale per acclamazione. La sua candidatura verrà ora proposta al leader della Lega e agli alleati (su tutti, Forza Italia e Fratelli d’Italia) per essere discussa e, se condivisa, ufficializzata.

Elezioni regionali Toscana 2020: Susanna Ceccardi è la candidata della Lega

Quello di Susanna Ceccardi come possibile candidata del centrodestra era stato uno dei primi nomi a circolare mesi fa, quando si iniziavano a programmare le elezioni regionali 2020 della Toscana. Ma lo stesso Matteo Salvini sembrò mettere da parte la candidatura dichiarando, all’inizio di novembre 2019: “Susanna è bravissima e penso che lavorerà bene in Europa”.

Elezioni regionali 2020 in Toscana, la guida completa

Sono passati mesi, gli altri nomi forti si sono tirati indietro – lo hanno fatto il giornalista Paolo Del Debbio, il sindaco di Arezzo Alessandro Ghinelli e quello di Grosseto Antonfrancesco Vivarelli Colonna – e il centrodestra è ancora senza un candidato. La Lega toscana ha così deciso di accelerare, anche per lanciare un segnale agli alleati.

Elezioni regionali Toscana: sarà Susanna Ceccardi a sfidare Eugenio Giani?

Il 7 marzo scorso l’annuncio è arrivato con una diretta Facebook (non in un incontro pubblico, a causa dell’emergenza coronavirus) trasmessa dal coordinamento della Lega Toscana. Susanna Ceccardi sarà la candidata presidente della Lega alle elezioni regionali 2020 in Toscana.

“Grazie a chi ha sollecitato la mia candidatura – ha commentato Ceccardi –. È una sfida impossibile? No, è una sfida difficile. Per le sfide difficili occorrono sacrificio e impegno, ma non sono impossibili, si possono vincere”.

La candidatura di Susanna Ceccardi verrà ora discussa dalla Lega e dai suoi alleati che dovranno al più presto indicare il candidato della coalizione di centrodestra per le elezioni regionali in Toscana. L’ultima parola spetterà a Matteo Salvini.

Chi è Susanna Ceccardi

Susanna Ceccardi è nata il 19 marzo 1987 a Pisa. Completati gli studi al liceo classico, si iscrive alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Pisa, dove muove i primi passi nella politica come rappresentante studentesca.

Sondaggi sulle elezioni regionali in Toscana 2020

Viene eletta nel consiglio comunale di Cascina nel 2011 come esponente della Lega. Dopo essersi candidata alle politiche del 2013 e alle regionali del 2015 senza essere eletta, nel 2016 diventa sindaco di Cascina vincendo le elezioni comunali al ballottagio con il 50,3% dei voti.

Si impone subito anche a livello nazionale come uno dei volti nuovi della Lega, tanto da entrare nello staff di Matteo Salvini il leader leghista diventa ministro dell’Intero. Nell’aprile 2019 viene eletta al Parlamento europeo e lascia quindi l’incarico di sindaco di Cascina.

 

 

Coronavirus, palestre chiuse? Ecco dove

Attenzione con il decreto del presidente de Consiglio del 9 marzo sono sono sospese tutte le attività di palestre, piscine e centri benessere sull’intero territorio italiano fino al 3 aprile.


Il nuovo giro di vite stabilito dal governo per prevenire la diffusione del coronavirus ha imposto restrizioni anche a palestre, piscine, centri sportivi e di benessere, ma le strutture non sono chiuse in tutta Italia. Vediamo dove sono previste limitazioni e come il mondo dello sport di base si sta attrezzando alle nuove regole.

Piscine e palestre chiuse nella zona arancione

I provvedimenti più restrittivi sono previsti per la zona arancione dove sono presenti molti casi di Covid-19, ossia in tutta la Lombardia e in 14 province: Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano Cusio Ossola, Vercelli, Padova, Treviso e Venezia. Per queste aree il decreto sancisce la chiusura di tutte le palestre, piscine, spa e centri benessere.

Coronavirus, palestre chiuse a Roma e nel Lazio

C’è anche il caso di singole Regioni che hanno emanato autonomamente disposizioni più dure. La Regione Lazio ha firmato un’ordinanza in cui stabilisce che le palestre siano chiuse su tutto il territorio, Roma compresa, per evitare la diffusione del coronavirus. Sospese le attività anche di piscine e centri benessere.

Palestre aperte (ma con limitazioni) nel resto d’Italia

Per quanto riguarda le altre zone d’Italia, il decreto del Presidente del Consiglio per limitare la diffusione del coronavirus prevede che le palestre e le piscine possano restare aperte a patto che ci siano le condizioni per far rispettare la distanza di un metro tra i frequentatori. Stessa regola anti-affollamento vale anche per lo sport di base e le attività motorie all’aperto.

Palestre a Firenze e in Toscana: aperte o chiuse? Lezioni a numero chiuso

Anche in Toscana valgono le stesse misure stabilite per le altre aree italiane fuori dalla zona arancione: i centri fitness, le piscine e i centri benessere possono restare aperti sempre se al loro interno i gestori possono garantire la distanza minima tra le persone di almeno un metro. E così le strutture si attrezzano.

Alcune palestre di Firenze, quelle più grandi, hanno attivato un servizio di prenotazione online per le varie attività, in modo da evitare il sovraffollamento, altri centri più piccoli usano Whatsapp per far riservare i posti ai frequentatori. C’è anche chi ha pensato a lezioni yoga in diretta youtube per quanti restano fuori dal numero chiuso.

Surreale pareggio tra Udinese e Fiorentina

Senza pubblico e con poche idee. Dopo due settimane la Fiorentina torna a giocare in campionato ed alla Dacia Arena divide la posta con l’Udinese. Un pareggio senza reti che rispecchia la pochezza di gioco mostrato dalle due formazioni. Il successo delle due genovesi imponeva sia i friulani che ai viola di cogliere i tre punti, il punto guadagnato serve a poco ad entrambe. Gotti preferisce Nestorovski a Lasagna al fianco di Okaka, in regia Jajalo, De Paul sempre mezzala. Viola con Chiesa-Vlahovic, Badelj la spunta su Pulgar, Duncan su Benassi a centrocampo.

Primo Tempo

Prima parte di gara davvero povera di emozioni. Viola molto lenti, friulani che si adeguano. Entrambe le squadre fanno fatica a superarsi. L’equilibrio si spezza alla mezz’ora con Okaka che, di testa, fa tremare Dragowski. Dopo 10 minuti la risposta della Fiorentina scheggia il palo con un gran tiro di Milenkovic sugli sviluppi di un corner. Si va al riposo a reti bianche.

 

Secondo Tempo

 

Cambia poco nella ripresa. Al 54’ ci prova Vlahovic ma Musso para con facilità. Al 61’ De Paul prova il tiro potente da fuori area ma non trova lo specchio della porta. Al 71’ contropiede dell’Udinese con Lasagna e Okaka, poi la palla arriva a Fofana che, in fuorigioco, spara alto sopra la traversa. Al 75’ ci prova di nuovo Lasagna ma Dragowski para. Al 78’ Badelj serve Duncan che però sbaglia davanti a Musso. All’80’ Vlahovic serve il neo entrato Cutrone che, a sua volta, offre l’opportunità a Badelj di poter sbloccare il risultato ma poi l’azione si spegne. Proprio nel recupero è di Chiesa l’ultima opportunità da gol ma ancora una volta Musso para. Un punto per uno, dunque, in attesa delle decisioni che verranno prese nelle prossime ore. Si parla di un nuovo stop del campionato per affrontare l’emergenza coronavirus.

 

L’allenatore

 

Beppe Iachini è, comunque, soddisfatto a fine gara. “I ragazzi hanno fatto bene, considerando le porte chiuse e il valore degli avversari che avevamo davanti. Peccato, la squadra ha fatto una buona gara, Musso ha fatto delle belle parate. Buon atteggiamento, andiamo avanti con i giovani che abbiamo, possiamo migliorare, Ribery lo abbiamo riabbracciato con molta gioia, seguiremo gli sviluppi con lo staff medico ma la sua presenza è importante, è uno di quelli che ti possono sempre dare qualcosa in più. In settimana è stato difficile, si rischia sempre di parlare di tutto – ha aggiunto il tecnico viola – fuorché del campo, non è semplice, ma pur con dispiacere per il disagio che vivono le persone noi possiamo solo augurare il meglio a tutti e fare il nostro lavoro. C’è stata incertezza anche oggi, spero che si possa trovare una linea comune anche nell’interesse dei tifosi, una decisione importante ma che va presa. Noi ci alleniamo, avremmo voluto vincere oggi per Astori, che andrà sempre ricordato”.

Saltano gli eventi e la libreria “trasloca” su Facebook

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Marco Vichi veste i panni del fiorentino comune, che per la prima volta prende un libro in mano e scopre il piacere delle pagine stampate, visto “che ‘un si può far nulla”. La poetessa Denata Ndreca dà voce ai suoi versi e invita tutti a leggere in questi giorni perché “il tempo è la cosa più preziosa che abbiamo”. La scrittrice Sandra von Borries suggerisce di spiegare ai bambini il gesto di responsabilità per cui ci stiamo chiudendo in casa pur di proteggere i più fragili. Tra gli scaffali della Liberia Libraccio di Firenze, a due passi dal Duomo, i clienti sono ormai pochi. In piazza la gran folla di turisti è un miraggio, in negozio gira una manciata di persone.

Tutte le presentazioni previste durante il mese di marzo sono state annullate nel rispetto delle misure per la prevenzione del contagio da coronavirus. Il punto vendita resta aperto, ma questo salotto letterario della città si è trasformato all’improvviso in un deserto di parole. E allora chi lavora ogni giorno dietro ai volumi esposti in vetrina ha avuto un’idea: fare un appello a tutti i personaggi che sarebbero dovuti passare di qui, per un breve “video d’autore” da condividere sulla pagina Facebook del bookstore.

La risposta all’appello del Libraccio di Firenze

Via via sono iniziati ad arrivare i contributi, seguiti dai primi like e da commenti e messaggi di solidarietà. “Vogliamo mantenere un legame con chi ci ha sempre seguito, anche se ora non può venire fisicamente in negozio”, spiegano i lavoratori di questa libreria che nella sua storia ha cambiato insegna più volte,  prima Seeber Melbookstore, poi Ibs, ora Libraccio, ma che è sempre rimasta nel cuore dei fiorentini. In cantiere c’è adesso un progetto simile sui social per riallacciare il filo con le partecipanti del social knit, le appassionate di gomitoli e uncinetto che da oltre 10 anni si ritrovano in libreria per sferruzzare insieme.

#libraccioleggereinsieme#libraccioautori#marcovichi#firenzenonsiferma

Gepostet von Libraccio am Donnerstag, 5. März 2020

Il coronavirus e le vendite di libri

Nonostante molti abbracceranno la lettura in questi giorni di “clausura forzata”, tra gli scaffali non si è registrato un aumento delle vendite. “Non è successo come ai supermercati, svaligiati di farina e zucchero. Per ora il libro non è un bene di prima necessità”, scherzano i librai del Libraccio. Perché nonostante le incognite sul futuro e le paure per il presente, il sorriso resta, con una speranza. Quella di poter ripartire, di poter riportare gli autori dai social virtuali, alla libreria reale.

Tampone per coronavirus: come funziona e chi lo deve fare

Mai si era parlato così tanto di un esame diagnostico. E forse non tutti hanno le idee chiare: come funziona, chi deve fare e quanto costa il tampone per rilevare la presenza del coronavirus?

IMPORTANTE: Se si presentano i sintomi e si sospetta di aver contratto il coronavirus, l’unica cosa da fare è rivolgersi al proprio medico di base. I medici hanno una scheda di triage con delle domande da porre ai pazienti per fare una prima valutazione. Sarà il dottore a fornire tutte le istruzioni successive, compresa la possibilità di eseguire il tampone.

In alternativa ci si può rivolgere al numero verde unico nazionale 1500 o al numero verde dedicato attivato da ciascuna regione per l’emergenza coronavirus. Per la Toscana, il numero è 800.556.060.

Coronavirus, come funziona il tampone

Il test per il coronavirus è un normale tampone faringeo. Un esame di routine per gli istituti medici, che si esegue rapidamente ed è indolore.

Di fatto non è niente più che un bastoncino con una punta rivestita di cotone. Il medico lo introduce manualmente nella faringe e preleva un campione di muco e saliva presenti naturalmente nella gola. Il bastoncino viene poi immerso in un gel conservativo e inviato al laboratorio per l’analisi. Altri tipi di campioni che è possibile prelevare sono quelli nasali e quelli delle vie aeree basse, ottenuti tramite un lavaggio bronco alveolare. Il tampone viene spesso eseguito due volte, per ulteriore conferma.

Coronavirus, così si frena il contagio: intervista al professor Paolo Bonanni

Qualsiasi sia la tecnica, lo scopo è lo stesso: rilevare la presenza del virus nell’organismo. Per farlo, il tampone viene sottoposto a un test molecolare che ricerca l’RNA del coronavirus Covid-19 attraverso una tecnica che si chiama “reazione a catena della polimerasi“, grazie alla quale è possibile amplificare l’RNA virale moltiplicandolo fino a renderlo visibile.

La presenza dell’RNA virale è quasi sempre una conferma della presenza del virus nell’organismo.

Coronavirus in Toscana, i link utili per le ultime notizie

Il primo test sui tamponi per il coronavirus viene eseguito da uno dei tanti laboratori di analisi abilitati presenti sul territorio. C’è poi un secondo livello di screening che ha come riferimento i centri di eccellenza come l’Ospedale Sacco di Milano e lo Spallanzani di Roma. La conferma definitiva viene però rilasciata solo dall’Istituto Superiore di Sanità, al quale vengono inviati i tamponi.

Al momento, l’analisi di un tampone per coronavirus richiede dalle 4 alle 6 ore. Nel mondo si stanno sperimentando nuove tecnologie per accorciare i tempi.

Quanto costa il tampone per coronavirus?

Il costo del tampone per il coronavirus è interamente coperto dal Servizio sanitario nazionale e dunque è gratuito per il paziente che si sottopone al test. Visto che le strutture e il personale qualificati per questo tipo di esame sono limitate, non ci si può liberamente sottoporre al test.

Cosa fare se la paura è più contagiosa del coronavirus

Test coronavirus, chi deve farlo?

Il tampone per coronavirus viene eseguito solo su quei pazienti che si sospetta possano aver contratto il virus e sulle persone che hanno avuto contatti con loro. Sono i medici a deciderlo caso per caso e il tampone viene eseguito dagli operatori sanitari direttamente a domicilio.

 

La peste a Firenze: il coronavirus di altri tempi!

Firenze, dal Trecento al Seicento, patì il terribile morbo della peste per ben 23 volte! La peste fu subito sinonimo di morte; il suo nome, probabilmente, trovò le radici nel latino peius, “peggio”, a significare il “peggiore” dei mali che, insieme alla fame ed alla guerra, erano le più gravi sciagure che affliggevano l’umanità.

Tutte le notizie sul coronavirus a Firenze

In queste tristi epidemie i fratelli della Misericordia si distinsero per coraggio e abnegazione, portando la loro assistenza agli sfortunati concittadini rimasti colpiti dal morbo, somministrando loro cibo, curando i piagati, trasportando i malati al lazzaretto, sotterrando i morti e separando i sani dai presunti “infetti”, conducendoli fuori le mura di cinta.

Coronavirus, così si frena il contagio: intervista al professor Paolo Bonanni

Storia della peste a Firenze

Infatti, nelle pestilenze del 1523 e del 1527, addossate alle mura esterne da Porta alla Giustizia fino alla Porta al Prato, furono allestite frettolosamente 600 capanne con assi e paglia per alloggiare coloro, più emaciati e in cattivo arnese, ritenuti verosimilmente in quel particolare stato ormai prossimo per essere “ammorbati”. Il contagio nelle persone si manifestava con sbadigli e insistenti starnuti. Da ciò l’uso, rimasto fino ad oggi, quale espressione augurale, di dire a chi starnutiva: “salute!”. Questo come augurio, ma il consiglio ricorrente era quello di esortare i sani a fuggire al più presto dalla città verso luoghi non affollati e particolarmente ventilati.

Meglio andarsene, come fece nel 1523 Andrea del Sarto, “il pittore senza errori”, che si trasferì a Luco nel Mugello, dove eseguì la famosa Pietà di Luco oggi alla Galleria Palatina a Palazzo Pitti, e così pure il Pontormo – con il suo allievo Bronzino – che si ritirò, quale ospite, alla Certosa del Galluzzo, dove affrescò le lunette del chiostro con scene della Passione. Naturalmente fuggiva solo chi poteva permetterselo, mentre i poveri, rimanendo, cercavano rimedio attraverso una particolare prevenzione d’igiene facendo fregagioni su tutto il corpo con aceto, vernaccia o malvasia, disinfettando l’aria con “fuoco di buone legna”, cercando di nutrirsi al meglio per corroborare il fisico, riposare e “prendere sollazzi” per non avvilirsi e cercare di non aver contatto con la gente.

Cosa fare se la paura è più contagiosa del coronavirus

Storia di Firenze, dalla peste al coronavirus: stesse paure, stesse precauzioni

Era tanta la paura di essere contagiati che, per comprare qualcosa, non si entrava nelle botteghe, ma indicando dalla strada la merce da acquistare col gesto della mano o con una canna. Le monete del pagamento (come i ritiri della merce) venivano poste su delle apposite palette dal lungo manico, simili a quelle dei fornai e fatte cadere in catini pieni d’acqua e aceto, vuotati poi alla sera a chiusura dell’esercizio, quando si ritenevano disinfettate.

Pure le chiese, all’inizio affollate di devoti imploranti, non erano più frequentate per paura del contagio, per cui si assisteva alla Santa Messa all’aperto, celebrata agli incroci delle strade nei tabernacoli a mensa. Si partecipava così alla liturgia da lontano, a debita distanza gli uni dagli altri, ma anche dalle finestre e dai balconi per evitare il più possibile ogni contatto col prossimo.

L’Arciconfraternita della Misericordia, sempre nella pestilenza del 1523, ebbe anche l’intuizione di fornire alla cittadinanza un manuale per far conoscere e prevenire il morbo, curarlo e renderne meno efficace la diffusione. Il libretto, scritto dal medico Girolamo Buonagrazia, iniziava con l’affermare che la peste era mandata da Dio per correggere il popolo dai suoi peccati… per cui occorreva confessarsi, dire le orazioni, fare “limosina” e opere buone.

L’illustre medico passava poi ai consigli pratici d’igiene, senza mai citare abluzioni con l’acqua, ma suggerendo di andare ad abitare in zone ventilate e non vicino alle “acque morte”, mangiare cibi con pane, carne e vino ed assumere certe sostanze ricostituenti ed efficaci contro il male come la polvere di corallo o quelle di corna di cervo, di ambra e di perle. Consigli per i benestanti, che la massa popolare non poteva permettersi, rimanendo pertanto la più esposta al contagio.

Probabilmente i consigli del Buonagrazia, eccetto quello di andarsene dalla città, avranno avuto poco effetto, mentre invece, più efficace per tutti era il provvidenziale aiuto dei fratelli della Misericordia che si distinsero anche nel gestire il Lazzaretto di San Bastiano degli Ammorbati, in via dei Malcontenti. Da allora il primo patrono della Misericordia, San Tobia, iniziò a lasciare il posto nel patrocinio a San Sebastiano, sempre più vicino alla devozione dei Fiorentini proprio in occasione delle pestilenze.

Nel lazzaretto le terapie usate contro il male erano mirate in primo luogo a cercare di riportare un po’ di colorito sui volti lividi degli appestati, attraverso la somministrazione di farmaci composti da zafferano e pane arrostito intriso d’aceto con ruta e cipolla. Si propinavano poi sciroppi curativi a base di cedro e limone, bevande di orzo e semi di popone e la famosa “Triaca”, farmaco di origine antichissima ottenuto dall’unione di cento ingredienti, dotato di virtù magiche e capace, si diceva, di risolvere ogni tipo di male. I bubboni della peste venivano trattati con l’unguento di scorpione e le piaghe erano cauterizzate a mezzo di ferri roventi, vetriolo e calce viva.

I panni dei ricoverati dovevano essere “purgati” cioè lavati nel lazzaretto dai “lavapanni”, operai ben pagati perché pochi accettavano questo incarico ritenuto molto a rischio per il contagio. Alla fine di ogni epidemia i sopravvissuti andavano a ringraziare la Vergine al Santuario della Santissima Annunziata, mentre per la città si gridava a squarciagola, per riconoscenza: “Viva la Compagnia della Misericordia!”.

Cinema chiusi a Firenze? No, la sala è a scacchiera

ATTENZIONE come previsto da decreto di stanotte è sospesa l’apertura dei musei e sono sospese manifestazioni eventi e spettacoli di qualsiasi natura.

Il proiettore non si spegne, ma cambiano le regole per sedere in sala: non sarà più possibile stare uno a fianco all’altro, gli spettatori saranno disposti a scacchiera in modo da creare una “zona cuscinetto”, con posti liberi, intorno a ogni persona. Mentre i teatri di Firenze sono chiusi a seguito delle nuove misure contro la diffusione del coronavirus, molti cinema di Firenze hanno deciso di restare aperti, introducendo però delle novità.

I cinema di Firenze che non sono chiusi

Succede ad esempio ai cinema Flora di piazza Dalmazia e al Fiorella di via Gabriele d’Annunzio, che da ora mettono in vendita biglietti solo per un terzo della capienza delle sale, per garantire la distanza minima tra ogni spettatori di almeno un metro. Questo per rispettare le disposizioni  distanza del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte, che ha anche deciso la chiusura delle scuole e delle università in tutta Italia fino al 3 aprile.

Spettatori a scacchiera e ingressi contingentati

Misure analoghe sono state prese anche da altri cinema di Firenze che restano aperti con la regolare programmazione di film, ma contingentano gli ingressi sempre per assicurare la distanza di almeno un metro: lo Spazio Uno di via del Sole, l’Odeon di piazza Strozzi, La Compagnia di via Cavour, il cinema Adriano di Rifredi, lo Spazio Alfieri di via dell’Ulivo, il Portico di via Capo di Mondo e lo Stensen di viale Don Minzoni, che ha ridotto la capienza della sala a 70 posti.

Uci cinema Firenze e Luxe Campi Bisenzio aperti

Allo stesso modo anche i grandi multiplex continuano a proiettare film, assicurando il rispetto delle disposizioni contenute nel decreto Conte sul coronavirus. I cinema del gruppo Uci a Firenze e Campi Bisenzio sono regolarmente aperti e anche in questo caso gli spettatori sono disposti nelle sale in modo che intorno a ogni persona sia rispettata la distanza di sicurezza.

Cinema Cabiria di Scandicci chiuso (per ora), Teatro delle Arti di Lastra aperto

Nei dintorni di Firenze, il Cinema Cabiria di Scandicci ha comunicato che la sala sarà chiusa fino a giovedì 12 marzo, per potersi adeguare al decreto del Presidente del Consiglio. Aperto a Lastra a Signa il Teatro delle Arti, che propone anche una programmazione di film, limitando l’ingresso per ogni proiezione a cento spettatori disposti a distanza l’uno dall’altro.