venerdì, 9 Maggio 2025
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Il concerto di Antonio Artese, dal Museo Marino Marini al web

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Il Museo Marino Marini e l’Istituto italiano di cultura di Oslo insieme per uno speciale concerto-documentario online con il maestro Antonio Artese.

Si intitola “La musica delle forme” il concerto ispirato all’opera dell’artista pistoiese Marino Marini, eseguito da Artese al pianoforte e trasmesso sui canali online del Museo, dell’Istituto italiano di cultura di Oslo e sul canale Youtube dello stesso Artese.

Il concerto di Antonio Artese al Museo Marino Marini, data e orario

Giovedì 3 dicembre alle 18:30, questo l’appuntamento da fissare in agenda per assistere, seduti comodamente sul divano di casa propria, alla performance di Antonio Artese. “Un’iniziativa molto importante quella con l’Istituto Italiano di Cultura di Oslo che si inserisce nelle iniziative di internazionalizzazione del Museo Marini di Firenze, sempre più orientato a interazioni e scambio  con istituzioni e musei in tutto il mondo – ha detto la Presidente del Museo Marino Marini di Firenze Patrizia Asproni -. Produrre iniziative concepite per il digitale e trasmesse via web è una delle missioni del Museo, così come la contaminazione fra arte e musica che nasce dalle proposte e da  una collaborazione continuativa con il maestro Antonio Artese. Un concetto di museo dinamico che intende ampliare sempre più la sua offerta e i suoi pubblici”.

Come assistere al concerto di Artese

Per assistere alla performance online, è necessario collegarsi giovedì 3 dicembre alle 18:30 alla pagina Facebook dell’Istituto Italiano di cultura di Oslo, a quella del Museo Marino Marini o, in alternativa, al canale YouTube del maestro Antonio Artese o al sito liveonmars.tv

 

Messa di Natale 2020 anticipata prima di mezzanotte: l’orario di inizio

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L’emergenza Covid cambierà inevitabilmente le prossime feste, compreso il 25 dicembre. Anche la santa messa di Natale 2020, celebrata la vigilia in vista dello scoccare della mezzanotte, cambia orario e viene anticipata, per evitare i divieti del coprifuoco che il nuovo Dpcm confermerà anche dopo il 3 dicembre. Uno dei nodi da sciogliere riguardavano proprio le celebrazioni religiose che si tengono nella notte tra il 24 e il 25 dicembre.

Coprifuoco dopo il 3 dicembre: a che ora inizia il divieto agli spostamenti

Con la conferma delle regole sul coprifuoco anche la messa di mezzanotte, celebrata alla vigilia di Natale, è fuori gioco: il divieto agli spostamenti notturni scatta in tutta Italia in orario notturno, dalle 22.00 alle 5.00 del mattino. A differenza delle anticipazioni circolate in un primo momento, nel nuovo Dpcm non sarà previsto un prolungamento fino alle 24.00 a Natale e Capodanno, anzi la fine del coprifuoco potrebbe essere posticipata alle 6.00 del mattino.

Si può andare alla santa messa di Natale 2020: l’orario per evitare il coprifuoco di mezzanotte

La funzione religiosa di mezzanotte, dovrà quindi fare i conti con il coprifuoco: la Cei (Conferenza episcopale italiana) ha detto sì alla possibilità di una messa di Natale anticipata, con un orario di inizio della liturgia alle 20.00, in modo da permettere ai fedeli il rientro a casa prima del coprifuoco delle 22. Sulla santa messa della vigilia celebrata 4 ore prima di mezzanotte “non vedo nessuno scandalo. Non conta l’ora, conta che il Natale venga davvero”, ha dichiarato in un’intervista al Corriere della Sera l’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia accademia per la vita.

Intanto la Cei assicura che anche durante le prossime festività di Natale saranno rispettate tutte le norme anti-Covid nelle chiese per evitare assembramenti durante le celebrazioni liturgiche. Anche in zona rossa infatti  è possibile andare a messa nella chiesa vicino casa, compilando l’autocertificazione per gli spostamenti, ma non durante il coprifuoco, dalle 5.00 alle 22.00.

F-Light 2020, torna il Firenze Light Festival: ecco le date e le novità

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F-Light, Firenze Light Festival torna anche nel 2020, nonostante il Covid, a illuminare le strade, le piazze e i ponti della città del giglio in vista del Natale, ecco le date e le novità dell’edizione di quest’anno. Promosso dal Comune di Firenze e organizzato dall’associazione MUS.E (con il sostegno di Terna Spa e il supporto di CONAD e MUKKI), F-light vedrà la città illuminata a festa con video-mapping, proiezioni, lightshow e installazioni artistiche dall’8 dicembre al 6 gennaio 2021.

Firenze Light Festival 2020 e la dedica a Dante Alighieri

“Sight, dalla selva oscura alla luce”, questo il titolo dell’edizione 2020 del Firenze Light Festival che, come di consueto, ha la direzione artistica firmata da Sergio Risaliti. Un omaggio a Dante Alighieri a meno di un mese dal 2021, anno in cui ricorreranno i 700 anni dalla morte del sommo poeta. Una dedica che è anche un auspicio, un voler pensare alla luce non solo come effimera decorazione dello spazio urbano, ma una metafora e una visione del futuro cui affidare la speranza di tutti.

F-Light 2020, le date, gli orari e il programma

Dalle piazze principali del centro al Ponte Vecchio, dal Forte Belvedere alle torri fino alle porte medievali, da Palazzo Medici Riccardi al Museo Novecento, fino ai quartieri fuori dal centro storico e soprattutto alle strutture ospedaliere, baluardo prezioso nella resistenza al nemico che ha stravolto il nostro presente.

Protagonista per eccellenza sarà, come nelle scorse edizioni, il Ponte Vecchio, che verrà illuminato con l’installazione “The other side of the life” realizzata da The fake factory, un affresco con motivi geometrici e alcuni stralci dei versi danteschi. Altri luoghi clou dell’iniziativa sono Palazzo Medici Riccardi, l’edificio della Camera di Commercio mentre il Museo Novecento accoglierà sulla facciata un’istallazione luminosa dell’artista collettiva Claire Fontaine (a cura di Paola Ugolini e Sergio Risaliti, fino all’11 marzo) dal titolo “Siamo con voi nella notte”.

Le installazioni e l’accensione degli alberi di Natale

Si rinnova l’appuntamento con i Three artists trees, tre alberi di Natale speciali, reinterpretati da tre artisti di fama internazionale. Anche quest’anno come nel 2019 a offrire gli artisti coinvolti saranno Michelangelo Pistoletto, Mimmo Paladino e Domenico Bianchi che vedranno le loro installazioni in piazza Gino Bartali, piazza Santo Spirito  (queste due verranno  accese l’8 dicembre) e Piazza Santa Maria Novella (il 15 dicembre).

A cura di Silfi Spa le illuminazioni che vestiranno di nuova luce Piazza Indipendenza e le sue statue mentre una nuova illuminazione permanente sarà accesa su Via Calzaiuoli e su altre strade e piazze del cuore della città. Altri luoghi “investiti” dai fasci luminosi del festival saranno il Forte Belvedere, le Rampe del Poggi, il Loggiato dell’Istituto degli Innocenti, la Torre di San Niccolò, la Torre della Zecca e le Porte storiche fiorentine: Porta alla Croce, Porta al Prato, Porta Romana, Porta San Gallo e Porta San Frediano. Tra i luoghi di F-Light anche Piazza SS. Annunziata (con la proiezione artistica di Bright Festival), via Tornabuoni (a cura di Confcommercio) e piazza San Firenze.

F-Light, l’omaggio alla resistenza degli ospedali al tempo del Covid

Per ricordare l’enorme lavoro svolto quotidianamente nelle strutture ospedaliere che lavorano per contrastare l’epidemia da Covid-19, verranno proiettati tre fasci luminosi verso il cielo grazie alla collaborazione di Silfi Spa. L’installazione luminosa, intitolata “I fari della resistenza. Fede, Speranza, Carità”, partirà simbolicamente da piazza della Repubblica, dove si trova la colonna dell’abbondanza, dal Battistero di Firenze, luogo di fondazione spirituale della città, vicino alla colonna di San Zanobi, e in prossimità dell’Ospedale di Santa Maria Nuova.

 

 

Toscana: quando torna in zona gialla, dal 4 dicembre?

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Zona rossa addio, la nostra regione si prepara a fare uno scatto e a tornare in zona arancione, già dal 4 dicembre secondo quanto auspicato dal governatore Eugenio Giani, ma questo salto potrebbe essere ancora più lungo e far passare la Toscana in zona gialla, quando i dati incoraggianti sulla situazione del Covid si consolideranno ulteriormente. E mentre si attende il nuovo Dpcm, molti presidenti di Regione chiedono un cambiamento del meccanismo di classificazione delle varie aree d’Italia.

Toscana in zona arancione o gialla, quando?

La curva dei contagi negli ultimi giorni è andata pian piano migliorando, il numero dei positivi al coronavirus sta sensibilmente diminuendo in relazione al numero di tamponi effettuati, mentre l’indice Rt sta scendendo, e questo permetterà alla regione di fare un balzo in avanti a partire dal 4 dicembre. Questa è la prima data utile per l’ordinanza del Ministro Speranza che potrebbe promuovere la Toscana in zona arancione, con regole meno stringenti per gli spostamenti all’interno del proprio comune e la riapertura dei negozi di beni non essenziali.

Ancora pochi giorni dunque e la morsa sulla Toscana comincerà ad allentarsi, garantendo un passo avanti verso la normalità. Un passo dunque, e non due: il che significa che dal 4 dicembre – dati permettendo – il granducato dovrebbe tornare a essere arancione per poi sperare di diventare gialla due settimane dopo, ovvero a partire dal weekend del 19 dicembre, immediatamente prima del Natale.

Gialla in anticipo, il “piano” del presidente Giani

Ma il governatore Eugenio Giani gioca d’anticipo e – confermato l’andamento positivo dei dati – vorrebbe anticipare di una settimana l’entrata della Toscana nella zona gialla. Oggi tutti i presidenti di Regione incontrano il ministro Francesco Boccia e Giani preme per superare la “logica dei 14 giorni”, imposta dal dpcm del 3 novembre cercando di azzerarla e in qualche modo “contrarla” ad una settimana dopo il 3 dicembre, con il nuovo decreto.

In questo modo, l’economia prenderebbe respiro approfittando dello shopping natalizio. E anche se le immagini con gli assembramenti per le strade delle grandi città italiane destano preoccupazione, Giani invita ad una presa di responsabilità collettiva, per il bene della Toscana.

I numeri della pandemia: intervista a Fabrizia Mealli

Fabrizia Mealli è docente di statistica all’Università di Firenze. Dirige il Florence Center for Data Science, centro di ricerca interdisciplinare che sviluppa metodologie e applicazioni innovative nel campo delle scienze dei dati. Fin dall’inizio della pandemia, insieme alla collega Michela Baccini, si è occupata della creazione di modelli statistici per la previsione dell’andamento e la prevenzione del contagio da coronavirus.

Il bollettino del tardo pomeriggio come un rito irrinunciabile: quanti casi totali, l’incremento giornaliero, la percentuale dei tamponi positivi, l’indice Rt e così via. Mai quanto in questi mesi siamo stati costretti a interessarci di numeri, mai la statistica era stata così al centro del discorso pubblico e di quello quotidiano. I numeri bisogna conoscerli. Servono a chi governa per raccomandare o vietare certi comportamenti, ma servono anche a tutti noi per farci un’idea (gli statistici direbbero una stima) di quanto sia alta probabilità di infettarci. Quando la nostra conoscenza è incompleta– praticamente sempre – è la statistica lo strumento migliore a cui affidarsi per prendere decisioni. C’è un problema. “È vero che si parla tanto di numeri, ma non abbastanza di come quei numeri vengono prodotti, e quindi di come si possono poi utilizzare”. Il punto, secondo Fabrizia Mealli, docente di statistica all’Università di Firenze e direttore del Florence Center for Data Science, è che “c’è la percezione di essere inondati di dati. In realtà sono semplicemente tanti, ma la loro qualità è bassissima”.

Perché bassissima?

Durante un evento di questa portata l’acquisizione di informazioni è fondamentale perché permette da una parte di capire a che punto siamo nella dinamica epidemica, dall’altra di prevedere come evolverà. Tutti gli indicatori che abbiamo imparato a conoscere in questi mesi – l’Rt, la prevalenza, la letalità – servono a descrivere l’andamento del contagio, non a prevederlo. E anche in questo, che sarebbe un compito relativamente semplice se i dati venissero rilevati in un certo modo, siamo stati assolutamente carenti.

In che senso?

Prendiamo l’indice di trasmissione Rt, uno dei più importanti tra i 21 indicatori della tabella. Ci dice, semplificando, quante sono le persone che ciascun positivo infetta a sua volta, in media. L’Rt calcolato dall’Istituto superiore di sanità si basa sostanzialmente sui casi sintomatici. Ma il numero dei sintomatici che si trovano dipende dalla politica dei tamponi, che è diversa da regione a regione, a volte addirittura tra Asl. Non solo: è una politica che è cambiata più volte nel tempo anche all’interno della stessa regione. Oppure i focolai. Vengono definiti come almeno due casi che l’indagine epidemiologica collega fra loro. Una famiglia di positivi è considerata un focolaio. Se una regione improvvisamente non fa più tamponi perché è satura la sua capacità di farli, l’indicatore scende a zero. Ma non perché i focolai non ci siano! Una regione può riportare tanti focolai proprio perché è più capace di intercettarli.

È mancato un coordinamento?

Sarebbe servita un’azione centralizzata e un sistema di tracciamento nazionale, che ormai è saltato. Sta succedendo lo stesso con i test rapidi: quando il commissario Arcuri acquista 10 milioni di test, il governo secondo me dovrebbe avere l’autorità di poter dire alle Regioni “ve li distribuisco, ma dovete rispettare un piano di screening e di sorveglianza, dicendomi come li utilizzate”. Invece ci si affida all’iniziativa dei sindaci. Abbiamo dati che vengono raccolti quasi a mano, ovunque in modo diverso e su fogli di calcolo che non si parlano. Un sistema di tracciamento non è importante soltanto per isolare gli infetti e contenere la diffusione del virus, ma è fondamentale per capire dove avviene il contagio.

Che avrebbe consentito chiusure mirate invece che orizzontali?

Se ora mi chiede se si è fatto bene a chiudere le scuole, io dico di sì. Perché se guardiamo quando sono ripartiti i contagi, è tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre. E non do la colpa alle scuole in sé, ho la sensazione che il contagio non avvenga in classe. Io mi sono sentita sicurissima quando ho fatto lezione in aula. Ma senza raccogliere informazioni su quello che avviene prima e dopo la scuola – gli spostamenti, i mezzi pubblici, i luoghi di incontro – l’unica soluzione che resta sono le misure restrittive uguali per tutti, a prescindere dalle caratteristiche di un territorio. Tuttora si parla solo di tenere la curva sotto controllo, sperando di riaprire a Natale. Succederà che allenteremo le maglie senza avere portato i contagi a zero, con il virus ancora circolante. Per il rientro a scuola a gennaio serve un piano. Nessuno ne parla, nemmeno stavolta, nessuno che colga l’occasione per resettare la macchina e mettere su un sistema di screening e sorveglianza attiva adeguato, magari omogeneo in tutto il territorio nazionale. Non abbiamo imparato nulla.

La mappa per il tracciamento in tempo reale della Johns Hopkins University – coronavirus.jhu.edu

Voi del Data Science, insieme alla collega Michela Baccini, un metodo lo avevate proposto: che cos’è il pool testing?

Non è un’idea nuova, è una tecnica inventata per diagnosticare la sifilide tra i soldati americani intorno agli anni ’40. Anche allora si doveva analizzare una gran quantità di campioni. Più che lo stick per il prelievo o il reagente, quello che costa è il tempo che serve per analizzare un tampone. Allora l’idea è questa: facciamo il tampone a – supponiamo – 100 persone. Invece che analizzarlo con 100 test individuali, quindi 100 reagenti e 100 unità di tempo per l’analisi, dividiamo il materiale biologico in 10 gruppi e lo analizziamo come se provenisse da un individuo solo. Se il risultato è negativo vuol dire che in quel gruppo c’erano solo persone negative. Se viene positivo dovremo analizzare il materiale, che in parte abbiamo conservato, solo dei 10 tamponi di quel gruppo. Per trovare un positivo fra 100 persone in questo modo abbiamo utilizzato 20 test invece di 100.

Detta così sembra una soluzione magica. Funziona sempre o ci sono condizioni da rispettare?

Il compito di noi statistici è proprio capire in quali situazioni è vantaggioso o svantaggioso. Abbiamo fatto molte simulazioni per capire quanto il test potesse reggere la diluizione, quanto numerosi dovevano essere i gruppi senza perdere in capacità diagnostica. Questa estate, quando il virus circolava prevalentemente tra i giovani, i tamponi erano caratterizzati da una bassa carica virale. In quel caso abbiamo visto che per mantenere la sensibilità del test si dovevano fare gruppi di 4-6 persone, in via cautelativa. Oggi, con una carica virale alta, possiamo spingerci anche a gruppi di 20 persone. Solo che il pool testing ha senso quando la prevalenza, cioè la quantità di infetti nella popolazione, è relativamente bassa. Oggi rischiamo che in ogni gruppo ci sia un infetto e quindi non si risparmia più. Si possono comunque trovare situazioni in cui è utile: penso alle Rsa, che sono comunità chiuse. Oppure proprio per il rientro dei ragazzi a scuola.

Le istituzioni come hanno risposto?

Abbiamo proposto il progetto alla Regione Toscana fin da aprile, quando ancora non si trovava niente sul pool testing per il Covid-19 in letteratura medica. L’interesse c’è, ma durante l’estate, nel momento in cui dovevamo mettere su un piano con progetti pilota da implementare, si sono accumulati i ritardi, il gruppo di lavoro è stato costituito solo alla fine di agosto. A quel punto abbiamo subito scritto un rapporto con piani di sorveglianza e progetti pilota, ma solo per recepirlo ci sono volute altre due settimane. E intanto eravamo di nuovo nel mezzo dell’emergenza. Da allora siamo stati ricontattati a metà novembre. Non manca interesse o volontà, è questione di tempi e di programmazione. E ora non è più la priorità. Ma, in effetti, è anche questa la priorità. Se a gennaio riapriamo tutto con le mascherine e poche altre misure, il contagio ripartirà: perché non dovrebbe, cos’è cambiato?

In un suo recente articolo pubblicato da The Guardian, il fisico Carlo Rovelli parla dell’analfabetismo statistico come di un problema “fatale”, e dice: “la società otterrebbe vantaggi significativi se ai bambini venissero insegnate le idee fondamentali della teoria della probabilità e della statistica”. Quali potrebbero essere?

La cultura statistica serve ad avere coscienza dell’informazione che viene trasmessa. Serve a capire cosa distingue una correlazione da un nesso di causa-effetto. È una distinzione fondamentale, distinguere tra le due cose permette di prendere decisioni adeguate ed efficaci, oltre a dare una valutazione critica delle decisioni prese da altri. Promuovere l’alfabetismo statistico potrebbe anche rendere le persone più propense a fornire l’informazione. Troppi sono ancora reticenti a rispondere a indagini statistiche fatte con tutti i crismi, approvate da comitati etici e con la massima tutela dei dati personali. Poi magari si racconta di tutto sui social network. Eppure raccogliere dati di qualità è essenziale per prendere le decisioni giuste e misurarne l’impatto. E quindi anche per il contenimento di un’epidemia.

Covid Toscana 1° dicembre, contagi ancora in calo. Ma meno tamponi

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Martedì 1° dicembre calano ancora i contagi di Covid in Toscana, ma allo stesso tempo diminuiscono anche i tamponi effettuati per “scovare” nuovi casi di coronavirus: sono queste le ultime notizie che arrivano dal bollettino della Regione, con dati incoraggianti sulla diminuzione di ricoveri, anche in terapia intensiva. Resta alto il numero di morti, 32 quelli comunicati oggi, aumentano però anche i guariti, oltre 2.400 persone.

Nelle ultime 24 ore sono 658 i nuovi casi di Covid registrati in Toscana, a fronte di 9.801 tamponi molecolari (ieri erano stati oltre 10.000) e 3.387 test rapidi effettuati. Cala il rapporto tra positivi e tamponi. “Grazie ai nostri operatori sanitari che non si sono mai fermati prendendosi cura di chi ne ha avuto bisogno – commenta su Facebook il governatore Eugenio Giani – continuiamo a invertire la curva del contagio, sarà il migliore regalo di Natale per tutti”.

Ecco le principali news dal bollettino sul Covid in Toscana, aggiornato al 1° dicembre 2020.

Covid in Toscana oggi, i contagi e i nuovi casi (1 dicembre)

  • Nuovi contagi di Covid-19 in Toscana al 1° dicembre: +658 (ieri i nuovi casi positivi erano stati 893)
  • Tamponi molecolari: 1.578.009 in totale (9.801 tamponi in più rispetto al precedente bollettino, ieri 10.383  tamponi)
  • Ricoverati in ospedale: 1.830 (-32 rispetto all’ultimo aggiornamento)
  • di cui in terapia intensiva  267 (11 persone in meno)
  • 3.387 test antigenici rapidi per il Covid-19 nelle ultime 24 ore
  •  Rapporto positivi – tamponi: 6,7% (ieri 8,6%)
  • Rapporto positivi – tamponi (esclusi i test di controllo): 19,4% (ieri 23,9%)

Coronavirus in Toscana: l’andamento al 1° dicembre 2020

  • Contagi totali di coronavirus in Toscana dall’inizio dell’epidemia a oggi, 1 dicembre 2020: 104.099
  • Guariti: 61.225 da inizio dell’emergenza (+2.451 rispetto a ieri + 4,2%)
  • Morti per coronavirus in Toscana: 2.673 in tutto (+32 nuovi decessi oggi, età media 81 anni)
  • Incidenza, 2.791 contagi di Covid in Toscana ogni 100.000 abitanti (ottava regione in Italia)
  • Tasso di mortalità in Toscana per coronavirus, 71,7 decessi ogni 100.000 residenti (decima regione in Italia per incidenza di decessi)

Covid in Toscana: i dati provincia per provincia

Ecco il dettaglio dei contagi totali e dei nuovi casi di Covid-19 registrati nelle province della Toscana, con i dati aggiornati al 1° dicembre 2020.

  • 29.202 casi totali a Firenze (149 in più rispetto a ieri)
  • 9.133 a Prato (79 in più)
  • 9.098 a Pistoia (56 in più)
  • 6.558 a Massa (42 in più)
  • 10.480 a Lucca (73 in più),
  • 14.396 a Pisa (133 in più)
  • 7.291 a Livorno (59 in più)
  • 9.531 ad Arezzo (39 in più)
  • 4.205 a Siena (9 in più)
  • 3.650 a Grosseto (19 in più)
  • 555 casi positivi sono stati notificati in Toscana, ma riguardano residenti in altre regioni.

Sul sito dell’Agenzia regionale di Sanità si trovano i grafici sull’andamento del Covid-19 che verranno aggiornati alle ore 18.00 di oggi.

Saldi 2021: in Toscana inizio il 30 gennaio, promozioni consentite già da Capodanno

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L’emergenza Covid rinvia anche l’inizio dei saldi in Toscana: la stagione degli sconti partirà il 30 gennaio 2021, e non il 5 come di consueto. In compenso cade però il divieto di ribassare i prezzi nei 30 giorni precedenti, e dunque i negozi potranno lanciare le loro promozioni già dal 1° gennaio. Ufficialmente è un rinvio, di fatto è un anticipo.

L’inizio dei saldi 2021 in Toscana

A deciderlo è stata la giunta regionale che ieri ha approvato la delibera con la quale fissa l’inizio dei saldi in Toscana, appunto, al 30 gennaio 2021. Lo stesso avverrà in tutte le regioni d’Italia, con leggere variazioni sulle date, visto che lo stato di emergenza nazionale durerà proprio fino alla fine del mese di gennaio, salvo ulteriori proroghe (peraltro probabili).

Ci sarà dunque un inizio “ufficiale” dei saldi 2021 il 30 gennaio, ma l’effettiva partenza delle vendite di fine stagione in Toscana viene anticipata di qualche giorno. Negli anni scorsi il divieto di ribassare i prezzi nei 30 giorni precedenti l’inizio dei saldi serviva a proteggere le imprese dalla concorrenza all’inizio della stagione e per tutto il periodo natalizio. Ma la pandemia ha stravolto lo scenario. E dunque, non appena sarà passato il Natale, saldi al via in Toscana.

“Abbiamo ritenuto opportuno – commenta l’assessore al commercio della Toscana, Leonardo Marras – consentire alle attività commerciali la possibilità di gestire con maggiore flessibilità le strategie aziendali per incentivare gli acquisti e commercializzare l’invenduto”.

Coop e il crowdfunding per finanziare la ricerca sul Covid

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È partito in tutti i supermercati Coop il crowdfunding per sostenere la ricerca scientifica sul Covid. Si chiama “Sosteniamo la ricerca oggi per tornare più vicini domani” il progetto promosso da Unicoop Firenze insieme alle altre cooperative di consumatori del Paese (come Coop Alleanza 3.0, Unicoop Tirreno, Coop Centro Italia, Coop Unione Amiatina e Coop Reno) che prevede donazioni liberali da parte dei clienti, che potranno devolvere una somma di denaro a loro scelta per la ricerca.

Sosteniamo la ricerca: come funziona il crowdfunding di Coop

Crowdfunding Coop per ricerca Covid
Una ricercatrice del laboratorio Toscana Life Sciences al lavoro

I denari verranno investiti per aiutare nel loro lavoro i ricercatori del MAD Lab di Toscana Life Sciences, laboratorio con sede a Siena coordinato dal professor Rino Rappuoli, scienziato di fama mondiale. Da marzo 2020 il laboratorio del professor Rappuoli ha indirizzato le proprie competenze nell’individuazione di anticorpi monoclonali umani capaci di curare il Covid-19 e ad oggi, la previsione è di poter contare su una terapia specifica entro la primavera 2021.

L’obiettivo dell’iniziativa è dare ossigeno ai ricercatori e ampliare le ricerche che finora hanno portato all’individuazione della cura basata sugli anticorpi monoclonali: più facili da riprodurre a livello industriale rispetto ai vaccini, questi anticorpi rappresentano già una risorsa di avanguardia per la cura di molte malattie e, a partire dalla prossima primavera, potrebbe entrare a regime il loro utilizzo come cura del coronavirus.

Il crowdfunding di Coop, ecco come donare

È possibile donare direttamente alle casse dei supermercati Coop, oltre che sulla piattaforma Eppela e con donazioni tramite bonifico bancario sul conto corrente dedicato IT57I0306909606100000175655. Inoltre, le cooperative che hanno aderito all’iniziativa raddoppieranno quanto raccolto e comunicheranno i risultati via via che saranno ottenuti.

Lista delle zone rosse e arancioni in Italia: mappa aggiornata (dicembre)

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È una mappa in tre colori quella dell’Italia con le regioni divise in tre diverse aree di rischio: ecco la lista delle zone rosse, la lista delle zone arancioni e quella delle zone gialle come previsto Dpcm del 3 novembre 2020. Quando cambiano i “colori Covid” delle regioni? La mappa viene aggiornata, ordinanza dopo ordinanda, dal Ministro della Salute Roberto Speranza in base all’andamento dell’epidemia di coronavirus nei diversi territori, rilevato dal monitoraggio settimanale dell’Istituto Superiore di Sanità.

Dpcm 3 novembre, le misure in tutta Italia (zona gialla)

Alcune nuove misure restrittive sono valide per tutta Italia, a prescindere dal fatto che le regioni siano inserite nella lista delle zone rosse o zone arancioni. In particolare, il nuovo Dpcm 3 novembre prevede, per tutta l’Italia e per le cosiddette zone gialle:

  • Coprifuoco alle ore 22, con il divieto di circolazione salvo che per motivi di lavoro, salute o assoluta necessità.
  • Capienza del trasporto pubblico ridotta a un massimo del 50% dei posti disponibili.
  • Torna l’autocertificazione obbligatoria per ogni spostamento.
  • Resta la chiusura di bar e ristoranti alle ore 18. Prosegue invece la vendita di cibo da asporto.
  • Chiusura di musei e mostre.
  • Chiusura dei centri commerciali nei giorni festivi e prefestivi, dunque anche sabato e domenica.
  • Chiusura di slot machine e videogiochi, anche nei bar.
  • Scuola: 100% di didattica a distanza alle superiori, tranne le attività di laboratorio. Scuole dell’infanzia, elementari e medie restano invece in presenza. Per i bambini a partire dai 6 anni di età diventa obbligatorio l’uso della mascherina anche durante le lezioni.
  • Sospensione di tutti i concorsi pubblici e privati in presenza.

Alcune di queste misure potrebbero cambiare dopo il 3 dicembre con il nuovo Dpcm, che introdurrà restrizioni specifiche per le feste natalizie. Dopo gli ultimi cambi di colore, le regioni in zona gialla sono 6 più una provincia autonoma: provincia autonoma di Trento, Veneto, Liguria, Lazio, Molise, Sardegna, Sicilia.

Cosa chiude nelle zone arancioni

Nelle regioni inserite nella lista delle zone arancioni, quelle cioè nello scenario di rischio intermedio, ci sono alcune restrizioni aggiuntive: ecco cosa chiude e quali sono i divieti.

  • Chiusura di ristoranti, bar e tutte le attività di ristorazione tranne mense e catering. Resta consentita soltanto la ristorazione con consegna a domicilio.
  • Vietati gli spostamenti in altre regioni. Uniche eccezioni i motivi di lavoro, salute o urgenza. Sarà possibile però rientrare al proprio domicilio se si trova in un’altra regione.
  • Vietati anche gli spostamenti negli altri comuni, con le stesse eccezioni. Consentiti gli spostamenti giustificati dal dover svolgere attività o usufruire di servizi non sospesi e non disponibili nel proprio comune.

Al 4 dicembre, la lista delle zone arancioni includere 9 regioni: Basilicata, Calabria, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Umbria.

Cosa chiude nelle zone rosse

Nelle regioni incluse nella lista delle zone rosse le restrizioni sono ancora più severe: ecco cosa chiude e quali sono i divieti.

  • Chiusura di tutti i negozi tranne alimentari, farmacie, edicole e tabacchi. Chiusura di bar, ristoranti e attività di ristorazione consentita solo da asporto e a domicilio fino alle ore 22.
  • Vietati gli spostamenti da e verso altre regioni e altri comuni, salvo motivi di lavoro o urgenza.
  • Scuola in presenza solo fino alla prima media. Didattica a distanza al 100% dalla seconda media in poi.
  • Passeggiate e attività motorie consentite solo nei pressi della propria abitazione. Corsa e attività sportiva saranno permesse ma solo all’aperto e in forma individuale, senza mascherina. Sospese tutte le altre attività sportive.

Al 1° dicembre sono considerate “zona rossa” 4 regioni d’Italia più una provincia autonoma: Abruzzo (con ordinanza della Regione), Valle d’Aosta, provincia autonoma di Bolzano, Toscana, Campania.

Lista delle zone rosse

  1. Valle d’Aosta
  2. Toscana
  3. Abruzzo
  4. Campania
  5. Provincia autonoma di Bolzano

Lista delle zone arancioni a partire dal 1° dicembre

  1. Friuli Venezia Giulia
  2. Lombardia
  3. Piemonte
  4. Emilia Romagna
  5. Umbria
  6. Marche
  7. Basilicata
  8. Calabria
  9. Puglia

Lista delle zone gialle

Tutte le altre regioni italiane sono considerate zona gialla:

  1. Provincia autonoma di Trento
  2. Veneto
  3. Liguria
  4. Lazio
  5. Molise
  6. Sardegna
  7. Sicilia

Quali regioni possono cambiare colore dal 4 dicembre

Si attendono adesso i prossimi monitoraggi dell’Istituto Superiore di Sanità, perché in alcune regioni i dati stanno migliorando e c’è quindi la possibilità di un cambio di colore. E’ il caso della Toscana che dal 4 dicembre potrebbe diventare di nuovo zona arancione.

La mappa delle zone rosse, delle zone arancioni e delle zone gialle

Lista zone rosse arancioni in Italia: mappa aggiornata dicembre

 

Più informazioni sul sito del governo.

Decreto ristori quater: in Gazzetta Ufficiale testo e codici Ateco (allegato 1 pdf)

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Dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del testo definitivo in pdf del decreto ristori quater,  anche con l’aggiornamento dei codici Ateco nell’allegato 1, entra in vigore oggi 1° dicembre il quarto dl del governo con bonus, misure e contributi a fondo perduto in favore dai settori più colpiti dalla crisi Covid. “Bonus Natale” per i lavoratori stagionali, del turismo e i collaboratori sportivi, proroga della dichiarazione dei redditi per i professionisti (modello Unico) e delle tasse per le aziende, rinvio della rottamazione ter: questi i principali provvedimenti approvati dal governo.

Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri aveva annunciato tempi brevi, dopo il voto in Parlamento sullo scostamento di bilancio di 8 miliardi di euro. Il via libera delle Camere è arrivato il 26 novembre, a pochi giorni dall’entrata in vigore del decreto ristori ter, poi domenica 29 c’è stato l’ok del Consiglio dei Ministri.

Proroga della dichiarazione dei redditi (modello Unico) e rottamazione ter: cosa prevede il decreto legge

Per quanto riguarda imprese e professionisti il testo del decreto ristori quater prevede la proroga della presentazione della dichiarazione dei redditi (modello Unico 2020) e della dichiarazione dell’Irap dal 30 novembre al 10 dicembre. Prorogate poi le scadenze fiscali 2020 (secondo acconto di Irpef, Ires, Irap e Iva), con 3 casistiche previste dal testo definitivo del decreto ristori quater:

  • rinvio dal 30 novembre al 10 dicembre 2020 per tutti
  • rinvio dal 30 novembre al 30 aprile 2021 per le attività in zone rossa e i ristoranti in zona arancione
  • rinvio dal 30 novembre al 30 aprile 2021 per le imprese con un fatturato non superiore a 50 milioni di euro che abbiano subito un calo del fatturato del 33% nel primo semestre 2020.

Prevista inoltre proroga della rottamazione ter, con lo spostamento della scadenza delle rate e del pagamento del saldo e stralcio, dal 10 dicembre al 1° marzo 2021.

Decreto ristori quater: bonus Natale 2020 stagionali e codici Ateco (agenti di commercio)

Il decreto ristori quater introduce poi un “bonus Natale”: 1.000 euro vanno agli stagionali del turismo, delle terme e dello spettacolo, agli stagionali di altri settori e ai venditori a domicilio; 800 euro di indennità ai collaboratori sportivi.

Il decreto ristori quater, ora in Gazzetta Ufficiale, amplia inoltre la lista dei codici Ateco per cui è previsto il contributo a fondo perduto: nell’allegato 1 al provvedimento sono incluse anche diverse categorie di agenti e rappresentanti di commercio, dall’abbigliamento ai casalinghi. Un elenco già ampliato nei dl precedenti, come il ristori bis.

Decreto ristori quater: in Gazzetta Ufficiale il testo definitivo (pdf) con i codici Ateco

Dopo l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri, la “bollinatura” della Ragioneria dello Stato e la firma del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nella serata del 30 novembre è arrivata la pubblicazione del testo definitivo del decreto ristori quater in Gazzetta Ufficiale (in versione web e pdf), per entrare in vigore il 1° dicembre 2020: