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Matteo Renzi lancia il nuovo partito alla Leopolda 2019: come partecipare

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Nel giro di poche ore è tornata ad essere la kermesse politica più attesa d’Italia. Matteo Renzi ha ufficializzato l’uscita dal Pd, e alla Leopolda 10, edizione 2019 della sua convention politica annuale, presenterà il suo nuovo partito, Italia Viva. In attesa del programma dettagliato, le date da segnare sul calendario sono quelle dal 18 al 20 ottobre. È in quei giorni che i riflettori, ancor più del solito, saranno puntati sulla Stazione Leopolda di Firenze per assistere alla nascita del nuovo soggetto politico dell’ex premier. Ecco come partecipare alla Leopolda 2019.

Matteo Renzi lascia il Pd e lancia un nuovo partito

“Mi fa uscire la mancanza di una visione sul futuro”. Così Matteo Renzi ha giustificato la sua rottura con il Partito Democratico in un’intervista pubblicata stamani da La Repubblica.

Dichiarazioni che hanno spostato l’attenzione sull’edizione 2019 della Leopolda: “Sarà un’esplosione di proposte”, ha detto Matteo Renzi. “La Leopolda non è mai stata una manifestazione di partito. La aprirà Dario Nardella, che è mio fratello e che resterà nel Pd. Certo sarà chiusa come sempre dall’intervento di Teresa Bellanova e sarà la sede in cui presenteremo il simbolo“.

La Leopolda e la nascita di Italia Viva

Alla Leopolda 10, ha aggiunto l’ex segretario del Partito Democratico, “Parleremo dell’Italia 2029, dei prossimi 10 anni, non dei prossimi 10 giorni”.

Nei tre giorni della manifestazione saranno presentate le prime proposte politiche di Italia Viva: il Family Act, il Piano di investimenti verdi, il manifesto di Italia Viva, piano industriale e idee per contrastare l’evasione fiscale. “E qualche sorpresa”, ha annunciato Renzi.

Il simbolo di Italia Viva

Secondo quanto annunciato da Matteo Renzi nella enews del 7 ottobre, nei giorni della Leopolda verrà mostrato il simbolo di Italia Viva. In quell’occasione sarà poi firmato  davanti a un notaio l’atto costitutivo del nuovo movimento.

A scegliere il simbolo del partito saranno gli stessi sostenitori, simpatizzanti e tutti quelli che vorranno partecipare al sondaggio online lanciato sul sito di Italia Viva. Si può scegliere fra tre proposte.

Uno sui diversi toni del rosa, con tanto di A maiuscola evidenziata, a rimarcare l’identità femminista annunciata dal movimento di Matteo Renzi. Uno con la scritta “Italia” in azzurro e una sfumatura di colori caldi, con una “V” stilizzata che ricorda il volo di un uccello. L’altro più minimale, composto quasi solo da testo in rosso e blu, che ricorda la grafica della campagna elettorale di Renzi per le primarie del Pd.

Le tre proposte tra le quali scegliere il simbolo di Italia Viva
Le tre proposte tra le quali scegliere il simbolo di Italia Viva

Quello che vincerà il sondaggio verrà ufficialmente adottato come simbolo di Italia Viva per le consultazioni elettorali.

Verrà presentata anche la tessera 2020 di Italia Viva. L’iscrizione sarà esclusivamente online e per ogni tessera sottoscritta Italia Viva si è impegnata a piantare un albero.

Leopolda 2019: orari, programma e ospiti della convention di Renzi

Il logo della Leopolda 2019

Su Facebook intanto è stato rivelato il logo della decima edizione della Leopolda: scritta con sfumatura che riprende quella di uno dei tre simboli di Italia Viva sottoposti al sondaggio, numero 10 in un carattere tipografico che ricorda quello di certe maglie da calcio anni Ottanta. Sotto, lo slogan della Leopolda 10: “Italiaventinove”, a ricordare che alla convention si proverà a immaginare il futuro che aspetta il nostro paese tra dieci anni.

Il programma della Leopolda 10

Il titolo dell’edizione numero 10 della Leopolda sarà “Italia 2029” e come tema centrale avrà la costruzione dell’Italia dei prossimi dieci anni.

Così come l’anno scorso, il convegno politico che fa capo a Matteo Renzi si terrà nel terzo fine settimana di ottobre, si terrà da venerdì 18 a domenica 20 ottobre.

Il programma dettagliato della Leopolda 2019 non è stato ancora reso noto. Si conoscono però gli orari della tre giorni.

  • Venerdì 18 ottobre la Leopolda comincia dalle 19.00 con l’aperitivo di benvenuto. Seguono i lavori dalle 20:30.
  • Sabato 19 ottobre si entra nel vivo dei lavori. Iniziative in programma dalle 9.30 fino alle 20.30, con una pausa per il pranzo. Sono in programma una cinquantina di tavoli di lavoro ai quali parteciperanno anche i parlamentari di Italia Viva.
  • Domenica 20 ottobre, giornata conclusiva, i tavoli si riuniscono dalle 09.30 e andranno avanti coi lavori fino alle 13.00. A quel punto, la chiusura dell’evento verrà affidata all’intervento di Teresa Bellanova, ministro delle poliche agricole, e all’atteso discorso di Matteo Renzi.
Tavolo di lavoro della scorsa edizione della Leopolda con l'attuale ministro Teresa Bellanova
Tavolo di lavoro della scorsa edizione della Leopolda con l’attuale ministro Teresa Bellanova. Foto: Facebook – Leopolda 10

Leopolda 2019, come partecipare

Era stato lo stesso Matteo Renzi, in una newsletter inviata il 9 settembre scorso, a far sapere come partecipare alla Leopolda 2019. La preregistrazione è già attiva su comitatiazionecivile.it/stazione_leopolda. Dalla stessa pagina ci si può anche candidare come volontario, fare una donazione o richiedere informazioni su alberghi e pernottamenti.

“Chi vuole dare una mano con idee”, aveva scritto Renzi nella sua enews, “scriva a [email protected]“.

Le pre-registrazioni, precisa l’organizzazione sul sito ufficiale, sono “utili, ma non obbligatorie”. Chi si registra in anticipo troverà però una fila preferenziale all’ingresso, presentando la conferma della prenotazione. Altrimenti ci si potrà registrare direttamente alla Leopolda. Un altro ingresso dedicato sarà per i portatori di handicap.

All’ingresso sarà allestita una piccola mostra per ricordare Tiberio Barchielli, fotografo ufficiale delle passate edizioni scomparso prematuramente nel novembre scorso. “Un nostro grande amico”, lo ha definito Matteo Renzi nella sua enews del 1° ottobre, “che ci ha lasciato quasi un anno fa ma che continua a stare con noi e scattarci foto dovunque egli sia”. Alla Leopolda 2019 nascerà anche un premio per giovani fotografi dedicato alla memoria di Tiberio Barchielli.

Come arrivare alla Leopolda

Il modo più comodo per raggiungere la Leopolda è usare il tram. La fermata “Porta al Prato” della Linea 1 si trova proprio di fronte alla stazione Leopolda.

Chi arriva in treno può prendere il tram dalla stazione Santa Maria Novella (fermata “Alamanni stazione”) e scendere alla prima fermata. Chi arriva in macchina può lasciare l’auto parcheggiata a uno dei parcheggi scambiatori (Villa Costanza per chi arriva dall’A1 o Guidoni per chi arriva dall’A11) e da lì salire in tram.

Tramvia Firenze: orari, fermate, mappa linea per linea

Quanto costa, dove mangiare, cosa portare

Quanto costa entrare alla Leopolda? La Leopolda è un evento gratuito e non è previsto nessun costo di ingresso. Si può sostenere l’iniziativa con una donazione, sia sul posto che online, ma non è obbligatoria.

Durante i giorni della kermesse sarà possibile mangiare alla Stazione Leopolda. Sono previsti momenti conviviali il venerdì sera e il sabato a pranzo.

I bambini possono entrare e per loro sarà allestita un’area giochi dedicata gestita da educatrici. Ingresso vietato invece ai bagagli, visto che, per ragioni di spazio, non ci sarà un guardaroba.

Vendemmia 2019: che annata sarà?

Stabilire in anticipo una data precisa per l’inizio della vendemmia 2019 è praticamente impossibile. Sono tanti i fattori da considerare. Se i piccoli vignaioli si basano sulla disponibilità di amici e parenti, le grandi aziende vinicole aspettano il momento perfetto in cui la proporzione di zucchero e acido presente nelle uve sia bilanciata in modo da garantire le condizioni ideali per il processo di fermentazione.

Nel Chianti, se tutto procederà come da copione, la vendemmia dovrebbe iniziare intorno al 20 settembre. Giovanni Manetti, presidente del consorzio del Chianti Classico, ha spiegato a Gambero Rosso: “Le riserve idriche sono abbondanti, anche grazie a un approccio ecosostenibile sempre più diffuso, le viti sono fresche e sopportano molto bene il caldo”. Piante con una superficie fogliare più estesa, a tutto vantaggio dalla qualità finale. Si prevedono così quantitativi in linea con quelli dell’anno scorso, 396 mila quintali di uve e 272 mila ettolitri di vino.“Ci sono i presupposti – conclude Manetti – per un ottimo prodotto”.

Anche nella zona del Brunello di Montalcino il clima pre-vendemmiale è molto positivo, in quanto i vigneti sono, ad oggi, in perfette condizioni e senza patologie, come confermato dal vicepresidente del consorzio Giacomo Bartolomei.

La vendemmia 2019 per Simone Loguercio

Simone Loguercio, miglior Sommelier d’Italia trapiantato a Firenze e punta di diamante del ristorante Konnubio, racconta: “Credo nell’annata nel momento in cui si arriva a raccoglierla. È anche vero che una stagione zoppa la si capisce già da prima, ma confido sempre nei buoni vignaioli che riescono a tirare fuori il meglio. Quel che è certo è che non sarà una 2016, ovvero una delle più belle annate degli ultimi tempi”.

Loguercio, arrivato quasi alla conclusione del suo mandato che avverrà a novembre, valuta i vini in base alla loro piacevolezza di beva: “Deve essere un vino pulito, non per forza di moda, ma che sappia farsi bere bene. Prima di assaggiare un prodotto mi faccio raccontare la sua storia. Se riesco a ritrovarla bevendolo, mi emoziono. A volte infatti capita – continua Loguercio – che dietro ad un’etichetta ci sia solo una buona attività di marketing, ma pecchi di qualità. La vera sfida quindi è quella di riuscire a trovare bottiglie che abbiano sì storie fantastiche da raccontare, come una vocazione, una scelta, una famiglia, un territorio, ma che soprattutto, al momento della bevuta ti trasmettano le impressioni che ti aspetteresti”.

Turismo responsabile: i consigli per viaggiare in modo sostenibile

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Il cambiamento parte dai piccoli gesti: per promuovere il turismo responsabile basta seguire poche regole. I Consigli per un viaggiatore responsabile (Tips for a Responsible Traveller) sono stati sviluppati dalla Commissione mondiale sull’etica del turismo e sono basati sul Codice globale per l’etica del turismo dell’UNWTO. Info: www.travelenjoyrespect.org

Rispetta le persone che ti ospitano e il patrimonio comune.

Prima di partire informati sui costumi, le tradizioni e le condizioni sociali della tua destinazione. È un ottimo modo per iniziare a comprendere le comunità locali. A rendere unico ogni luogo del mondo sono la sua storia, le architetture, le religioni, la musica, l’arte e la cucina. Impara qualche parola nella lingua locale. Ti aiuterà a creare una connessione con le persone. Chiedi sempre il permesso prima di scattare fotografie alle persone. La loro privacy conta quanto la tua.

“Turismo sostenibile? Si può”. Intervista alla professoressa Patrizia Romei, esperta di overtourism

Proteggi il pianeta.

Cerca di ridurre al massimo il tuo impatto sull’ambiente e sulle risorse naturali. Riduci il consumo di acqua e di energia ogni volta che ti è possibile. Rispetta la fauna e il suo habitat naturale. Acquista solo prodotti che non siano realizzati sfruttando piante o animali in pericolo. All’interno delle aree protette, accedi solo alle zone aperte ai visitatori. Lascia sempre una traccia minima del tuo passaggio.

Firenze e la questione overtourism

Sostieni l’economia locale.

Compra merci e prodotti artigianali realizzati localmente. Sostieni commercianti e artigiani pagando loro un giusto prezzo per i tuoi acquisti. Non comprare prodotti contraffatti o proibiti dalle normative internazionali. Scegli guide locali che abbiano una conoscenza approfondita dei luoghi.

Sii un viaggiatore informato.

Assumi tutte le precauzioni sanitarie e di sicurezza, prima e durante il viaggio. Informati su come accedere alle cure mediche nel paese che stai per visitare e contatta la tua ambasciata in caso di emergenza. Scegli sempre operatori turistici che promuovono buone pratiche ambientali e progetti di comunità.

Sii un viaggiatore rispettoso.

Osserva le leggi e le normative locali. Rispetta i diritti umani e proteggi i bambini dallo sfruttamento. Anziché donare monete ai bambini che chiedono l’elemosina, sostieni i progetti di comunità. I manufatti protetti non sono souvenir: al loro posto, scatta fotografie come ricordo. Scrivi recensioni oneste al tuo ritorno e promuovi le esperienze positive.

“Più potere alle città d’arte”: intervista all’assessore Cecilia Del Re

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Intervista a Cecilia Del Re, assessora a urbanistica, ambiente, agricoltura urbana, turismo, fiere e congressi, innovazione tecnologica e sistemi informativi del Comune di Firenze. L’intervista è stata pubblicata su Il Reporter di settembre 2019 all’interno di un approfondimento sull’overtourism a Firenze.

Nelle prossime settimane sarà a Bruxelles per il primo tavolo operativo delle capitali del turismo. Con quali obiettivi?

Sì, il 26 settembre, insieme a Barcellona, Parigi, Amsterdam e Atene. Affronteremo il fenomeno degli affitti turistici esploso con portali online come Airbnb. L’obiettivo è trovare una proposta comune da presentare al Parlamento europeo perché legiferi in questa materia, aiutando così queste città a salvaguardare l’identità e la vivibilità dei loro centri storici e le imprese del settore turistico a non subire una concorrenza per taluni aspetti “sleale”.

È possibile conciliare turismo e residenza nei centri storici?

Innanzitutto occorre ora mettere un freno al dilagare degli affitti turistici, e quindi alla rendita dei proprietari di immobili. Per incentivare la residenza si deve agire su più livelli: prevedere agevolazioni fiscali per i residenti, destinare gli immobili pubblici ad housing sociale, anche con la previsione di affitti a canone calmierato per giovani coppie. Lavorare sui servizi, dai trasporti al verde pubblico, per rendere più agevole la vita di chi vi risiede.

Firenze e la questione overtourism

Le città d’arte avrebbero bisogno di poteri speciali?

Senza dubbio presentano delle peculiarità dovute agli ingenti flussi turistici, da cui sono interessate in misura sempre crescente. Questo di per sé giustificherebbe maggiori poteri per regolare i flussi e porre in essere serie politiche di delocalizzazione e destagionalizzazione. In altri paesi europei ciò è avvenuto, anche se per talune questioni non è stato sufficiente. Per questo chiediamo una normativa europea che funga da fondamento ai nostri atti nazionali. Con il network delle città d’arte italiane (Roma, Firenze, Venezia, Napoli e Milano), sotto la vigenza del precedente governo, avevamo intrapreso un cammino in tal senso. Che con il ministro Centinaio si è però interrotto.

Intervista a Cecila Del Re: “No al numero chiuso per i turisti”

Limitare il numero degli accessi turistici in città può essere una soluzione all’overtourism?

No. Prima di arrivare a mettere il numero chiuso ritengo più giusto e democratico lavorare per mettere in atto politiche che regolino i flussi e che incrementino la qualità del turismo in città, scoraggiando invece il cosiddetto “turismo mordi e fuggi”. Attualmente, per esempio, stiamo lavorando per frenare l’arrivo dei crocieristi, che affollano in massa il centro storico per poche ore senza però lasciare nulla alla città. Stiamo lavorando invece per sostenere il turismo congressuale, che ha una permanenza in città superiore alla media.

Cos’è che, a Firenze, distingue il turismo sostenibile da quello che non lo è?

L’attenzione e il rispetto alla nostra città, che abbiamo condensato nella nostra campagna di comunicazione #EnjoyRespectFirenze. È un turismo sostenibile quello curioso, che non si ferma alle attrazioni più note ma si spinge anche oltre i confini del centro storico. Quello che acquista dalle botteghe di artigiani o va a scoprire i negozi storici. Quello che si rivolge a guide munite di patentino e non a offerte turistiche irregolari. Quello che visita i parchi e giardini cittadini, facendo anche uso delle biciclette e delle ciclabili. Quello che pernotta più a lungo in città e si sposta poi nell’area metropolitana, approfittando delle iniziative che stiamo promuovendo congiuntamente con i comuni contermini.

Il prossimo anno scade lo stop alla concessione di nuove licenze per bar e ristoranti in centro. Ritiene che la misura contro il “mangificio” abbia funzionato in questi tre anni? Il divieto verrà prolungato?

Siamo stati la prima città italiana a varare questo blocco nel 2017 dopo aver chiesto una norma al Governo che ci ha permesso di reagire alle conseguenze negative delle liberalizzazioni. Dopo di noi, anche città come Roma e Venezia hanno adottato la medesima misura. Il blocco delle nuove aperture di bar, ristoranti, gelaterie e minimarket ha assolutamente funzionato, e prodotto molti effetti positivi, il primo tra i quali l’aumento di nuove aperture di attività artigianali in centro storico. Nel 2018, in vigenza del divieto, sono state ben 144 le nuove attività artigianali che hanno aperto, più del doppio rispetto al 2016. Anche solo questo dato ci dice che abbiamo intrapreso la strada giusta e su questa strada vogliamo continuare ad andare, se del caso, come già annunciato dall’assessore Gianassi, che ora ha la delega al commercio, con qualche piccolo correttivo che ci viene dall’esperienza di questi primi tre anni di blocco.

A settembre iniziano anche i lavori per il nuovo Piano operativo, lo strumento che delinea il futuro della città, turismo compreso. A quali principi sarà ispirato?

A quelli della sostenibilità, giustappunto. Le tematiche ambientali rappresenteranno il cuore del nuovo Piano e la crescita della città sarà parametrata rispetto agli obiettivi dell’agenda 2030 per uno sviluppo urbano sostenibile. Siamo ad un momento di svolta tanto per le questioni connesse al turismo quanto per quelle legate all’ambiente, e dovremo affrontarle anche in questo nuovo Piano con coraggio e determinazione.

 

Il percorso di Corri la Vita 2019: la mappa

Corri la Vita 2019 si fa in due con un doppio percorso: il primo, per gli appassionati di podismo, è lungo di 11 chilometri e tocca l’Oltrarno e il centro di Firenze; il secondo è più breve (5 chilometri e mezzo) per una passeggiata che interessa anche 7 mete culturali.

Starter d’eccezione domenica 29 settembre sarà il giornalista Giovanni Minoli, uno dei tanti testimonial della manifestazione che raccoglie fondi in favore di progetti dedicati alla prevenzione e alla cura del tumore al seno. In corso le iscrizioni per Corri la vita 2019: qui tutte le informazioni.

Le conferme

Confermate per questa diciassettesima edizione la partenza e l’arrivo in piazza Vittorio Veneto, alle porte delle Cascine, con ritrovo alle ore 8.30 e lo start alle 8.45. Qui sarà allestito il palco principale, con tutti gli ospiti e l’animazione, oltre al villaggio della corsa con gazebo e stand di street food.

Dopo la mattinata, gli eventi continueranno nel pomeriggio, quando 23 luoghi, tra musei e palazzi storici, apriranno gratuitamente le porte a chi indosserà la maglietta di Corri la vita 2019 firmata da Salvatore Ferragamo (il colore di quest’anno è rosa) o presenterà il certificato di iscrizione.

Corri la Vita 2019: il percorso lungo 11 chilometri

La tappa iniziale del percorso principale di Corri la Vita 2019 sarà l’Oltrarno: i podisti da piazza Vittorio Veneto attraverseranno Ponte alla Vittoria e da piazza Gaddi arriveranno in piazza Pier Vettori e via Pisana. Qui ci sarà la prima novità dell’itinerario, che passerà sulle colline entrando nel parco di Villa Strozzi e uscendo in via Monte Oliveto.

In seguito la corsa continuerà sulla collina di Bellosguardo e scenderà in piazza Tasso, per poi dirigersi verso via dei Serragli e piazza Pitti. Corri la Vita 2019 per la prima volta nella storia della manifestazione non interesserà il giardino di Boboli, ma il serpentone di corridori arriverà fino a Ponte alle Grazie per salutare l’Oltrarno e approdare in piazza Santa Croce.

Questa parte del percorso lungo di Corri la Vita 2019 toccherà le bellezze del centro di Firenze: il lungarno su cui si affacciano gli Uffizi, il passaggio su Ponte Vecchio,  via Tornabuoni, Piazza della Signoria, il Duomo, piazza della Repubblica e Palazzo Strozzi. Poi continuerà in Borgo Ognissanti, per tornare alle Cascine passando da via il Prato e dal controviale di viale Fratelli Rosselli.

Mappa percorso Corri la Vita 2019

Il percorso breve da 5 chilometri, la passeggiata

Meno impegnativo e adatto a tutti il secondo percorso di Corri la Vita 2019 che toccherà anche 7 mete culturali aperte dalle 9.00 alle 13.00. Partenza sempre da piazza Vittorio Veneto, per poi proseguire su Ponte alla Vittoria – piazza Pier Vettori ed entrare nel parco di Villa Strozzi, dove si trova il primo luogo da vedere, la Limonaia di Villa Strozzi.

Attraversato questo polmone verde e passata l’uscita che dà su via Monte Oliveto si arriverà al secondo luogo di interesse, la chiesa di San Bartolomeo a Monte Oliveto, parte di quello che un tempo era un convento dove è stata conservata l’Annunciazione di Leonardo, prima che venisse esposta alla galleria degli Uffizi.

Guida al weekend: gli eventi a Firenze (27, 28, 29 settembre)

Passati i panorami di Bellosguardo si potrà visitare il Vecchio conventino di via Giano della Bella e poi dirigersi in piazza Tasso dove vedere Chiesa e Chiostro del complesso delle Leopoldine. Altre tappe alla Sala Vani in piazza del Carmine e a Palazzo e Teatro Rinuccini all’angolo tra via dei Serragli e via Santo Spirito. Saltato Ponte alla Carraia il secondo percorso di Corri La Vita 2019 toccherà piazza Ognissanti, dove visitare la sede dell’Institut français de Florence in Palazzo Lenzi, e Lungarno Vespucci per poi arrivare in piazza Vittorio Veneto.

In pdf il percorso dettagliato da 11 km

In pdf il percorso breve di Corri la Vita 2019 da 5,5 km

E le mete culturali del pomeriggio

Nel pomeriggio altre 23 mete culturali, tra musei e mostre, apriranno i battenti gratuitamente per gli iscritti alla corsa, non solo a Firenze ma anche a Borgo San Lorenzo, Montespertoli, Empoli, Prato e Pistoia. Si va dalla nuova mostra a Palazzo Strozzi, al deposito dove è custodito il Brindellone.

I musei gratis a Firenze per Corri la Vita 2019

Aggiornamenti sul sito di Corri la Vita.

Eventi a Firenze, ottobre 2019: il calendario

Misericordia di Badia a Ripoli: mezzo secolo di solidarietà

La Misericordia di Badia a Ripoli ha raccolto la sfida ormai da tempo. “Sono già passati 50 anni dal primo giorno dell’istituzione della Misericordia – racconta il Governatore Paolo Borghini – e possiamo dire che siamo sempre andati avanti con l’arte del soccorso, la solidarietà che la Misericordia ha sempre praticato attraverso i propriconfratelli”. Eppure, anche per i volontari oggi la sfida ha alzato il tiro.

Il valore aggiunto della Misericordia? L’arte della solidarietà

C’è sempre più bisogno di formazione e specializzazione: “Oggi le esigenze e le richieste che pervengono alla Misericordia sono molteplici, e talvolta è molto difficile esaudirle tutte. Di conseguenza, dopo 50 anni ci occorre una quantità maggiore di confratelli rispetto a quando abbiamo iniziato – prosegue – anche perché tutti i confratelli hanno sempre più bisogno di specializzazione: il confratello autista deve fare un corso di formazione, il fratello capoguardia, il fratello di primo e di secondo livello devono anche loro seguire un corso di specializzazione. Noi come Misericordia abbiamo sempre unito il percorso di formazione al percorso sul significato dell’essere un confratello di Misericordia, un corso di formazione spirituale e morale.

I 50 anni della Misericordia di Badia a Ripoli

Tanti sono volontari, ma non tutti sono fratelli. L’esempio che faccio sempre a chi si presenta da me chiedendo di poter entrare in associazione è questo: si può accompagnare la nonnina all’ospedale portandola come si farebbe con un semplice pacco postale. Oppure la si può guardare negli occhi tenendole la mano. Questo è il vero valore aggiunto, l’arte della solidarietà di fare Misericordia. Questi 50 anni ci hanno insegnato anche questo”. Quale potrebbe essere il messaggio da inviare ai giovani? “Sono entrato che avevo 18 anni e ho fatto tutto il percorso in Misericordia. Ai nuovi giovani dico: mettete a disposizione anche solo un’ora alla settimana del vostro tempo. Se tutti mettessero a disposizione un’ora, riusciremmo a soddisfare le numerose richieste che ci arrivano e che un’associazione come la Misericordia di Badia a Ripoli deve sempre cercare di esaudire”.

Per informazioni: misericordiadibadia.it

Novoli: il quartiere è un bene comune

Si chiama “Novoli Bene Comune” ed è l’associazione nata dall’impegno di un gruppo di cittadini che a Novoli vivono e lavorano, uniti dalla volontà di conoscere e far conoscere il loro quartiere per renderlo più vivibile. “Per una comunità è importante condividere e tutelare le cose comuni”, spiega Piero Osti, presidente dell’associazione. “Chi ha coscienza e conoscenza del posto in cui vive avrà anche maggiore attenzione verso il territorio. Per questo motivo ci siamo riuniti in un’associazione che ha come primo obiettivo quello di rendere i cittadini consapevoli delle cose comuni per migliorarle insieme”. Il gruppo è attivo dal dicembre 2017, si riunisce mensilmente in assemblea in vari luoghi del quartiere – biblioteca Buonarroti, Galleria Frittelli, circoli Arci Novoli e Rigacci, Circolo Scherma Raggetti, chiese Santa Maria a Novoli e San Donato in Polverosa – e si è costituito ufficialmente come associazione a inizio 2019, ponendosi fin da subito come interlocutore propositivo verso l’amministrazione comunale.

Le attività di Novoli Bene Comune

“Non siamo un comitato ma un’associazione, e come tale il confronto con le istituzioni è fondamentale. Sottoponiamo alla giunta le nostre proposte e i dati che raccogliamo grazie alla collaborazione con il Dipartimento di architettura dell’Università di Firenze e con il Centro Unesco, per mappare il nostro territorio e individuarne caratteristiche e necessità”. Uno degli aspetti su cui si è maggiormente concentrata l’associazione è l’assetto urbanistico di Novoli. Un’area periferica che nei decenni scorsi si è sviluppata in modo disorganico e che è al centro di una profonda trasformazione, tanto che qui oggi hanno sede alcune delle principali funzioni urbane.

“Abbiamo iniziato a creare una memoria storica di quartiere raccogliendo testimonianze e raccontando come è nata Novoli”, spiega Osti. “In secondo luogo – prosegue – ci siamo concentrati sul patrimonio architettonico, dalle tre splendide chiese San Donato in Polverosa, Santa Maria a Novoli e San Cristofano in via Allori fino alla genesi e agli sviluppi di una testimonianza unica di archeologia industriale come l’ex area Fiat, a cui abbiamo dedicato una serie di convegni”.

Novoli Bene Comune

Le proposte dell’associazione

“Ad oggi abbiamo elaborato una serie di proposte concrete, presentandole all’amministrazione: mercato aperto e funzionale in via Giardini della Bizzaria, nuovo giardino di fronte alla sede CRF – Intesa Sanpaolo in viale Guidoni, riqualificazione delle cosiddette ‘strade orfane’, strade private ad uso pubblico nate dalla speculazione edilizia dagli anni Sessanta ai Novanta del secolo scorso e oggi in stato di degrado”. La presenza dell’associazione Novoli Bene Comune è un segnale positivo e propositivo di una società civile che vuole partecipare e collaborare attivamente allo sviluppo della città. “Conoscere, condividere e riflettere insieme è il modo migliore per individuare i bisogni del nostro territorio, di cui ci consideriamo soci di maggioranza, perché la città è e deve essere dei cittadini”, conclude Piero Osti: “Siamo la porta di Firenze, la città più bella del mondo. Quello che vogliamo è rendere e mantenere Novoli accogliente e vivibile come si fa per il centro storico”. 

Guarda il video dell’incontro di Novoli Bene Comune con l’assessore Giorgetti

L’Orchestra Trasversale di San Frediano e Santo Spirito

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Trombe, contrabbassi, violini ma anche bidoni, piatti e pentole: si suona di tutto nell’Orchestra Traversale delle Genti di San Frediano e Santo Spirito (o, per semplicità, Orchestra Povera). L’importante è la musica e la voglia di condividere. L’Orchestra Povera è nata nel settembre del 2018 nel Giardino dei Nidiaci di via dell’Ardiglione per insegnare musica in modo innovativo. Per farne parte, infatti, non è necessario sapere suonare. Ma è fondamentale saper ascoltare gli altri. L’Orchestra è trasversale per davvero, nel senso che è composta sia da esperti che da neofiti, sia dai bambini che dagli adulti, residenti storici e nuovi arrivati nel quartiere, non importa da quale paese.

Un quartiere in musica

Il laboratorio musicale era inizialmente rivolto ai bambini, ma proprio per la peculiarità stessa del Giardino dei Nidiaci è stato naturale coinvolgere gli adulti che li accompagnavano. Nel tempo poi si sono aggiunti anche curiosi dagli altri quartieri della città, ben oltre San Frediano e Santo Spirito, interessati a fare musica in modo diverso. L’Orchestra è inoltre “povera” perché composta tanto da strumenti classici quanto da qualsiasi altro oggetto suonante della quotidianità.

Durante gli incontri non si insegnano solo i fondamenti della musica, ma anche la contaminazione delle esperienze, l’ascolto e la condivisone. “Riunire persone che sanno suonare è facile”, spiega il direttore dell’Orchestra Matteo Ceramelli, violinista, esperto di didattica musicale e motore di numerosi progetti in città e nel resto della provincia. “È molto più difficile e molto più bello unire persone che non lo sanno fare e che imparano facendolo. L’Orchestra trasversale di San Frediano e Santo Spirito non è quindi un progetto che prevede dei solisti, ma è plurale. Anche chi suona male, o chi non lo sa fare, grazie ad un battito dato al momento giusto partecipa a rendere armonico tutto l’insieme”.

L’Orchestra di San Frediano e Santo Spirito: trasversale per davvero

L’Orchestra si è evoluta da laboratorio a vero e proprio progetto artistico. Rapidamente dopo la sua formazione è stata coinvolta in più occasioni per suonare fuori dal Giardino, davanti a un vero pubblico. I concerti hanno contribuito a far crescere l’entusiasmo. “Soprattutto tra gli adulti”, racconta Ceramelli. “I bambini hanno già molti stimoli tra la scuola e i pomeriggi extra-scolastici. Per gli adulti invece è una novità”.

Le prove aperte a tutti riprenderanno in autunno, tra la prima e la seconda settimana di settembre, sempre al Giardino dei Nidiaci. Ci saranno molte novità: chissà quali nuovi strumenti arricchiranno l’Orchestra.

Per informazioni: www.nidiaci.com/2018/10/03/e-nata-lorchestra-trasversale-delle-genti-di-san-frediano-e-santo-spirito

Prima regola: Molla lo scivolo!

Andrea Mucci ha 20 anni e risiede a Firenze, nel Quartiere 2. Già nel 2012, giovanissimo, comincia a impegnarsi attivamente per sensibilizzare i suoi concittadini sul tema della mobilità delle persone in sedia a rotelle, un problema che lui stesso si trova a dover affrontare quotidianamente. Nel 2016 lancia la campagna Molla lo scivolo con un hashtag (#mollaloscivolo) che in breve comincia a girare sui social, entra nelle scuole e raggiunge giornali, tv e istituzioni. La campagna intende richiamare l’attenzione di cittadini e istituzioni sull’importanza di non creare nuove barriere ostruendo i varchi e gli scivoli.

Oltre a quelle architettoniche già presenti in abbondanza, ci sono infatti altre barriere create dall’inciviltà dei cittadini: dalle macchine parcheggiate sui marciapiedi alle biciclette legate male. “L’accessibilità riguarda tutti noi – spiega Andrea Mucci – e potenzialmente potrebbe interessarci nel corso della vita. La finalità della mia iniziativa è quella di far comprendere a tanti concittadini di quanti muri si creano con l’indifferenza e l’ignoranza e quanto poco basterebbe per evitarlo. Anche solo parcheggiando correttamente o rinunciando a occupare un posto riservato a chi ha difficoltà. Perché l’accessibilità non è un regalo ai più “svantaggiati” ma la condizione necessaria della civiltà giuridica”.

Insieme alla campagna “Molla lo scivolo” è nato anche un blog, dove Andrea riceve segnalazioni dai cittadini su criticità, mancanza di scivoli, barriere architettoniche. È lui stesso, poi, a sottoporli all’esame dell’amministrazione per poter attivare pronte soluzioni. Mucci è stato il promotore di alcune passeggiate nel quartiere insieme ai rappresentanti delle istituzioni, organizzate per far accorgere di quanto siano numerose le barriere architettoniche e quanto frequenti i comportamenti incivili delle persone. A marzo, ad esempio, ha organizzato la “Scarrozzata”, un percorso attraverso il suo quartiere in cui tutti hanno potuto provare cosa significa muoversi in sedia a rotelle, sperimentando tutte le difficoltà e le barriere architettoniche che sono ogni giorno sotto i nostri occhi e di cui spesso non ci accorgiamo. 

“Turismo sostenibile? Si può”. Intervista alla professoressa Romei

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La professoressa Patrizia Romei
La professoressa Patrizia Romei

La professoressa Patrizia Romei insegna Geografia economico-politica del turismo e turismo sostenibile per lo sviluppo dei sistemi locali all’Università di Firenze. Ha numerose pubblicazioni all’attivo sul tema del turismo sostenibile. Nella sua ricerca si occupa anche del fenomeno dell’overtourism.

Professoressa Romei, come siamo arrivati fin qui?

Il turismo ha avuto una crescita incredibile negli ultimi 30 anni. Un dato: dalla crisi del 2008, tutte le attività economiche hanno registrato un significativo rallentamento. Il turismo ha ricominciato a crescere già nel 2010 e ancora oggi continua a farlo su scala mondiale. L’altra tendenza degli ultimi 15-20 anni è l’accorciamento della permanenza media. Si fanno sempre più viaggi ma più brevi. La classica vacanza al mare o in montagna di 15 giorni è roba del passato, oggi la permanenza media è di due giorni e mezzo. Il “mordi e fuggi”, un turismo di breve durata concentrato nell’arco di poche settimane dell’anno. Con tutti i problemi che ne conseguono.

Prima di tutto di sostenibilità, a partire da quella ambientale. Il turismo produce l’8% delle emissioni di CO2 mondiali, ad esempio.

Il grosso degli impatti ambientali è rappresentato dai viaggi aerei. Se prima gli spostamenti erano prevalentemente su strada, automobile e pullman, oggi dominano i voli. Il che facilita anche la maggior frequenza e la brevità dei viaggi. Dell’8% stimato dall’Organizzazione mondiale del turismo, il 5% deriva dai trasporti: è lo spostamento che inquina, di per sé il turismo impatta meno delle altre attività economiche.

Firenze e la questione overtourism

Ci sono anche effetti sociali. Cosa succede alle economie, alle culture, alle identità?

L’altra tendenza significativa è la crescita del turismo nelle città d’arte, soprattutto quelle europee. Questo può agire sulla carrying capacity, la capacità di carico di una città, soprattutto quando si concentra in un’area ristretta. Avviene a Barcellona, Roma, Firenze e Venezia, oppure San Gimignano e Mont Saint-Michel. Quando il flusso turistico supera la capacità di carico si parla di overtourism, un fenomeno che cambia il territorio, il suo tessuto sociale ed economico.

In che modo?

Intanto, che cosa succede dove c’è overtourism dal punto di vista dell’analisi geoeconomica? Le abitazioni si trasformano in strutture ricettive perché la rendita, il valore d’uso del suolo, è molto più alta. Al posto delle case spuntano Airbnb, bed and breakfast e simili. Si ha di fatto un’espulsione dei residenti dai centri storici dove si concentrano i flussi. Così i negozi: le vecchie botteghe artigiane e al dettaglio si trasformano in paninoteche, bar e ristoranti. Una specializzazione al cibo, a uso dei turisti. Sparendo gli artigiani, anche i negozi cominciano a vendere oggetti per turisti, souvenir made in China. Città grandi come Roma e Milano mostrano segni di overtourism in alcune aree, ma essendo piuttosto estese il loro tessuto sociale assorbe meglio la pressione turistica. Le conseguenze sono più evidenti quando i flussi si concentrano in una zona ristretta, lo si vede a Venezia e a Firenze.

Dati alla mano, esistono soluzioni?

Sì, le soluzioni ci sono. Per esempio, controllare il numero delle licenze per gli esercizi alimentari, che se lasciate al libero mercato si concentrano nei luoghi e nelle strade dove la pressione turistica è più alta. Fondamentale poi provare a decongestionare il centro, migliorando o valorizzando l’offerta turistica delle periferie. Pensiamo alle ville medicee: un patrimonio Unesco che i turisti neanche conoscono. Lo spazio turistico dev’essere gestito, non semplicemente consumato. Questo può avvenire solo attraverso politiche di sostenibilità ambientale e sociale. Anche politiche a basso costo possono avere esiti positivi.

Guardando alle altre capitali del turismo ci sono esempi di buona gestione dai quali prendere spunto?

Non moltissimi, per la verità. Il turismo di massa è un fenomeno studiato fin dagli anni ‘70, ma allora era a carico soprattutto delle destinazioni balneari. Pensiamo a cosa diventò Rimini nel dopoguerra. Il boom delle città d’arte, invece, è un fenomeno più recente. C’è chi ha introdotto una tassa in entrata per i turisti, una sorta di biglietto. Altre città hanno provato a mettere un tetto agli accessi. Qualche risultato si vede quando gli amministratori e tutti gli stakeholder – imprenditori, cittadini, associazioni di categoria – riescono a sedersi allo stesso tavolo per prendere scelte condivise. E quando si lavora in rete: Necstour, ad esempio, è la rete delle regioni europee per il turismo sostenibile e competitivo, di cui la Toscana è capofila e alla quale aderiscono 30 regioni di 17 paesi. Il rischio però è che finiti i fondi tutto si interrompa.

Secondo lei, viaggiare oggi è un bisogno primario?

Sì. Più studio il turismo e più mi rendo conto di quanto sia forte la sua componente culturale. Conoscendo un’altra città o un’altra cultura si gettano dei ponti, si apre un dialogo. E questa conoscenza è tanto più autentica quanto più ogni luogo riesce a mantenere la sua identità, altrimenti ci si ritrova in non-luoghi turistici tutti uguali. Ma il viaggio, il bisogno di conoscere spostandosi, resta una componente essenziale della nostra specie. Un bisogno sempre più primario, appunto. Per questo è in crescita in tutto il mondo.

In che modo cambierà il turismo nei prossimi anni? La “bolla” cinese sta per scoppiare?

È già scoppiata. La Cina ha scalato rapidamente le posizioni e nel 2018 è salita al quarto posto nel ranking mondiale degli arrivi turistici internazionali, superando l’Italia. È un mercato gigantesco, verso l’esterno e verso l’interno. Al quale ogni anno si aggiungono nuove destinazioni turistiche. Il turismo comincia a rappresentare una fonte di reddito per gran parte dei paesi sottosviluppati o in via di sviluppo, è una sorta di volano che mette in moto anche l’artigianato, la manifattura, l’agricoltura locale. Con il vantaggio che il turismo per forza di cose non può essere delocalizzato. Se prima era un settore marginale, oggi in molti paesi il turismo sta diventando la fonte di reddito principale.