domenica, 4 Maggio 2025
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“Deep”, nel profondo del colore  con Giuliano Caporali

Fino al 28 novembre, presso le Sale Fabiani di Palazzo Medici Riccardi, sarà possibile visitare Deep, personale del pittore aretino Giuliano Caporali. La mostra, a cura di Mario Balduzzi, affronta attraverso varie tecniche alcuni aspetti di come l’artista intenda la pittura.

Giuliano Caporali dal 1976 dipende dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali ed è disegnatore presso la Soprintendenza di Arezzo. Ciò gli ha permesso di frequentare e studiare da vicino alcuni maestri del passato, da Piero della Francesca al Beato Angelico, da Signorelli al Vasari, fino a Cimabue, per i quali ha curato elaborati grafici per il recupero delle opere, collaborando ad allestimenti di mostre e progetti architettonici.

A queste esperienze istituzionali, fondamentali per la sua crescita artistica, ha opposto un dialogo con la poetica dell’informale, traendo suggestioni dall’ambiente antico dei muri corrosi, dal rapporto tra tempo e spazio, tra pittura e architettura, natura e artificio. Lo abbiamo intervistato.

Una personale emblematica già dal titolo. 

Deep è una parola inglese che significa “nel profondo” e il mio lavoro è proprio quello di scavare, andare oltre per non fermarsi al superficiale, all’apparenza, mediante un costante esercizio di riduzione, di eliminazione da tutto ciò che è mediocre. E’ il frutto di una lunga ricerca portata avanti con tenacia, senza mai accontentarmi dei risultati e dei riconoscimenti ottenuti in questi 50 anni di attività.  

Nelle sue opere possiamo trovare diverse tecniche e anche i supporti sono molteplici.

Per me è molto importante lo studio del colore come fonte di trasmissione delle emozioni. Anche il modo in cui sono bilanciati reciprocamente è cercato per stabilire un rapporto che possa veicolare un messaggio che non potrebbe essere espresso con la stessa forza dalla lingua scritta, ma piuttosto dalla musica. Spesso infatti abbino i colori come si potrebbe fare con le note musicali, per dare un senso di musicalità. Come su certe note – con le dovute e importanti pause – nasce una melodia, così nasce un quadro. Inizio a dipingere, poi è il quadro che mi guida, che mi suggerisce come andare avanti. 

Caporali Deep

Sulle sue tele emergono segni, graffiti, impronte o immagini sublimate, quasi come su un antico intonaco. 

“Deep” è il riepilogo delle mie esperienze formative e lavorative che mi hanno indirizzato negli anni verso un linguaggio gestuale e di sintesi, ma allo stesso tempo armonico e articolato. I tanti “passaggi” delle pennellate di colore rappresentano le tracce della nostra memoria che dovrebbe sempre riaffiorare come frammenti che riemergono. Bisognerebbe andare costantemente a ricercare quello che è stato il nostro vissuto; oggi forse siamo più portati a ricoprire, a dimenticare. 

Perché vuole mettere in connessione modernità e passato, memoria e desiderio di guardare al futuro?

Ultimamente ho usato colori che dovrebbero rappresentare la nostra contemporaneità, sono infatti colori metallici, fluorescenti, un po’ come quelli degli schermi degli smartphone, dei computer. Secondo me bisogna parlare il linguaggio del nostro tempo, rappresentando quello che dovrebbe essere la contemporaneità.  

Si nota come in alcune sue opere esca dal piano bidimensionale spingendosi verso la tridimensionalità

A volte abbino alle mie tele materiali di recupero con l’intento di dar loro una nuova vita. Sono cose dimenticate, vecchi oggetti, pezzi di cartone, elementi extra-pittorici come filo di ferro e stoffa. Al lavoro pittorico alterno anche quello più “materiale” realizzando sculture.   

Mostra Deep Palazzo Medici Riccardi

Informazioni sulla mostra Deep di Giuliano Caporali

L’evento espositivo di Palazzo Medici Riccardi si estende, con un’appendice molto significativa, fino al The Artists’ Palace di fronte alla basilica di San Lorenzo, dove è possibile ammirare il dipinto intitolato “In the purple”. Una vera esperienza multisensoriale all’interno della storica biblioteca  The Artists’ Lab poiché scandita da musica, proiezione di un video sullo stesso Caporali ed effluvi scelti per l’occasione presso il profumiere Lorenzo Villoresi. Deep di Giuliano Caporali è a ingresso libero e proseguirà fino al 28 novembre 2019 con aperture giornaliere dalle 9.00 alle 19.00. Chiuso il mercoledì.

Il Trittico di Puccini: il Tabarro, Suor angelica e Gianni Schicchi, tornano a Firenze

Tra il 1913 e il 1918, ispirato dal successo delle opere veriste di Mascagni e Leoncavallo, Puccini scrive tre opere in atto unico concepite però come un insieme inscindibile. Contravvenendo alla volontà del compositore lucchese, il Trittico verrà però raramente messo in scena per intero. A Firenze mancava da 31 anni.

Nonostante i tre pannelli siano distanti per ambientazione e carattere, a legarli sono i concetti di amore e morte. Il tabarro, opera violenta e vicina al verismo, si conclude con un delitto di gelosia per un amore tradito.

Suor Angelica, Maggio Musicale
© foto Michele Monasta – Teatro del Maggio Musicale Fiorentino

Il suicidio è liberatorio e risolve un amore impossibile, quello per il figlioletto mai conosciuto e ormai morto, in Suor Angelica.

Infine, il travestimento di Gianni Schicchi fa resuscitare per un breve periodo, quel tanto che basta per cambiarne le ultime volontà, Buoso Donati (che morto lo è davvero). La beffa, accettata dai Donati per l’amore veniale, è anche l’unica soluzione per il lieto fine tra Lauretta e Rinuccio.

Il Trittico pucciniano al Maggio di Firenze

Nella rappresentazione del Maggio Musicale le tre opere sono anche legate dalla stessa scena: pannelli di legno che all’uopo diventano il ponte di una chiatta, un convento di clausura e la camera di Buoso Donati con vista su Ponte Vecchio. Il nuovo allestimento, in coproduzione con il Teatro del Giglio di Lucca e il Teatro Lirico di Cagliari, funziona però, e nemmeno pienamente, solo nel Tabarro, dove appare più funzionale al racconto di scena.

La direzione, affidata a Valerio Galli, riesce ad imprimere un bel colore al suono orchestrale e si distingue per un carattere piuttosto energico. Fin troppo si potrebbe dire, tant’è che l’esecuzione complessiva risulta un po’ piatta e si perde la delicatezza di alcuni momenti musicali che costellano le tre opere, e caratterizzano Suor Angelica.

Le voci di questa prima del Maggio non deludono le aspettative piuttosto alte vista la notorietà e l’esperienza in questo repertorio degli interpreti principali.

Partiamo da Angelo Villari, Luigi ne il Tabarro, che conferma le sue doti canore apprezzate recentemente a Firenze in Pagliacci e in Cavalleria Rusticana.

Il ruolo di Michele è affidato alla bellissima voce di Franco Vassallo che si distingue anche per le doti interpretative.

María José Siri affronta con successo i due impegnativi ruoli di Giorgetta e Suor Angelica anche se la sua vocalità di carattere risulta più convincente ne Il Tabarro, dove appare più in sintonia con lo stile della direzione.

Bruno De Simone interpreta con successo Gianni Schicchi grazie alla bella voce. Nonostante le sue spiccate doti attoriali non riesce a rendere appieno il carattere sia meschino che geniale del suo personaggio, calcandone di più quello istrionico. Non dimentichiamoci che lo Schicchi aiuta i Donati, sì, per amore della figlia, ma anche perché scorge l’opportunità di un profitto personale.

Gianni Schicchi, Maggio Musicale
© foto Michele Monasta – Teatro del Maggio Musicale Fiorentino

Una menzione speciale va a Anna Maria Chiuri, ottima in tutte e tre le opere ed esemplare come Zia Principessa in Suor Angelica.

Le opinione del pubblico

Buona presenza di pubblico per la prima di venerdì 15 novembre.

Delle tre opere la più apprezzata è stata senz’altro Il Tabarro conclusosi con abbondanti applausi per tutti gli interpreti e in particolare per il tenore Angelo Villari (Luigi) e il soprano María José Siri (Giorgetta).

Il pubblico della galleria, notoriamente un po’ più critico di quello della platea, si è diviso sul giudizio della direzione, in particolare su Suor Angelica. Alcuni sono usciti all’intervallo non pienamente conviti, altri commossi fino alle lacrime. Quasi unanimemente bocciate, invece, scene e regia di Denis Krief.

Si replica il 17, 20 e 23 novembre.

Perché a Firenze è chiuso Lungarno Diaz?

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Una voragine sotto Lungarno Diaz, nel centro di Firenze, forse causata da una lenta e silenziosa erosione da parte del fiume Arno: una scoperta, avvenuta quasi per caso, che ha imposto la chiusura della strada al traffico da Ponte alle Grazie a piazza Mentana, per consentire le verifiche sulla cavità e iniziare a intervenire. Ancora non si sa quanto durerà lo stop ai veicoli. Intanto torna alla mente il crollo del lungarno Torrigiani del 2016 e si riapre la questione della sicurezza dei lungarni fiorentini.

La voragine sotto lungarno Diaz a Firenze, quale la causa?

Domenica 17 novembre, durante degli scavi per una fuga di gas davanti all’oratorio di Santa Maria delle Grazie, i tecnici hanno scoperto un grande buco nel sottosuolo. Sono scattate le indagini per capire la grandezza di questa “grotta”: le telecamere messe a disposizione da Publiacqua hanno registrato le prime immagini. I vigili del fuoco insieme al personale di Toscana Energia hanno poi terminato la messa in sicurezza dell’area, eliminando le ultime sacche di gas, e sono scattate le indagini da cui è risultati che la cavità è grande 500 metri cubi e profonda 4 metri.

Sulle cause, al momento l’ipotesi più accreditata è che l’acqua dell’Arno sia passata sotto i muri d’argine scavando sotto il manto stradale: il lungarno Diaz era da tempo sotto osservazione e probabilmente l’ultima piena dell’Arno, passata a Firenze domenica 17 novembre, ha contributo ad accelerare il processo di erosione.

La chiusura di lungarno Diaz e le deviazioni

Per motivi di sicurezza e per consentire gli interventi, Lungarno Diaz è chiuso da Ponte alle Grazie a piazza Mentana: è possibile percorrere l’itinerario piazza Mentana-via dei Malenchini-via dei Benci-lungarno alle Grazie-Ponte alle Grazie, nell’altro senso la viabilità alternativa è lungarno alle Grazie-piazza dei Cavallggeri-Corso Tintori-via Vagellai.

I lavori di messa in sicurezza

“Ho sentito il presidente Rossi e abbiamo concordato di intervenire su questo tratto di lungarno Diaz in somma urgenza, utilizzando le risorse di cui la Regione Toscana dispone per situazioni di questo tipo che sono connesse alla situazione di calamità naturale che si sta verificando sulle rive dell’Arno – ha annunciato il sindaco Dario Nardella – continueremo con monitoraggi per capire da dove arriva l’acqua e per mettere in sicurezza il sottosuolo di questo tratto di lungarno”.

In questa prima fase i lavori su lungarno Diaz saranno svolti dalla parte della strada, viste le difficoltà di operare dal lato del fiume durante la stagione invernale. “L’obiettivo primario dell’Amministrazione è la messa in sicurezza e poi realizzare una sistemazione e il ripristino nei tempi più brevi possibile”, ha spiegato in Consiglio comunale l’assessore alla mobilità Stefano Giorgetti.

Come arrivare ai mercatini di Natale di Verona

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Una meta alternativa in attesa del 25 dicembre 2019? Vi consigliamo Verona con i suoi mercatini di Natale che animano il salotto buono della città, da vedere anche la gigantesca stella cometa che sbuca fuori dalla celebre arena. Certo non sarà famoso come i mercatini natalizi di Bolzano e Merano, ma quello di Verona ha un fascino tutto suo, ecco perché.

Natale a Verona, i mercatini e la stella di piazza Bra

Tra piazza dei Signori e le vie del centro veronese tra il 15 novembre e il 26 dicembre 2019 arriva il “Christkindlmarkt” di Norimberga, il tipico mercatino delle feste con oltre 100 espositori che propongono artigianato, prodotti tipici, idee regalo, dolci e leccornie.

A dicembre le vie della città si animano con le suggestive luminarie, ma la protagonista è soprattutto la grande stella cometa che parte dalla cavea dell’arena e “atterra” in piazza Bra. Realizzata nel 1984 su progetto dell’architetto e scenografo Rinaldo Olivieri, questa struttura alta 70 metri e pesante 78 tonnellate disegna un arco ideale tra il monumento e la piazza. Negli anni è diventata a tutti gli effetti il simbolo del Natale a Verona.

Accanto al programma di mercatini ed eventi in vista del Natale, ci sono poi le tante attrazioni e i monumenti della città di Romeo e Giulietta: il celebre balcone, l’arena di Verona, la chiesa di San Zeno Maggiore, l’affascinante ponte di Castelvecchio sulle acque del fiume Adige.

Mercatini di Natale 2020

Come arrivare a Verona in pullman

Da Firenze e dalla Toscana fino a Verona. Per arrivare nella città veneta ci sono  escursioni in pullman granturismo che consentono di godersi l’atmosfera delle feste in tutta tranquillità.

Vago Viaggi, tour operator fiorentino, organizza gite di gruppo lunghe una giornata per vedere i mercatini di Natale a Verona, proponendo anche una sosta al quartier generale delle ghiottonerie: lo storico stabilimento della Bauli a Castel d’Azzano, dove vengono sfornati ogni giorno 3mila quintali di panettoni e pandori. Il costo del tour parte da 49 euro a persona, ma ci sono anche altri pacchetti per visitare i migliori mercatini di Natale in tutta Italia.

In collaborazione con Vago Viaggi

Arno a Firenze oggi: situazione dopo la piena, meteo

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Una giornata con il fiato sospeso per il passaggio della piena e oggi Firenze si è svegliata guardando con apprensione la situazione dell’Arno: la buona notizia è che i livelli sono tornati sotto il livello di guardia. Rientrate anche nella tarda mattinata l’allerta meteo arancione, che indica rischi per i principali fiumi come l’Arno, e l’allerta con codice giallo per i corsi d’acqua minori, come Ema, Mugnone e Terzolle.

La piena dell’Arno a Firenze e la situazione di oggi

L’Arno nelle prime ore della mattina di lunedì 19 novembre  è tornato sotto controllo, comunica la sala della Protezione civile della Città metropolitana di Firenze: tra le 4 e le 7 di oggi la situazione è migliorata e il fiume è sceso sotto il primo livello di guardia. Attenzione solo a Fucecchio, dove l’Arno è ancora al primo livello di guardia, ma dovrebbe diminuire in tarda mattinata.

Rimane attivo il monitoraggio dei corsi d’acqua e del territorio. Al momento non ci sono strade chiuse al traffico: le criticità più importanti sulla viabilità statale, regionale e provinciale sono state risolte. Una situazione quindi più tranquilla rispetto a quella di domenica 17 novembre, quando  la piena dell’Arno alla stazione di rilevamento “Firenze – Uffizi” è arrivata 4,85 metri, sotto il secondo livello di guardia fissato a 5 metri e mezzo.

Scuole aperte a Firenze lunedì 18 novembre

Il Comune di Firenze ha deciso di non chiudere le scuole nella giornata di lunedì 18 novembre. “Non ci sono gli estremi per un  provvedimento del genere – ha spiegato il sindaco Dario Nardella dopo la riunione dell’unità di crisi al Centro operativo della protezione civile comunale, nel pomeriggio di domenica – abbiamo la situazione sotto controllo”.

Le previsioni meteo per Firenze (lunedì 18 e martedì 19 novembre)

Secondo le previsioni del Lamma a Firenze per la giornata di lunedì 18 novembre è prevista un’ulteriore attenuazione dei fenomeni con possibili rovesci isolati e cumulati poco significativi. Per martedì 19 novembre sono attese nuove precipitazioni, mentre un miglioramento è previsto per mercoledì 20 novembre.

La ferramenta di Graziano: da 3 generazioni resiste in via di Brozzi

In via di Brozzi, al civico 59, si trova una mesticheria-ferramenta-casalinghi e tanto altro alla quale non serve un’insegna per farsi trovare dagli abitanti del quartiere. Come si chiama? Beh, il suo nome dipende dall’età di chi frequenta il negozio: gli ultraottantenni dicono che vanno da Adone, i sessantenni vanno da Furio e gli under 40 vanno a comprare nella ferramenta di Graziano.

Il posto, però, è sempre lo stesso. I nomi invece sono quelli delle tre generazioni di uomini che sono stati dietro il bancone della mesticheria. Anche se, durante la guerra, è stata la moglie di Adone, quella che Graziano oggi ricorda semplicemente come “la nonna” a mandare avanti gli affari e a sostenere un’intera famiglia a dispetto di tutte le difficoltà di quei tempi bui. Di eventi la bottega di Graziano ne ha visti succedere proprio tanti.

mesticheria ferramente brozzi

La storia della ferramenta di Graziano

Fondata nel 1933 in via della Nave di Brozzi, poi trasferitosi nella nuova sede, in via di Brozzi 59, solo nel 2010, la ferramenta di “Graziano” (da adesso la chiameremo con il nome del suo ultimo proprietario) ha visto la Seconda Guerra Mondiale ed è sopravvissuta all’alluvione del ’66, con tre metri d’acqua e la merce che galleggiava in un negozio distrutto. Nonostante questo, i suoi proprietari si sono rimboccati le maniche e hanno rialzato la testa, hanno combattuto la concorrenza dei primi grandi negozi di mesticheria-ferramenta degli anni ‘80, prima “il Pippucci” e poi “il Ganzaroli”, e hanno resistito all’arrivo, in via Pistoiese, di un supermercato dietro l’altro: Coop, Penny Market, Lidl, Conad, Eurospin e anche qualche bazar cinese, tutti spuntati negli ultimi dieci anni in un tratto di strada di un chilometro scarso.

via di brozzi ferramenta

L’ennesimo attacco al piccolo commercio di quartiere è arrivato con l’insediamento dell’abnorme Bricoman all’Osmannoro, all’altezza della rotonda sulla quale si affaccia “la casa rossa”, l’ex casa cantoniera. Però da Graziano i clienti arrivano lo stesso. Magari meno di una volta, ma abbastanza per continuare l’attività. Perché?

Perché Graziano ti risolve i problemi: entri, spieghi con parole tue (spesso usando termini di fantasia) cosa ti servirebbe e lui te lo trova. Dal bullone al salvadanaio, dalla postazione per lo stampo delle chiavi al mangime per gli animali, dal detersivo per i pavimenti ai chiodi “grandi così” (i clienti spiegano la misura usando la distanza fra pollice e l’indice, mica parlando per millimetri!), da Graziano si trova di tutto. E parlando di materiali da ferramenta non sei nemmeno obbligato a comprare confezioni enormi: se di qualcosa te ne serve solo “un pochinino” o “una manciatina”, lui te la pesa con le mani, ti chiede se va bene così e poi ti fa il conto.

Per i ragazzini che cercano lo stucco per la cerbottana, per chi cerca materiale per pulire o sistemare la casa, per l’orto o per il giardino, Graziano continua ad essere un punto di riferimento di zona anche per il rapporto diretto e amichevole con i clienti: battute, consigli, ma anche discussioni sulla politica e la vita di tutti i giorni… provate a farlo dal Bricoman!

E allora, in un’epoca in cui siamo coccolati dalla tecnologia e siamo sempre iperconnessi, perdendo, talvolta, il senso di quanto valore ci sia nel continuare a coltivare i rapporti umani, Graziano è, come tanti piccoli commercianti di Firenze, uno degli ultimi baluardi a difesa dell’unicità del commercio al dettaglio.

Creative Mornings a Firenze: le mattine creative dell’Oltrarno

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Il mattino, si sa, ha l’oro in bocca. Perché quindi non sfruttarlo per imparare qualcosa di nuovo e incontrare altri curiosi come noi, sorseggiando un caffè? Alla Libreria Tatatà di Firenze ogni ultimo venerdì mattina del mese ci sono le Creative Mornings: incontri, lezioni, approfondimenti sul tema della creatività nelle sue più svariate forme.

Cosa sono

Il format delle Creative Mornings è nato a New York nel 2008 da un’idea di Tina Roth Eisenberg per rompere la relazione digitale tra persone e far rinascere l’incontro umano, stimolando la passione e l’estro creativo. Una volta al mese i creativi della Grande Mela si incontravano per condividere una colazione, cogliendo l’occasione per approfondire ogni volta un argomento diverso con una breve lezione. Gli incontri sono diventati un network sociale nel vero senso della parola: sono nati nuovi legami semplicemente parlando, imparando ed esplorando la curiosità e la creatività.

Le Creative Mornings alla Libreria Tatatà di Firenze

Oggi la community dei Creative Mornings è diffusa in 180 città: a Firenze sono arrivati grazie a Fiamma Petrovich, che li ha conosciuti a Milano e ha deciso di replicarli. Gli incontri mattutini si tengono nella libreria Tatatà, che lei e Silvia Nannini dirigono in via Santa Maria, tra via Romana e via de’ Serragli, nel cuore dell’Oltrarno creativo.

A tenere le prime lezioni sono stati proprio i creativi dell’Oltrarno, gli artisti del quartiere. Tra questi, Sedicente Moradi, gli artigiani di Lofoio e gli Amici del Nidiaci, in via dell’Ardiglione, dove le lezioni mattutine si trasferiscono durante i mesi estivi. Tra i vari collaboratori c’è anche il regista Marcello Prayer, che ha raccontato il progetto Creative Mornings in un video, “Faces of Oltrarno”, oggi reperibile anche sul sito economiacircolare.it.

Ogni evento, incontro, lezione e approfondimento viene documentato in modo che tutta la community globale delle Creative Mornings possa partecipare. Però, con l’idea di lasciare una traccia sempre meno digitale degli eventi, Fiamma e Silvia hanno deciso di collaborare con illustratori e fotografi per immortalare gli incontri in modo più “analogico” e umano. Sono nate così le mind map, mappe concettuali illustrate degli incontri, e i podcast, pensati e realizzati in collaborazione con le Creative Mornings di Palermo.

Incuriositi? Allora andate a sbirciare il prossimo appuntamento con Creative Mornings, fissato per il 22 novembre. La community creativa è aperta a nuove forme di collaborazione e la partecipazione è sempre benvenuta. Serve solo un pochino di curiosità per diventarne parte.

Italia, America e ritorno: Narciso Parigi e Lorenzo Andreaggi

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Italia, America e ritorno è il titolo del nuovo progetto musicale di Lorenzo Andreaggi, con la direzione artistica di Narciso Parigi e prodotto da Larione 10. Un vero e proprio gioiello in cui si incastonano la storia di un’amicizia, un sogno che si avvera e un passato che torna più attuale che mai. “È stato un vero passaggio di testimone, da Narciso Parigi a me – racconta Lorenzo Andreaggi – proprio come facevano un tempo nelle vecchie botteghe a Firenze, quando i maestri passavano il testimone agli allievi”.

Andreaggi – Parigi: come è cominciata questa avventura?

“Scrissi una lettera a Narciso Parigi nel 2013. Dicendogli che ero un appassionato della musica neomelodica italiana e delle canzoni fiorentine e che mi sarebbe piaciuto conoscerlo. Non ebbi risposta e passarono cinque o sei mesi. Poi un giorno mi telefonò, scusandosi per non aver risposto: la lettera era finita dietro la cassetta della posta. Andai a trovarlo a casa, lui si mise al pianoforte e io cantai. Così mi propose subito di incidere quelle canzoni che aveva portato in America e che non sono mai arrivate in Italia. Finora. Lo ringraziai ma la cosa morì lì. Passarono anni e nel 2016 misi su lo spettacolo Canta Firenze dove cantavo le canzoni di Spadaro. Dopo lo spettacolo finalmente mi decido e con Sergio Salaorni andammo a casa di Narciso”.

Inizia l’avventura: “Abbiamo ascoltato più di 200 canzoni (Parigi ne ha incise più di seimila, ndr) e ne abbiamo scelte 16”. Poi è stata la volta degli ospiti: “Irene Grandi, Saverio Lanza, che è il suo produttore e chitarrista, alcuni membri della Bandabardò, Marco Bachi al basso, FinazStefano Bollani che ha accettato subito con un pezzo incredibile. Fabrizio Mocata al piano, Bruno Scantamburlo arrangiatore e compositore brasiliano che ha fatto gli arrangiamenti di tutti i brani. Tra gli ospiti c’è anche il tenore genovese Fabio Armiliatole Signorine, un coro di tre ragazze che ricorda il Trio Lescano. Il disco è sponsorizzato in parte dalla Fondazione Fiorentina”.

È stato più un passaggio di consegne o un recupero del passato?

“Non è così tanto passato, perché la musica italiana, come dice Narciso, non esiste più: c’è bisogno di qualcosa di nuovo, ma che abbia ancora il sapore della canzone italiana, della melodia, di quelle imperfezioni che l’hanno sempre resa unica. Queste sono canzoni italiane veramente belle, e riarrangiate possono andare oltre”.

Cosa ha insegnato Narciso Parigi a Lorenzo Andreaggi?

“Narciso mi ha sempre insegnato a cantare nel modo più naturale possibile, a esprimere i sentimenti, cosa che oggigiorno non capita più. Anche il nostro orecchio non è più abituato alle imperfezioni. Narciso è una persona umilissima che mette l’amicizia al primo posto. Gli devo davvero tanto”.

E le canzoni cosa raccontano?

“Alcune sono più nostalgiche, altre potrebbero essere state scritte oggi. Penso ad esempio a “Va’ ja Firenze” che racconta la storia del capoluogo toscano da Fiesole, quindi dalla sua nascita, fino ai giorni nostri. Oppure “It is Christmas” che insieme a “Non ritornar” venne scritta da Narciso per Dean Martin. C’è anche un inedito inno per la Fiorentina che si intitola “I magnifici 11”, scritto insieme a Mogol negli anni ’60. Sembra fatto apposta per Rocco Commisso, perché anche il titolo del disco Italia, America e ritorno ricorda un po’ la nuova proprietà americana del club viola”.

Viaggio nei cimiteri monumentali di Firenze

Una passeggiata per conoscere tutti i cimiteri monumentali di Firenze e dintorni che custodiscono le tombe di personaggi illustri.

Cimitero delle Porte Sante e le persone illustri sepolte

Quello delle Porte Sante situato intorno alla Basilica di San Miniato a Monte a pochi passi dal piazzale Michelangelo è il più noto dei cimiteri monumentali di Firenze, nonché il più grande di tutta la Toscana. Qui sono sepolti personaggi illustri e i monumenti presenti rappresentano un compendio di storia dell’architettura: il cimitero viene infatti progettato da Niccolò Matas, lo stesso architetto della facciata di Santa Croce, inaugurato nel 1848 e in seguito ampliato grazie ad architetti fiorentini come Mariano Falcini, Tito Bellini ed Enrico Dante Fantappié.

Acquisisce fin da subito carattere monumentale e diviene il luogo di elezione per l’eterno riposo dei fiorentini illustri. Tra questi, Pellegrino Artusi, Vasco Pratolini, Carlo Lorenzini detto Collodi, Giovanni Papini, Libero Andreotti, Odoardo Spadaro, Riccardo Marasco, i fratelli Alinari e tanti altri. Ultimi ospiti, il giovane Lorenzo Orsetti e Franco Zeffirelli. Non è però l’unico luogo santo di Firenze in cui si trovano sepolte personalità di spicco.

tomba pellegrino artusi
tomba di Pellegrino Artusi

2 cimiteri monumentali alla periferia di Firenze: Antella e quello “degcimiteli Allori”

Il Cimitero dell’Antella è il secondo cimitero monumentale della Toscana. Vi si trovano alcune straordinarie opere della Manifattura Chini e di Galileo Chini, protagonista del liberty italiano che proprio qui riposa. A

Altro luogo santo degno di nota, vero e proprio museo di arti applicate tra Otto e Novecento, è il Cimitero evangelico “agli Allori”, che si trova al Galluzzo e ospita importanti figure italiane e straniere: il collezionista Frederick Stibbert, il pittore Arnold Boecklin, la scrittrice Vernon Lee, l’architetto Leonardo Savioli, la scrittrice Oriana Fallaci.

Oggi il cimitero accoglie i credenti di ogni confessione religiosa e anche i non credenti. Venne aperto nel 1878 per volontà delle chiese evangeliche fiorentine in modo di dare degna sepoltura ai non cattolici che non erano ammessi nei cimiteri della città, soprattutto dopo la chiusura del cosiddetto Cimitero degli Inglesi.

Cimitero degli inglesi (piazzale Donatello)

Altro sepolcreto di grande interesse artistico, il Cimitero degli inglesi di Firenze oggi è un monumento che accoglie 1409 tombe di letterati, artisti, mercanti ed altre personalità provenienti da 16 nazioni diverse.

cimitero degli inglesi Firenze piazzale Donatello
Cimitero degli Inglesi

Cimiteri monumentali di Firenze: da Trespiano a quello di Porta ai Pinti

Cimiteri con aree monumentali sono poi quelli di Trespiano – in cui sono sepolti Spartaco Lavagnini, Pietro Calamandrei e Giuseppe Poggi –, di Rifredi – che custodisce le tombe di Don Facibeni e Giorgio La Pira, nei pressi di una cappella dedicata ai partigiani – e di Settignano – dove riposano, tra gli altri, Niccolò Tommaseo e Aldo Palazzeschi.

Cimitero monumentale di Trespiano
Cimitero di Trespiano

Meno conosciuto ma ricco di fascino e storia è il Cimitero della Misericordia, detto dei Pinti perché posto poco oltre l’allora Porta a Pinti, oggi via degli Artisti. Nato per volontà dei Lorena nel 1747 per accogliere le spoglie dei defunti dell’ospedale di Santa Maria Nuova, viene acquisito nel 1824 dalla Misercordia che lo renderà monumentale con opere di arte funeraria di notevole pregio: unico al mondo ad accogliere solo salme maschili, vi sono sepolti 3800 fratelli tra i quali Emilio De Fabris, architetto che ha dato una nuova veste alla facciata della cattedrale di Santa Maria Del Fiore negli anni Ottanta dell’Ottocento.

Florence American Cemetery and Memorial

Non propriamente monumentale ma degno di nota è il Florence American Cemetery and Memorial, nei pressi dell’Impruneta. Non solo perché cimitero americano a Firenze, ma in quanto memoriale dedicato ai soldati statunitensi caduti per liberare l’Italia dal nazifascismo.

Caterina alle Murate: con la duchessina nelle celle del monastero

Incontrare Caterina de’ Medici mentre si aggira indisturbata tra le celle dell’ex monastero delle Murate di Firenze? Oggi si può, e non è un film per cuori impavidi o amanti della cinematografia horror, con catene che vengono trascinate, porte che sbattono e ombre inquietanti.

Tutt’altro. Si intitola “La duchessina in monastero. Caterina alle Murate” l’appuntamento con il secondo dei tre incontri – fissato per il 17 novembre alle 15 e alle 16:30 – dedicati a Caterina de’ Medici a Le Murate. Progetti Arte Contemporanea nell’anno in cui ricorrono i 500 anni dalla nascita della futura regina e di Cosimo I de’ Medici.

“Caterina alle Murate”, lo spettacolo

Lo spettacolo teatrale, a cura di MUS.E e Ufficio Unesco del Comune di Firenze, rievoca gli anni in cui la giovane Caterina risiedette presso il convento della Santissima Annunziata delle Murate. La “duchessina”, come veniva chiamata nella sua giovinezza in quanto figlia di Lorenzo Duca d’Urbino, venne infatti trasferita qui nel 1527 dal convento femminile di Santa Caterina. Soggiornò in questi spazi, sotto la custodia della badessa e delle monache, fino a quando Firenze non vide la conclusione dell’assedio e la restaurazione del potere mediceo nel 1530.

Anni delicati e difficili, in cui Caterina visse sulla propria pelle tutto l’odio verso la famiglia Medici da parte della Repubblica fiorentina ma conobbe anche un tempo di silenzio e di quiete, sotto lo sguardo lontano del cugino, papa Clemente VII, le cui trattative l’avrebbero portata oltralpe qualche anno dopo, sposa di Enrico d’Orleans, futuro re di Francia.

Info

Informazioni: musefirenze.it
Ingresso gratuito – prenotazione Tel. 055-2768224 – [email protected]